EUROPA/RUSSIA - Il ‘piccolo ponte’ della Caritas di San Pietroburgo, via di fuga da dipendenze e abusi

sabato, 3 febbraio 2024 caritas   droga   dipendenze   abusi sessuali  

di Chiara Dommarco
San Pietroburgo (Agenzia Fides) – La Caritas di San Pietroburgo, diretta dalla dottoressa Natalija Anatol’evna Pevcova, è nata nel 1993 e, da più di 30 anni, offre aiuto ai bisognosi e formazione a diversi specialisti e volontari. Attualmente sono attivi presso l’associazione una dozzina di programmi di aiuto, grazie ai quali trovano sostegno poveri, madri in difficoltà, adolescenti, giovani, adulti con problemi mentali, senzatetto e anziani soli.
Da pochi giorni, grazie ai finanziamenti della Fondazione delle sovvenzioni presidenziali (Fond prezidentskich grantov), è disponibile gratuitamente sul canale YouTube della Caritas di San Pietroburgo anche il ciclo di 6 lezioni sul problema della dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti, realizzato dal Centro di informazione e consulenza per violenze e dipendenze.
Il Centro, attivo presso la Caritas pietroburghese, è stato concepito nel 2007, quando i collaboratori e i volontari avevano iniziato a scontrarsi con un dato problematico: a fronte di una presenza numericamente rilevante di soggetti con dipendenze patologiche e anche di realtà chiamate a offrire cure e percorsi riabilitativi, mancava la richiesta di essere aiutati e curati. Appariva flebile la consapevolezza della propria dipendenza da parte di chi ne era affetto.
Grazie al sostegno della Caritas tedesca e della Fondazione Renovabis, il Centro è diventato realtà nel 2010. Il primo settembre di quell’anno ha preso vita l’iniziativa di un ciclo di lezioni gratuite (inizialmente 5, da qualche anno 6), mirato ad informare non solo chi è coinvolto in prima persona nel problema della dipendenza, ma anche chi si trova a combattere con questa piaga all’interno della propria cerchia familiare o di amici.
Durante le lezioni vengono illustrati il processo di formazione della dipendenza, i problemi causati dalla sindrome alcolico fetale, quelli di cui soffrono i conviventi con persone affette da dipendenze e i rischi che corrono i minori che vivono in un ambiente familiare con uno o più soggetti dipendenti. La partecipazione in aula è mediamente di una trentina di persone, ma le visualizzazioni online hanno superato quota 2000 spettatori nel giro di pochi giorni. “Sono numeri destinati a crescere”, afferma il direttore del Centro, lo psicologo Radik Galiiakhmetov, che ha esposto all’Agenzia Fides le modalità di lavoro adottate e i risultati fino ad ora raggiunti. “Durante le lezioni – continua − facciamo in modo che la persona possa conoscere meglio alcuni aspetti di sé e identificare il ruolo degli alcolici o di altre sostanze nella propria vita. Guardando i diversi psicologi che si alternano in aula, può scegliere chi le ispira più fiducia e prenotare una consultazione individuale”.
Il Centro offre 36 ore settimanali di consultazioni individuali e diverse ore di lavoro in piccoli gruppi. “A tutti è data la possibilità di fissare 5 consultazioni individuali gratuite – spiega il direttore –, che servono a far nascere nella persona la consapevolezza della propria dipendenza e, se accetta, ad individuare il percorso di cura adatto alle proprie esigenze. Appena apriamo le iscrizioni, gli appuntamenti disponibili si esauriscono in pochi giorni. Questo significa che il nostro obiettivo è stato raggiunto: siamo effettivamente diventati quel ‘piccolo ponte’ che unisce la persona bisognosa al luogo in grado di curarla”.
Fondamentale anche la spinta partita dal dottor Galiiakhmetov e dai suoi colleghi della Caritas a mettere in rete numerosi specialisti russi in tema di cura dalle dipendenze patologiche, per tentare di trovare una strada riabilitativa percorribile anche per i casi più complessi, che richiedono diversi pareri professionali.
“Spesso la gente viene da noi – racconta il direttore − perché spinta da un parente o un sacerdote, ma non vede o non vuole vedere la propria dipendenza. Ricordo una donna che si rivolse a me nel novembre del 2010: aveva perso il lavoro perché alcolizzata, ma non accettava di esserlo. Durante la consultazione non riuscii a farle prendere coscienza del problema, ma, prima che se andasse, le chiesi di tenere un diario e di segnare ogni giorno quanto programmava di bere e quanto effettivamente beveva. Due mesi dopo tornò da me col diario, dicendo che si era resa conto di essere alcolizzata e accettò di iniziare un percorso riabilitativo. Nel giro di un anno guarì e da allora non è più neanche ricaduta nel problema. Spesso la parte più difficile è accettare di curarsi, ma uscirne è possibile”.
Il lavoro avviato nel 2010 ha permesso al team di psicologi di rilevare nella storia personale di numerosi soggetti la compresenza di una dipendenza patologica con episodi di violenza e/o abuso psicologico subiti. Per questo, grazie al sostegno della Caritas tedesca e della Fondazione Renovabis, dal 2014 il Centro ha avviato anche cicli di due incontri gratuiti al mese sul tema della violenza, con una frequenza media in aula di una sessantina di persone. “La violenza subita – spiega il dottor Galiiakhmetov − è un terreno fertile per lo sviluppo di diversi tipi di dipendenze. Sia essa fisica, sessuale, psicologica o abuso di coscienza, lascia ferite molto profonde nella persona, spesso per lunghi anni non cosciente di esserne vittima. Alcuni si rivolgono a noi in condizioni tali che non possiamo più indirizzarli verso percorsi di cura: hanno speso le loro ultime forze per venire al Centro, hanno riposto in noi l’ultimo briciolo di fiducia che rimaneva loro. In questi casi, le prendiamo in carico per periodi molto lunghi, gratuitamente”. E proprio nella direzione di offrire un aiuto altamente qualificato alle vittime di violenza vanno i progetti futuri del Centro, grazie alla riuscita di una terapia di gruppo sperimentale seguita da tre anni e mezzo. “Valuteremo se, oltre alle lezioni in presenza che continuano, potremo prossimamente mettere online anche il ciclo di lezioni sulla violenza. Per noi è fondamentale il contatto diretto con chi ha bisogno di aiuto, ma siamo altrettanto consapevoli della possibilità di informare ancora più ad ampio raggio tramite il nostro canale YouTube”.
La campagna d’informazione sulle problematiche della dipendenza e l’efficacia delle norme legislative vigenti in materia hanno dato i loro frutti, come dimostra la diminuzione negli ultimi anni di richieste di aiuto rispetto alle dipendenze, a fronte di un aumento parallelo della frequentazione delle lezioni sul tema della violenza e di consultazioni individuali richieste a tal riguardo.
“Accompagnare chi è diventato alcolizzato a causa di una violenza subita – spiega il direttore − richiede un lavoro lungo e faticoso: è doloroso accettare di aver subito un abuso e, per non soffrire, spesso la vittima inizia a bere. Per questo, prima dobbiamo indirizzare la persona verso un percorso di guarigione dalla dipendenza dall’alcool e, solo successivamente, possiamo iniziare una terapia che aiuti a far emergere la ferita della violenza e ad affrontare il dolore che ne consegue senza ricorrere all’alcool, ma cercando vie di cura per riprendere in mano la propria vita”. È per questo che ai collaboratori del Centro è richiesto non solo un livello molto alto di preparazione professionale, ma anche la giusta disposizione d’animo per accompagnare chi all’inizio non accetta di essere aiutato. “Ad ogni consultazione – racconta il dottor Galiiakhmetov − avviene un incontro tra due esperti: lo psicologo è l’esperto di dipendenze e violenze e la persona è l’‘esperta’ della propria vita. E così questi due esperti guardano assieme alla vita della persona e insieme arrivano alla soluzione per intraprendere il percorso adatto”.
Approdato alla Caritas di San Pietroburgo più di vent’anni fa, dopo diverse esperienze lavorative presso altre realtà assistenziali, il dottor Galiiakhmetov ha voluto condividere le motivazioni che lo hanno spinto a restare: “Non sono pentito della scelta che ho fatto nel novembre del 2003, anzi ne sono contento, e per due motivi. Prima di tutto perché il nostro lavoro è mosso dal riconoscimento della dignità di ogni essere umano: ognuno è degno di ricevere aiuto, indipendentemente da come vive, e, su questo punto per me imprescindibile, non sono mai stato deluso dai colleghi e dai volontari, anche nei momenti più difficili dal punto di vista relazionale. E poi perché possiamo essere liberi di sperimentare e trovare soluzioni creative alle diverse sfide che ci si presentano nel lavoro quotidiano”.
È stato stimato che nel 2023 si sono rivolti al Centro di informazione e consulenza per violenze e dipendenze più di 3 mila utenti e, complessivamente, le richieste di aiuto prese in carico dalla Caritas cittadina nel corso dello stesso anno sono state circa 16 mila. (Agenzia Fides 3/2/2024)


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