Fides News - Italianhttps://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/EMIRATI ARABI UNITI - A Ras Al Khaimah la festa in onore del “Doctor Evangelicus” col Vescovo Martinelli nella chiesa giubilare di Sant’Antonio di Padovahttps://www.fides.org/it/news/76471-ASIA_EMIRATI_ARABI_UNITI_A_Ras_Al_Khaimah_la_festa_in_onore_del_Doctor_Evangelicus_col_Vescovo_Martinelli_nella_chiesa_giubilare_di_Sant_Antonio_di_Padovahttps://www.fides.org/it/news/76471-ASIA_EMIRATI_ARABI_UNITI_A_Ras_Al_Khaimah_la_festa_in_onore_del_Doctor_Evangelicus_col_Vescovo_Martinelli_nella_chiesa_giubilare_di_Sant_Antonio_di_PadovaAbu Dhabi – Preghiere, celebrazioni e pellegrinaggi. A Ras Al Khaimah si celebra così quest’anno la festa in onore di Sant’Antonio di Padova, detto “Doctor Evangelicus”. Una festa dal carattere speciale visto che la chiesa dedicata al Santo è stata indicata dal Vicario Apostolico d’Arabia del Sud, Paolo Martinelli, quale chiesa giubilare per questo Anno Santo.<br /><br />E proprio il Vescovo Martinelli ha presenziato, in questi giorni, alla celebrazione della novena in onore di Sant’Antonio, compiendo, dal 12 al 16 giugno, la visita pastorale alla comunità cattolica del posto. Oltre alle liturgie in onore del Santo, infatti, il Vescovo amministrerà anche il Sacramento della Confermazione ai ragazzi della parrocchia. <br /><br />Una parrocchia composta quasi interamente da persone migranti provenienti da oltre 20 nazioni. La chiesa parrocchiale, la cui costruzione iniziò nel 1999 si impegna ogni giorno nell’assistenza pastorale, catechesi e formazione spirituale a una vivace comunità multiculturale. Basti pensare che qui la Santa Messa viene celebrata in 10 lingue diverse, tra cui inglese, arabo, malayalam, tamil e tagalog.<br /><br />Anche per questo la parrocchia è stata scelta dal Vescovo Martinelli per inaugurare l’Anno Giubilare a livello locale, il 5 gennaio 2025. Per tutto l’Anno Santo nella struttura si terranno momenti dedicati al Giubileo, ogni prima e terza domenica del mese, volti a favorire una più profonda comprensione e partecipazione da parte dei fedeli.<br /><br />Tra queste iniziative vi è il tradizionale pellegrinaggio giubilare per il quale è stato creato un itinario ad hoc: si tratta di percorso “a tappe” che comprende 11 stazioni: segnato con una linea gialla in terra, nasce davanti la grotta della Madonna e si conclude all’interno della chiesa. Ogni stazione è accompagnata da preghiere esposte su appositi pannelli. Ai pellegrini che si incamminano viene anche dato un libretto sul quale vengono fornite informazioni dettagliate sull’Anno Santo, la storia del Giubileo, come si ottengono le indulgenze e come espletare le intenzioni di preghiera. Durante il fine settimana, circa 100 volontari prestano servizio per assistere i pellegrini. <br /><br />Stando ai dati forniti dal Vicariato Apostolico, dal 5 gennaio al 31 maggio oltre 13mila persone si sono già recate in pellegrinaggio giubilare nella chiesa di Sant’Antonio. "Avete un ruolo speciale in questo Anno Santo. Innanzitutto, siate un segno di speranza accogliendo ogni pellegrino con un sorriso cristiano d'amore", le parole pronunciate dal Vescovo Martinelli durante l’omelia che ha aperto la visita pastorale. “Essere pellegrini”, ha aggiunto, “significa essere in cammino verso una meta significativa, una meta desiderata. Pertanto, vi invito a usare la nostra condizione di migranti come mezzo o canale per essere pellegrini di speranza”.<br /><br />“Non siamo un insieme di Chiese nazionali che coesistono fianco a fianco qui nel Golfo, ignorandosi a vicenda. Non siamo nemmeno un'estensione delle nostre Chiese d'origine o delle nostre parrocchie dei nostri Paesi d'origine. Anche se è bene rimanere in contatto con la propria Chiesa d'origine, è molto più importante essere membri vivi di questa Chiesa, la Chiesa in Arabia. Abbiamo tradizioni diverse, lingue diverse e apparteniamo a riti diversi, ma formiamo un'unica Chiesa con doni spirituali diversi; formiamo l'unico corpo mistico di Cristo nel Golfo”, ha concluso Martinelli. <br />Fri, 13 Jun 2025 14:24:07 +0200ASIA/IRAN - L’attacco all’Iran un azzardo pericolosohttps://www.fides.org/it/news/76470-ASIA_IRAN_L_attacco_all_Iran_un_azzardo_pericolosohttps://www.fides.org/it/news/76470-ASIA_IRAN_L_attacco_all_Iran_un_azzardo_pericolosoRoma – L’attacco iniziato questa notte da Israele contro l’Iran fa alzare l’asticella della “guerra mondiale a pezzi” più volte denunciata da Papa Francesco. E in effetti l’Iran ha qualificato gli attacchi di questa notte come “una dichiarazione di guerra”.<br />Il governo israeliano ha giustificato l’operazione militare per impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari. Proprio ieri, 12 giugno, il Consiglio dei governatori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica aveva adottato una risoluzione che condanna l'Iran per "inosservanza" dei suoi obblighi nucleari. Il testo, redatto da Londra, Parigi e Berlino in collaborazione con Washington, è stato approvato da 19 dei 35 Paesi, con tre contrari e 11 assenti. E nella notte tra il 12 e il 13 giugno è partito l’attacco israeliano che chiaramente era stato pianificato da lungo tempo. <br />L’attacco iniziale ha preso di mira il complesso per l’arricchimento dell’uranio di Natanz, ma non gli altri siti del programma atomico iraniano , le difese aeree e le basi di missili in grado di raggiungere Israele. A questi obiettivi si sono aggiunti omicidi mirati di scienziati e di responsabili militari iraniani. Tra le personalità uccise c’è il consigliere politico dell'ayatollah Ali Khamenei, Ali Shamkhani, figura chiave nel sistema politico iraniano che interloquiva con l’amministrazione Trump per permettere all’Iran di proseguire il suo programma nucleare civile. Shamkhani aveva lanciato un messaggio moderato durante i negoziati tra Stati Uniti e Iran, affermando che "la soluzione è vicina attraverso la diplomazia”. Shamkhani ha inoltre avuto un ruolo importante per la normalizzazione delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita.<br />L’Amministrazione Trump ha dichiarato attraverso il Segretario di Stato Marco Rubio, che "Israele ha intrapreso un'azione unilaterale contro l'Iran” e che gli Stati Uniti. “non sono coinvolti in attacchi contro l'Iran e la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione. Israele ci ha comunicato di ritenere che questa azione fosse necessaria per la sua autodifesa”.<br />In un messaggio postato su Truth Social il Presidente Trump ha affermato: "Ci sono già state grandi morti e distruzioni, ma c'è ancora tempo per porre fine a questo massacro, con i prossimi attacchi già pianificati che saranno ancora più brutali". Lasciando così intendere di essere a conoscenza delle prossime mosse israeliane. Quindi gli attacchi israeliani sono coordinati con Washington al fine di ottenere concessioni iraniane al tavolo negoziale? Oppure ormai la situazione è sfuggita di mano? Ci si può chiedere inoltre se all’interno dell’Amministrazione Trump vi siano profonde divergenze sull’avvio delle operazioni militari israeliane. La Direttrice dell’Intelligence Nazionale che sovrintende le 18 agenzie spionistiche americane, il 10 giugno aveva postato un video nel quale avvertiva che l’umanità è “sull'orlo dell’annichilimento nucleare”. Una presa di distanze per un attacco dalla conseguenze imprevedibili? <br />Fri, 13 Jun 2025 12:22:12 +0200OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Peter To Rot sarà canonizzato il 19 ottobre, il vicepostulatore: “È il Santo di cui la Chiesa ha bisogno in questi tempi”https://www.fides.org/it/news/76467-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Peter_To_Rot_sara_canonizzato_il_19_ottobre_il_vicepostulatore_E_il_Santo_di_cui_la_Chiesa_ha_bisogno_in_questi_tempihttps://www.fides.org/it/news/76467-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Peter_To_Rot_sara_canonizzato_il_19_ottobre_il_vicepostulatore_E_il_Santo_di_cui_la_Chiesa_ha_bisogno_in_questi_tempidi Fabio Beretta<br /><br />Port Moresby – Peter To Rot, il primo Santo della Papua Nuova Guinea , sarà canonizzato il 19 ottobre 2025, domenica in cui si celebrerà la 99ma Giornata Missionaria Mondiale. Lo ha deciso oggi Papa Leone XIV, durante la celebrazione del suo primo Concistoro Ordinario Pubblico. Un Concistoro, svoltosi in Vaticano, che era stato annunciato a marzo scorso da Papa Francesco mentre era ricoverato al Gemelli a causa di una polmonite bilaterale. <br /><br />"Il Papa ha decretato che il Beato Pier Giorgio Frassati, insieme al Beato Carlo Acutis, siano iscritti all’Albo dei Santi domenica 7 settembre 2025, mentre i Beati Ignazio Choukrallah Maloyan, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, Maria Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros e Bartolo Longo siano iscritti all’Albo dei Santi domenica 19 ottobre 2025", si legge nel bollettino diffuso della Santa Sede al termine del Concistoro.<br /> <br />Catechista-martire, To Rot rappresenta, come ha detto a Fides padre Tomas Ravaioli, missionario dell’Istituto del Verbo Incarnato e vicepostulatore, “una bussola a cui guardare” in questi tempi in cui “il matrimonio e la famiglia sono attaccati e subiscono ogni tipo di distorsione”. E “Papa Francesco voleva canonizzarlo già durante il Viaggio Apostolico del settembre 2024 nel nostro Paese”. <br /><br />Nell’intervista che segue, il vicepostulatore spiega anche le tante difficoltà che sono state riscontrate per certificare il miracolo e perché è stata chiesta la dispensa.<br /><br />Peter To Rot fu martirizzato con un’iniezione di veleno letale, in prigione. Cosa spinse i suoi carcerieri ad assassinarlo? <br />Durante l’invasione giapponese della Papua Nuova Guinea nella Seconda Guerra Mondiale, i giapponesi cercarono di guadagnarsi il favore e l’amicizia della popolazione locale. Per farlo, legalizzarono la poligamia, che in precedenza era stata proibita dai missionari cattolici. Di conseguenza, molti uomini iniziarono a praticare questa usanza. Peter To Rot, che all’epoca aveva poco più di 30 anni, si oppose con forza a questa legge infame. Predicava con tutto il suo fervore l’unità e l’indissolubilità del matrimonio, sottolineandole come le caratteristiche del sacramento matrimoniale voluto da Dio. Riuscì a convincere molte giovani donne, che erano state prese come “seconde mogli”, a fuggire dagli uomini che le avevano costrette in quella condizione. Questo, comprensibilmente, gli attirò molti nemici. E molti di questi nemici erano uomini di potere. Riuscirono a farlo imprigionare e infine lo assassinarono, mettendo a tacere la sua voce profetica.<br /><br />Cosa dice oggi alla Chiesa universale la vita di To Rot? Cosa può insegnarci la sua storia? <br />Quando Papa Francesco sentì parlare per la prima volta del Beato Peter To Rot, disse: "Questo è il Santo di cui la Chiesa ha bisogno in questi tempi". Ed è vero: era un laico, sposato, padre di tre figli, morto a 33 anni in difesa del matrimonio e della famiglia. In questi tempi, in cui il matrimonio e la famiglia sono così attaccati e subiscono ogni tipo di distorsione, la figura di questo Santo è una bussola a cui guardare, per ricordare ancora una volta il progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia.<br /><br />È stata richiesta una dispensa per il miracolo necessario alla canonizzazione: Perché è stata scelta questa via? <br />Ci sono due cose importanti da dire a riguardo. Primo, un numero impressionante di segni e grazie è attribuito all’intercessione di Peter To Rot. Non si deve pensare che non ci siano miracoli, anche se preferiamo chiamarli "segni" perché i miracoli richiedono l’approvazione ecclesiastica. In Papua Nuova Guinea, le persone ricevono molti segni tramite l’intercessione del Beato. In secondo luogo, in Papua Nuova Guinea non ci sono ospedali, medici o professionisti che possano testimoniare o fornire prove di questi segni, né esistono registrazioni scritte o documentate. Questo perché la gente dei villaggi è molto semplice e mantiene una cultura orale. Questa mancanza di risorse ha reso molto difficile per noi "dimostrare" o "provare" un miracolo. Per questo motivo abbiamo chiesto a Papa Francesco una dispensa dal requisito del miracolo, in quanto sarebbe stato quasi impossibile soddisfarlo. Ciononostante, è necessario menzionare e ribadire che i segni attribuiti all’intercessione del nostro martire continuano a moltiplicarsi.<br /><br />Durante il Viaggio Apostolico di Papa Francesco, la Chiesa della Papua Nuova Guinea ha chiesto l’intervento del Pontefice per accelerare il processo… <br />La richiesta di una dispensa dal miracolo è stata presentata all’inizio del 2024, con la speranza che la canonizzazione potesse avvenire durante la visita papale di settembre. Sebbene la risposta favorevole riguardo alla dispensa sia arrivata nel giro di poche settimane, restava ancora molto lavoro da fare per preparare la Positio e le altre questioni. Durante la visita di Papa Francesco nel settembre 2024, ho avuto l’opportunità di parlare con lui, insieme agli altri sacerdoti argentini presenti qui in Papua, per quasi un’ora, e lo ringraziai per il suo aiuto nella Causa di To Rot. Mi disse: "Voglio canonizzarlo io stesso".<br /><br />Per i missionari della Papua Nuova Guinea e per i catechisti di tutto il mondo, cosa rappresenta oggi, secondo lei, la canonizzazione di To Rot? <br />La canonizzazione di To Rot, a mio avviso, è un grande incoraggiamento per tutti i cattolici della Papua Nuova Guinea a continuare a percorrere la via della santità personale. Ci ricorda che la santità non è un lusso, ma una cosa necessaria. Oltre a questo, la testimonianza di To Rot proclama con forza al mondo intero che il progetto di Dio per la famiglia e il matrimonio è: un uomo e una donna, uniti per tutta la vita, fino alla morte. L’unità e l’indissolubilità del matrimonio sono costantemente attaccate, distorte e ridicolizzate dal mondo moderno. To Rot, che ha versato il suo sangue in difesa di queste verità, ci ricorda che è più importante obbedire a Dio che agli uomini. <br />Fri, 13 Jun 2025 08:12:10 +0200ASIA/INDONESIA - Ora il Vescovo nelle Molucche predica anche su TikTokhttps://www.fides.org/it/news/76456-ASIA_INDONESIA_Ora_il_Vescovo_nelle_Molucche_predica_anche_su_TikTokhttps://www.fides.org/it/news/76456-ASIA_INDONESIA_Ora_il_Vescovo_nelle_Molucche_predica_anche_su_TikTokAmboina - "Le difficoltà geografiche delle vaste isole Molucche non rappresentano più un ostacolo: grazie alla tecnologia, infatti, la distanza non è più un grave problema, abbiamo un ponte per unire tutta la comunità cattolica della diocesi di Amboina", racconta a Fides Seno Ngutra, il Vescovo di Amboina che, in una diocesi fatta di piccole isole, usa anche i mass-media e i social come mezzo di collegamento nella pastorale. <br />Quei mezzi, specifica, non vanno a sostituire il contatto umano e la relazione diretta con le varie comunità: il Vescovo viaggia, va a celebrare messe e i sacramenti nelle parrocchie sparse nell'arcipelago delle Molucche nella parte orientale dell'Indonesia. In quelle isole dove l'evangelizzazione iniziò nel 1546 con l'opera del missionario spagnolo San Francesco Saverio, la diocesi di Amboina, che abbraccia l'intero arcipelago, su oltre tre milioni di abitanti , conta 117mila cattolici divisi in 64 parrocchie. Anche per la loro dislocazione geografica, "le comunità parrocchiali sono chiamate a perseguire la loro autonomia e indipendenza, non solo per l'economia o l'amministrazione, ma anche per la vita pastorale e spirituale", ha sottolineato.<br />Ogni parrocchia, comprese quelle nelle zone remote, spiega il Vescovo, è incoraggiata in questo cammino di autonomia - sempre vissuto nella comunione reciproca - da portare avanti nei tre settori della pastorale: liturgia, catechesi e carità: E laddove vi sono speciali necessità, il Vescovo si fa presente, sensibilizzando donatori che desiderano aiutare la Chiesa nel suo sviluppo. Ai donatori si risponde con un messaggio o un video messaggio inviato tramite lo smartphone dalla comunità ricevente: "Anche se si tratta di un gesto semplice, i donatori sono molto felici perché si sentono apprezzati e gratificati", rileva il Vescovo, aggiungendo un'altra funzione utile della tecnologia.<br />Il Vescovo Ngutra è convinto "del potenziale dei social media come strumenti nella diffusione della fede in un territorio insulare e come il nostro. I media hanno un impatto enorme sulla vita umana. Possono avere un impatto negativo, ma possono anche essere uno straordinario mezzo di predicazione", afferma. Fin da quando era sacerdote, Seno era abituato a usare la tecnologia nel suo ministero, utilizzando appieno diverse piattaforme digitali come Facebook, Instagram, YouTube, WhatsApp e TikTok, molto frequentata dai giovani .<br />Questa abitudine prosegue: ora ogni mattina , con regolarità, il Vescovo condivide sue riflessioni quotidiane note come "Gocce di rugiada spirituale mattutina", che vengono viste da fedeli, preti, consacrati, giovani, in tutto il territorio . E la sera offre "Benedizioni notturne" sotto forma di brevi video che toccano aspetti di vita spirituale. La sua presenza nel cyberspazio non è una mera formalità ma, nella comunità di Amboina, è attesa con entusiasmo da molte persone che accolgono con gioia la breve parola quotidiana del loro Pastore.<br />Nelle ultime settimane il Vescovo ha iniziato a realizzare sessioni in diretta su TikTok per offrire insegnamenti sulla fede e catechesi su temi specifici. "I giovani trascorrono molto tempo nel mondo digitale. Se non ci impegniamo e non parliamo loro su quelle piattaforme, perdiamo l'opportunità di condividere la Buona notizia del Vangelo ", osserva. Così la gente avverte la presenza del Vescovo più vicina. "Perfino in occasione della elezione a Vescovo di Amboina, la comunicazione l'ho ricevuta tramite la piattaforma Zoom", ricorda. "Per me è un segnale che i media e le tecnologie digitali saranno una parte importante della predicazione e del servizio per la nuova evangelizzazione", rimarca. Oggi i fedeli lo hanno soprannominato il “ Vescovo online” perché, dicono, "anche attraverso queste piattaforme il messaggio di Cristo può raggiungere il cuore del suo popolo". <br /> <br />Fri, 13 Jun 2025 15:18:55 +0200ASIA/CINA - Pechino esprime apprezzamento per la prima nomina riguardante un Vescovo cinese da parte di Papa Leone XIVhttps://www.fides.org/it/news/76466-ASIA_CINA_Pechino_esprime_apprezzamento_per_la_prima_nomina_riguardante_un_Vescovo_cinese_da_parte_di_Papa_Leone_XIVhttps://www.fides.org/it/news/76466-ASIA_CINA_Pechino_esprime_apprezzamento_per_la_prima_nomina_riguardante_un_Vescovo_cinese_da_parte_di_Papa_Leone_XIVPechino – “La Cina è disposta a collaborare con il Vaticano per promuovere il continuo miglioramento delle relazioni Cina-Vaticano Questa nomina ha rafforzato la comprensione e la fiducia reciproca attraverso un dialogo costruttivo”: così ha dichiarato oggi - giovedì 12 giugno - Lin Jian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, durante il consueto briefing. Dopo la “soddisfazione” riferita dal Direttore dalla sala stampa vaticana Matteo Bruni dopo il “riconoscimento agli effetti civili e la presa di possesso dell’Ufficio” di Giuseppe Lin Yuntuan come Vescovo Ausiliare di Fuzhou, anche dal governo cinese la prima nomina riguardante un Vescovo cinese disposta da Papa Leone XIV viene presentata come un nuovo, eloquente passo del dialogo in atto tra Pechino e Santa Sede. <br /><br />Papa Leone XIV aveva nominato Lin Yuntuan Vescovo ausiliare di Fuzhou lo scorso 5 giugno, a meno di un mese dall’inizio del suo pontificato. Lin Jian, dal canto suo, ha rimarcato che “Cina e Vaticano hanno mantenuto la comunicazione e rafforzato la comprensione e la fiducia reciproca attraverso un dialogo costruttivo negli ultimi anni”.<br />La cerimonia di ufficializzazione avvenuta ieri 11 giugno, festa dell’Apostolo Barnaba, è stata presieduta da Vincenzo Zhan Silu, Vescovo di Mindong, che lo scorso ottobre aveva partecipato a Roma all'Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Vescovo di Fuzhou, Giuseppe Cai Bingrui, ha presieduto la Santa Messa dopo la cerimonia di insediamento. Alla concelebrazione hanno preso parte diversi Vescovi delle diocesi della provincia di Fujian: oltre al Vescovo Zhan Silu, il Vescovo Lin Yuntang e il Vescovo Wu Yishun di Minbei, insieme a circa 80 sacerdoti e più di 200 tra suore e laici.<br />Dopo elezione di Papa Leone XIV, la Cina ha dimostrato un cauta apertura verso un Papa di origine statunitense, in una fase in cui dal punto di vista geopolitico i rapporti tra Cina e USA attraversano una fase complicata. L’evento di ieri e le dichiarazioni delle due parti suggeriscono che il cammino tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese può proseguire sulla via del dialogo. <br />Dopo l’elezione di Papa Prevost, lo stesso Lin Jian, in qualità del portavoce del Ministero degli Esteri cinese, aveva espresso in un modo singolare le congratulazioni da parte cinese, a partire dalla insolita lunghezza del testo pronunciato: “La Cina si congratula con il cardinale Robert Prevost per la sua elezione a nuovo Papa. Auspichiamo che, sotto la sua guida, il Vaticano continui a dialogare con la Cina all’insegna di uno spirito costruttivo, a comunicare in modo approfondito su questioni internazionali di comune interesse, a promuovere congiuntamente il continuo miglioramento delle relazioni Cina-Vaticano e a contribuire alla pace, alla stabilità, allo sviluppo e alla prosperità nel mondo”. <br />(NZ)(Agenzia Fides 12/6/2025)<br />Thu, 12 Jun 2025 15:44:51 +0200ASIA/SIRIA - Homs, spari contro la croce della cattedrale siro-ortodossahttps://www.fides.org/it/news/76465-ASIA_SIRIA_Homs_spari_contro_la_croce_della_cattedrale_siro_ortodossahttps://www.fides.org/it/news/76465-ASIA_SIRIA_Homs_spari_contro_la_croce_della_cattedrale_siro_ortodossaHoms – Proiettili contro la croce innalzata sulla facciata della cattedrale siro- ortodossa della città siriana di Homs. L’atto sacrilego e intimidatorio viene riferito con “cuore pieno di dolore” dall’arcidiocesi siro- ortodossa si Homs, Hama e Tartus, guidata dal 2021 dall’Arcivescovo Timotheos Matta Al-Khoury.<br /><br />I proiettili contro la Cattedrale di Santa Maria della Cintura Sacra , nel quartiere di Bustan Al-Diwan – riferisce l’arcidiocesi in un comunicato – sono stati sparati all'alba di domenica scorsa, alimentando i timori e il senso di insicurezza condivisi da molti nelle comunità cristiane di Siria nell’attuale congiuntura storica attraversata dal Paese. <br /><br />“Consideriamo questo attacco brutale” si legge nel comunicato “come un attacco diretto contro la pace civile e la convivenza, e affermiamo che simili atti non hanno nulla a che vedere con la morale della brava gente della città di Homs e di tutti i siriani onesti, ma piuttosto puntano a seminare discordia e destabilizzare”.<br /><br /> I responsabili della Arcidiocesi siro-ortodossa chiedono agli attuali detentori del potere in Siria di individuare e perseguire penalmente i responsabili dell’atto di violenza e garantire la sicurezza dei luoghi sacri delle diverse comunità di fede. Chiedono anche ai figli e alle figlie della Chiesa di non lasciarsi travolgere dalla paura, mostrando che simili atti violenti “non ci scoraggeranno dall'aderire al messaggio di amore e di pace invocato da nostro Signore Gesù Cristo, e aumenteranno solo la nostra determinazione a consolidare lo spirito di fratellanza tra tutti i figli della Patria e l'amore per la terra di Siria, per quanto gravi siano le avversità da affrontare”. <br />La storica Cattedrale di Santa Maria della Cintura Sacra , meta di pellegrinaggi mariani, è la sede dell'Arcivescovo siro ortodosso du Homs, Hama e Tartus. L’attuale struttura risale al XIX secolo, ma diverse fonti attestano che sul sito su cui sorge la chiesa esistevano luoghi di culto cristiani fin dai primi secoli del cristianesimo. Secondo l’esarca greco melchita Joseph Nasrallah , l'esistenza di una chiesa dedicata a Maria a Homs è attestata già nel 478 d. C. .<br />Thu, 12 Jun 2025 15:08:45 +0200AMERICA/HONDURAS - Nomina del Vescovo di La Ceibahttps://www.fides.org/it/news/76463-AMERICA_HONDURAS_Nomina_del_Vescovo_di_La_Ceibahttps://www.fides.org/it/news/76463-AMERICA_HONDURAS_Nomina_del_Vescovo_di_La_CeibaCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di La Ceiba il Rev. Sac. Jenrry Johel Velásquez Hernández, del clero di Comayagua, finora Rettore del Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote di Comayagua.<br />S.E. Mons. Jenrry Johel Velásquez Hernández è nato il 23 luglio 1977 a San Antonio la Cuesta, San Jerónimo . Ha studiato Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote della Diocesi di Comayagua e ha conseguito la Licenza in Teologia Biblica presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino - Angelicum di Roma. È stato ordinato sacerdote il 7 dicembre 2002.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale di Nuestra Señora del Carmen a Siguatepeque e Prefetto degli studi nel Seminario Maggiore della Diocesi di Comayagua ; Responsabile dell’Anno Propedeutico ; Formatore nel Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote ; Professore di Sacra Scrittura ; Membro del Collegio Presbiterale della Diocesi di Comayagua ; Parroco di Nuestra Señora del Carmen a Lamaní . Dal 2025 è Rettore del Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote e Membro del Collegio dei Consultori.<br /> Thu, 12 Jun 2025 11:58:50 +0200AFRICA/KENYA - Il Presidente Ruto ammette ufficialmente l’uccisione di un blogger detenuto dalla polizia; operazioni di disinformazione sul tragico eventohttps://www.fides.org/it/news/76462-AFRICA_KENYA_Il_Presidente_Ruto_ammette_ufficialmente_l_uccisione_di_un_blogger_detenuto_dalla_polizia_operazioni_di_disinformazione_sul_tragico_eventohttps://www.fides.org/it/news/76462-AFRICA_KENYA_Il_Presidente_Ruto_ammette_ufficialmente_l_uccisione_di_un_blogger_detenuto_dalla_polizia_operazioni_di_disinformazione_sul_tragico_evento<br />Nairobi – “Giustizia per Albert Ojwang!”. È lo slogan gridato dai manifestanti nel centro di Nairobi per chiedere che sia fatta piena luce sulla morte di Albert Ojwang, 31enne insegnate e social media influencer, deceduto mentre era detenuto in custodia cautelare, l’8 giugno.<br />Questi era stato arrestato il 6 giugno nell’abitazione di famiglia a Kakot, nella contea di Homa Bay, per un post sui social media che avrebbe diffamato il vice ispettore generale Eliud Lagat. Trasportato per oltre 350 chilometri alla stazione di polizia centrale di Nairobi, è stato accusato di pubblicazione mendace ai sensi delle leggi sulla criminalità informatica. L'8 giugno Ojwang è stato trovato privo di sensi nella sua cella durante un controllo di routine, sembra con ferite alla testa. La polizia ha affermato che si è suicidato dopo aver ripetutamente sbattuto la testa contro il muro della cella, ed è stato dichiarato morto all'arrivo all'ospedale di Mbagathi. L'avvocato della famiglia ha riferito che sono stati riscontrati sul corpo di Ojwang pesanti traumi fisici, tra cui gonfiore alla testa, contusioni e sanguinamento da naso e bocca, incoerenti con il racconto della polizia.<br />È stato il Presidente del Kenya, William Ruto ha dichiarare ieri, 11 giugno, che Ojwang è morto "per mano della polizia", ribaltando la versione ufficiale della sua morte.<br />Secondo un’inchiesta del giornale The Star, il blogger dopo il suo arresto è stato prelevato da alcuni agenti nella notte tra il 7 e l’8 giugno dalla cella di detenzione, condotto nella foresta di Karura dove è stato torturato a morte. Ricondotto praticamente esanime nella cella è stato poi ufficialmente trovato morto la mattina successiva. Secondo l’inchiesta giornalistica le registrazioni del sistema di videosorveglianza della cella sarebbero state manipolate.<br />Ancora prima dell’ammissione da parte del Presidente che Ojwang è stato ucciso, L’Ispettorato Generale di Polizia aveva sospeso sei agenti in servizio alla stazione di polizia centrale di Nairobi in via precauzionale in attesa di chiarire le esatte dinamiche della morte di Ojwang.<br />La morte del blogger ha suscitato un’ondata emotiva nella popolazione specie tra i giovani. Appare singolare che vi siano state almeno due operazioni di disinformazione che hanno coinvolto le principali confessioni religiose del Kenya. La prima ha preso di mira la Conferenza Episcopale del Kenya . Sui social media keniani è apparso in formato fotografico un presunto comunicato del Segretariato Generale della KCCB con data 9 giugno nel quale tra l’altro si invitavano i giovani alla calma. “In questo momento difficile, invitiamo tutti i keniani, in particolare i giovani, a mantenere la calma, la pace e la preghiera. Non lasciamoci indurre alla violenza o alla divisione. La nostra forza sta nella nostra unità e nella nostra richiesta collettiva di giustizia attraverso mezzi legali” recitava il comunicato che è stato confermato come un falso da fonti ufficiali della Chiesa keniana contattate dall’Agenzia Fides. Un altro comunicato attribuito all’Arcivescovo anglicano Jackson Ole Sapit, Primate della Chiesa Anglicana in Kenya, è stato smentito dal diretto interessato. "Abbiamo notato un post che circola online riguardante la tragica morte di Albert Ojwang, devo chiarire: le dichiarazioni che mi vengono attribuite in quel post non sono state fatte da me. Pur rimanendo granitico nel mio impegno per la verità, la giustizia e la dignità dei nostri giovani, non tollero che le mie parole vengano travisate per nessun motivo, per quanto benintenzionato” ha affermato l’Arcivescovo anglicano.<br />La morte di Ojwang si inserisce in un contesto di forti tensioni, con le proteste della Generazione Z del 2024 , che sono state represse con durezza dalla autorità, con 60 morti. <br />Thu, 12 Jun 2025 11:43:49 +0200ASIA/PAKISTAN - La piaga del lavoro minorile: preghiera e impegno concreto delle comunità cattoliche per sradicarlohttps://www.fides.org/it/news/76461-ASIA_PAKISTAN_La_piaga_del_lavoro_minorile_preghiera_e_impegno_concreto_delle_comunita_cattoliche_per_sradicarlohttps://www.fides.org/it/news/76461-ASIA_PAKISTAN_La_piaga_del_lavoro_minorile_preghiera_e_impegno_concreto_delle_comunita_cattoliche_per_sradicarloLahore - "Ogni venerdì, come gruppo pastorale, visitiamo i lavoratori delle fornaci di mattoni, preghiamo con loro e per loro, alla luce della Parola di Dio, e continuiamo a tenere accesa una luce di speranza, perchè il Dio è sempre con noi. Fra loro vi sono tanti bambini. Preghiamo e ci impegniamo perchè il lavoro forzato in Pakistan venga cancellato, soprattutto perchè i bambini implicati nel lavoro minorile possano andare a scuola e vedere rispettato il loro diritto fondamentale all'istruzione". E' l'esperienza che - in occasione della Giornata internazionale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno - racconta all'Agenzia Fides padre Qaiser Feroz OfmCap, frate cappuccino e parroco a Bhai Pheru, nel Punjab pakistano. "Diciamo alle famiglie che incontriamo: non perdiamo la speranza, Dio vi libererà dal lavoro forzato, così come ha liberato il suo popolo dalla schiavitù degli egiziani. E noi, da parte nostra, facciamo il possibile per cercare di fermare e contrastare il perverso meccanismo della schiavitù per debito, che li tiene imprigionati", osserva. Il frate francescano dice anche di confidare in Papa Leone XIV, che ha scelto il suo nome pensando all'enciclica Rerum Novarum e alla dottrina sociale della Chiesa: "Speriamo che, anche grazie all'aiuto di Papa Leone XIV, questioni come il lavoro forzato, la schiavitù per debito e la piaga del lavoro minorile possano emergere nell'agenda internazionale e auspichiamo che in Pakistan il governo possa farsi carico di questi problemi, che hanno un notevole impatto sulla popolazione". Il gruppo di volontari della parrocchia porta anche doni e razioni di cibo a 50 famiglie di lavoratori in stato di estrema povertà, impiegati nelle fornaci di mattoni di argilla situate nel territorio di Kot Radha Kishan, Harchowki, Sherpur, Bhai Pheru.<br />Mentre si celebra la Giornata internazionale contro il lavoro minorile - istituita dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro nel 2002 - il Pakistan appare come una delle nazioni in cui il problema persiste: secondo le time del'OIL, oltre 12 milioni di bambini sono impiegati in diverse forme di lavoro in lavori pericolosi e sottoposti a sfruttamento, venendo privati ini del loro diritto all'istruzione, alla salute e a un futuro sicuro.<br />In Pakistan, i bambini sono impiegati in numerosi settori come agricoltura, fornaci di mattoni, tessitura di tappeti, servizi domestici, attività minerarie e piccole industrie. Aree urbane come Karachi, Lahore e Islamabad segnalano una concentrazione di bambini impiegati in settori informali come la vendita ambulante e la raccolta dei rifiuti. Nelle regioni rurali, molti bambini sono coinvolti in lavori agricoli e in contratti di lavoro forzato.<br />Tra le cause del fenomeno vi sono fattori socio-economici e strutturali come povertà e disuguaglianza per cui nelle famiglie in miseria i figli possono essere il principale sostentamento familiare. Accanto a questo vi è il limitato accesso all'istruzione: con oltre 22 milioni di bambini fuori dalla scuola, il Pakistan affronta una profonda crisi educativa. Va notato, poi che in molte comunità il lavoro minorile è culturalmente accettato, soprattutto quando i bambini lavorano nelle attività familiari o contribuiscono al reddito familiare. Così il lavoro minorile perpetua il ciclo della povertà. Senza un'istruzione e competenze adeguate, tali bambini entrano nell'età adulta con scarse prospettive occupazionali, <br />A livello legislativo, l'articolo 11 della Costituzione del Pakistan proibisce la schiavitù e il lavoro minorile ed esistano leggi volte a limitare il lavoro minorile, come l'Employment of Children Act , il Bonded Labour System Act , il Punjab Restriction on Employment of Children Act : tuttavia l'applicazione delle leggi risulta sporadica e in gran parte inefficace.<br />Di fronte alla limitata applicazione delle leggi, le organizzazioni della società civile, le comunità religiose - in special modo le comunità cristiane - e le ONG internazionali svolgono un ruolo fondamentale per sensibilizzare e e nell'impegno concreto a cecare di ridurre e sradicare il fenomeno del lavoro minorile.<br /> Thu, 12 Jun 2025 11:10:59 +0200ASIA/CINA - Nomina del Vescovo Ausiliare di Fuzhouhttps://www.fides.org/it/news/76460-ASIA_CINA_Nomina_del_Vescovo_Ausiliare_di_Fuzhouhttps://www.fides.org/it/news/76460-ASIA_CINA_Nomina_del_Vescovo_Ausiliare_di_FuzhouCittà del Vaticano - Oggi, mercoledì 11 giugno 2025, ha avuto luogo il riconoscimento agli effetti civili e la presa di possesso dell’Ufficio di S.E. Mons. Giuseppe Lin Yuntuan, che il Santo Padre, nel quadro del dialogo relativo all’applicazione dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, ha nominato, in data 5 giugno 2025, Vescovo Ausiliare di Fuzhou .<br />S.E. Mons. Giuseppe Lin Yuntuan è nato a Fuqing il 12 marzo 1952. Dal 1979 al 1983 ha frequentato il Seminario Diocesano di Fuzhou. È stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1984. Dal 1984 al 1994 e, ancora, dal 1996 al 2002 ha ricoperto l’Ufficio di Parroco in varie Parrocchie della Diocesi. Nel 1985 ha anche svolto l’incarico di insegnante nel Seminario Diocesano. Dal 1994 al 1996 e, poi, dal 2000 al 2003 ha svolto l’incarico di Vice-Direttore della Commissione Economica diocesana. Nel medesimo tempo, per diversi anni, è stato Delegato episcopale. Dal 2003 al 2007 ha ricoperto l’Ufficio di Amministratore diocesano, mentre nel periodo successivo, fino al 2013, ha coadiuvato l’Amministratore Apostolico della circoscrizione in qualità di suo Delegato. In seguito, dal 2013 al 2016, ha svolto il Ministero di Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 dicembre 2017.<br /> Wed, 11 Jun 2025 11:58:03 +0200AFRICA/SUDAN - Il Kordofan è il nuovo epicentro del conflitto sudanesehttps://www.fides.org/it/news/76459-AFRICA_SUDAN_Il_Kordofan_e_il_nuovo_epicentro_del_conflitto_sudanesehttps://www.fides.org/it/news/76459-AFRICA_SUDAN_Il_Kordofan_e_il_nuovo_epicentro_del_conflitto_sudanese<br />Khartoum – Il Kordofan è diventato il principale teatro della guerra che dal dicembre 2023 oppone l’esercito sudanese alle Forze di Supporto Rapido .<br />La regione è divisa in tre Stati federali: Kordofan Settentrionale, Kordofan Meridionale e Kordofan Occidentale. La sua importanza strategica deriva dal fatto che è collocata al centro del Sudan, separando il Darfur, la regione occidentale del Paese che è la roccaforte delle RSF, dalle aree orientali dove l’esercito ha di recente scacciato i paramilitari delle RSF, in particolare dell’area di Khartoum.<br />Per questo motivo l’esercito ha dispiegato nel Kordofan ingenti forze, che dispongono inoltre di linee di rifornimento facilmente raggiungibili dalle retrovie. I soldati delle SAF stanno avanzando lungo la strada di Saderat nel tentativo di conquistare Bara, la più grande città sotto il controllo delle RSF nel Kordofan Settentrionale. Le RSF hanno invece attaccato posizioni governative a Babanusa, nel Kordofan occidentale.<br />Per le RSF perdere il controllo del Kordofan, significa aprire la strada ai propri avversari al Darfur. Per questo i paramilitari guidati da Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo hanno decretato la mobilitazione generale per far fronte all’offensiva delle SAF. <br />Si segnalano inoltre attacchi con droni sia da parte dell’esercito sia da parte dei paramilitari. Nel primo caso sono state prese di mira le posizioni delle RSF nelle città di Bara e Gabrat al-Sheikh, a nord e nord-ovest di Obeid, la capitale del Kordofan settentrionale, oltre che a Nyala, la capitale del Darfur meridionale e centro nevralgico delle RSF. Nel secondo caso i droni lanciati dai paramilitari hanno colpito le posizioni dell’esercito ad El Obeid, controllata dai militari ma circondata dalle RSF.<br />Il conflitto ha sempre più una dimensione internazionale. Le SAF hanno accusato che le RSF, supportate dall'esercito nazionale libico di Khalifa Haftar di aver attaccato alcuni posti di frontiera nel triangolo di confine tra Libia, Egitto e Sudan. <br />In una nota il Ministero degli Esteri sudanese ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di sostenere l'attacco, descrivendolo come una "pericolosa escalation" e una "chiara violazione del diritto internazionale". " Il confine tra Sudan e Libia è da tempo un importante corridoio per armi e mercenari a sostegno delle milizie terroristiche finanziate dagli Emirati Arabi Uniti e coordinate dalle forze di Haftar e dai gruppi terroristici affiliati ", ha affermato il Ministero.<br />Accuse respinte dal generale libico. Si tenga conto che Haftar riceve supporto dagli Emirati ma pure dall’Egitto che è uno dei principali sostenitori delle SAF. <br /><br />Wed, 11 Jun 2025 11:48:00 +0200ASIA/MYANMAR - Amare il nemico in tempo di guerra: il  Giubileo dei movimenti ecclesiali in Myanmarhttps://www.fides.org/it/news/76458-ASIA_MYANMAR_Amare_il_nemico_in_tempo_di_guerra_il_Giubileo_dei_movimenti_ecclesiali_in_Myanmarhttps://www.fides.org/it/news/76458-ASIA_MYANMAR_Amare_il_nemico_in_tempo_di_guerra_il_Giubileo_dei_movimenti_ecclesiali_in_MyanmarYangon - "Amare il prossimo; amare per primi; amare i nemici". Sono le parole del Vangelo, sono le parole di Cristo, e sono le parole che ogni cristiano è chiamato a vivere nel contesto del Myanmar, segnato da sofferenza, violenza, lutti, conflitto, lotta per la sopravvivenza, sfollamento. E' la riflessione che ha pervaso la mente e il cuore dei battezzati birmani, che hanno vissuto la Pentecoste come un momento di profonda revisione spirituale, nel loro "qui e ora". Come accogliere e come vivere lo Spirito di Dio, nel contesto del Myanmar di oggi? si sono chiesti i membri di movimenti e associazioni cattoliche, riuniti nella Cattedrale di Santa Maria a Yangon per celebrare il "Giubileo dei movimenti ecclesiali", in occasione della Pentecoste. <br />Come appreso dall'Agenzia Fides, famiglie e tanti giovani hanno preso parte alla celebrazione giubilare del 7 e 8 giugno, che ha riunito membri di diverse associazioni e movimenti ecclesiali, locali e internazionali, giunti da diverse parti del paese: affrontando molte difficoltà, i fedeli si si sono messi in cammino, mossi dalla gioia di condividere l'incontro con Cristo che dona la forza di non soccombere al male e alla sofferenza causata dalla violenza. Tra gli altri, vi erano laici legati alla congregazione di San Vincenzo de' Paoli, del movimento dei Focolari, della Famiglia Missionaria di Cristo, dell'associazione cattolica ecumenica "Fondacio", della Associazione per la diffusione del Vangelo.<br />I fedeli hanno varcato la Porta Santa e celebrato il loro Giubileo con il canto e la preghiera. Rappresentanti scelti da ciascun movimento hanno presentato i propri movimenti e le proprie missioni, condividendo le esperienze e loro attività, come aiutare i poveri, visitare i malati, pregare in comunità e prendersi cura degli sfollati.Nel difficile contesto che il Paese sta vivendo, i fedeli si sono ritrovati come un popolo di credenti che, animati dallo Spirito Santo, che ha dato vita ai diversi carismi, sono "sale, luce e lievito" evangelico in ogni situazione della vita e in ogni angolo del Paese, pur in mezzo a tanti disagi e a tanta violenza. La presenza di movimenti e associazioni organizzate di fedeli si rivela un dono di Dio soprattutto per il cammino di fede e per la vita quotidiana di famiglie e giovani che soffrono a causa dell'insicurezza diffusa, dovuta alla guerra, e a causa del recente terremoto. Tra le testimonianze, la signora Winny, del Movimento dei Focolari in Myanmar, ha ricordato che "l'amore per il prossimo inizia in casa propria" e che, ogni volta che ci sono difficoltà che vanno oltre la comprensione umana, bisogna rivolgere lo sguardo a Cristo Signore, appeso alla croce.<br />In Cattedrale i fedeli hanno potuto formarsi in adorazione del Santissimo Sacramento e vivere il Sacramento della riconciliazione . E' seguita la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francis Than Tun, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Yangon. Intervento in assemblea, mons. Raymond Wai Lin Tun, altro Vescovo ausiliare di Yangon, ha affermato che i movimenti ecclesiali "vivono il Vangelo nella comunità con lo spirito del rinnovamento spirituale personale e per l'evangelizzazione", grazie a esperienze di formazione, vita comunitaria, solidarietà, servizio al prossimo. Essi, ha rimarcato, svolgono un ruolo importante nella Chiesa del Myanmar, perchè sono "testimoni viventi di Cristo", rimarcando l'importanza di "essere un tutt'uno con la Chiesa". <br />Tra i presenti, Mons. Andrea Ferrante, Incaricato d'Affari della Nunziatura Apostolica in Myanmar, ha portato i saluti e le benedizioni di Papa Leone XIV e ha chiesto di pregare per lui e per il suo ministero. Ha poi invitato a ricordare nella preghiera Papa Francesco, che ha tanto pregato e aiutato il Myanmar. "Il dono dello Spirito dà vita; lo Spirito Santo ci porta nuova vita, amore, pace e libertà", ha detto, invitando a compiere gesti di vicinanza verso i fedeli che non hanno potuto essere presenti a causa dell'insicurezza e del terremoto. <br /> Wed, 11 Jun 2025 11:12:48 +0200ASIA/CINA - Giuseppe Lin Yuntuan nuovo Vescovo ausiliare di Fuzhouhttps://www.fides.org/it/news/76457-ASIA_CINA_Giuseppe_Lin_Yuntuan_nuovo_Vescovo_ausiliare_di_Fuzhouhttps://www.fides.org/it/news/76457-ASIA_CINA_Giuseppe_Lin_Yuntuan_nuovo_Vescovo_ausiliare_di_Fuzhoudi Gianni Valente<br />Fuzhou - Oggi, mercoledì 11 giugno, festa di San Barnaba Apostolo, ha avuto luogo il "riconoscimento agli effetti civili" e la presa di possesso dell'ufficio episcopale del Vescovo 73enne Giuseppe Lin Yuntuan come Vescovo ausiliare di Fuzhou, nella provincia cinese di Fujian. Lo riferisce un messaggio della Santa Sede, aggiungendo che Papa Leone XIV, "nel quadro del dialogo relativo all'applicazione dell'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese", aveva nominato il Vescovo Lin Yuntuan come Vescovo ausiliare di Fuzhou lo scorso 5 giugno. Si tratta della prima nomina riguardante un Vescovo cinese che sia stata disposta dall'attuale Pontefice, a meno di un mese dall'inizio del suo Pontificato. <br /><br />L'ufficializzazione del Vescovo Giuseppe Lin Yuntuan come Vescovo ausiliare della diocesi di Fuzhou era un evento atteso nella comunità locale. Finora, le autorità e gli apparati che fanno capo al governo cinese non avevano riconosciuto l'ufficio episcopale del Vescovo Lin.<br />La cerimonia di ufficializzazione stata presieduta da Vincenzo Zhan Silu, Vescovo di Mindong, che lo scorso ottobre aveva partecipato a Roma all'Assemblea del Sinodo dei Vescovi. <br /><br />Durante la cerimonia, il Vescovo Lin ha dichiarato la sua adesione alla Costituzione e il suo intento di aiutare tutti a amare la Patria e la Chiesa, per diffondere il Vangelo e favorire l'unità del Paese nell'armonia, seguendo i criteri della "sinizzazione". Alla cerimonia hanno preso parte anche i rappresentanti della della Conferenza episcopale, dell'Associazione patriottica e del Comitato degli Affari religiosi della Provincia. <br /><br />Dopo la cerimonia di insediamento è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dal Vescovo di Fuzhou, Giuseppe Cai Bingrui. Alla concelebrazione hanno preso parte diversi Vescovi delle diocesi della provincia di Fujian: oltre al vescovo Zhan Silu, il Vescovo Lin Yuntang e il Vescovo Wu Yishun di Minbei, insieme a circa 80 sacerdoti e più di 200 tra suore e laici.<br /><br />Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in merito alla cerimonia avvenuta stamane nella Cattedrale di Fuzhou ha dichiarato: "Si apprende con soddisfazione che oggi, in occasione della presa di possesso dell'ufficio di Vescovo ausiliare di Fuzhou da parte S E Mons. Giuseppe Lin Yuntuan, il suo ministero episcopale viene riconosciuto anche agli effetti dell'ordinamento civile. Tale evento costituisce un ulteriore frutto del dialogo tra la Santa Sede e le Autorità cinesi ed è un passo rilevante nel cammino comunionale della diocesi".<br /><br />Giuseppe Lin Yuntuan - riferisce il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede - è nato a Fuqing il 12 marzo 1952. Dal 1979 al 1983 ha frequentato il seminario diocesano di Fuzhou. È stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1984. È stato parroco in diverse parrocchie della diocesi dal 1984 al 1994 e poi dal 1996 al 2002. Nel 1985 ha anche assunto l'incarico di insegnante presso il Seminario diocesano. Dal 1994 al 1996 e poi dal 2000 al 2003 ha svolto anche la funzione di vice-direttore della Commissione economica diocesana. In quel periodo, per diversi anni, è stato Delegato episcopale. Dal 2003 al 2007 ha ricoperto l'ufficio di Amministratore diocesano. Negli anni seguenti, fino al 2013, ha coadiuvato l'Amministratore Apostolico della Circoscrizione in qualità di suo delegato. In seguito, dal 2013 al 2016, ha svolto il ministero di Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 28 dicembre 2017. <br /><br />Il Vescovo Giuseppe Cai Bingrui aveva ufficialmente assunto la guida della Sede episcopale di Fuzhou lo scorso 23 gennaio, dopo essere stato Vescovo della diocesi di Xiamen. Papa Francesco - aveva riferito quel giorno il Bollettino quotidiano della Sala Stampa della Santa Sede -, "avendone approvata la candidatura nel quadro dell'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, ha nominato, in data 15 gennaio 2025, Vescovo di Fuzhou" Giuseppe Cai, "trasferendolo dalla sede di Xiamen". Ambedue le diocesi si trovano nella provincia costiera di Fujian. <br /><br />Durante la cerimonia, guidata anche in quell'occasione dal Vescovo Vincenzo Zhan Silu, era stato dichiarato che il trasferimento avviene con il consenso del Vescovo di Roma e era stata letta la lettera di accettazione del trasferimento predisposta dal "collegio dei Vescovi cinesi". <br /><br />La diocesi di Fuzhou<br /><br />Il cammino della comunità ecclesiale di Fuzhou è stato segnato negli ultimi decenni da sofferenze e condizionamenti che hanno alimentato anche divisioni. <br />Prima della nomina del Vescovo Cai Bingrui, la Sede episcopale di Fuzhou era vacante dal 14 aprile 2023, giorno in cui si è spento all'età di 88 anni il Vescovo Pietro Lin Jiashan .<br /><br />Il 9 giugno 2020, le autorità politiche cinesi avevano riconosciuto ufficialmente il ministero episcopale di Pietro Lin Jiashan. Prima dell'atto di installazione ufficiale, l'Arcivescovo Lin aveva inviato a sacerdoti e consacrate una lettera in cui, tra le altre cose, riferiva di aver accettato il riconoscimento degli organismi che rispondono al governo perché il suo intento era quello di "cercare l'unità" nella diocesi, e dopo l'Accordo Cina-Santa Sede del 2018 e gli "orientamenti pastorali" pubblicati dai Dicasteri vaticani nel 2019 esistevano le "condizioni" per procedere sul cammino della riconciliazione. Lin assicurava che l'atto di ufficializzazione pubblica del suo ministero episcopale era pienamente conforme alla fede confessata dalla Chiesa "una, santa, cattolica e apostolica". Il Vescovo Lin chiedeva anche a tutti i battezzati di "vivere in spirito di unità e comunione, percorrendo la via della riconciliazione attraverso l'accettazione e la sopportazione vicendevole, evitando attacchi e giudizi che alimentano la discordia, per essere uno in Gesù Cristo". <br />Wed, 11 Jun 2025 10:14:24 +0200AFRICA/CENTRAFRICA - "Basta violenze nella nostra diocesi” chiedono i due Vescovi di Bangassouhttps://www.fides.org/it/news/76455-AFRICA_CENTRAFRICA_Basta_violenze_nella_nostra_diocesi_chiedono_i_due_Vescovi_di_Bangassouhttps://www.fides.org/it/news/76455-AFRICA_CENTRAFRICA_Basta_violenze_nella_nostra_diocesi_chiedono_i_due_Vescovi_di_Bangassou Bangui - Noi, vescovi di Bangassou, insiemea ll'intera comunità cattolica, siamo profondamente preoccupati per la violenza che colpisce Haut Mbomou”. Così Juan Josè Aguirre, Vescovo di Bangassou e Aurelio Gazzera, Vescovo Coadiutore della diocesi nel sud-est della Repubblica Centrafricana, scrivono nella lettera che è stata letta nel corso delle messe parrocchiali domenica 8 giugno.<br />“Non possiamo accettare che il sud-est del nostro Paese, la Repubblica Centrafricana, sia teatro di violenze di ogni tipo, una terra da cui la gente fugge, una terra di desolazione” scrivono i due Vescovi.<br />“Piangiamo decine di morti nelle ultime settimane” sottolineano.<br />Nella loro lettera, i Vescovi Aguirre e Gazzera, ricordano che “il sud-est è in lutto da decenni, una terra ambita e sfruttata prima dai Tongo-Tongo dell'LRA, poi dai Seleka e infine dagli Azande Ani Kpi Gbe; quest'ultimo movimento, nato per proteggere la popolazione dalle violenze dell'UPC e di altri ex gruppi armati, rischia di diventare un pericolo per la popolazione stessa”. L’LRA è un movimento di guerriglia nato in Uganda che ha seminato morte e distruzione in questa parte del Centrafrica per diversi anni. Seleka è una serie di milizie nate durante la guerra civile nel 2012, mentre l’UPC è un gruppo nato nel 2014 da una scissione dei Seleka.<br />A questi gruppi si sono aggiunti più di recente i mercenari della compagnia militare privata russa Wagner, che operano formalmente in supporto alla forze armate centrafricane , ma che si sono resi responsabili di gravi violenze contro civili innocenti.<br />“Nelle ultime settimane abbiamo pianto i morti: le Forze di Sicurezza Interna, così come i civili. Civili colpiti, feriti, torturati e sgozzati nella più totale impunità” denunciano Mons. Aguirre e Mons. Gazzera. “Piangiamo con le migliaia di civili costretti a fuggire da Zemio, Mboki e Djema, tra cui decine di migliaia diretti nella Repubblica Democratica del Congo. Piangiamo con i villaggi bombardati, saccheggiati e incendiati”.<br />“Tutto questo deve finire: la violenza non finirà. Al contrario! La violenza genera solo altra violenza, divisione e miseria, odio, sfiducia e, in definitiva, un circolo vizioso di vendetta” avvertono i Vescovi.<br />“Chiediamo a tutte le parti coinvolte: Azande Ani Kpi Gbe, FACA, Wagner e alla popolazione, di porre fine alla violenza e di impegnarsi affinché questa regione remota e isolata, senza strade né comunicazioni, possa vivere in pace e diventare una terra dove ogni donna, ogni uomo, ogni bambino, ogni giovane, possa guardare alla vita e al futuro con speranza” chiedono Mons. Aguirre e Mons. Gazzera.<br />“La Chiesa cattolica, che in queste settimane ha aperto le porte delle Missioni di Zemio, Mboki e Obo, è sempre pronta e disponibile ad accogliere quanti hanno buona volontà attorno a un tavolo di discussione e a lavorare per la pace, la riconciliazione e lo sviluppo nella regione” ricordano i due Vescovi.<br />“Non è il momento della guerra, ma del dialogo! Non è più il momento della violenza, ma dell'ascolto! Non è il momento di abbandonarsi a sospetti, rancori, accuse generiche e gelosie, ma di ascoltare i poveri che gridano e chiedono la pace! Preghiamo e imploriamo la pace. Ma siamo donne e uomini di pace, nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. La pace sia con voi!” concludono. <br />Tue, 10 Jun 2025 11:56:18 +0200ASIA/LIBANO - Nasce MECC TV, l'emittente “ecumenica” del Consiglio delle Chiese del Medio Orientehttps://www.fides.org/it/news/76454-ASIA_LIBANO_Nasce_MECC_TV_l_emittente_ecumenica_del_Consiglio_delle_Chiese_del_Medio_Orientehttps://www.fides.org/it/news/76454-ASIA_LIBANO_Nasce_MECC_TV_l_emittente_ecumenica_del_Consiglio_delle_Chiese_del_Medio_OrienteLibano - Una nuova emittente televisiva e radiofonica “ecumenica”, strumento di testimonianza condivisa per le Chiese e comunità ecclesiali del Medio Oriente. Si chiama MECC TV e ha iniziato oggi, 10 giugno, le sue trasmissioni sperimentali di collaudo. E’ la nuova iniziativa mediatica messa in campo dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente , l'organismo ecumenico che sta ancora celebrando il 50esimo anno dalla sua istituzione, avvenuta nel 1974..<br /><br />L’iniziativa era stata presentata in una conferenza stampa svoltasi ieri, lunedì 9 giugno a Beirut, presso la sede della Segreteria generale del MECC.<br /><br />Nel corso della conferenza, la responsabile dei media Lea Adel Maamary, direttrice della Piattaforma della Parola presso il MECC, ha sottolineato che il primo compito dei media cristiani “in mezzo ai pericoli e alle sorprese è quello di dare forza al proprio popolo”, contribuendo a custodire il patrimonio storico e ecclesiale delle singole Chiese. Mentre il sacerdote giordano Rifaat Bader, iniziatore e caporedattore del sito d’informazione abouna.org, nel suo intervento da remoto ha sottolineato che l’iniziativa ecumenica, volta a unire i cristiani nell’annuncio del Vangelo attraverso i mezzi di comunicazione, prende forma proprio mentre si celebrano i 1700 anni dal Concilio di Nicea che definì la professione di fede oggi recitata da battezzati di confessioni diverse. <br />Il professor Michel Abs, Segretario Generale del MECC, nel suo intervento, parlando da accademico e analista dei processi sociali, ha rilevato come nell’attuale contesto la manipolazione e l'occultamento di informazioni possono arrivare a costituire un vero e proprio crimine, mentre trasmettere e diffondere la conoscenza, per il bene comune “costituisce un dovere umano, nazionale e religioso”.<br />Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, fondato nel 1974 a Nicosia e attualmente con sede a Beirut, ha lo scopo di facilitare la convergenza delle comunità cristiane mediorientali su temi di comune interesse e favorire il superamento di contrasti di matrice confessionale.<br /><br />Al MECC aderiscono una trentina di Chiese e comunità ecclesiali, appartenenti a quattro “famiglie” diverse: quella cattolica, quella ortodossa, quella ortodossa orientale e quella evangelica. <br />Tue, 10 Jun 2025 11:33:46 +0200ASIA/CAMBOGIA - Appello della comunità cattolica all'Onu: si fermi la strage degli innocenti a Gazahttps://www.fides.org/it/news/76452-ASIA_CAMBOGIA_Appello_della_comunita_cattolica_all_Onu_si_fermi_la_strage_degli_innocenti_a_Gazahttps://www.fides.org/it/news/76452-ASIA_CAMBOGIA_Appello_della_comunita_cattolica_all_Onu_si_fermi_la_strage_degli_innocenti_a_GazaPhnom Penh - "Noi Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli in Cambogia, imploriamo le Nazioni Unite di intervenire urgentemente per fermare la violenza e lo spargimento di sangue a Gaza, affinché la pace possa prevalere e permettere alle persone di vivere con dignità, rispetto dei diritti umani, amore reciproco e tranquillità": è l'appello diffuso e firmato, a nome della comunità cattolica in Cambogia, dal Vescovo Olivier Schmitthaeusler, Vicario Apostolico di Phnom Penh; mons. Enrique Figaredo, Prefetto Apostolico di Battambang, Mons. Pierre Hangly, Prefetto Apostolico di Kompong Cham che rivolgono un "invito urgente" a porre fine alla violenza nella Striscia. <br />L'appello, inviato dai Vescovi all'Agenzia Fides, giunge all'indomani di un evento interreligioso tenutosi Cambogia, che ha visto coinvolta la comunità cattolica in Cambogia, insieme alle comunità buddiste: il simposio internazionale sul tema "Buddisti e Cristiani lavorano insieme per la pace attraverso la riconciliazione e la resilienza" .<br />"Questo dialogo - ricordano i Vescovi - ha mostrato l'armonia religiosa in Cambogia come un modello esemplare, qualcosa che siamo orgogliosi di presentare al mondo". Richiamandosi, poi, alla Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia, i vescovi cambogiani notano con dolore la prolungata violenza a Gaza: "Non possiamo rimanere in silenzio. Come possiamo camminare insieme alla ricerca della pace mentre la guerra continua, mietendo la vita di decine di migliaia di innocenti, soprattutto bambini e neonati?", si chiedono <br />Il messaggio ricorda "la strage degli innocenti" che Erode ordinò, secondo il racconto evangelico, e afferma: "Tragicamente e dolorosamente, nel 2025, vediamo la storia ripetersi a Gaza. Dal 2023, circa 18.000 bambini e neonati hanno perso la vita a causa di questa guerra. Molte famiglie hanno perso padri, madri e figli; le loro case sono state distrutte dai bombardamenti". Inoltre "non c'è accesso all'istruzione; le persone affrontano crisi sanitarie, disabilità e mancanza di cibo. Immagini di bambini, nonni anziani e migliaia di genitori che muoiono vengono trasmesse quotidianamente sui social media, causando a tutti noi immenso dolore e tristezza", osservano.<br />Di fronte a tanta violenza, "la comunità cattolica in Cambogia ringrazia Dio per aver concesso l'armonia religiosa alla Cambogia, guidandoci a vivere in pace. Ma non possiamo rimanere indifferenti quando vediamo bambini e migliaia di persone soffrire, feriti, disabili morire ogni giorno". Prosegue il testo: "Ci viene in mente il 1975, quando i Khmer Rossi presero il controllo di Phnom Penh e chiusero la Cambogia al mondo per 3 anni, 8 mesi e 20 giorni. Durante quel periodo, la comunità internazionale rimase in silenzio, permettendo che oltre il 20% della popolazione cambogiana – circa 2 milioni di persone – morisse a causa della fame e delle uccisioni di massa. Sotto quel regime, le persone subirono torture fisiche e psicologiche, furono separate dai familiari e vissero senza legami familiari, nel sospetto reciproco e nella paura estrema". A quel tempo - rilevano i Presuli - "non esistevano piattaforme di social media come quelle odierne. Ma ora, abbiamo i social media che ci permettono di assistere ogni giorno alla tragedia di Gaza. Dobbiamo pregare Dio affinché la pace prevalga".<br />Con questi sentimenti, conclude il testo, "la comunità cattolica in Cambogia lancia un appello urgente e chiede alle Nazioni Unite di cercare ogni mezzo possibile per porre fine immediatamente alla guerra in corso a Gaza", perchè "non muoiano più bambini e innocenti, non soffrano in agonia, non vivano nella paura, non rimangano senza casa né soffrano la fame a causa di questa prolungata e sanguinosa guerra di vendetta".<br /> Tue, 10 Jun 2025 10:33:52 +0200ASIA/TERRA SANTA - Gruppo ecumenico “A Jerusalem Voice for Justice”: SOS per Gaza che muore, tra fame e sfollamenti forzatihttps://www.fides.org/it/news/76451-ASIA_TERRA_SANTA_Gruppo_ecumenico_A_Jerusalem_Voice_for_Justice_SOS_per_Gaza_che_muore_tra_fame_e_sfollamenti_forzatihttps://www.fides.org/it/news/76451-ASIA_TERRA_SANTA_Gruppo_ecumenico_A_Jerusalem_Voice_for_Justice_SOS_per_Gaza_che_muore_tra_fame_e_sfollamenti_forzatiGerusalemme - Dopo oltre un anno e mezzo di morte e distruzione, «il momento che stiamo vivendo è terrificante». La popolazione di Gaza è « la prima vittima» di una guerra crudele». E anche quelli che denunciano la ferocia delle violenze subite dai palestinesi di Gaza sembrano ora «senza speranza, paralizzati dalla disperazione e incapaci di aiutare. Esausti». Eppure occorre provare ancora a «gettare le reti», come fecero gli Apostoli secondo il Vangelo di Giovanni, dopo che per tutta la notte avevano provato a pescare invano. Lo chiedono i membri del Gruppo ecumenico “A Jerusalem Voice for Justice», in un nuovo appello diffuso in occasione della Solennità di Pentecoste per lanciare come cristiani di Terra Santa ancor una volta l’allarme «per la recente escalation senza precedenti della guerra israeliana a Gaza». E chiedere a tutti di riempirsi «dell'energia della risurrezione e dello Spirito Santo a Pentecoste» per continuare a «lottare per la vita e la libertà dei nostri fratelli e sorelle a Gaza e in ogni altro luogo della Palestina/Israele». <br /><br />Nel messaggio, il gruppo ecumenico di testimoni ripete che «Nelle ultime settimane, la situazione è progressivamente peggiorata: oltre ai quasi 55mila morti e agli oltre 120mila feriti, si stanno verificando scarsità di cibo e carestia . Ospedali e altre strutture quasi del tutto chiusi». Anche la distribuzione degli aiuti avviene sotto il controllo israeliano, gestita in esclusiva da un'agenzia sostenuta dagli Stati Uniti, la Gaza Humanitarian Foundation . <br />Il 16 maggio, il direttore esecutivo della GHF, Jake Woods - riporta il documento diffuso da “A Jerusalem Voice of Justice” - «ha dichiarato di rifiutarsi di "partecipare a qualsiasi azione che comporti lo sfollamento forzato della popolazione palestinese». Il 25 maggio 2025, si è dimesso dopo aver chiesto a Israele di consentire l'arrivo degli aiuti attraverso tutti i canali possibili».<br /><br />Il sistema imposto per la distribuzione degli aiuti, con la difficoltà di raggiungere i punti di erogazione e le uccisioni di persone in attesa di ricevere il necessario per sopravvivere - rimarca il gruppo ecumenico - aumenta «la probabilità che il GHF sia una copertura per le operazioni militari israeliane». Le Nazioni Unite e molte ONG internazionali si legge ancora nel documento - «hanno riconosciuto che questa "distribuzione di aiuti" rappresenta un'escalation della guerra. Sanno benissimo che partecipare a tale "distribuzione" significherebbe rendersi complici dell'utilizzo dell'assistenza alimentare come parte di una strategia di guerra, esplicitamente vietata dalle Convenzioni di Ginevra». <br /><br />Il gruppo di riflessione ecumenica “A Jerusalem Voice for Justice”, aggregatosi in maniera spontanea, si è costituito di recente davanti allo nuovo scatenarsi di violenza e terrore in Terra Santa, per condividere e offrire spunti di analisi e discernimento sui fatti e sui processi che toccano e tormentano la vita dei popoli nella terra di Gesù. Della rete fanno parte, tra gli altri, Il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini Michel Sabbah, il Vescovo luterano Munib Younan, il Vescovo greco ortodosso Attallah Hanna, la coordinatrice del Centro ecumenico Sabeel, Sawsan Bitar, il teologo palestinese John Munayer, il padre gesuita David Neuhaus, padre Frans Bouwen dei Missionari d’Africa. Mon, 09 Jun 2025 17:54:07 +0200ASIA/THAILANDIA - Il Direttore delle POM: la "speranza differente" che attrae le persone a Cristohttps://www.fides.org/it/news/76444-ASIA_THAILANDIA_Il_Direttore_delle_POM_la_speranza_differente_che_attrae_le_persone_a_Cristohttps://www.fides.org/it/news/76444-ASIA_THAILANDIA_Il_Direttore_delle_POM_la_speranza_differente_che_attrae_le_persone_a_CristoBangkok - "A Pasqua nella città di Bangkok abbiamo avuto 200 battesimi di adulti, 15 di loro erano della mia parrocchia, la chiesa del Rosario a Bangkok. E' una buona notizia e un segno di speranza: ci dice che il Signore agisce e Cristo attrae le persone a sè nel nostro particolare contesto, una nazione al 90% buddista in cui su 70 milioni di abitanti, i cattolici sono circa 300mila": è quanto racconta in un colloquio con l'Agenzia Fides don Peter Piyachart Makornkhanp, parroco a Bangkok e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Thailandia. "Come chiesa siamo una piccola minoranza, fragile, ma siamo forti nella fede. Siamo rispettati nella società, abbiamo buone scuole. Abbiamo un buon rapporto con tutti", racconta il Direttore, esplicando il contesto sociale e culturale in cui vive la comunità cattolica.<br />"In Thailandia - spiega - la mentalità corrente è intrisa di generosità e rispetto di tutti, il che si riflette anche nel campo della religione. L'idea principale è che tutte le religioni siano buone e che aiutino l'essere umano; la spiritualità è una componente forte della vita, una parte importante, qualunque essa sia, dunque non c'è nessun problema a credere ad apparente a un comunità di fede. Il lato positivo è che possiamo fare amicizia con tutti, vi sono rispetto, solidarietà e benevolenza reciproca e si può instaurare una feconda collaborazione con altre persone. L'altra faccia della medaglia è che, per l'uomo comune, una fede vale l'altra, qualsiasi religione venga professata è del tutto indifferente".<br />La Chiesa porta "lo specifico volto e il contributo peculiare del cristianesimo, della fede cattolica. Non abbiamo problemi a predicare, siamo liberi di mostrarci e di svelare il volto di Cristo", ma spesso una persona pensa "già di avere una religione, dunque di non aver bisogno di altro e di non cercare nulla di nuovo", nota.<br />In questo contesto racconta il parroco, "nella libertà di esprimersi, di aprirsi alla grazia e di donare il Vangelo, la Chiesa ha una sua vitalità. Le vocazioni al sacerdozio ci sono e sono in crescita: abbiamo 80 seminaristi maggiori nel seminario interdiocesano, che accoglie candidati dalle 11 diocesi thailandesi e che, se Dio vuole, diverranno preti. E' una buona prospettiva per la vita della nostra Chiesa, ci permette di vivere e portare avanti le attività pastorali". Va detto, ricorda, "che nella nazione è in atto una politica di controllo delle nascite e che le donne thailandesi non fanno molti figli, dunque la valutazione globale del numero delle vocazioni è buona", nota, "e lo stesso dicasi per la vita consacrata che è fiorente, non è in crisi".<br />In generale, afferma, "la Chiesa intrattiene buoni rapporti con tutti nella società, in cui è riconosciuta come l'autorità morale, è apprezzata sia dalle istituzioni che dalla gente comune. La popolazione comprende i nostri valori, e si vedono le opere come l'istruzione, il welfare, molto significative. Non soffriamo a essere minoranza, non vi è ostilità o discriminazione e questo dà alla vita ordinaria delle comunità cristiane grande serenità" che si riflette anche nella missione evangelizzatrice. <br />"Le nostre vie di missione - riferisce don Peter Piyachart Makornkhanp - sono i vari ambiti della vita ecclesiale, anche l'istruzione, il lavoro sociale, la Caritas: tutto è per l'evangelizzazione. Vorrei notare che la comunicazione sociale è molto sviluppata: abbiamo canali radio e Tv e canali dei social media che si rivolgono e sono diffusi soprattutto tra i giovani". <br />"In un paese con la nostra cultura, si avverte anche da noi la secolarizzazione, cioè la tendenza a vivere senza Dio. Ma poi quel bisogno profondo nel cuore ritorna, c'è qualcosa nel cuore che riemerge", nota il Direttore nazionale delle POM. E prosegue: "La gente cerca la verità, cerca qualcosa che vada oltre la vita materiale. Spesso i giovani che studiano nelle nostre scuole , una volta divenuti adulti, ripensano al senso e al significato della loro vita, allora ritornano in Chiesa e chiedono di conoscere meglio Cristo Gesù e la nostra fede. Tra loro vi sono i battezzati adulti. Lo si vede in particolare nel 2025 mentre celebriamo il Giubileo della speranza". <br />Infatti, conclude il Direttore delle POM, "la speranza è qualcosa che incuriosisce e desta interesse. Le persone trovano nella Chiesa cattolica una speranza, presentiamo l'altra speranza per la vita, che è Cristo stesso. È diversa dalla speranza che trovano nelle strade del mondo. E' una speranza differente. Chi la accoglie prova e testimonia nuova gioia e pace. E questo dà speranza anche a noi".<br /> <br />Mon, 09 Jun 2025 17:06:24 +0200VATICANO - Pentecoste, Papa Leone: lo Spirito Santo dona il coraggio di annunciare a tutti le opere di Diohttps://www.fides.org/it/news/76450-VATICANO_Pentecoste_Papa_Leone_lo_Spirito_Santo_dona_il_coraggio_di_annunciare_a_tutti_le_opere_di_Diohttps://www.fides.org/it/news/76450-VATICANO_Pentecoste_Papa_Leone_lo_Spirito_Santo_dona_il_coraggio_di_annunciare_a_tutti_le_opere_di_DioCittà del Vaticano - «La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa vi sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo». Papa Leone ha citato il suo predecessore Benedetto XVI, per suggerire la missione che la Chiesa può abbracciare solo se con docilità si lascia continuamente animare e ravvivare dall’operare dello Spirito Santo. Lo ha fatto oggi, domenica 8 giugno, Solennità di Pentecoste in cui Papa Prevost ha presieduto la liturgia eucaristica celebrata sul sagrato della Basilica di San Pietro davanti a una moltitudine di almeno 80 mila romani e pellegrini giunti nell’Urbe in questi giorni per partecipare al Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità.<br />Nell’omelia, Papa Leone si è soffermato sulle diverse frontiere che l’azione dello Spirito aiuta a attraversare e a cancellare.<br /> L’esperienza a cui guardare - suggerisce il Vescovo di Roma - è sempre quella degli Apostoli, nelle cui vite lo Spirito opera «qualcosa di straordinario». Dopo la morte in croce di Gesù «si erano rinchiusi nella paura e nella tristezza». Poi incontrano Gesù risorto, e ricevono il dono dello Spirito Santo, che «vince la loro paura, spezza le catene interiori, lenisce le ferite, li unge di forza e dona loro il coraggio di uscire incontro a tutti ad annunciare le opere di Dio»<br />Lo Spirito Santo - ha ricordato il Pontefice - «apre le frontiere anzitutto dentro di noi». È «il Dono che dischiude la nostra vita all’amore», che «scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi». <br />Lo Spirito «apre le frontiere anche nelle nostre relazioni. Infatti, Gesù dice che questo Dono è l’amore tra Lui e il Padre che viene a prendere dimora in noi. E quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi», compresi i pericoli nascosti che inquinano le relazioni. «Penso anche, con molto dolore - ha aggiunto il Papa - a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio».<br /><br />Lo Spirito Spirito - ha proseguito il Successore di Pietro - «apre le frontiere anche tra i popoli. A Pentecoste gli Apostoli parlano le lingue di coloro che incontrano e il caos di Babele viene finalmente pacificato dall’armonia generata dallo Spirito. Le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità».<br />Invece «oggi nel mondo» ha rimarcato Papa Leone, citando Papa Francesco «c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine». E di tutto questo «sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta. Invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace» ha proseguito il Pontefice «perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli».<br /><br />Sempre in piazza San Pietro, nella serata di Sabato 7 giugno, Papa Leone XIV aveva presieduto la veglia di Pentecoste con decine di migliaia di appartenenti a movimenti, associazioni e nuove comunità accorsi a Roma per prendere parte al loro evento giubilare. «L’evangelizzazione – ha detto loro il Pontefice nell’omelia pronunciata durante la Veglia - non è una conquista umana del mondo, ma l’infinita grazia che si diffonde da vite cambiate dal Regno di Dio. È la via delle Beatitudini, una strada che percorriamo insieme, affamati e assetati di giustizia, poveri di spirito, misericordiosi, miti, puri di cuore, operatori di pace». E “Per seguire Gesù su questa via da Lui scelta - ha aggiunto Leone XIV -non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili. Siate dunque legati profondamente a ciascuna delle Chiese particolari e delle comunità parrocchiali dove alimentate e spendete i vostri carismi». <br />La mattina di venerdì 6 giugno, Papa Leone aveva incontrato nella Sala Clementina i “moderatori” desse Associazioni di fedeli, dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità che avevano partecipato all’incontro annuale organizzato per lodo dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Nel discorso pronunciato in quell’occasione, Papa Leone, tra le altre cose, ha ricordato che «La vita cristiana non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome». <br /><br />Rivolto ai “moderatori di Associazioni, Movimenti e nuove Comunità, Papa Leone ha ricordato anche che «Tutto nella Chiesa si comprende in riferimento alla grazia: l’istituzione esiste perché sia sempre offerta la grazia, i carismi sono suscitati perché questa grazia sia accolta e porti frutto. Senza i carismi - ha aggiunto il Pontefice - c’è il rischio che la grazia di Cristo, offerta in abbondanza, non trovi il terreno buono per riceverla! Ecco perché Dio suscita i carismi, perché questi risveglino nei cuori il desiderio dell’incontro con Cristo, la sete della vita divina che Lui ci offre, in una parola, la grazia» Sun, 08 Jun 2025 21:45:39 +0200ASIA/INDIA - Nomina del Vescovo di Jullundurhttps://www.fides.org/it/news/76449-ASIA_INDIA_Nomina_del_Vescovo_di_Jullundurhttps://www.fides.org/it/news/76449-ASIA_INDIA_Nomina_del_Vescovo_di_JullundurCittà del Vaticano - Il Santo Padre Leone XIV ha nominato Vescovo della Diocesi di Jullundur il Rev. Sac. Jose Sebastian Thekkumcherikunnel, del clero della medesima Diocesi, finora Economo e Parroco a Phagwara.<br /><br />Jose Sebastian Thekkumcherikunnel è nato il 24 dicembre 1962 a Kalaketty, nella Diocesi di Palai. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il St. Charles Inter-Diocesan Major Seminary a Nagpur.<br /><br />È stato ordinato sacerdote il 1° maggio 1991 per il Clero della Diocesi di Jullundur.<br /><br />Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale della St. Mary’s a Fatehgarh Churian e Docente esterno presso il St. John’s Vianney Minor Seminary ad Amritsar ; Parroco della St. Joseph’s a Khasa ; Parroco della Sacred Heart e Vice Direttore della St. Francis School ad Amritsar ; Preside della St. Francis School, Decano e Parroco della St. Francis a Amritsar, Membro della Commissione diocesana di Educazione, del Consiglio Presbiterale e del Diocesan Charismatic Team ; Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma ; Vice Cancelliere della Diocesi di Jullundur, Difensore del Vincolo e Direttore per la Catechesi ; Cancelliere e Vicario Giudiziario della Diocesi di Jullundur, Docente presso l’Holy Trinity Regional Major Seminary a Jalandhar, Membro del Collegio dei Consultori diocesani e del Consiglio di Governo del Seminario Maggiore ; Capo Dipartimento di Teologia presso l’Holy Trinity Regional Major Seminary a Jalandhar ; Direttore della Christ the King Convent School a Kapurthala ; Cancelliere e Vicario Giudiziario della Diocesi di Jullundur, Docente esterno presso l’ Holy Trinity Regional Major Seminary a Jalandhar e presso la MJ Formation House a Jalandhar Cantt. ; Direttore della St. Pius X Convent School a Lambapind ; Rettore e Parroco della St. Mary’s Cathedral a Jalandhar Cantt., Difensore del Vincolo e Promotore di Giustizia . Dal 2020 è Docente esterno presso il Seminario Maggiore e, dal 2022, Economo Diocesano, Parroco della St. Joseph’s e Direttore della St. Joseph’s Convent School a Phagwara. Sat, 07 Jun 2025 16:59:58 +0200