Fides News - Italianhttps://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.AMERICA/COLOMBIA - Rinuncia e nomina del Vicariato Apostolico di Leticiahttps://www.fides.org/it/news/77120-AMERICA_COLOMBIA_Rinuncia_e_nomina_del_Vicariato_Apostolico_di_Leticiahttps://www.fides.org/it/news/77120-AMERICA_COLOMBIA_Rinuncia_e_nomina_del_Vicariato_Apostolico_di_LeticiaCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Leticia, presentata da S.E. Mons. José de Jesús Quintero Díaz. Il Santo Padre ha nominato Vicario Apostolico di Leticia il Rev.do John Mario Mesa Palacio, del clero di Santa Rosa di Osos, finora Direttore dell’Ufficio per l’animazione degli spazi ecclesiali di comunione e sinodalità della Conferenza Episcopale Colombiana.<br />S.E. Mons. John Mario Mesa Palacio è nato l’8 giugno 1966 in Belmira, Diocesi di Santa Rosa de Osos. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il Seminario Diocesano Santo Tomás de Aquino di Santa Rosa de Osos. È stato ordinato sacerdote il 23 novembre 1993 per la medesima Diocesi.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale de La Inmaculada Concepción di Amalfi, Colombia ; Direttore Spirituale e Rettore della Scuola Miguel Ángel Builes a Riogrande; Rettore della Scuola Nuestra Señora de las Misericordias di Liborina ; Parroco della Nuestra Señora del Perpetuo Socorro di Vegachí ; Parroco della Nuestra Señora del Carmen di Vegachí ; Vicario Episcopale per la zona La Meseta ; Parroco della Nuestra Señora del Carmen di Yarumal ; Direttore dell’equipe nazionale del Servicio de Animación Comunitaria – SEDAC ; Vicario Episcopale per la Pastorale e Delegato per la Pastorale familiare ; Rettore del Seminario Diocesano San Tommaso d’Aquino ; Parroco della Nuestra Señora del Rosario di Donmatías ; finora, Direttore dell’Ufficio per l’animazione degli spazi ecclesiali di comunione e sinodalità della Conferenza Episcopale Colombiana.<br /> Thu, 04 Dec 2025 12:07:58 +0100AFRICA/SUD SUDAN - "“Una nazione non può costruire nuove strade su vecchie ferite": il Vescovo di Tombura-Yambio ai giovani delle 10 contee dell’Equatoria Occidentalehttps://www.fides.org/it/news/77119-AFRICA_SUD_SUDAN_Una_nazione_non_puo_costruire_nuove_strade_su_vecchie_ferite_il_Vescovo_di_Tombura_Yambio_ai_giovani_delle_10_contee_dell_Equatoria_Occidentalehttps://www.fides.org/it/news/77119-AFRICA_SUD_SUDAN_Una_nazione_non_puo_costruire_nuove_strade_su_vecchie_ferite_il_Vescovo_di_Tombura_Yambio_ai_giovani_delle_10_contee_dell_Equatoria_OccidentaleYambio – “E’ necessario che i giovani si impegnino su ciò che può portare pace per loro ora e per il futuro delle loro comunità” dice all’Agenzia Fides il vescovo di Tombura Yambio, Eduardo Hiiboro Kussala. Il prelato fa riferimento ad un incontro intergenerazionale tenuto il 2 e 3 dicembre 2025 tra i giovani dalle 10 contee dell'Equatoriale Occidentale, uno dei dieci Stati del Sudan del Sud. Comunità diverse, tribù diverse.<br /><br />“Il dialogo è stato avviato – prosegue Hiiboro - ma vorremmo vedere che i giovani si concentrino su ciò che di buono hanno già, invece di seguire cattive politiche, cose che possono dividerli e che li perseguiteranno non solo ora, domani, ma anche la prossima generazione.”<br /><br />“Questo workshop non è solo un incontro, è un movimento. Un movimento guidato dai giovani, sostenuto dai giovani e arricchito dalla saggezza dei nostri anziani – rimarca mettendo in luce il tema del workshop: ‘i giovani che costruiscono la Pace, costruiscono il Futuro’.”<br /><br />Il vescovo esprime una serie di riflessioni alle quali fare riferimento per poter arrivare alla pace, che riguardano l’amore verso se stessi, l'identità tribale, la pace come sviluppo, dignità, opportunità, uguaglianza. “Una nazione non può costruire nuove strade su vecchie ferite. Una comunità che si rifiuta di ricordare ripete i propri errori. Una comunità che ricorda guarendo risorge. I giovani devono diventare artefici di unità, quella unità che è il ponte verso il nostro futuro di pace. Prendere il buono dalla cultura e rifiutare ciò che è nocivo. La cultura è potere, se usata per la pace. Bisogna rafforzare l’empowerment economico per i giovani, educare alla pace e al pensiero critico. Una mente istruita è difficile da manipolare – sottolinea il vescovo di Tombura Yambio.<br /><br />“Costruiamo il futuro insieme. La pace" insiste il Vescovo "prospera quando camminano insieme gli anziani che portano la memoria e i giovani che portano l'energia. Insieme portano il destino.” Ancora parlando della condizione femminile dice che una società che mette a tacere le donne perde metà della sua saggezza. “Le voci delle donne sono essenziali per la pace. I giovani devono essere modelli di pace e avere come fondamento Fede e valori morali. Dobbiamo pregare insieme, lavorare insieme e risorgere insieme” conclude il Vescovo Hiiboro.<br /> Thu, 04 Dec 2025 12:05:28 +0100ASIA/COREA DEL SUD - Il governo chiede il dialogo con il Nord, i cattolici pregano perchè "si superi l'odio"https://www.fides.org/it/news/77118-ASIA_COREA_DEL_SUD_Il_governo_chiede_il_dialogo_con_il_Nord_i_cattolici_pregano_perche_si_superi_l_odiohttps://www.fides.org/it/news/77118-ASIA_COREA_DEL_SUD_Il_governo_chiede_il_dialogo_con_il_Nord_i_cattolici_pregano_perche_si_superi_l_odioSeoul - "Andiamo oltre l'odio, proteggiamo la dignità umana, entrano in relazione gli uni con gli altri, perseguiamo la fraternità universale e avanziamo verso un mondo senza discriminazioni, dove la giustizia e amore del Signore si realizzino": è il messaggio diffuso da John Kim Sun-tae, Vescovo di Jeonju e presidente della Commissione "Giustizia e Pace" della Conferenza episcopale della Corea Del Sud, mentre nel paese si torna a parlare di "dialogo con la Corea del Nord", in un tempo che, per i credenti in Cristo, è l'Avvento, il tempo di attesa e di preparazione alla nascita del Cristo Salvatore.<br />Il Vescovo Kim ha osservato: "In tutto il mondo si soffre ancora per la presenza di odio e discriminazione" e, come credenti che conoscono "il valore della dignità umana", "ci impegniamo a creare un mondo di amore e unità". <br />Il primo riferimento per i fedeli coreani quello alle ferite della divisione nella penisola. Il Vescovo ha affermato che "sentimenti di odio si vanno diffondendo tra giovani e anziani e hanno raggiunto un livello molto preoccupante nella nostra società", in cui si è indebolito notevolmente, d'altro canto, l'afflato alla riconciliazione e alla riunificazione della Corea. Tale obiettivo per decenni è stato citato ed era considerato "tra le priorità" nella sfera politica, sociale e religiosa. La Chiesa cattolica oggi vede, soprattutto nelle nuove generazioni, l'affievolirsi di questa coscienza di questa tensione all'unità, e si impegna a "tener viva la fiamma della speranza".<br />Per questo, con un appello rivolto "a tutte le persone di buona volontà", il Vescovo Kim ha pregato: "Spero che prima di tutto si aprano i cuori, per riconoscere che tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio e hanno dignità, e perchè possiamo avere un cuore pieno di rispetto e considerazione per tutti gli esseri umani". La via da seguire, indicata a giovani e adulti, è "l'empatia universale, mostrata da Gesù", ha detto, esortando, poi, i politici a "praticare una politica per il bene comune e per la coesistenza, ovvero una 'buona politica".<br />Il governo coreano ha dichiarato apertamente di voler riannodare il dialogo con la Corea del Nord, almeno finalizzato alla liberazione dei sei cittadini della Corea del Sud detenuti oltre frontiera. La sospensione dei colloqui inter-coreani - si legge in un nota odierna dell'ufficio presidenziale - impedisce che si facciano passi avanti per il rilascio dei prigionieri, arrestati tra il 2013 e il 2016 con l'accusa di spionaggio.<br />"Essendo sospesi il dialogo e gli scambi inter-coreani per un periodo prolungato, la sofferenza dei nostri cittadini causata dalla divisione nazionale continua e la questione necessita urgentemente di una soluzione", si legge nel comunicato presidenziale. "Lavoreremo sulla base del consenso pubblico per riprendere il dialogo inter-coreano il prima possibile", afferma la nota. Il governo intende impegnarsi in "consultazioni con la Corea del Nord", ha confermato il Ministero dell'Unificazione, un ministero che tuttora esiste nel governo di Seul.<br />La Corea del Nord attualmente continua a mantenere una linea di rifiuto del dialogo inter-coreano da quando, nel 2023, Kim Jong Un disse di rinunciare a ogni rapporto con la Corea del Sud.<br /> <br />Thu, 04 Dec 2025 11:44:23 +0100ASIA/LIBANO - Generale Abagnara (UNIFIL): “La visita del Papa ci conferma nella nostra missione di pace”https://www.fides.org/it/news/77117-ASIA_LIBANO_Generale_Abagnara_UNIFIL_La_visita_del_Papa_ci_conferma_nella_nostra_missione_di_pacehttps://www.fides.org/it/news/77117-ASIA_LIBANO_Generale_Abagnara_UNIFIL_La_visita_del_Papa_ci_conferma_nella_nostra_missione_di_pacedi Gianluca Frinchillucci<br /><br />Beirut – In un Libano segnato da una crisi economica logorante, da fragilità istituzionali e da un clima di tensione crescente lungo la Blue Line, la recente visita di Papa Leone XIV ha rappresentato un segnale di grande valore anche per gli operatori di pace presenti nel Paese.<br />A riflettere sull’impatto del viaggio apostolico è il Generale di Divisione Diodato Abagnara, Force Commander e Head of Mission di UNIFIL, che guida l’operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite nel Libano meridionale. <br />L’Italia ha un ruolo di primo piano nella Missione, con un contingente significativo e un approccio fondato sulla vicinanza alle comunità locali e sul coordinamento con le Forze Armate Libanesi .<br /><br />Nella conversazione coi giornalisti sul volo che lo riportava da Beirut a Roma, anche Papa Leone XIV ha fatto riferimento alla “capacità che ha l’Italia di essere intermediaria in mezzo a un conflitto che esiste fra diverse parti”. <br /><br />Secondo il Generale Abagnara, la visita del Pontefice ha certo rappresentato un gesto di incoraggiamento per i cristiani libanesi e per i militari italiani, e anche un invito rivolto a tutti a riscoprire il valore del dialogo e della convivenza come chiavi per una stabilità non effimera.<br />Nell’intervista concessa all’Agenzia Fides, il Generale si sofferma sul significato della visita papale, sul ruolo di UNIFIL e sull’evoluzione del Ceasefire Monitoring Mechanism, rinnovato dopo la Dichiarazione di Cessazione delle Ostilità del novembre 2024.<br /><br />Cosa ha rappresentato la visita del Papa in Libano?<br /><br />«La visita del Papa ha avuto un significato profondo, soprattutto in relazione al contesto in cui è avvenuta. Il Libano attraversa da anni una somma di crisi – economica, istituzionale, sociale – cui si aggiunge oggi un forte clima di tensione ai confini. In una situazione così fragile, la presenza del Santo Padre è stata un segnale di attenzione e di riconnessione.<br />Molti libanesi, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, hanno percepito un messaggio semplice ma essenziale: il Libano non è stato abbandonato e resta centrale nelle preoccupazioni della comunità internazionale.<br />La visita ha anche riportato al centro il tema della convivenza libanese, un equilibrio complesso tra comunità e sensibilità diverse. Gli incontri del Papa con rappresentanti di varie confessioni e della società civile hanno ribadito un punto chiaro: la stabilità si costruisce attraverso il dialogo, non attraverso contrapposizioni.<br />Sappiamo che un viaggio papale non può risolvere da solo i problemi del Paese. Ma in un contesto così fragile anche una breve tregua nella tensione aiuta a ridurre i rischi e a ricostruire fiducia, ricordando che esiste ancora spazio per la cooperazione.»<br /><br />Cosa ha rappresentato questa visita per i militari italiani?<br /><br />«Per i militari italiani la visita del Santo Padre ha avuto un significato particolare, umano e professionale. Operare nel sud del Libano significa lavorare in un ambiente dove equilibrio, prudenza e continuità sono essenziali. Molto del nostro lavoro – pattuglie, monitoraggio, coordinamento con le LAF, supporto alle comunità locali – non è visibile.<br />In questo quadro, sentire riconoscere il ruolo degli “operatori di pace” è stato un segnale diretto di apprezzamento. La presenza del Papa è stata vissuta come un riconoscimento del modello italiano: una presenza credibile, rispettosa, fondata sulla vicinanza alle persone e sulla professionalità.<br />In un contesto operativo caratterizzato da rischi e scenari imprevedibili, un gesto di attenzione esterna diventa anche un elemento di coesione interna. Molti militari hanno interpretato la visita come un incoraggiamento a proseguire con la stessa dedizione, sapendo che il loro impegno è visto e riconosciuto sia dalle comunità locali sia dagli attori internazionali.<br />In sintesi, la visita ha confermato il senso del nostro lavoro: garantire stabilità, prevenire escalation, costruire fiducia. Il Papa ha ricordato un principio fondamentale: la pace non è solo assenza di guerra, ma anche incontro, dignità e ascolto. Sono esattamente i valori che guidano il nostro operato quotidiano.»<br /><br />Che cosa rappresentano oggi UNIFIL e il contributo italiano per il Libano?<br /><br />«UNIFIL oggi è un pilastro di stabilità che il Libano non può permettersi di perdere. In un contesto dove la sicurezza può cambiare rapidamente, la Missione rappresenta un argine all’escalation e un canale costante di dialogo tra le parti.<br />Il lavoro quotidiano dei peacekeeper – monitoraggio, prevenzione, gestione delle frizioni – è discreto ma decisivo per mantenere la calma lungo la Blue Line.<br />All’interno di questo equilibrio, il contributo italiano ha un ruolo particolarmente rilevante. L’Italia è percepita come una presenza solida, affidabile e rispettosa: un modello di peacekeeping che unisce professionalità e capacità di instaurare rapporti autentici con le comunità locali. Nel sud del Libano lo sentiamo spesso dire: “Gli italiani non ci fanno sentire soli.” È una testimonianza che va oltre il livello operativo.<br />C’è poi un elemento strategico: il lavoro congiunto con le Forze Armate Libanesi. Ogni attività svolta insieme contribuisce a rafforzarne le capacità e, di conseguenza, la stabilità complessiva del Paese. La sicurezza più efficace è quella costruita insieme, passo dopo passo, attraverso fiducia e collaborazione.»<br /><br />Quali effetti potrebbe avere il crescente ruolo degli Stati Uniti nel Ceasefire Monitoring Mechanism?<br /><br />«Negli ultimi giorni l’impegno statunitense nel sostenere il Ceasefire Monitoring Mechanism ha assunto un profilo più visibile, con l’obiettivo di dare continuità al percorso avviato dopo la Dichiarazione di Cessazione delle Ostilità del 27 novembre 2024. Tuttavia, dal punto di vista operativo non ci sono stati cambiamenti né per UNIFIL né per il Contingente Italiano: i mandati restano invariati.<br />L’ingresso di figure civili nelle delegazioni e la maggiore attenzione degli Stati Uniti indicano un tentativo di rendere questi incontri più adatti ad affrontare aspetti politici complessi. Per il momento si tratta di un’evoluzione che riguarda più il quadro strategico che le attività quotidiane sul terreno.<br />Va ricordato che il Ceasefire Monitoring Mechanism è l’evoluzione del Tripartite Meeting che per anni ha riunito Forze armate libanesi , Esercito israeliano e UNIFIL per affrontare le questioni tecniche lungo la Blue Line. Dopo il 2024 si è sentita l’esigenza di uno strumento più articolato e capace di includere anche gli aspetti politici: oggi vi partecipano LAF, IDF, UNIFIL, Stati Uniti, Francia e – dal 3 dicembre 2025 – per la prima volta un rappresentante civile del Governo libanese, l’ex ambasciatore Simon Karam. È un foro più ampio, con più voci e maggiore capacità di collegare il piano operativo a quello diplomatico.<br />Questo è molto diverso dal Military Technical Committee for Lebanon , missione italiana che opera con finalità completamente distinte: addestramento delle Forze Armate Libanesi e supporto alle istituzioni locali.<br />Per il sud del Libano, gli scenari dipenderanno dalla capacità delle parti di mantenere questo canale negoziale su basi costruttive. L’esperienza dimostra che quando le parti dialogano – anche attraverso canali tecnici – la gestione delle tensioni è più ordinata e gli incidenti possono essere contenuti più rapidamente.<br />In sintesi: sul terreno il nostro lavoro non cambia, ma un Meccanismo più strutturato, inclusivo e sostenuto da attori con capacità di influenza può favorire una maggiore prevedibilità e un clima di maggiore stabilità nel sud del Libano.» <br />Thu, 04 Dec 2025 10:46:53 +0100AFRICA/NIGERIA- Rapito un sacerdote nello Stato di Kadunahttps://www.fides.org/it/news/77116-AFRICA_NIGERIA_Rapito_un_sacerdote_nello_Stato_di_Kadunahttps://www.fides.org/it/news/77116-AFRICA_NIGERIA_Rapito_un_sacerdote_nello_Stato_di_KadunaAbuja – Ancora un prete cattolico sequestrato in Nigeria. Padre Emmanuel Ezema è stato catturato da uomini armati che hanno assalito la canonica della parrocchia San Pietro a Rumi, intorno alle 11,30 del 2 dicembre.<br />Lo ha reso noto la diocesi di Zaria, in un comunicato firmato dal cancelliere padre Isek Augustine che ha chiesto ai fedeli di pregare per la rapida liberazione del sacerdote.<br />Zaria si trova nello Stato di Kaduna nel nord-ovest della Nigeria.<br />L’ennesimo sequestro di un sacerdote ripropone il dramma dei rapimenti a scopo di estorsione in Nigeria che colpisce tutte le categorie sociali. A causa dell’insicurezza crescente il presidente Bola Ahmed Tinubu ha dichiarato lo Stato di emergenza , poiché rapimenti e aggressioni violente continuano a diffondersi in vari Stati della Federazione. <br />Thu, 04 Dec 2025 09:05:42 +0100ASIA/MALAYSIA - Dal “Grande Pellegrinaggio della Speranza” spunti e luci per il cammino e la testimonianza delle Chiese dell’Asiahttps://www.fides.org/it/news/77115-ASIA_MALAYSIA_Dal_Grande_Pellegrinaggio_della_Speranza_spunti_e_luci_per_il_cammino_e_la_testimonianza_delle_Chiese_dell_Asiahttps://www.fides.org/it/news/77115-ASIA_MALAYSIA_Dal_Grande_Pellegrinaggio_della_Speranza_spunti_e_luci_per_il_cammino_e_la_testimonianza_delle_Chiese_dell_Asiadi Gianni Valente<br /><br />Penang – Un pellegrinaggio «consolante». È l’aggettivo della consolazione quello scelto dal Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, quando gli è stato chiesto di descrivere con una sola parola il «Grande Pellegrinaggio della Speranza», il raduno ecclesiale svoltosi a Penang, in Malaysia, dal 27 al 30 novembre. Una esperienza di preghiera, musica, catechesi e comunione che secondo il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha trasmesso conforto ai singoli e alle comunità, mostrando alle Chiese in Asia che Cristo cammina col suo popolo, in mezzo a incertezze, conflitti, tempi di cambiamento.<br /><br />Più di 900 delegati, provenienti dalle comunità cattoliche di 32 Paesi, hanno condiviso le giornate di Penang, raduno che ha il suo precedente nel Congresso Missionario dell’Asia celebrato a Chiang Mai nel 2006.<br /><br />Discorsi, omelie e conferenze stampa hanno scandito le giornate, sintetizzati negli accurati resoconti di Radio Veritas Asia: contributi disseminati di spunti suggestivi per illuminare il prossimo tratto di cammino delle Chiese in Asia, dal Giubileo della Speranza al prossimo Giubileo del 2033, che celebrerà i 2000 anni dall’evento pasquale della morte e resurrezione di Cristo.<br /> <br /><br />“Ricordarsi del futuro” <br /> <br />La fiducia riguardo al cammino futuro delle comunità cattoliche asiatiche non è riposta in strategie umane o management ecclesiali. Conta il fatto che tutto il cammino della Chiesa nella storia del mondo avviene alla luce dell’evento della resurrezione di Cristo, richiamato anche dal prossimo Giubileo.<br />C’è sempre da sperimentare – ha detto il Pro-Prefetto del Dicastero missionario durante la concelebrazione eucaristica da lui presieduta il 29 novembre nella Basilica Minore di Sant’Anna - che la risurrezione di Cristo non è solo un evento passato, ma un destino promesso. Occorre sempre “ricordare il futuro” – ha aggiunto il Cardinale Tagle, riprendendo la suggestiva espressione del grande teologo ortodosso Ioannis Zizioulas, Metropolita di Pergamo. «Il 2033» ha aggiunto «è fissato come anno giubilare, ma la realtà è che stiamo camminando verso il futuro di Dio. E Gesù ci aspetta lì». <br />Il cammino è segnato da incertezze e limiti umani, perché «Formiamo una comunità di persone confuse e inconsapevoli». Ma come come il Profeta Daniele «chiediamo a Dio di farci luce. E Dio ha risposto. Gesù cammina con noi nella nostra confusione, apre le Scritture e spezza il pane per noi». E «Gesù non è solo il nostro compagno, ma è anche la nostra destinazione». Per questo, «Quando qualcuno vi chiede: “Dove stai andando?”, rispondete: “Sto andando da Dio Padre”. E se rimangono scioccati, invitateli a venire con voi».<br /><br />Il Cardinale ha concluso quella omelia raccontando di una donna, il cui marito era in fin di vita, e che scelse di uscire dalla stanza nell’ultimo momento del consorte affinché, secondo le sue parole, «Gesù e mio marito potessero godersi quel momento intimo». «Questa – ha commentato il Cardinale Tagle – è la speranza cristiana: confidare in Gesù che aspetta di accogliere ciascuno di noi».<br /> <br /><br />La missione delle Chiese asiatiche: raccontare l’umanità di Cristo<br /><br /> <br />L’annuncio della speranza cristiana agli uomini e alle donne del tempo presente à affidato all’opera apostolica della Chiesa. E anche adesso – hanno ripetuto molti degli interventi ascoltati durante il “Grande Pellegrinaggio della Speranza” – le comunità cattoliche fiorite in Asia possono offrire al mondo come un dono prezioso la loro attitudine a “raccontare l’umanità di Cristo”. <br /><br />«Nel professare la fede in Gesù, il Signore, il Cristo» ha detto il Cardinale Pablo Virgilio Siongco David, «a volte lo mettiamo su un piedistallo e lo allontaniamo da noi, quando in realtà è diventato uno di noi». E da allora «Non c'è altro modo per arrivare alla divinità di Gesù se non attraverso la sua umanità».<br /><br /> Così, «Raccontando le storie di come le comunità asiatiche incontrano Gesù, attraverso la vita familiare, la sofferenza, la solidarietà e la gioia, i credenti possono aiutare il mondo» a riscoprire Gesù, visto che l’Asia – ha ripetuto il Cardinale David il 29 novembre - comprende il potere della narrazione più profondamente della maggior parte delle culture. «In Asia» ha aggiunto il Cardinale filippino «la verità non ci arriva principalmente come concetto», ma «come storia in cui entriamo». E «Condividere la Buona Novella in Asia significa raccontare storie, non conquistare» Questo – ha proseguito - «è anche il nostro mandato per il 2033. Lasciare che Gesù riappaia nelle nostre parole, nei nostri gesti, nelle nostre comunità e nel nostro modo asiatico di raccontare la Buona Novella».<br /><br /><br />Anche il Cardinale Tagle, nella conferenza stampa di sabato 29 novembre, ha condiviso alcune sue esperienze personali per documentare come il semplice raccontare la storia di Gesù rimanga una via essenziale per annunciare il Vangelo e abbracciare l’opera apostolica affidata alla Chiesa. Lui stesso – ha raccontato il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione – nel suo intervento al Congresso missionario asiatico del 2006 aveva proposto la “narrazione” come metodo missionario, suscitando interesse anche negli accademici coinvolti negli studi di missiologia.<br /><br />«All’epoca» ha ricordato il Cardinale «alcuni studiosi pensavano che la narrazione evitasse la proclamazione o riducesse l'elemento dottrinale». Ma è stato possibile mostrare che «questo era il modo di agire di Gesù stesso, il più grande missionario inviato dal Padre, e che la narrazione si adatta al contesto asiatico». <br /><br />Quel passaggio - ha aggiunto il Cardinale Tagle - ha rivelato il modo silenzioso ma costante in cui l'esperienza missionaria dell'Asia può offrire il suo contributo e i suoi doni alla Chiesa universale, visto che da allora il ‘metodo narrativo’ «Si è diffuso dall'Asia ad altre aree».<br /> <br /><br />Riconoscere i propri fallimenti, abbracciare le proprie fragilità<br /><br /><br />Le giornate di comunione ecclesiale condivise a Peniang non hanno nascosto o rimosso le fragilità delle comunità ecclesiali, e le zavorre che appesantiscono l’opera apostolica.<br />In una conferenza stampa organizzata il 29 novembre presso il Light Hotel Penang, il Cardinale Arcivescovo di Tokyo Tarcisius Isco Kikuchi e il Cardinale Sebastian Francis, Vescovo della diocesi ospitante, hanno trattato con franchezza delle vulnerabilità psicologiche mostrate da sacerdoti diocesani. «Molti di loro non hanno nessuno con cui parlare», anche perché «Se condividessero le loro difficoltà, gli altri sacerdoti potrebbero considerarli deboli o falliti».<br /><br />Il Cardinale Kikuchi ha anche sottolineato che tanti sacerdoti sono spesso giudicati duramente dai laici e dagli estranei, specialmente in casi delicati come le accuse di molestie. Il Cardinale Sebastian Francis ha fatto riferimento a «diverse istituzioni, in particolare nelle Filippine e in India, create per aiutare il clero con problemi di salute mentale».<br /><br />Il Cardinale filippino David, nella conferenza stampa di sabato 29 novembre, ha sottolineato che il cammino verso il Giubileo del 2033 può offrire l’occasione per «Riconoscere dove abbiamo fallito», e liberarsi dai residui di “trionfalismo” che ancora appesantiscono il cammino e la presenza della Chiesa cattolica in diversi contesti asiatici. «C’è ancora una forte tendenza da parte di molti gruppi cristiani ad essere molto trionfalistici», ha detto, «e questo non aiuta affatto». Inoltre, riferendosi alla sua Patria, il Cardinale filippino ha riconosciuto che «onestamente non sono molto orgoglioso di affermare che siamo una società prevalentemente cattolica», visti i livelli insostenibili di corruzione diffusa. «Ciò significa» ha dedotto David «che non abbiamo avuto un grande impatto».<br /><br />Il 28 novembre, l’Arcivescovo malese Simon Peter Poh Hoon Seng ha ribadito che l’approccio dialogante e aperto verso tutti rappresenta una priorità per le comunità ecclesiali nel Continente asiatico, area di nascita di religioni mondiali, connotata da grandi diversità culturali e dalla condizione di ampie fasce della popolazione che vivono in povertà. L’Arcivescovo di Kuching ha valorizzato la proposta fatta dalla Federazione dei Vescovi cattolici dell’Asia di utilizzare l’espressione “religioni vicine” al posto di formule come “i non cristiani” o “altre religioni”.<br /> <br /><br />I chiaroscuri dell’Universo digitale<br /><br /> <br />Il «Grande Pellegrinaggio della Speranza» condiviso dalle Chiese cattoliche asiatiche in terra malese ha preso in considerazione anche i possibili intrecci tra l’opera apostolica e la pervasiva mutazione digitale della comunicazione globale.<br /><br />«Quello che stiamo vivendo ora nell'universo digitale è un dono. Ma come ogni dono, deve essere accolto in maniera appropriata» ha detto il Cardinale Tagle nella conferenza stampa di sabato 29 novembre. Il Pro-Prefetto del Dicastero missionario, seguendo la scia del Concilio Vaticano II, ha esortato a lodare Dio «per le manifestazioni della creatività, la creatività di Dio nell'ingegno umano». Ma ha anche richiamato con realismo i fenomeni perversi legati all’espansione degli strumenti di connessione e comunicazione tecnologici, dal furto di identità alla manipolazione dei cervelli e delle masse di “naviganti” digitali. Ha raccontato - con una vena di umorismo – di aver scoperto quattro account Facebook che utilizzavano il suo nome, e pubblicavano video-fake per pubblicizzare la vendita di creme per l'artrite, condizionatori portatili e persino “benedizioni papali”. Ma «I pericoli» ha aggiunto «non annullano le possibilità». Il Pro-Prefetto del Dicastero missionario ha riportato la testimonianza di un “Influencer” cattolico che nella sua piattaforma dice di aver ricevuto negli ultimi mesi due milioni di richieste di informazioni riguardanti in un modo o nell’altro la fede in Cristo e l’opera della Chiesa. «Il raccolto è ricco», e «Gesù continua a camminare con noi», ha commentato il Cardinale Tagle.<br /> <br /><br />Giovani e poveri. I prediletti<br /><br /> <br />Il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, al «Grande Pellegrinaggio della Speranza» ha presieduto la liturgia eucaristica celebrata nella sala di danza del Light Hotel di Penang il 28 novembre. In quell’occasione, durante l’omelia, ha espresso l’auspicio che possano trovare argine e contrasto quelle che ha definito come «tendenze emergenti all'autoritarismo sia nella società che nelle strutture ecclesiali». Per il Cardinale salesiano, la priorità da condividere nella Chiesa è quella di «andare dai giovani, non aspettare che siano loro a venire». Una Chiesa «che cammina con i giovani» ha insistito Bo «non invecchia mai». E nel tempo attuale il 60 % dei giovani del mondo si trovano in Asia.<br /><br />Nel Continente asiatico sono tanti anche i poveri, i sofferenti, i rifugiati. «Quando camminiamo con gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i prigionieri» ha ricordato il Cardinale Tagle nell’omelia pronunciata nella Basilica di Sant’Anna «Gesù in loro ci sta già conducendo al regno del Padre. Gesù che è nato tra i poveri è lo stesso Gesù che ci accoglierà». <br /><br />.Thu, 04 Dec 2025 22:59:52 +0100ASIA/INDONESIA - I Frati Cappuccini a Sumatra accolgono gli sfollati dopo l'alluvionehttps://www.fides.org/it/news/77114-ASIA_INDONESIA_I_Frati_Cappuccini_a_Sumatra_accolgono_gli_sfollati_dopo_l_alluvionehttps://www.fides.org/it/news/77114-ASIA_INDONESIA_I_Frati_Cappuccini_a_Sumatra_accolgono_gli_sfollati_dopo_l_alluvioneSibolga - "Il peggio è passato ma l'emergenza resta. L'alluvione e le frane hanno travolto interi villaggi. Molti sono i senza tetto. Ora i soccorritori stanno cercando di raggiungere gli sfollati: per alcuni è possibile, per altri non lo è perchè le zone sono ancora isolate", racconta all'Agenzia Fides fra Yoseph Norbert Sinaga, padre provinciale della Provincia dei Frati Cappuccini a Sibolga, nel Nord dell'isola indonesiana di Sumatra. Nell'area il ciclone tropicale Senyar ha causato piogge torrenziali, inondazioni e frane, lasciando numerosi morti, dispersi, 1,5 milioni di persone colpite e più di 570 mila sfollati. <br />I frati cappuccini a Sibolga si sono attivati , aiutando le persone a evacuare, fornendo aiuti e accompagnando gli sfollati nel territorio della diocesi di Sibolga. Racconta Fra Sinaga: "Ora si soffre per la mancanza di acqua e di elettricità, ma soprattutto l'assenza di acqua potabile è un grave problema. Anche noi frati nei conventi non abbiamo acqua e la prendiamo dalle sorgenti nella foresta". "Vi sono migliaia di persone nel territorio di Sibolga che hanno perso tutti, sono senza casa. Ora pian piano bisognerà aiutarli a riprendere una vita normale, iniziando dal ricostruire le case" nota il frate.<br />I frati Cappuccini sono una presenza importante nel territorio, dove la fraternità francescana è stata avviata da oltre 100 anni: oggi, tra circa 65 professi e oltre 30 novizi, un centinaio di frati francescani testimonia e porta il carisma di Francesco di Assisi in un territorio in cui, su 3 milioni di abitanti, in maggioranza musulmani, si contano 200 mila cattolici.<br />Con questo spirito i frati hanno aperto le porte del convento e ascolto oltre 200 sfollati nel Noviziato: "Sono famiglie, bambini anziani; vivono con noi e i forti cercano di donare non solo nutrimento per il corpo ma anche il conforto morale e spirituale. I giovani frati, ad esempio, giocano con i bambini, in un clima di fraternità letizia, pur in questa situazione di precarietà e sofferenza. Non sappiamo quanto tempo gli sfollati resteranno con noi, ma confidiamo nella provvidenza", dice. "Ora i nostri fratelli e sorelle hanno bisogno di una mano immediata. Poi cercheremo anche di aiutare a ricostruire le loro case", conclude.<br />I frati di Sibolga hanno lanciato un appello di solidarietà a tutte le comunità francescane in Indonesia, di religiosi, suore e laici, che stanno rispondendo con calore e prontezza.<br /> Wed, 03 Dec 2025 12:11:15 +0100AMERICA/HAITI - Priorità assoluta per il villaggio di Pourcine Pic-Makaya: costruire un dispensario-ambulatoriohttps://www.fides.org/it/news/77113-AMERICA_HAITI_Priorita_assoluta_per_il_villaggio_di_Pourcine_Pic_Makaya_costruire_un_dispensario_ambulatoriohttps://www.fides.org/it/news/77113-AMERICA_HAITI_Priorita_assoluta_per_il_villaggio_di_Pourcine_Pic_Makaya_costruire_un_dispensario_ambulatorio<p ><iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/PRIBvFLUWmM?si=q6gl1CzcmDjjjQln" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" referrerpolicy="strict-origin-when-cross-origin" allowfullscreen></iframe></p><br /><br />Pourcine Pic-Makaya - Dopo il passaggio dell’uragano Melissa è diventato essenziale risistemare i sentieri e le mulattiere sul territorio parrocchiale. Importante per la sicurezza soprattutto dei tanti scolari che li percorrono quotidianamente. Scrive padre Massimo Miraglio dalla comunità di Pourcine Pic-Makaya riportando alcune delle attività riprese nelle ultime settimane nel villaggio dove è parroco.<br />Tra queste il missionario Camilliano ha messo in luce le celebrazioni il 18 novembre scorso, “Festa nazionale in Haiti, che hanno visto, all'alba, gli scolari più grandi accompagnati dai genitori e dai maestri dirigersi al fiume, in una gorgia non lontano dal pianoro, con diversi contenitori per portare sabbia per la costruzione di una casa di accoglienza. Tutti insieme sono riusciti a portare una buona quantità di sabbia che ci permetterà di avanzare con i lavori. A seguire, domenica 23 novembre, in occasione della Solennità di Cristo Re, il gruppo parrocchiale KIWO ha festeggiato animando la Messa. La giornata è terminata con un pasto insieme e la gioia che sanno trasmettere i bambini di Pourcine-Pic Makaya.”<br />“Lunedì 1 dicembre nella scuola-chiesa parrocchiale una partecipata assemblea popolare ha riunito delegazioni delle diverse località del territorio della Parrocchia – prosegue p. Massimo. Lo scopo fare il punto della situazione ed identificare le priorità della Comunità oltre ad invitare la popolazione ad una maggiore partecipazione alle attività comunitarie. All'unanimità l’assemblea ha indicato la costruzione di un dispensario-ambulatorio come priorità assoluta. Questo importante e impegnativo progetto si aggiunge a quelli che abbiamo già in corso d’opera. Riunirci in assemblea ha rappresentato un bel momento di democrazia partecipativa che speriamo rafforzi la coesione comunitaria” rimarca.<br />Il Camilliano conclude ricordando l’imminente inizio del nuovo anno scolastico della scuola di Alfabetizzazione . “Quest' anno, dal momento che è in aumento il numero degli iscritti, saranno sette le località dove si terranno i corsi. Avremo una nuova sede, 6 nuovi insegnanti, abbiamo aggiunto un secondo anno per coloro che hanno superato l’esame del primo anno... Sei mesi di corsi per lottare contro la piaga dell’analfabetismo. Purtroppo una delle sedi è stata completamente distrutta da Melissa e la Comunità locale sta cercando di dare una sistemata con un telone e qualche legno, per poter ricominciare entro la prossima settimana.”<br /> <br />Wed, 03 Dec 2025 10:30:20 +0100AFRICA/CAMERUN - Liberato il sacerdote catturato dai separatisti il 15 novembrehttps://www.fides.org/it/news/77112-AFRICA_CAMERUN_Liberato_il_sacerdote_catturato_dai_separatisti_il_15_novembrehttps://www.fides.org/it/news/77112-AFRICA_CAMERUN_Liberato_il_sacerdote_catturato_dai_separatisti_il_15_novembreYaoundé – È libero padre John Berinyuy Tatah, il parroco di Babessi, rapito insieme al suo vicario il 15 novembre nel Sud-Ovest del Camerun.<br />Il suo rilascio, avvenuto il 2 dicembre, arriva pochi giorni dopo la scadenza fissata da Mons. Andrew Nkea Fuanya Arcivescovo di Bamenda, che aveva avvertito che le istituzioni cattoliche della zona sarebbero state chiuse se il sacerdote non fosse stato liberato oltre il 26 novembre . <br />La scorsa settimana l'arcidiocesi aveva anche organizzato una marcia pacifica per chiedere il suo rilascio.<br />Padre John e il suo vicario erano stati rapiti il 15 novembre mentre rientravano a casa dopo aver celebrato la messa per l’inaugurazione dell’istituto universitario PAX a Ndop. Secondo quanto aveva reso noto Mons. Fuanya, i due sacerdoti sono stati catturati a Baba I , da alcuni uomini armati che affermavano essere combattenti separatisti dell’Ambazonia”, portandoli in un luogo sconosciuto”. 18 novembre erano stati catturati 4 sacerdoti e un laico inviati a negoziare la liberazione dei due preti. Il vicario, gli altri 4 preti e il laico sono stati poi rilasciati il 20 novembre ma i rapitori hanno trattenuto padre John.<br />Le circostanze della liberazione del sacerdote non sono state rese note, ma i ribelli dell’Ambazonia che lo avevano catturato avevano postato su Facebook un video nel quale padre John lanciava un appello al dialogo per risolvere la crisi della regione anglofona. <br />Wed, 03 Dec 2025 10:26:32 +0100ASIA/FILIPPINE - Il movimento Silsilah: lo spirito dell'Avvento aiuta a uscire dalla "cultura della corruzione"https://www.fides.org/it/news/77111-ASIA_FILIPPINE_Il_movimento_Silsilah_lo_spirito_dell_Avvento_aiuta_a_uscire_dalla_cultura_della_corruzionehttps://www.fides.org/it/news/77111-ASIA_FILIPPINE_Il_movimento_Silsilah_lo_spirito_dell_Avvento_aiuta_a_uscire_dalla_cultura_della_corruzioneZamboanga - "Nelle Filippine stiamo soffrendo a causa del problema della corruzione molto allarmante. Molti di noi hanno manifestato la delusione per questa 'cultura della corruzione'. Siamo invitati a riflettere su come uscire da questa situazione nello spirito dell'Avvento, che è un tempo di purificazione e gioia per la celebrazione della venuta di Gesù, l'Emmanuele, il Dio-con-noi": è quanto afferma il messaggio diramato per il tempo di Avvento dal movimento islamo-cristiano "Silsilah" attivo nela Sud delle Filippine. ogni anno il movimento, impegnato nel campo del dialogo e formato da esponenti delle due religioni, invia un messaggio ai cristiani in occasione dell'Avvento e Natale, e ugualmente un messaggio ai musulmani un messaggio in occasione del mese di Ramadan.<br />"In questo periodo di Avvento - si legge nel testo inviato a Fides - siamo sfidati a riflettere sull'amore di Dio per l'umanità. Gesù è venuto al mondo per condividere l'amore di Dio con tutti, con particolare attenzione ai poveri".<br />Ricordando che la corruzione è un male che colpisce si ripercuote soprattutto sui poveri, il messaggio cita l'esortazione apostolica di Papa Leone XIV "Dilexit Te", notando che "essa ci aiuta ad approfondire il nostro amore per i poveri e i bisognosi". Il testo ricorda che "i profeti denunciano le ingiustizie commesse contro i più deboli", e che i credenti "non possono pregare e offrire sacrifici opprimendo i più deboli e i più poveri".<br />"Questo messaggio di Papa Leone XIV - afferma Silsilah - ci ricorda di rivolgerci a Dio con cuore sincero, e il tempo dell'Avvento è un tempo speciale di purificazione per comprendere che Gesù è venuto nel mondo per condividere l'amore di Dio con tutti".<br />Silsilah sta diffondendo in tutto il mondo la "preghiera dell'armonia" come preghiera universale approvata dai leader religiosi cristiani e musulmani. Un passo di quella preghiera suggerito per il tempo di Avvento, recita: "Dammi, o Signore, il coraggio di vivere nel dialogo in mezzo a divisioni e conflitti, e di costruire la pace con tutte le persone dal cuore sincero, che credono nel Tuo amore e nella Tua compassione".<br /> <br />Wed, 03 Dec 2025 09:43:29 +0100ASIA/LIBANO - Leone XIV ai libanesi: la rinascita inizia dalle piccole luci e dai piccoli germoglihttps://www.fides.org/it/news/77110-ASIA_LIBANO_Leone_XIV_ai_libanesi_la_rinascita_inizia_dalle_piccole_luci_e_dai_piccoli_germoglihttps://www.fides.org/it/news/77110-ASIA_LIBANO_Leone_XIV_ai_libanesi_la_rinascita_inizia_dalle_piccole_luci_e_dai_piccoli_germoglidi Pascale Rizk<br /><br />Beirut - Anche oggi nelle notti del Libano si possono “trovare le piccole luci splendenti”che possono aprire i cuori alla gratitudine. E riconoscere, come sempre, che il Regno che Gesù viene a inaugurare è come “un germoglio, un piccolo virgulto che spunta su un tronco, una piccola speranza che promette la rinascita quando tutto sembra morire”. Segni che possono essere intravisti “solo dai piccoli, da coloro che senza grandi pretese sanno riconoscere i dettagli nascosti, le tracce di Dio in una storia apparentemente perduta”. <br />Attingono al cuore della speranza cristiana le parole di rinascita che Papa Leone XIV consegna a tutti i libanesi, nell’ultimo giorno del suo viaggio nel Paese dei Cedri. Nell’omelia della messa finale, celebrata al Beirut Waterfront, il Vescovo di Roma abbraccia tutti i dolori del popolo libanese e chiama tutti a “riconoscere la piccolezza del germoglio che spunta e cresce pur dentro avvenimenti dolorosi. Piccole luci che risplendono nella notte, piccoli virgulti che spuntano, piccoli semi piantati nell’arido giardino di questo tempo storico possiamo vederli anche noi, anche qui, anche oggi”. E cita come prima luce e primo virgulto di rinascita “la vostra fede semplice e genuina, radicata nelle vostre famiglie e alimentata dalle scuole cristiane”. <br /><br /><br />La preghiera del Porto e l’abbraccio ai disabili<br /> <br />Poco prima della liturgia eucaristica, celebrata davanti a 120mila persone, Papa Prevost era andato al Porto di Beirut e si era raccolto in preghiera silenziosa davanti al monumento alle vittime dell’esplosione avvenuta il 4 agosto 2020, per poi fermarsi a lungo a salutare uno per uno i loro famigliari. <br /><br />Papa Leone aveva iniziato l'ultima giornata del viaggio apostolico in Libano recandosi in visita all’Ospedale psichiatrico dei disabili mentali “de la Croix” a Jal ed Dib. Pazienti, medici e assistenti all’arrivo del Papa continuavano a gridare «ahla w sahla», il ‘benvenuto’ libanese, e «alla yehmik » , con la letizia incontenibile dei più amati da Dio.<br /> <br />L’ospedale psichiatrico «non sceglie i suoi pazienti ma che accoglie coloro che non sono accolti da nessuno». Così lo ha descritto la Superiora generale Suor Maria Maakhlouf, ringraziando nel suo saluto il Papa per la sua visita che «conferma ai piu’ piccoli che sono amati dal Signore, hanno un posto speciale nel suo cuore» e sono un «tesoro per la Chiesa». <br /><br />«Vorrei solo ricordare – ha detto loro Papa Prevost - che siete nel cuore di Dio nostro Padre. Egli vi porta sul palmo delle sue mani, vi accompagna con amore, vi offre la sua tenerezza attraverso le mani e i sorrisi di chi si prende cura della vostra vita» <br /><br />Il Convento della Croce è il luogo di fondazione delle Suore Francescane della Croce, e incarna la vocazione della Congregazione : ospitare le persone più bisognose che soffrono di ogni tipo di malattia mentale e psicologica.<br /><br />Il congedo del Papa : cessino attacchi e ostilità <br /> <br />Nelle sue parole di congedo pronunciate all’aeroporto di Beirut, prima di salire sull’aereo diretto a Roma, Leone XIV ha fatto riferimento a “tutte le regioni del Libano che non è stato possibile visitare: Tripoli e il nord, la Beqa’ e il sud del Paese, Tiro, Sidone – luoghi biblici –, tutte quelle aree, specialmente nel sud, che sperimentano una continua situazione di conflitto e di incertezza. A tutti - ha proseguito il Pontefice - il mio abbraccio e il mio augurio di pace. E anche un accorato appello: cessino gli attacchi e le ostilità. Nessuno creda più che la lotta armata porti qualche beneficio. Le armi uccidono, la trattativa, la mediazione e il dialogo edificano”. <br /><br /> <br />Tue, 02 Dec 2025 13:55:52 +0100EUROPA/ITALIA - “Cambiare l’Africa e cambiare il modo di guardarla”: presentato “The Metamorphosis of West Africa - Not only migration”https://www.fides.org/it/news/77109-EUROPA_ITALIA_Cambiare_l_Africa_e_cambiare_il_modo_di_guardarla_presentato_The_Metamorphosis_of_West_Africa_Not_only_migrationhttps://www.fides.org/it/news/77109-EUROPA_ITALIA_Cambiare_l_Africa_e_cambiare_il_modo_di_guardarla_presentato_The_Metamorphosis_of_West_Africa_Not_only_migrationRoma “Che cos’è l’Africa? È intorno a questa domanda che si è dibattuto alla presentazione del volume “The Metamorphosis of West Africa - Not only migration" curato da S.E. Mons. Samuele Sangalli, Fondatore e Presidente diFondazione Sinderesi – Praticare l’etica, nonché Segretario Aggiunto della sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l'evangelizzazione, e dalla Dott.ssa Antonella Piccinin, docente incaricata presso la Pontificia Università Gregoriana.<br />Il volume è stato presentato ieri a Roma con gli interventi di S.E. Mons. Fortunatus Nwachukwu, Segretario della sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l'evangelizzazione, del Dottor Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, di Lucio Caracciolo, Direttore della rivista italiana di geopolitica Limes, oltre che da S.E. Mons. Sangalli. <br />“Una domanda che viene posta partendo dai limiti della collocazione occidentale, che spesso fa vedere le cose soltanto da un lato” riconosce nel suo intervento Mons. Sangalli. “È utopico pensare di non avere delle precomprensioni, ma l’importante è che non diventino dei pregiudizi” continua il Presidente di Fondazione Sinderesi. Come afferma Caracciolo: “Il problema che noi europei abbiamo con l’Africa è di guardarla dall’alto in basso. Di guardarla con un tono di superiorità che deriva da una storia che supponiamo di avere solo noi. Il fatto stesso di parlare di Africa come un unicum ci porta fuori strada” sottolinea il direttore di Limes, rimarcando che esistono “più Afriche” <br />“In realtà, sono gli africani a sapere molto di più di noi europei che non il contrario. Questa asimmetria di visione è un problema enorme perché non si può avviare un dialogo a partire da un solo punto di vista” afferma Caracciolo.<br />Problematica evidenziata da come si guarda da parte degli europei alle democrazie africane, raffrontandole al modello occidentale democratico , non capendo che possono esistere modelli diversi dal proprio. E questo è un ulteriore ostacolo alla comprensione reciproca.<br />Il direttore di Limes conclude sottolineando come la crisi americana e la riduzione dell’influenza europea nel continente ha dato spazio alle soggettività africane, che però rischiano di entrare in collisione tra loro, oltre a permettere ad attori non occidentali di penetrare in Africa, ciascuno con i propri interessi. Il tema delle influenze di potenze vecchie e nuove nel continente è stato ripreso e ampliato dal Dott. Abdellah Redouane, che ha ricordato i mali del colonialismo ma non ha nascosto i pericoli insiti nelle diverse politiche delle potenze non occidentali che si sono insediate in diverse aree africane. “L’Africa è trattata oggi come un campo di battaglia e come una miniera dove tutti si comportano come iene per strappare un pezzo delle sue ricchezze” ha sottolineato S.E. Mons. Fortunatus Nwachukwu. “Come africani, dobbiamo stare attenti a non appoggiare questa immagine così negativa del nostro continente”. Riprendendo il titolo del volume, Mons. Nwachukwu afferma che l’Africa dovrebbe assumere una nuova forma, ma allo stesso tempo dovrebbe trasformarsi anche lo sguardo di coloro che guardano al continente. “La metamorfosi dell’Africa ha due dimensioni: le trasformazioni che dovrebbero accadere nei Paesi africani e il cambiamento del nostro modo di guardare all’Africa”. Un cambiamento di prospettiva tanto più necessario per affrontare la questione dell’etnicità : non più guardare all’altro in base alla provenienza, ma in base allo sguardo che Dio ha su di noi; suoi figli e quindi considerarci fratelli senza distinzione di razza o di etnia. <br />Quindi l’identità vera, conclude Mons. Sangalli è “quella di chi è continuamente dialogico”. Una sfida che riguarda non solo l’Africa ma tutta l’umanità. <br />Tue, 02 Dec 2025 12:55:36 +0100AFRICA/SIERRA LEONE E GAMBIA - Nomina del nuovo Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionariehttps://www.fides.org/it/news/77108-AFRICA_SIERRA_LEONE_E_GAMBIA_Nomina_del_nuovo_Direttore_nazionale_delle_Pontificie_Opere_Missionariehttps://www.fides.org/it/news/77108-AFRICA_SIERRA_LEONE_E_GAMBIA_Nomina_del_nuovo_Direttore_nazionale_delle_Pontificie_Opere_MissionarieCittà del Vaticano - Il Cardinale Luis Antonio G. Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione , ha nominato, in data 13 ottobre 2025, don Francis Papa Bangura, del clero della Diocesi di Makeni, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie di Sierra Leone e Gambia, per il quinquennio 2025-2030. <br />Il neo direttore è nato a Makeni nel 1977. Ha studiato filosofia e teologia presso il St. Paul’s Major Seminary. E’ stato ordinato il 28 gennaio 2005 per la Diocesi di Makeni. Ha conseguito poi un Certificate in Pastoral Ministry Course presso il Lumko Institute e un Diploma in Education presso l’University of Makeni . Ha poi ottenuto la Licenza in Catechesi e Pastorale presso la Pontificia Università Salesiana a Roma . Nel ministero ha ricevuto i seguenti uffici ecclesiastici: Segretario del Vescovo ; parroco presso la parrocchia Holy Spirit a Makeni ; Parroco presso la parrocchia Immaculate Conception a Magnuraka . Dal 2024 è Segretario Generale dell’Inter-Territorial Catholic Bishop’s Conference of the Gambia and Sierra Leone .<br /> Tue, 02 Dec 2025 12:06:30 +0100ASIA/SRI LANKA - Stato di emergenza per il ciclone Ditwah: chiese cattoliche aperte agli sfollati, impegnate negli aiutihttps://www.fides.org/it/news/77107-ASIA_SRI_LANKA_Stato_di_emergenza_per_il_ciclone_Ditwah_chiese_cattoliche_aperte_agli_sfollati_impegnate_negli_aiutihttps://www.fides.org/it/news/77107-ASIA_SRI_LANKA_Stato_di_emergenza_per_il_ciclone_Ditwah_chiese_cattoliche_aperte_agli_sfollati_impegnate_negli_aiutiColombo - "Il paese è sott'acqua, la situazione è grave anche nelle città. Tutta la nazione è stata colpita dalle forti piogge, inondazioni. Vediamo tanta sofferenza e gente che ha perso tutto. Per questo l'intera Chiesa cattolica si è unita allo sforzo nazionale di aiuto, di accoglienza, di prossimità", dice all'Agenzia Fides padre Basil Rohan Fernando, sacerdote di Colombo e Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Sri Lanka, raccontando la situazione nel paese colpito dal ciclone Ditwah. Abbattutosi sul territorio a partire dal 27 novembre e poi nei giorni successivi, il ciclone ha provocato frane sugli altopiani centrali, inondando le principali città.<br />Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza dopo le piogge torrenziali che hanno causato il cedimento di dighe e frane diffuse. Il bilancio delle vittime ha superato le 330 unità mentre oltre 200 risultano disperse, rendendolo uno dei peggiori disastri naturali degli ultimi anni. Secondo dati dello Sri Lanka Disaster Management Centre, circa 20.000 abitazioni sono state danneggiate, e oltre 100mila persone, tra gli sfollati interni, hanno trovato rifugio in campi di soccorso allestiti dalla protezione civile. Un terzo del Paese è rimasto senza elettricità e senza acqua corrente.<br />Il presidente Anura Kumara Dissanayake ha descritto il disastro come "uno dei più gravi nella storia della nazione", avvertendo che i costi di ripristino saranno estremamente elevati.<br />Una delle aree più colpite è la regione orientale, dove le acque alluvionali hanno sfondato la diga di Mavil Aru. Danni significativi sono stati segnalati anche a Colombo e in zone-chiave per l'economia locale.<br />Oltre 24.000 tra poliziotti e militari sono impiegati nelle operazioni di soccorso ma, nonostante gli sforzi, gli aiuti non hanno ancora raggiunto tutte le aree colpite..<br />In questa fase, nota padre Fernando "è importante l'unità nazionale: tutte le forze sane del paese e le persone di buona volontà stanno collaborando per alleviare la sofferenza delle vittime", racconta. "Anche le comunità religiose fanno la loro parte e si sono mosse per la solidarietà: la chiesa, le parrocchie e le istituzioni cattoliche sono già piene di sfollati che hanno trovato rifugio, accoglienza e consolazione". "La Caritas ha attivato la sua rete a tutti i livelli, nelle irosi e nelle parrocchie, i volontari lavorano instancabilmente e le comunità cattoliche hanno messo disposizione tutte le loro risorse e capacità per assistere gli sfollati, naturalmente senza alcuna distinzione di etnia o fede", ricorda.<br />Le comunità cristiane di tutte le confessioni stanno fornendo aiuti umanitari e sono impegnate in soccorsi di emergenza per le vittime del disastro, fornendo accoglienza, cibo, acqua, prodotti igienici. "Il supporto agli sfollati - ricorda il prete - è anche psicologico e spirituale. Un gesto di amore, di affetto e vicinanza vuole dire molto in queste situazioni, l'ascolto e il calore umano sono una testimonianza dell'amore di Dio verso ogni persona". <br /> Tue, 02 Dec 2025 11:35:02 +0100AFRICA/NIGERIA - Catena di preghiera delle suore di Nostra Signora degli Apostoli per i rapiti delle scuole di Papiri. Il Superiore dei Padri SMA: uniti come famiglia missionariahttps://www.fides.org/it/news/77106-AFRICA_NIGERIA_Catena_di_preghiera_delle_suore_di_Nostra_Signora_degli_Apostoli_per_i_rapiti_delle_scuole_di_Papiri_Il_Superiore_dei_Padri_SMA_uniti_come_famiglia_missionariahttps://www.fides.org/it/news/77106-AFRICA_NIGERIA_Catena_di_preghiera_delle_suore_di_Nostra_Signora_degli_Apostoli_per_i_rapiti_delle_scuole_di_Papiri_Il_Superiore_dei_Padri_SMA_uniti_come_famiglia_missionariaAbuja - "Siamo al loro fianco, soffriamo con loro, preghiamo con loro" è l'appello alla preghiera lanciato dalle suore di Nostra Signora degli Apostoli in merito alle 265 persone delle scuole cattoliche St. Mary's di Papiri nelle mani dei rapitori dal 21 novembre.<br /><br />"Si tratta nello specifico di 239 alunni della scuola primaria, 14 studenti della scuola secondaria e 12 membri del personale la cui assenza rappresenta una profonda ferita nella vita della scuola e della comunità in generale" dice il Superiore Generale della Società delle Missioni Africane, padre François du Penhoat, in una nota pervenuta all'Agenzia Fides.<br /><br />Il Superiore Generale SMA ha espresso preoccupazione e solidarietà per l'attacco alle scuole primarie e secondarie cattoliche St. Mary's di Papiri , che vede coinvolti alunni, studenti, insegnanti e personale affidati alle cure delle Suore NSA, con le quali condividono la stessa famiglia spirituale e la stessa missione.<br /><br />"Condividiamo l'angoscia provata dalle famiglie, dalla comunità NSA, dalla diocesi di Kontagora e dall'intera popolazione di Papiri - rimarca p. François. Traiamo conforto dall'annuncio della diocesi che conferma la fuga e il ritorno a casa di cinquanta studenti. Uniamo i nostri cuori nell'implorare la liberazione rapida e sicura di tutti coloro che sono ancora tenuti prigionieri, invocando la protezione di Dio sulle loro famiglie e pregando per la pace e la giustizia in una regione ferita da ricorrenti violenze."<br /><br />"L'invito alla preghiera lanciato dalle NSA - dice il missionario - ci ricorda ancora una volta il legame spirituale che ci unisce come famiglia missionaria. Come abbiamo fatto al momento del rapimento del confratello padre Pierluigi Maccalli nel 2018 , invito tutti a partecipare alla grande catena di preghiera che è già iniziata. Chiedo solennemente a tutti i confratelli, in ogni Comunità e Unità, di partecipare attivamente a questa preghiera di solidarietà. Facciamo sentire la nostra voce insieme a quella delle Suore NSA, della diocesi di Kontagora e della Chiesa intera, affidando queste vite innocenti alla misericordia di Dio, finchè il dolore delle famiglie di Papiri si trasformi in canti di ringraziamento". <br /><br />Padre du Penhoat conclude invitando tutti affinchè "ogni Eucaristia celebrata, ogni Rosario recitato e ogni momento di intercessione siano offerti per il ritorno dei 265 alunni, studenti e personale rapiti, per dare forza e conforto alle loro famiglie e comunità, proteggere il nostro popolo in Nigeria, ripristinare la pace, la dignità e la sicurezza nel Paese".<br /><br /> <br />Tue, 02 Dec 2025 10:49:49 +0100ASIA/LIBANO - Tra pioggia e sole, i libanesi accolgono come un dono la visita di Leone XIVhttps://www.fides.org/it/news/77105-ASIA_LIBANO_Tra_pioggia_e_sole_i_libanesi_accolgono_come_un_dono_la_visita_di_Leone_XIVhttps://www.fides.org/it/news/77105-ASIA_LIBANO_Tra_pioggia_e_sole_i_libanesi_accolgono_come_un_dono_la_visita_di_Leone_XIVdi Pascale Rizk<br />Beirut - «Paura, sfiducia e pregiudizio non hanno qui l’ultima parola, mentre l’unità, la riconciliazione e la pace sono sempre possibili». Tra commozione e gratitudine, Papa Leone XIV ha trascorso il pomeriggio di lunedì 1° dicembre, secondo giorno della sua visita in Libano, insieme ai capi e ai rappresentanti di tutte le componenti religiose del Paese dei Cedri, che ha definito «terra benedetta: una terra esaltata dai Profeti dell’Antico Testamento», «dove l’eco del Logos non è mai caduta nel silenzio, ma continua a richiamare, di secolo in secolo, coloro che desiderano aprire il loro cuore al Dio vivente». Ai suoi interlocutori, nel suo discorso ricorda quale è «la missione che rimane immutata nella storia di questa amata terra: testimoniare la verità duratura che cristiani, musulmani, drusi e innumerevoli altri possono vivere insieme, costruendo un Paese unito dal rispetto e dal dialogo». <br />Nella “tenda della pace”, allestita nella Piazza dei MartiriA Beirut, con al centro un palco circolare, simbolo dell'unità della famiglia umana, IL Papa ha ascoltato con attenzione gli interventi e i saluti a lui rivolti da Patriarchi, Sheikh e Mufti, e ha concluso affidando il Libano e il Medio Oriente alla protezione della Vergine Maria, affinché si diffonda la grazia della riconciliazione e della speranza.<br /><br />Nella tenda, dei doni simbolici sono stati posti sono stati sulle sedie riservate agli invitati. Il programma ha incluso la proiezione di un documentario sulla convivenza e sulle testimonianze convivenza e vicinanza tra credenti di fedi diverse. Alla fine, nella piazza è stato piantato un ulivo, simbolo di speranza e riconciliazione.<br /><br />Dopo il saluto del Patriarca greco ortodosso di Antiochia Yohanna X Yazigi, il Patriarca siro-cattolico Ignace Youssef III Younan ha aperto la serie degli interventi, ricordando «le parole di Papa Giovanni Paolo II, secondo cui il Libano non è solo un Paese, ma un messaggio alla nostra regione e al mondo intero». Il Patriarca ha affermato che anche la visita del Papa nell’attuale contesto libanese e mediorientale può favorire la pace e la stabilità nella regione, «in particolare in Libano, piccolo sulla mappa ma grande per il suo messaggio, il suo ruolo e il suo mosaico islamico-cristiano». <br />Il Mufti della Repubblica Libanese Abd al-Latif Derian ha sottolineato che la cittadinanza, la giustizia e l'uguaglianza sono alla base dei diritti e dei doveri in Libano, che tutela le libertà religiose nella sua Costituzione. Ha citato anche l'esperienza dell'emigrazione dei musulmani in Abissinia.<br /><br />Lo Sheikh Ali al-Khatib ha dato il benvenuto al Papa a nome del Consiglio Supremo Islamico Sciita, che ha descritto la visita papale come un sostegno al Libano ferito che affronta sfide rischiose. Ha sottolineato che la convivenza e il dialogo tra i seguaci delle religioni sono fondamentali e che le guerre in nome della religione ne tradiscono l'essenza. Ha anche aggiunto Ha spiegato che i libanesi sono stati costretti a difendersi dall'occupazione israeliana. Ha concluso con un appello al sostegno internazionale per aiutare il Libano a superare le sue crisi.<br />Anche il Patriarca siro-ortodosso Mar Ignatius Aphrem II ha dato il benvenuto a Papa Leone in Libano, «terra di santità nel cuore di Dio», e ha sottolineato che che i cristiani del Medio Oriente hanno resistito nella testimonianza di Cristo nonostante le persecuzioni e le guerre. Ha ricordato che cristiani e musulmani hanno convissuto per secoli in una prova quotidiana di convivenzaauspicando che la visita del Papa possa essere un raggio di speranza e di pace per un Oriente martoriato.<br />È intervenuto anche il Catholicos di Cilicia degli Armeni Aram I, che ha esaltato la visita del Papa come un segno potente della sollecitudine della Chiesa di Roma per il Libano, dove la convivenza islamico-cristiana costituisce la pietra angolare e la connotazione propria dell’identità del Paese. <br />Lo Sheikh dei Drusi Abi al-Munah nel suo intervento ha detto che ila delicata convivenza su cui si regge la nazione libanese impone a ogni famiglia spirituale di dare il proprio contributo alla preservazione della Patria comune, mentre lo Sheikh Ali Qaddour, Presidente del Consiglio islamico alawita, ha affermato che la visita di Papa Leone «non è un evento protocollare, ma un messaggio di speranza per tutti i libanesi, perché il Libano è ancora in grado di risollevarsi e riprendere la sua missione».<br /><br />L’incontro a Harissa<br /> <br />“Salam el Masseeh”, sono state le prime parole che Papa Leone aveva indirizzato di mattina a Vescovi, ai sacerdoti, alle suore, ai consacrati e agli operatori pastorali delle Chiese cattoliche presenti in Libano che lo avevano accolto nella basilica di Nostra Signora del Libano a Harissa. Dopo aver ascoltato alcune testimonianze, il Papa ha ha sottolineato l’importanza dell’amore continuo nella costruzione della comunione nonché della forza della preghiera e della profondità della speranza nei momenti di difficoltà.<br /><br />La visita alla grotta di San Charbel<br /><br />Dalle prime ore del mattino tanti libanesi avevan iniziato ad affluire da tutte le regioni lungo le strade che avrebbe attraversato Papa Leone XIV per recarsi alla grotta che custodisce le spoglie mortali di San Charbel, nel monastero di Annaya.<br /> <br />Lungo tutto il viaggio da Byblos a Annaya le campane delle chiese hanno suonato ripetutamente, alternandosi con i canti in arabo e siriaco con alcuni momenti di silenzio. Prima dell’arrivo del corteo copie della preghiera che il Papa avrebbe recitato in francese davanti alla tomba di San Charbel, sono state distribuite ai fedeli sulle strade e nella piazza. Arrivato al Santuario, il Sommo Pontefice si è inginocchiato davanti alla tomba di San Charbel in un momento di preghiera per accendere poi, accanto alla tomba, una candela che aveva portato da Roma. Riassumendo l’eredità dell’eremita originario da Baakafra, Papa leone si è soffermato sull’attrazione che tanti sperimentavano per il monaco, santo «come l’acqua fresca e pura per chi cammina in un deserto».<br /><br />L’incontro coi giovani<br /><br />Nella parte finale della lunga giornata, il Pontefice si e recato a Bkerke per l’incontro con i giovani, arrivati anche dalla Siria e dall’Irak, con le loro testimonianze « come stelle lucenti in una notte buia ». «La vostra patria, il Libano» ha detto ai giovani Papa Leone «, rifiorirà bella e vigorosa come il cedro, simbolo dell’unità e della fecondità del popolo. Sappiamo bene che la forza del cedro è nelle radici, che normalmente hanno le stesse dimensioni dei rami. Il numero e la forza dei rami corrisponde al numero e alla forza delle radici. Allo stesso modo, il tanto bene che oggi vediamo nella società libanese è il risultato del lavoro umile, nascosto e onesto di tanti operatori di bene, di tante radici buone che non vogliono far crescere solo un ramo del cedro libanese, ma tutto l’albero, in tutta la sua bellezza». <br />«Attingete» ha esortato il Pontefice «dalle radici buone dell’impegno di chi serve la società e non “se ne serve” per i propri interessi. Con un generoso impegno per la giustizia, progettate insieme un futuro di pace e di sviluppo. Siate la linfa di speranza che il Paese attende».mMon, 01 Dec 2025 23:37:44 +0100AFRICA/REPUBBLICA DEL CONGO - Nomina del Vescovo Coadiutore della Diocesi di Nkayihttps://www.fides.org/it/news/77104-AFRICA_REPUBBLICA_DEL_CONGO_Nomina_del_Vescovo_Coadiutore_della_Diocesi_di_Nkayihttps://www.fides.org/it/news/77104-AFRICA_REPUBBLICA_DEL_CONGO_Nomina_del_Vescovo_Coadiutore_della_Diocesi_di_NkayiCittà del Vaticano - Papa Leone XIV ha nominato Vescovo Coadiutore della Diocesi di Nkayi il Rev. François Halyday Mbouangui, del clero di Nkayi, finora Direttore del Centro Diocesano di Comunicazione Sociale e Vicario parrocchiale a Saint-Michel di Madingou-Poste.<br />S.E. Mons. François Halyday Mbouangui è nato il 4 ottobre 1977 a Mindouli, Diocesi di Kinkala. Dopo aver studiato Filosofia presso il Seminario Maggiore Nazionale Mgr Firmin Singha di Brazzaville, ha studiato Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma.<br />È stato ordinato sacerdote il 14 luglio 2007.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Segretario personale dell’attuale Vescovo poi Cancelliere della Diocesi; Responsabile della Pastorale giovanile e Cooperatore presso la Parrocchia Saint-Louis di Nkayi ; Vicario parrocchiale a San Rocco, Pedemonte e a Santa Maria Assunta, Manerba del Garda ; Licenza in Scienze della Comunicazione e Master in Edizione e Giornalismo presso l’Università di Verona; dal 2023, Direttore del Centro Diocesano di Comunicazione Sociale, Membro del Consiglio per gli Affari Economici e Vicario parrocchiale a Saint-Michel di Madingou-Poste.<br /> Mon, 01 Dec 2025 12:31:24 +0100ASIA/INDIA- Nomina del Vescovo Coadiutore di Darjeelinghttps://www.fides.org/it/news/77103-ASIA_INDIA_Nomina_del_Vescovo_Coadiutore_di_Darjeelinghttps://www.fides.org/it/news/77103-ASIA_INDIA_Nomina_del_Vescovo_Coadiutore_di_DarjeelingCittà del Vaticano - Papa Leone XIV, in data 29 novembre 2025, ha nominato Vescovo Coadiutore della Diocesi di Darjeeling il Rev.do Edward Baretto, del clero della medesima Diocesi, finora Direttore del Divya Vani Pastoral Centre. S.E. Mons. Edward Baretto è nato il 5 gennaio 1965 a Nirkan, nella Diocesi di Mangalore. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il Morning Star Regional Seminary a Calcutta. Ha ottenuto il Master in Filosofia presso il Jnana Deepa Institute of Philosophy and Theology di Pune e la Licenza in Diritto Canonico presso il St. Peter’s Pontifical Institute di Bangalore. È stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1993 per la Diocesi di Darjeeling.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-Direttore del St. John XXIII Minor Seminary a Darjeeling ; Professore nel Morning Star Regional Seminary a Barrackpore ; Vicario Giudiziale della Diocesi di Darjeeling ; Professore al St. John XXIII Minor Seminary ; incaricato della Our Lady of Lourdes, Liza Hill Tea Garden ; Parroco della Mary Mother of God a Kalimpong ; Vicario Giudiziale e Giudice del Tribunale Ecclesiastico ; Parroco della St. Paul a Tadong ; finora, Direttore del Divya Vani Pastoral Centre a Darjeeling.<br /> Mon, 01 Dec 2025 12:27:59 +0100ASIA/FILIPPINE - Il Cardinale David: "Le dinastie politiche sono un cancro per la nazione"https://www.fides.org/it/news/77102-ASIA_FILIPPINE_Il_Cardinale_David_Le_dinastie_politiche_sono_un_cancro_per_la_nazionehttps://www.fides.org/it/news/77102-ASIA_FILIPPINE_Il_Cardinale_David_Le_dinastie_politiche_sono_un_cancro_per_la_nazioneManila - La storica rivoluzione non violenta "Edsa People Power" è ancora incompiuta: occorrono autentiche riforme politiche e la fine delle dinastie politiche. E' quanto ha detto il Cardinale Pablo Virgilio David, Vescovo di Kalookan, celebrando ieri, 30 novembre, la messa a conclusione della seconda "Marcia dei Trilioni di pesos" proprio presso l'Edsa People Power Monument a Quezon City. La lotta per la trasparenza e la responsabilità devono continuare in tutta la nazione, ha ammonito. Si tratta di una "rivoluzione pacifica" che tocca la coscienza di ogni cittadino, ha detto.<br />Il Cardinale ha ricordato che il sistema democratico del Paese, sebbene imperfetto, "va rafforzato attraverso la vigilanza dei cittadini, le riforme legali e la partecipazione pubblica alla governance". <br />Nel contesto filippino , ha rilevato, "le dinastie politiche sono una delle forme di cancro più maligne" e ha esortato i legislatori ad approvare riforme per limitarne l'influenza. "Ci vorrà una sorta di chemioterapia per eliminare queste cellule tumorali prima che facciano metastasi", ha detto David.<br />Rivolgendosi anche al presidente Ferdinand Marcos Jr., David ha citato la mala gestione dei bilanci nazionali, chiedendo "indagini trasparenti", il rispetto dello stato di diritto e "il completamento di progetti infrastrutturali che apportino benefici concreti alle popolazioni vulnerabili".<br />La comunità cattolica filippina ha preso parte compatta alla manifestazione pacifica che ieri, 30 novembre, si è svolta per le strade di Manila, presentate nel quadro di "uno sforzo più ampio per sostenere lo spirito dell'Edsa e resistere ai tentativi di indebolire le conquiste democratiche".<br />I rappresentanti delle 86 diocesi cattoliche di tutto il Paese si sono riuniti per la seconda volta per dire "No" alla corruzione. Incontri di preghiera si sono tenuti nelle diocesi per sensibilizzare le coscienze in tutte le province. <br /> Mon, 01 Dec 2025 12:22:55 +0100AFRICA/CENTRAFRICA - Le prossime elezioni sono un evento storico da non sprecare” affermano i Vescovihttps://www.fides.org/it/news/77101-AFRICA_CENTRAFRICA_Le_prossime_elezioni_sono_un_evento_storico_da_non_sprecare_affermano_i_Vescovihttps://www.fides.org/it/news/77101-AFRICA_CENTRAFRICA_Le_prossime_elezioni_sono_un_evento_storico_da_non_sprecare_affermano_i_VescoviBangui – “Questo è un evento più storico che mai: si tratta di ricostruire il nostro Paese di metterlo sulla via dello sviluppo sociale e della crescita economica”. Così i Vescovi nella Repubblica Centrafricana qualificano le elezioni generali del 28 dicembre, nel loro messaggio intitolato “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada ”.<br />I Vescovi definiscono l’attuale Repubblica Centrafricana “un cantiere” a causa delle “sfide in ambito sanitario, educativo, di sicurezza, della promozione dello spirito civico, del rispetto della dignità della persona umana e della cultura dei diritti umani, così come la lotta contro l'etnocentrismo esclusivo, il nepotismo, la corruzione, la cattiva gestione finanziaria e l'appropriazione indebita dei fondi pubblici”.<br />Al fine di “creare un clima di pace e serenità per lo svolgimento delle campagne e del voto”, i Presuli chiedono “con insistenza a certi media e coloro che utilizzano i social media di abbandonare i messaggi di discriminazione e discredito, di violenza e di odio contro persone e gruppi”.<br />La Conferenza Episcopale rivolge pressanti appelli alla tolleranza e alla responsabilità dei candidati e dei partiti politici; per un voto consapevole e responsabile; per il rispetto e all'indipendenza delle Istituzioni; per la libertà e la neutralità del Forze dell'ordine e dei Media; perché non si strumentalizzi la gioventù.<br />Al fine di operare “per l'avvento di un Nazione forte e prospera”, i Vescovi “incoraggiano vivamente ogni figlio e figlia di questo Paese a contribuire, senza discriminazioni o esclusioni, con il proprio contributo unico al suo sviluppo. È nostro sacro dovere lasciare in eredità alle generazioni future, non un fardello di crisi senza fine, di disordini e di caos, ma un vero paradiso di pace e prosperità” conclude il messaggio. <br />Mon, 01 Dec 2025 12:13:48 +0100