Fides News - Italianhttp://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/CINA - L’isola di Francesco Saverio, primo santuario per i cattolici cinesihttp://www.fides.org/it/news/74470-ASIA_CINA_L_isola_di_Francesco_Saverio_primo_santuario_per_i_cattolici_cinesihttp://www.fides.org/it/news/74470-ASIA_CINA_L_isola_di_Francesco_Saverio_primo_santuario_per_i_cattolici_cinesidi Marta Zhao<br />Shangchuan – La vita del grande missionario gesuita San Francesco Saverio è un riflesso fedele delle parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” .<br /><br />A meno di 47 anni, Francesco Saverio - oggi commemorato dalla liturgia della Chiesa - viene portato via dalla morte per polmonite mentre è in una capanna di foglie, sull’Isola di Shangchuan, davanti al Guandong, provincia costiera di quella Cina dove voleva arrivare. Con lui ha solo la compagnia di un crocifisso e di un cinese divenuto da poco cristiano, che avrebbe dovuto accompagnarlo nella sua nuova avventura per fargli da interprete. Sembra un fallimento. E’ l’immagine del “tramonto del gesuita” raccontata nel dramma teatrale “Il divino impaziente” di José Maria Péman, riproposta più volte anche da Papa Francesco. Eppure oggi Francesco Saverio è celebrato come Patrono delle missioni, lo si onora con definizioni altisonanti .<br />Dopo 471 anni, questo eccellente “chicco di grano” continua produrre moltissimi frutti che si diffondono anche dalla stessa Isola di Shangchuan, dove morì all’alba del 3 dicembre 1552.<br />Per Francesco Saverio la Cina non è stato un “sogno” proibito, una ambizione missionaria frustrata e insoddisfatta,, come ripetono i luoghi comuni che si applicano alla sua avventura cristiana. Lo attestano le centinaia di missionari che dopo di lui hanno portato il Vangelo in Cina, muovendosi nel solco della sua opera apostolica. Lo racconta a modo suo anche la stessa isola di Shangchuan, dove si è conclusa la sua vicenda terrena. Da quel luogo, porta meridionale della Cina e anche avamposto marittimo della Via della Seta si può dire che Francesco Saverio continui a vegliare dell’annuncio del Vangelo di Cristo in Cina.<br />Nell’isola di Shangchuan si trova un intero Parco intorno al Cimitero dedicato Santo missionario gesuita.Un luogo che è stato definito come il primo santuario cinese, luogo importante per la fede di tanti cattolici cinesi e di atre terre, visitato da catecumeni di ogni età. Uno spazio segnato da una cappella, una grande statua di Francesco Saverio, una croce e un pozzo, dove in tanti arrivano per trovare refrigerio e rinnuvato vigore nel loro cammino cristiano.<br />Grazie a San Francesco Saverio, oggi l’Isola di Shangchuan è un luogo caro a tanti cristiani in tutto il mondo. Anche le autorità civili contribuiscono alla cura di questo luogo di devozione e spiritualità.<br />Già nell'agosto del 1986, le autorità della contea di Taishan, che amministrano anche l’Isola di Shangchuan, hanno stanziato dei fondi che insieme alle offerte di cattolici cinesi in tutto il mondo hanno finanziato il ripristino dell’aspetto originale del Cimitero, luogo di preghiera e raccoglimento che rla cui storia risale al 1700, fatto che ne fa il “primo santuario” cat in portogrese etolico in terra cinese.<br />Le spoglie mortali dl San Francesco Saverio riposano a Goa, nella Basilica di Born Jesus, dal 1553. Ma il cimitero dell’isola di Shangchuan custodisce un mausoleo simbolico del Santo e una lapide a lui dedicata, risalente al 1639, nell’epoca della dinastia Qing che riporta incisa in cinese e portoghese la frase “Questo è il luogo dell’eterno riposo di San Francesco Saverio, il predicatore gesuita in Oriente”. Gruppi di cattolici in Cina e dall'estero hanno offerto contributi per la tutela e il ripristino del luogo, opera in cui si sono distinte le suore Canossiane di Hong Kong, Sono stati costruiti la scalinata che porta all'ingresso principale del cimitero sulla collina, e la strada della "Via Crucis" che sale dalla collina al monumento Inoltre, lungo la strada sono state costruito una pagoda, una statua del Santo e una Croce di pietra.<br />Nel 2006, ex studenti e amici del Wah Yan College dei gesuiti di Hong Kong hanno donato fondi per il restauro del cimitero in occasione del 500° della nascita di S. Francesco Saverio. Nel settembre 2011, il comune di Taishan ha riconosciuto la tomba del Santo come sito e patrimonio culturale della municipalità. Nel dicembre 2015 è statal’ Amministrazione provinciale di Guangdong a riconoscere il sito come patrimonio della provincia. <br />Secondo il governo cinese, il cimitero di Francesco Saverio fornisce importanti testimonianze per lo studio dell'impatto della Via della Seta marittima sulla cultura e sulla religione cinese.<br />I pellegrini cinesi e stranieri vengono da tutto il mondo per pregare nell’isola di Shangchuan. Una croce solenne eretta sulla riva del mare accoglie le gente; a pochi passi, salendo le scale di pietra, si trova la cappella dedicata al San Francesco Saveriodove si ricorda che il Santo ha attraversato migliaia di chilometri via mare per annunciare dovunque il Vangelo di Cristo. <br />Lungo i gradini di pietra che si trovano sul retro della collina, affiancati dalle immagini della Via Crucis, si raggiunge lil vertice dove si trova l'enorme statua di Francesco Saverio. I pini intorno alla statua sono piegati. Una credenza locale vuole che i pini si siano miracolosamente piegati per devozione al Santo. Ancora più sorprendente è il pozzo che il Santo usava per attingere l’acqua necessaria alla vita quotidiana. Il pozzo si trova vicino al mare, e secondo quanto riportano i residenti nell’isola, quando c’è l’alta marea, il pozzo viene sommerso completamente. Ma quando la marea si ritira, l'acqua torna limpida e dolce, senza un granello di sabbia, che si può prendere a bere tranquillamente. <br />Così, in quei luoghi, tanti pellegrini attingono forza nrel loro cammino, Si sentono sollecitati perseverare, camminando sulle orme di San Francesco Saverio.<br />«Il grande missionario Francesco Saverio» ha ricordato tra Papa Francesco nel libro-intervista “Senza di Lui non possiamo far nulla” «finisce così, guardando la Cina, dove voleva andare e non è riuscito a entrare. Muore così, senza niente, solo davanti al Signore. Muore lì, viene sepolto, e è come quando si seppellisce un seme». È la sorte – ha aggiunto il Papa – capitata a tutti i missionari sepolti nelle terre della loro missione: «Morendo in quei posti, sono stati piantati in quella terra come dei semi». I veri missionari, e le vere missionarie, di qualsiasi tipo – ha aggiunto il Successore di Pietro - «non sono solo degli “inviati”. Non sono degli intermediari. Vanno in missione seguendo Gesù, con Gesù, insieme a Gesù. Camminano con lui. E quando sono grandi missionari, si capisce che è Lui a portare loro». Sun, 03 Dec 2023 01:19:02 +0100ASIA/EMIRATI ARABI - Custodire la Terra, custodendo la Pace. L’intervento di Papa Francesco alla COP28http://www.fides.org/it/news/74474-ASIA_EMIRATI_ARABI_Custodire_la_Terra_custodendo_la_Pace_L_intervento_di_Papa_Francesco_alla_COP28http://www.fides.org/it/news/74474-ASIA_EMIRATI_ARABI_Custodire_la_Terra_custodendo_la_Pace_L_intervento_di_Papa_Francesco_alla_COP28di Gianni Valente<br /><br />Dubai - «Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente. Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo». <br /><br />Così inizia il discorso inviato da Papa Francesco alla COP 28, il Vertice mondiale sull’azione per il clima in corso sotto l’egida dell’ONU dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.<br /><br />Papa Francesco avrebbe dovuto prendere parte personalmente alla COP 28. Poi il viaggio del Pontefice è stato annullato su consiglio dei medici per le sue condizioni di salute. Ma il discorso del Pontefice è stato ugualmente letto oggi, sabato 2 dicembre, durante i lavori della Conferenza dal Cardinale di Stato Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, davanti al Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, e alla platea di più di 200 Capi di Stato, Rappresentanti di Governi e esperti internazionali riuniti nella sala dell’Expo City di Dubai. <br /><br /><br />La Creazione devastata e il “delirio di onnipotenza”<br /><br />La «devastazione della creazione» rimarca Papa Francesco fin nelle prime righe dell’intervento letto dal Cardinale Parolin «devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli», e ora minaccia anche «di scatenare un conflitto tra generazioni». <br /><br />È ormai dimostrato - ribadisce Papa Francesco, lontano dalle tesi cvolte a relativizzare l’impatto delle attività legate allo sviluppo economico sul destino della Terra - che gli attuali cambiamenti climatici derivano dal riscaldamento globale, causato principalmente dall'aumento dei gas serra nell'atmosfera, a sua volta causato dall'attività umana, divenuta negli ultimi decenni insostenibile per l’ecosistema. Il Vescovo di Roma chiama in causa «l’ambizione di produrre e possedere che si è trasformata in ossessione», in una «avidità senza limiti», che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato. Il cambio climatico appare come un allarme che intima di abbandonare tale «delirio di onnipotenza» e riconoscere il «nostro limite». Ua presa d’atto ostacolata e rimossa per le pressioni di chi fa prevalere i propri interessi ristretti di lobby o di potere nazionale sul bene comune globale. <br /><br /><br />Papa Francesco fa riferimento diretto alle operazioni manipolatorie messe in atto da lobby e poteri per perseguire le loro scelte scellerate ai danni dell’ambiente, comprese quelle di chi oggi prova a giustificarsi chiamando in causa «quanto fatto da altri in passato». I cambiamenti da mettere in atto - fa notare il Papa non riguardano il passato, ma il domani: «un domani che, volenti o nolenti, o sarà di tutti o non sarà».<br /><br /><br />Tabù da sfatare su poveri e nascite<br /><br />Nel suo intervento, pronunciato a Dubai dal Cardinale Parolin, Papa Francesco respinge con forza anche i tentativi di attribuire la responsabilità della crisi ambientale ai poveri o al numero delle nascite. Si tratta - rimarca il Pontefice - di «Tabù da sfatare con fermezza», visto che «la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti». I poveri - prosegue il Vescovo di Roma - sono in realtà «le vittime di quanto accade». Vittime delle deforestazioni, della fame, della insicurezza idrica e alimentare, dei flussi migratori provocati. E le nascite «non sono un problema, ma una risorsa», mentre l’insidia da cui guardarsi è piuttosto rappresentata da «certi modelli ideologici e utilitaristi» che «vengono imposti alle famiglie e ai popoli, con guanti di seta», come «vere e proprie colonizzazioni». <br /><br /><br />Rilanciare il multilateralismo<br /><br />La via da imboccare - aggiunge il Pontefice - non è quella di bloccare o pregiudicare lo sviluppo di tanti Paesi già sovraccaricati di debiti economici. Occorre piuttosto considerare l’impatto che hanno le economie di poche nazioni, responsabili di un preoccupante «debito ecologico» nei confronti del resto del mondo. Seguendo questa prospettiva, conviene cercare vie adeguate per condonare il debito economico che grava sopra vari popoli, teniendo conto proprio «del debito ecologico» accumulato da altri nei loro confronti.<br /><br />La strada per affrontare la grave emergenza ambientale che mette a rischio tutti - insiste Papa Francesco - può essere imboccata solo come cammino condiviso. Il Pontefice fa diversi riferimenti al multilateralismo, unico metodo per affrontare problemi comuni in un mondo multipolare e complesso, e definisce «preoccupante» il fatto che il riscaldamento del Pianeta avvenga in un tempo segnato da un «generale raffreddamento del multilateralismo» e da una crescente diffidenza nella Comunità internazionale. <br /><br /><br />Custodire la Terra, custodendo la pace<br /><br />La custodia della Creazione - rimarca Papa Francesco in uno dei passaggi più intensi dell’intervento pronunziato in sua vece a Dubai dal Cardinale Parolin - è vincolata alla custodia della pace. Si tratta delle questioni «più urgenti»; e appaiono intimamente in relazione. Nelle guerre che insanguinano il mondo, comprese quelle in atto in Ucraina e in Terra Santa, vengono dilapidate risorse immani in armi e strumenti di morte che «distruggono vite e rovinano la casa comune» mentre sarebbero preziose anche per contrastare l’emergenza ambientale. Papa Francesco, nel suo intervento, rilancia di nuovo la proposta - già delineata nell’Enciclica “Fratelli Tutti” - di usare il denaro destinato agli armamenti per creare un Fondo mondiale destinato a contrastare la fame.<br /><br /><br />L’inutile agitarsi delle “tifoserie”<br /><br />Il Pontefice richiama l’urgenza di un «cambiamento politico», per piantare la basi di un «nuovo multilateralismo» e uscire da particolarismi e nazionalismi che «sono schemi del passato». Il Pontefice assicura a tale riguardo l’impegno e il contributo della Chiesa cattolica, anche nel terreno dell’educazione e della «promozione degli stili di vita» consoni alla tutela della “Casa comune”. Il Papa, citando l’Enciclica Laudato Si’ e la recente Esortazione apostolica Laudate Deum, richiama anche l’urgenza di uscire da astratte dichiarazioni di principio e mettere in atto scelte concrete, ricordando che diversi accordi e impegni assunti finora nei forum internazionali come quello in corso a Dubai «hanno avuto un basso livello di attuazione perché non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze».<br /><br />Le scelte operative - auspica il Papa nel suo intervento pronunciato a Dubai dal Cardinale Parolin - vanno realizzati su quattro terreni, quello della efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, della eliminazione di combustibili fossili e della educazione a stili di vita meno dipendenti da essi. Mentre al Pontefice appaiono del tutto sterili le guerre mediatiche tra «tifoserie» dove si contrappongono «catastrofisti e indifferenti, ambientalisti radicali o negazionisti climatici», visto che le contrapposizioni teatrali non portano a nessuna soluzione. <br /><br /><br />Pregando con San Francesco<br /><br />L’intervento del Pontefice alla COP 28 si conclude con un appello a fare in modo che il 2024 segni un punto di svolta, e introduce in segno di buon auspicio un suggestivo richiamo a un episodio della vita di San Francesco d’Assisi, che accadde esattamente 800 anni prima, nel 1224. In quell’anno - ricorda il Papa che nel porta il nome - San Francesco compose il Cantico delle Creature. Lo compose «dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco. Dopo quella notte di lotta, risollevato nell’animo da un’esperienza spirituale, volle lodare l’Altissimo per quelle creature che più non vedeva, ma che sentiva fratelli e sorelle, perché discendenti dallo stesso Padre e condivise con gli altri uomini e donne». Poco dopo, Francesco aggiunse un'altra strofa, nella quale lodava Dio per coloro che perdonano, e lo fece anche con l’intenzione di dirimere una scandalosa lite allora in corso tra il Podestà e il Vescovo del luogo. «Anch’io, che porto il nome di Francesco» conclude il Vescovo di Roma «con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce». Sat, 02 Dec 2023 11:19:39 +0100ASIA/COREA DEL SUD - I cattolici coreani in preghiera con Papa Francesco, con il calendario delle intenzioni del 2024 in versione artistica coreanahttp://www.fides.org/it/news/74460-ASIA_COREA_DEL_SUD_I_cattolici_coreani_in_preghiera_con_Papa_Francesco_con_il_calendario_delle_intenzioni_del_2024_in_versione_artistica_coreanahttp://www.fides.org/it/news/74460-ASIA_COREA_DEL_SUD_I_cattolici_coreani_in_preghiera_con_Papa_Francesco_con_il_calendario_delle_intenzioni_del_2024_in_versione_artistica_coreanaSeoul - Pregare con il Papa, secondo le sue intenzioni, per essere vicini al Papa e fargli sentire tutto il sostegno e la comunione spirituale dei fedeli coreani: per questo la Chiesa in Corea ha pubblicato e diffuso il calendario mensile delle intenzioni di preghiera del Papa per il 2024 in lingua e versione artistica coreana, realizzandolo e diffondendolo "per rafforzare i legami di fede", anche grazie all'opera della sezione coreana di Vatican News, fortemente voluta e sostenuta economicamente dalla Chiesa in Corea. <br />Con l'obiettivo di approfondire il legame tra la Santa Sede la comunità cattolica coreana, la Commissione per le comunicazioni dell'Arcidiocesi di Seoul ha pubblicato il calendario delle intenzioni di preghiera mensili del Papa per il 2024, curandone una edizione in una forma visivamente accattivante: non solo per dare una testimonianza dell'impegno nel campo della comunicazione, ma anche per fornire una adeguata rappresentazione visiva delle intenzioni di preghiera del Papa, che riguardano la Chiesa universale.<br />Il calendario è il frutto della collaborazione avviata nel 2017, segnata da un "Memorandum di intesa" tra l’Arcidiocesi di Seoul e il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. L'obiettivo della nascita della pagina coreana del portale vaticano era chiaro: diffondere i messaggi del Santo Padre a tutti i cattolici coreani, in Corea e nel mondo, offrendo nel contempo un modello di evangelizzazione per le altre Chiese locali, soprattutto in Asia. Oggi p. Matteo Kwang-hee Choi, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul, afferma: “La pagina coreana di Vatican News rappresenta un passo significativo di fronte all'urgenza di evangelizzazione e comunicazione”.<br />Il calendario pubblicato, riferisce, "è frutto di una collaborazione sempre basta sulla comune fede e sul desiderio di evangelizzare, e mira ad approfondire sempre più il legame tra la Santa Sede e i cattolici coreani”.<br />L’Arcidiocesi di Seoul diffonde il calendario mensile delle intenzioni di preghiera del Papa in lingua coreana nelle parrocchie, associazioni, scuole, per la seconda volta: nel 2023 il primo esperimento del calendario ha commemorato il 60° anniversario dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Corea del Sud, evento segnato anche dalla recente visita del Segretario vaticano per i Rapporti con gli stati, l'Arcivescovo Paul Richard Gallagher, in Corea.<br />Nel realizzare lo strumento di comunicazione che accompagnerà, mese per mese del prossimo anno, i fedeli coreani a pregare e a stringersi al cuore di Papa Francesco è stato coinvolto l'artista e illustratore coreano Ye-hee Suh, vincitore del "Catholic Young Artist Contest 2022", ospitato con una mostra personale nella Galleria 1898 dell'Arcidiocesi di Seoul. "L'abilità creativa di Suh apporta al calendario una miscela unica di spiritualità ed estetica, catturando l'essenza delle intenzioni del Papa in modo visivamente accattivante", recita una nota dell'Aricidiocesi di Seoul.<br />L'artista che ha realizzato le illustrazioni ha dichiarato: “Non è stato facile rappresentare visivamente le intenzioni di preghiera del Papa in un’unica immagine; ringrazio Dio per avermi benedetto, per avermi dato l'ispirazione e il il tempo di meditare in anticipo sulle preghiere dell’anno. Spero che le mie illustrazioni possano aiutare molte persone a pregare con il Papa. Spero che questo calendario permetta ai giovani come me di pregare nella loro vita quotidiana, e anche a molte persone di trovare conforto nel pregare insieme”, anche attraverso il linguaggio universale dell’arte.<br /> Sat, 02 Dec 2023 12:55:10 +0100AMERICA/GUYANA- Tensioni tra Caracas e Georgetown per il controllo della Guayana Esequiba, regione ricca di risorse naturalihttp://www.fides.org/it/news/74473-AMERICA_GUYANA_Tensioni_tra_Caracas_e_Georgetown_per_il_controllo_della_Guayana_Esequiba_regione_ricca_di_risorse_naturalihttp://www.fides.org/it/news/74473-AMERICA_GUYANA_Tensioni_tra_Caracas_e_Georgetown_per_il_controllo_della_Guayana_Esequiba_regione_ricca_di_risorse_naturaliGeorgetown - Tensione tra Guyana e Venezuela mentre si attente oggi, 1° dicembre, la decisione della Corte internazionale di giustizia sulla richiesta della Guyana di emettere misure provvisorie per fermare il referendum organizzato da Caracas per domenica prossima, 3 dicembre, sull’annessione della Guayana Esequiba, che fa parte della confinante Guyana.<br />La regione di Guayana Esequiba, reclamata dal Venezuela alla Guyana era stata al centro di intervento degli Stati Uniti per bloccare le mire britanniche sull’area nel 1895. <br />La Guayana Esequiba è una regione di circa 159.500 km2 a ovest del fiume Essequibo, attualmente amministrata e controllata dalla Guyana, ma rivendicata dal Venezuela come parte del suo territorio. La disputa risale all’epoca coloniale, quando Spagna e Paesi Bassi si contendevano il controllo dell’area. Nel 1814, i Paesi Bassi cedettero le sue colonie di Essequibo, Demerara e Berbice alla Gran Bretagna, che in seguito le unificò nella Guyana britannica. Il Venezuela ereditò le pretese spagnole sulla regione dopo la sua indipendenza nel 1811, ma la Gran Bretagna espanse il suo controllo più a ovest del fiume Essequibo nel 19° secolo.<br />Nel 1895, il Venezuela richiese l’aiuto degli Stati Uniti per risolvere la disputa sul confine con la Gran Bretagna, invocando la dottrina Monroe, che dichiarava il continente americano interdetto all’intervento europeo. Gli Stati Uniti intervennero e costrinsero la Gran Bretagna ad accettare un arbitrato internazionale sull'intero territorio conteso. Il tribunale arbitrale, convocato a Parigi nel 1898, assegnò la maggior parte del territorio alla Guyana britannica nel 1899. Tuttavia, il Venezuela in seguito denunciò il lodo come non valido, accusando il tribunale di essere parziale e corrotto dall'influenza britannica.<br />La disputa rimase irrisolta dopo che la Guyana ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1966. Da allora il Venezuela ha mantenuto le sue rivendicazioni sulla Guayana Esequiba e ha occasionalmente fatto ricorso a pressioni militari e diplomatiche per affermare la propria sovranità sulla regione. Il Venezuela inoltre ha rifiutato la giurisdizione della ICJ per risolvere la controversia, e ha invece proposto un negoziato bilaterale con la Guyana.<br />La regione è ricca di risorse naturali, come petrolio, gas, oro, diamanti e legname, che hanno attirato l'interesse di entrambi i Paesi e di società straniere. Negli ultimi anni, la Guyana ha concesso licenze di esplorazione e produzione a diverse multinazionali, come ExxonMobil, per sfruttare le riserve offshore di petrolio e gas nelle acque contese. Il Venezuela ha protestato contro queste attività e ha accusato la Guyana di violare la sua sovranità e integrità territoriale.<br />Sono stati segnalati movimenti militari ai confini della Guyana sia da parte del Venezuela sia da parte del Brasile, quest’ultimo come misura preventiva. Brasilia cerca di mediare tra i due Paesi finora senza successo. <br />Fri, 01 Dec 2023 11:33:28 +0100ASIA/KAZAKISTAN - Una luce brilla da Astana. La “convivenza tra diversi” fiorita in Kazakistan sulle tragedie del passatohttp://www.fides.org/it/news/74472-ASIA_KAZAKISTAN_Una_luce_brilla_da_Astana_La_convivenza_tra_diversi_fiorita_in_Kazakistan_sulle_tragedie_del_passatohttp://www.fides.org/it/news/74472-ASIA_KAZAKISTAN_Una_luce_brilla_da_Astana_La_convivenza_tra_diversi_fiorita_in_Kazakistan_sulle_tragedie_del_passatodi Victor Gaetan<br /><br />La Repubblica del Kazakistan, grande cinque volte la Francia, ha stabilito relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1992. Nel Paese, la catastrofe di un milione e mezzo di vittime degli esperimenti nucleare è oggi alla radice della sua attiva e tenace mobilitazione contro le armi nucleari nei forum internazionali, fianco a fianco con la Santa Sede<br /><br />Astana - Anche in luoghi dove la comunità cattolica è numericamente molto esigua, come in Kazakistan, l'influenza positiva della Santa Sede è palpabile. <br /><br />"Le buone relazioni con il Vaticano sono importanti per noi perché il Vaticano è una forza per il bene e il Kazakistan vuole essere una forza per il bene, a livello globale", mi ha detto il Vice Ministro degli Esteri Roman Vassilenko, ad Astana, la capitale del Paese. "Promuoviamo ideali simili e e perseguiamo intenti simili per costruire la pace, la comprensione e il dialogo".<br /><br />L’incontro con Vassilenko è avvenuto a ottobre, in occasione del ventesimo anniversario del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, che si riunisce ogni tre anni, e ha portato centinaia di esponenti rappresentativi delle comunità religiose nella Repubblica del Kazakistan, Paese che il 16 dicembre festeggia il suo 34° compleanno. Papa Francesco ha partecipato al Congresso nel settembre 2022. <br /><br />"Il messaggio portato da Papa Francesco è stato estremamente costruttivo", ha osservato Vassilenko, aggiungendo che il suo governo approva anche la dichiarazione sulla fraternità umana che il Papa e il Grande Imam di Al Azhar Ahmed al Tayyeb hanno firmato congiuntamente” nel 2019.<br /><br />Lo scopo del forum spirituale ecumenico e interreligioso del Kazakistan è triplice: 1) migliorare la capacità dei capi religiosi di rafforzare la pace, la stabilità e la sicurezza globali; 2) contribuire alla comprensione reciproca tra le civiltà orientali e occidentali; 3) prevenire il potere distruttivo della competizione religiosa. Come ha spiegato l'arcivescovo di Astana Tomasz Peta: "Può essere un segno che indica Dio come fonte di pace". Quest'anno, gli organizzatori si sono riuniti per pianificare il futuro: hanno esaminato un documento che prevede che i capi religiosi dovranno collaborare più intensamente nel prossimo decennio.<br /><br />Come ha fatto una nazione così nuova a ospitare questo ambizioso evento globale? Come ha sottolineato Papa Giovanni Paolo II, tale fatto è anche il risultato di una lunga storia: "Questo spirito di apertura e di cooperazione fa parte della vostra tradizione, perché il Kazakistan è sempre stato una terra dove tradizioni e culture diverse si incontrano e coesistono". .<br /><br />Inoltre, il Kazakistan ha assimilato in chiave molto costruttiva una storia tragica e un clima difficile per ridefinirsi come società tollerante, multietnica e multiconfessionale. Il Congresso è una manifestazione di questa identità, particolarmente preziosa se si considera la posizione strategica del Kazakistan, a cavallo tra Europa e Asia, al confine con Cina, Russia e il resto dell'Asia centrale.<br /><br />Il viceministro Vassilenko ha confermato che il Kazakistan è una "società etnicamente variegata", basata su una storia unica di flussi di persone e gruppi: "Abbiamo chiese cattoliche anche in luoghi molto lontani, come il lago Ozernoye, nel nord, dove la popolazione polacca è stata esiliata in epoca sovietica ed è sopravvissuta grazie all'ospitalità kazaka".<br /> <br /><br />Costruire sul dolore <br /><br />Centinaia di migliaia di persone, sospettate dalle autorità sovietiche di non sostenere il programma staliniano, furono deportate dalle loro case nella inospitale steppa kazaka tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Cinquanta. <br /><br />Nel 1936, oltre 35mila polacchi che vivevano al confine con l'Ucraina e 20mila contadini finlandesi furono rinchiusi in convogli ferroviari e inviati nei campi di lavoro kazaki. Nel 1937-38, oltre 175mila coreani dell'Estremo Oriente sovietico furono spediti in Kazakistan. Poiché i funzionari locali non furono avvertiti, molte di queste povere anime sradicate morirono di fame, di malattie e di mancanza di una dimora in cui fosse possibile sopravvivere.<br /><br />Dopo che le truppe sovietiche occuparono la Polonia nel settembre 1939, radunarono circa 60mila polacchi, ucraini e bielorussi inviati nella steppa kazaka - dove le temperature al nord possono scendere fino a -40°C in inverno – con un viaggio in treno che durava fino a un mese. <br /><br />Quando la Germania invase l'Unione Sovietica nel 1941, gli stalinisti si rivalsero sui tedeschi che si erano stabiliti intorno al fiume Volga, invitati da Caterina la Grande. Degli 850mila tedeschi del Volga deportati a est, oltre 400mila furono reinsediati in Kazakistan. Nel 1944, toccò ai ceceni a subire questa dura pratica di trasferimento di massa basata sull'etnia: 478mila ceceni-ingusci furono trasferiti con la forza nella più grande Repubblica dell'Asia centrale.<br /><br />Questa pratica rallentò con la morte di Stalin nel 1953. A quel punto, i campi gulag erano sparsi in tutto il Kazakistan, compreso uno riservato alle donne i cui mariti o padri erano stati arrestati come traditori. Un altro, KarLag, era uno dei più grandi campi di lavoro dell'Unione Sovietica. Ha dato origine a Karaganda, la quinta città più grande del Paese. <br /><br />Gran parte della ricchezza economica del Kazakistan è stata costruita da questi lavoratori prigionieri, i cui discendenti hanno popolato il Paese e contribuito al suo carattere multietnico.<br /><br />Uno sguardo cattolico <br /><br />L'idea che la persecuzione abbia creato una società che celebra la diversità e il dialogo oggi sembra quasi troppo bella per essere vera. Ho cercato un talentuoso produttore video, Aleksey Gotovskiy, 33 anni, oggi residente a Roma, nato e cresciuto a Karaganda, in Kazakistan, per sentire il suo punto di vista sull'evoluzione del suo Paese. <br />Gotovskiy conferma: "Il passato comune ha rafforzato l'idea di una società multiculturale perché nei gulag le persone non erano cattoliche o ortodosse o polacche o tedesche. Erano persone che dovevano sopravvivere, e lo facevano attraverso la cooperazione e l'aiuto reciproco. Quindi penso che da questo periodo di comunismo in cui tutti soffrivano insieme e poi si aiutavano a vicenda, sia stato un passo naturale per il nuovo Kazakistan quello di abbracciare questa idea".<br /><br />A suo avviso, altri due fattori sono cruciali per cogliere come l'esperienza sovietica abbia forgiato una grande unità dalla diversità: gli impegni fisici che le persone dovevano affrontare e il clima rigido in cui si trovavano.<br /><br />"Non si trattava di campi di sterminio come in Germania; non venivano mandati lì per morire. Le persone venivano mandate a creare nuove città e industrie. La mia città è stata costruita da persone inviate nei campi: giapponesi, coreani, tedeschi e molte altre nazioni", ha spiegato Gotovskiy. "La sfida più grande” ha continuato “era l'ambiente molto duro, il clima. Per sopravvivere, le persone dovevano cooperare, cosa che hanno fatto, con l'aiuto dei kazaki". <br /><br />Gotovskiy è stato educato nel periodo post-comunista, quando valori come la tolleranza e il rispetto per la diversità religiosa venivano insegnati attivamente a scuola. Era chierichetto e ricorda di essere stato esonerato dalle lezioni quando c’era da celebrare una festa. Le lezioni di letteratura includevano lo studio della Bibbia. Sulla parete dell'aula dove si insegnava la storia russa era appesa un'icona.<br /><br />Le principali tradizioni religiose del Kazakistan sono l'Islam e il cristianesimo ortodosso . I cattolici rappresentano al massimo l'1% dei 19 milioni di abitanti. La risposta di Gotovskiy sui suoi rapport con i musulmani mi è appparsa suggestiva: "La fede in Dio unisce le persone in Kazakistan. Sono cresciuto con la convinzione che ci sia un solo Dio. Non entriamo nello specifico, ma i kazaki non pensano che io sia un eretico, anzi. L'atteggiamento dei musulmani in Kazakistan è più simile a questo ragionamento: ‘Se c'è un solo Dio, è anche il nostro Dio’. Così, i miei vicini mi dicevano: ‘Per favore, potresti pregare per questa o quella persona quando vai in in chiesa?’. Ed erano persone musulmane. Credono in un unico Dio. Quindi, se esiste, esiste per tutti noi. Un solo Dio. Io parlo con Lui, i musulmani parlano con Lui, il nostro unico Dio". <br /><br />Disarmo nucleare <br /><br />Un tema regolarmente esplorato dal Congresso dei capi religiosi è il disarmo nucleare. Un documento del Congresso sottolinea "l'importanza delle azioni collettive delle società e degli Stati per costruire un mondo senza armi nucleari".<br /><br />Anche in questo caso, la storia del Kazakistan aiuta a spiegare la sua forte posizione pubblica contro le armi nucleari.<br /><br />L'esercito sovietico usava il Kazakistan come principale sito di sperimentazione per le armi nucleari. Tra il 1949 e il 1989, sono stati condotti oltre 500 esperimenti nucleari in superficie e sotto terra, principalmente nella città nordorientale di Semipalatinsk, ribattezzata Semey. Circa 1,5 milioni di cittadini hanno subito gli effetti negativi dell'esposizione alle radiazioni, con alti tassi di difetti congeniti e cancro. Al momento della dichiarazione di indipendenza, il Paese aveva il quarto più grande stock di armi nucleari; quattro anni dopo, non ne aveva più perché il nuovo governo aveva chiuso il sito e lavorato con esperti occidentali per smantellare le armi letali. <br /><br />Papa Francesco, durante il suo viaggio, ha rimascato il fatto che "Il Kazakistan ha fatto scelte molto positive, come dire "no" alle armi nucleari e fare buone politiche energetiche e ambientali. È stato un gesto coraggioso. In un momento in cui questa tragica guerra ci porta a pensare alle armi nucleari - che follia - questo Paese dice 'no' alle armi nucleari fin dall'inizio".<br /> <br />Il Kazakistan continua ad essere un leader internazionale per il disarmo e ha lavorato duramente per ottenere l'approvazione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari insieme alla Santa Sede. Il TPNW è entrato in vigore nel 2017, senza il sostegno delle principali potenze nucleari, tra cui Stati Uniti, Russia e Israele. Proprio questa settimana una riunione dei firmatari è in corso presso le Nazioni Unite, a New York. .<br />Fri, 01 Dec 2023 11:26:16 +0100AFRICA - Similitudini e differenze dei 3 golpe nel Sahel; i regimi golpisti potrebbero essere rovesciati da altri colpi di Stato?http://www.fides.org/it/news/74471-AFRICA_Similitudini_e_differenze_dei_3_golpe_nel_Sahel_i_regimi_golpisti_potrebbero_essere_rovesciati_da_altri_colpi_di_Statohttp://www.fides.org/it/news/74471-AFRICA_Similitudini_e_differenze_dei_3_golpe_nel_Sahel_i_regimi_golpisti_potrebbero_essere_rovesciati_da_altri_colpi_di_StatoLagos – I golpe militari che si sono succeduti negli ultimi 2-3 anni nel Sahel sono diversi da quelli verificatesi negli anni’ 70-80. Lo affermano i vescovi del Comitato Permanente del Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar riunitisi a Lagos in occasione del giubileo d'oro del Comitato Episcopale Panafricano per le Comunicazioni Sociali .<br />I vescovi africani affermano: “Siamo contrari ai colpi di Stato, posizione coerente con l’insegnamento della Chiesa, che rifiuta fermamente la presa del potere con la forza. La Chiesa si schiera a favore della democrazia”.<br />Nel loro comunicato finale i membri del SECAM fanno un’analisi della situazione ritenendo che i golpe attuali “contrastano con i colpi di Stato degli anni '70 e '80, il cui obiettivo principale era l'acquisizione e il mantenimento prolungato del potere”. “I recenti colpi di Stato sono caratterizzati da un intento in qualche modo messianico, presumibilmente volto a liberare la popolazione dalle ingiustizie e a porre fine al monopolio della ricchezza nazionale da parte di dinastie politiche consolidate e dei loro alleati internazionali” sottolineano e aggiungono che "la popolazione in generale ha mostrato sostegno ai golpisti, considerando queste azioni come un'espressione di profonda frustrazione e rabbia per le ingiustizie di lunga data". <br />Una tesi che trova concorde Rahmane Idrissa, ricercatore all’Università̀ di Leiden, che fa però un raffronto tra la situazione attuale e i golpe avvenuti tra fine degli anni ’90 e i primi 2000, caratterizzati da un periodo di transizione e da un rapido ritorno alla democrazia. In un intervista all’Agenzia Fides il ricercatore traccia un quadro dei golpe militari avvenuti nei tre Paesi saheliani . <br /><br />Quali sono le similitudini e quali le differenze tra i 3 golpe in Sahel?<br /><br />Vi sono diverse similitudini perché tutti i 3 Paesi devono affrontare gli stessi problemi, in particolare la guerra dei gruppi terroristi in Sahel. Credo dunque che se questa guerra non ci fosse stata non si sarebbero verificati questi golpe.<br />Allo stesso tempo i tre colpi di Stato sono differenti per le circostanze nelle quali si sono verificati. Soprattutto in Mali e in misura minora Burkina Faso, i golpe sono avvenuti dopo una lunga serie di contestazioni popolari contro il potere stabilito. In Niger invece al momento del Putsch non c’erano contestazioni popolari. Anzi era un periodo molto calmo. Inoltre i golpe in Mali e in Burkina Faso sono stati effettuati da giovani ufficiali, mentre in Niger è stato condotto da ufficiali superiori abbastanza maturi.<br />Il golpe in Mali ha creato un modello attraverso il quale i militari promettono di riconsegnare il potere a un governo civile ma poi non lo fanno, rimandando alle calende greche la data del passaggio dei poteri tra militari e civili. In questo senso i militari del Burkina Faso stanno imitando quelli del Mali e penso che lo faranno pure quelli del Niger.<br />In conclusione questi 3 colpi di Stato sono diversi da quelli avvenuti nel recente passato che sono stati seguiti da un periodo di transizione e un rapido ritorno a un governo civile. <br /><br />Ma i golpisti riusciranno a sconfiggere i terroristi e a riprendere il controllo del territorio?<br /><br />No perché la crisi di sicurezza è molto complessa e complicata. Una soluzione puramente militare da sola è insufficiente per risolverla. Occorre una soluzione politica ed economica. I militari, vista la loro professione, pensano soprattutto in termini di soluzione militare. A mio avviso non sono capaci di risolvere la questione anzi temo che l’aggraveranno.<br /><br />Prevede altri golpe come ad esempio in Ciad? Crede possibile un golpe in Nigeria?<br /><br />In Nigeria lo vedo difficile nelle circostanze attuali e non penso che vi saranno colpi di Stato in altri Paesi della regione. Il Ciad ha già un regime militare. Penso invece che ci saranno altri golpe nei tre Paesi che lo hanno già vissuto. Questo perché la situazione non è stabile. I militari hanno preso il potere promettendo di risolvere la crisi di sicurezza e non hanno altra legittimità che quella della forza. E chi prende il potere con la forza può essere rovesciato da una forza superiore. <br /><br />Fri, 01 Dec 2023 08:31:59 +0100ASIA/INDIA - Nomina del Reverendo Linus Pingal Ekka Vescovo di Gumlahttp://www.fides.org/it/news/74469-ASIA_INDIA_Nomina_del_Reverendo_Linus_Pingal_Ekka_Vescovo_di_Gumlahttp://www.fides.org/it/news/74469-ASIA_INDIA_Nomina_del_Reverendo_Linus_Pingal_Ekka_Vescovo_di_GumlaCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Gumla il Rev.do Sac. Linus Pingal Ekka, del clero della medesima Sede, finora Amministratore Diocesano della medesima. S.E. Mons. Linus Pingal Ekka è nato il 23 settembre 1961 a Chainpur, nella Diocesi di Gumla. Ha frequentato il Master of Arts presso il St. Aloysius College di Jabalpur e ha conseguito la Licenza in Filosifia e Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma.<br />È stato ordinato sacerdote il 22 gennaio 1994 per la Diocesi di Gumla.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Vice-Parroco e poi Parroco di Dalmadi ; Rettore del Seminario Propedeutico di Karondabera ; Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana, svolgendo nel contempo il servizio pastorale nell’Arcidiocesi di Udine ; Professore ospite al St. Albert’s Regional College di Ranchi ; Professore residenziale e Prefetto del dipartimento di Filosofia al St. Albert’s Regional College di Ranchi ; Vicario Parrocchiale ad Ampezzo, nell’Arcidiocesi di Udine ; Cancellerie della Diocesi di Gumla ed Incaricato dei casi matrimoniali ; Vicario Giudiziale e Giudice del Tribunale Ecclesiastico ; dal 2021, Amministratore Diocesano di Gumla.<br /> Thu, 30 Nov 2023 12:46:15 +0100ASIA/INDIA - Nomina del Reverendo Malcolm Sequeira a Vescovo di Amravatihttp://www.fides.org/it/news/74468-ASIA_INDIA_Nomina_del_Reverendo_Malcolm_Sequeira_a_Vescovo_di_Amravatihttp://www.fides.org/it/news/74468-ASIA_INDIA_Nomina_del_Reverendo_Malcolm_Sequeira_a_Vescovo_di_AmravatiCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Amravati il Rev. Sac. Malcolm Sequeira, del clero della Diocesi di Poona, finora Vicario Generale della medesima Diocesi e Parroco della St. Anne’s Church. S.E. Mons. Malcolm Sequeira è nato il 4 novembre 1961 a Giriz, nella Diocesi di Vasai. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il St. Pius X College a Mumbai. <br />È stato ordinato sacerdote il 13 aprile 1996 per la Diocesi di Poona.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Assistente sacerdotale presso la Cattedrale St. Patrick ; Direttore diocesano delle Comunità Cristiane di Base ; Licenza in Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma ; dal 2005, Direttore diocesano per le Comunicazioni Sociali e Responsabile delle relazioni pubbliche; Rettore della Cattedrale St. Patrick ; dal 2009, Consultore diocesano; dal 2012, Vicario Generale; Direttore del Property Office ; Parroco della Divine Mercy Church ; dal 2019, Parroco della St. Anne’s Church.<br /> Thu, 30 Nov 2023 12:43:57 +0100ASIA/INDA - Nomina del Vescovo di Kottapuramhttp://www.fides.org/it/news/74467-ASIA_INDA_Nomina_del_Vescovo_di_Kottapuramhttp://www.fides.org/it/news/74467-ASIA_INDA_Nomina_del_Vescovo_di_KottapuramCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Kottapuram il Rev. Sac. Ambrose Puthenveettil, del clero della medesima Diocesi, finora Rettore di St. Antony’s Shrine.<br />S.E. Mons. Ambrose Puthenveettil è nato il 21 agosto 1967 a Palliport, nella Diocesi di Kottapuram. Ha studiato Filosofia presso il St. Peter’s Pontifical Institute a Bangalore e Teologia presso il Collegium Canisianum ad Innsbruck, Austria. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Pastorale presso la Leopold-Franzens-Universität di Innsbruck e il Dottorato in Missiologia presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma.<br />È stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1995 per la Diocesi di Kottapuram.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Segretario del Vescovo ; Sostituto presso la St. Vincent Ferrer ; Vice Parroco della St. Don Bosco ; Vice Rettore del St. Francis Assisi Minor Seminary ; Vice Parroco della Our Lady of Snow ; Professore presso il St. Joseph’s Pontifical Seminary ad Aluva ; Vice Rettore del St. Joseph’s Pontifical Seminary ad Aluva ; Rettore del St. Antony’s Minor Seminary ; Parroco della Cattedrale St. Michaele e Vicario Foraneo ; dal 2022, Rettore del St. Antony’s Shrine.<br /> Thu, 30 Nov 2023 12:38:19 +0100ASIA/INDA - Nomina del Vescovo di Daltonganjhttp://www.fides.org/it/news/74466-ASIA_INDA_Nomina_del_Vescovo_di_Daltonganjhttp://www.fides.org/it/news/74466-ASIA_INDA_Nomina_del_Vescovo_di_DaltonganjCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Daltonganj S.E. Mons. Theodore Mascarenhas, S.F.X., finora Vescovo titolare di Lisinia ed Ausiliare dell’Arcidiocesi di Ranchi ed Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi di Daltonganj. S.E. Mons. Theodore Mascarenhas, S.F.X., è nato il 9 novembre 1960 a Camurlim, nell’Arcidiocesi di Goa. Ha emesso la Prima Professione religiosa nella Società di San Francesco Saverio il 14 giugno 1979, è stato ordinato sacerdote il 24 aprile 1988 per la medesima Società del Pilar. Ha conseguito il Dottorato in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico a Roma. <br />Il 9 luglio 2014 è stato nominato Vescovo titolare di Lisinia ed Ausiliare dell’Arcidiocesi di Ranchi, ricevendo l’ordinazione episcopale il 30 agosto 2014. Dal 2016 al 2019 è stato Segretario Generale della Conferenza Episcopale dei Vescovi Cattolici dell’India. Dall’8 dicembre 2021 è anche Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi di Daltonganj<br /> Thu, 30 Nov 2023 12:36:12 +0100ASIA/PAKISTAN - Testimoniare la pace, servire i poveri: la vocazione dei francescani e i frutti della Regola in Pakistanhttp://www.fides.org/it/news/74465-ASIA_PAKISTAN_Testimoniare_la_pace_servire_i_poveri_la_vocazione_dei_francescani_e_i_frutti_della_Regola_in_Pakistanhttp://www.fides.org/it/news/74465-ASIA_PAKISTAN_Testimoniare_la_pace_servire_i_poveri_la_vocazione_dei_francescani_e_i_frutti_della_Regola_in_PakistanLahore - "Vivere la Regola francescana in Pakistan, dunque annunciare il Vangelo e testimoniare il carisma di Francesco di Assisi, ha dato i suoi frutti in una terra come il Pakistan. I frutti si riscontrano soprattutto sul terreno del dialogo interreligioso, del promuovere e praticare la pace, del farsi vicini ai poveri, in una nazione a maggioranza islamica": lo dice all'Agenzia Fides padre Qaisar Feroz OFM Cap, francescano Cappuccino di Lahore, presidente di "Signis" Pakistan e Segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Pakistan.<br />“Il tempo degli anniversari francescani, come gli 800 anni dalla approvazione della Regola del 1223, e come la imminente celebrazione del Natale a Greccio, si vive qui con incontri, celebrazioni liturgiche, iniziative di carità che coinvolgono tutta la Famiglia francescana in Pakistan e che "sono un segno fecondo per tutta la Chiesa locale, che da Francesco di Assisi attinge lo stile dell'umiltà, della minorità, della fraternità per vivere la fede cristiana nel contesto di una nazione come il Pakistan, a volte segnato da difficoltà e sfide", rimarca.<br />Prosegue il religioso Cappuccino: “Oggi le radici della presenza francescana nel paese sono profonde, se si pansa che i primi missionari francescani giunsero nel Subcontinente indiano nel 1880 – ben prima della partizione tra India e Pakistan, avvenuta nel 1947. Fu il frate cappuccino italiano Paolo Tosi il primo francescano a mettere piede in questa terra come Vicario Apostolico del Punjab, seguito poi dalla missione dei padri Cappuccini belgi cui la Santa Sede affiderà, nel 1888, la cura pastorale della diocesi di Lahore. La missione francescana da allora è fiorita con la creazione di fraternità e la costruzione di chiese, scuole, ospedali, opere che ancora oggi sono pienamente al servizio della popolazione, specialmente dei più poveri", racconta.<br />L’annuncio della pace e il servizio ai poveri: sono questi i due binari principali su cui viaggia e si fa visibile la presenza francescana in Pakistan. "Per essere operatori di pace – argomenta – è essenziale in questa terra il dialogo interreligioso, in special modo il dialogo islamo-cristiano. E’ vitale costruire buoni rapporti con i leader musulmani e con la gente comune di fede musulmana per disinnescale pregiudizi, discriminazioni e possibili ostilità, nella logica di ‘Fratelli tutti’. Oggi possiamo dire che, dopo una lunga e paziente opera di tessitura di buone relazioni, molti musulmani sono divenuti ambasciatori di pace e lavorano con noi per fare del Pakistan un luogo di convivenza e di coesistenza pacifica, per il bene comune. Questo è un segnale molto incoraggiante, che mostra come lo spirito di Francesco, persona che in tempi di Crociate viaggiò in Egitto per incontrare il Sultano, abbia dato frutto”. <br />L'altro polo è il servizio ai poveri: "Le opere di carità dei francescani sono rivolte a quanti sono senzatetto, sono malati e vulnerabili o sono reietti, esclusi, ai margini della società. Siamo vicini a loro con lo spirito di essere sempre dalla parte dei poveri e di essere noi stessi poveri tra poveri. Fare questo significa essere qui un Vangelo vivente, come è stato Francesco".<br />I francescani in Pakistan sono presenti soprattutto nelle province del Sindh e del Punjab, con diverse comunità dell’’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. I laici francescani e i giovani francescani hanno diverse fraternità nelle due province dove vi sono anche congregazioni religiose femminili che si ispirano al carisma francescano. Un frate minore, Sebastian Shaw OFM, è attualmente Arcivescovo di Lahore; un frate Cappuccino, il Vescovo Khalid Rehmat OFM Cap, è Vicario Apostolico di Quetta, capitale della provincia del Beluchistan. <br /> <br />Thu, 30 Nov 2023 11:45:00 +0100AFRICA/CENTRAFRICA- A10 anni dalla seconda guerra civile le vittime degli stupri di guerra abbandonate a loro stessehttp://www.fides.org/it/news/74464-AFRICA_CENTRAFRICA_A10_anni_dalla_seconda_guerra_civile_le_vittime_degli_stupri_di_guerra_abbandonate_a_loro_stessehttp://www.fides.org/it/news/74464-AFRICA_CENTRAFRICA_A10_anni_dalla_seconda_guerra_civile_le_vittime_degli_stupri_di_guerra_abbandonate_a_loro_stesseBangui – Sono le vittime probabilmente meno conosciute e più nascoste delle guerra: donne e ragazze che hanno subito violenze sessuali dagli appartenenti delle diverse formazioni combattenti. <br />Uno dei Paesi che ha vissuto drammi di questo genere è la Repubblica Centrafricana dove la seconda guerra civile scoppiata il 10 dicembre 2012 al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU di Ginevra: “I casi di stupro sono incalcolabili. Le persone vengono uccise, le case bruciate e le donne stuprate dai ribelli” .<br />A 10 anni dalle terribili vicende nella Repubblica Centrafricana, la Fondazione Denis Mukwege, un'organizzazione internazionale che opera da tempo nel Paese a beneficio delle vittime e dei sopravvissuti alla violenza sessuale, ha avviato domenica 26 novembre nel centro universitario cattolico una serie di attività per sensibilizzare e sostenere i sopravvissuti. Il dottor Mukwege, premio Nobel per la pace 2018, è un medico congolese che da decenni opera per assistere le vittime di stupro nell’est della Repubblica Democratica del Congo .<br />Nonostante gli sforzi compiuti dalle autorità centrafricane e da alcune organizzazioni non governative, le condizioni delle sopravvissute alla violenza sessuale nella Repubblica centrafricana restano preoccupanti, ha indicato il dottor Earvin Isumbisho Mazambi, direttore nazionale della Fondazione Denis Mukwege in Centrafrica.<br />Oltre a fornire supporto psicosociale ai sopravvissuti alla violenza sessuale legata ai conflitti armati, la Fondazione Denis Mukwege ha lanciato una serie di attività di sensibilizzazione.<br />Secondo i dati riportati da Oubangui Médias, una donna su quattro è vittima quotidiana di violenza sessuale.<br />"Le vittime vengono talvolta abbandonate al loro triste destino. Devono essere aiutate a superare tutto ciò che hanno sofferto. Ma sfortunatamente, le sopravvissute non ricevono assistenza ", ha lamentato Francine Evodie Ndémadé, coordinatrice dell'associazione delle vittime della crisi politico-militare nella Repubblica centrafricana.<br />Una delle vittime ha testimoniato di essere stata violentata nel 2014 prima da elementi della Seleka, e poi dagli Anti-Balaka nonostante fosse madre di un bambino di appena tre mesi.<br />Nemmeno le diverse truppe internazionali intervenute nel corso degli anni in Centrafrica sono state esenti dalle accuse di stupro, dai militari francesi ai Caschi Blu dell’ONU , fino ai mercenari russi della Wagner. <br />Thu, 30 Nov 2023 11:34:48 +0100ASIA/SRI LANKA - Oltre 5mila bambini da tutto il Paese festeggiano il 180° Anniversario dell’Infanzia Missionaria aiutando i loro coetaneihttp://www.fides.org/it/news/74462-ASIA_SRI_LANKA_Oltre_5mila_bambini_da_tutto_il_Paese_festeggiano_il_180_Anniversario_dell_Infanzia_Missionaria_aiutando_i_loro_coetaneihttp://www.fides.org/it/news/74462-ASIA_SRI_LANKA_Oltre_5mila_bambini_da_tutto_il_Paese_festeggiano_il_180_Anniversario_dell_Infanzia_Missionaria_aiutando_i_loro_coetaneiKattimahana – Anche lo Sri Lanka si appresta a festeggiare sabato 2 dicembre il 180° anniversario della Pontificia Opera della Santa Infanzia fondata il 19 maggio 1843 da Monsignor Charles de Forbin-Janson. Anche qui, come in tanti Paesi del mondo, più di 120, dove essa è presente, sono state numerose e differenti le iniziative che lungo tutto il corso dell’anno hanno celebrato questo traguardo sottolineato anche dal messaggio del Santo Padre rivolto ai “bambini e ai ragazzi missionari, ai genitori, formatori e amici” della POSI .<br /> “In questo anno così importante per la nostra Opera - spiega suor Roberta Tremarelli, segretario generala della POSI -siamo chiamati in primis a ringraziare il Signore per il prezioso contributo che fin dal 1843 la Posi ha offerto alla missione della Chiesa, alla crescita nella fede di tanti bambini e ragazzi in essa convolti, alle numerose istituzioni e attività sostenute con le offerte dei bambini di tutto il mondo . Il fondatore ha potuto vedere i primi germogli di quanto lo Spirito Santo ha suscitato nel suo cuore seguendo la sua passione missionaria; noi oggi possiamo gioire di questi frutti maturi e siamo chiamati a perseverare nella preghiera, nella testimonianza e nell’offerta affinché ogni bambino e ragazzo abbia la possibilità di conoscere Gesù e di crescere con Lui e come Lui in età, sapienza e grazia”. <br />Il 2 dicembre saranno dunque oltre 5mila i bambini provenienti dalle 12 diocesi del Paese che si daranno appuntamento al Santuario Nazionale di Sant'Anna, nella diocesi di Kurunegala, insieme ai circa 1000 animatori che hanno donato il loro contributo alla formazione missionaria dei piccoli e continuano a farlo. Si tratta di un evento inedito poiché sarà la prima volta che la Posi si raduna a livello nazionale. Per l’occasione i piccoli e i ragazzi appartenenti alla Posi srilankese, sulla scia del motto del fondatore “i bambini aiutano i bambini”, hanno lanciato un programma di raccolta fondi in favore di una scuola molto povera della diocesi di Kurunegala grazie alla vendita di bandiere.<br />Alla mattinata di sabato che si aprirà con la Santa Messa, preceduta da una solenne processione, l’ospite principale sarà il Cardinale Albert Malcolm Ranjith, Arcivescovo di Colombo, che è stato Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, contribuendo a rivitalizzare in modo sostanziale l'Opera della Santa Infanzia. Presenti anche l’Arcivescovo Brian Udaigwe, Nunzio apostolico in Sri Lanka, i vescovi delle 12 diocesi ed oltre 230 tra sacerdoti e religiosi.<br /> <br />Thu, 30 Nov 2023 10:52:17 +0100ASIA/EMIRATI ARABI - Il Vescovo Martinelli: dopo la visita annullata a Dubai, nelle nostre chiese continuiamo a pregare per il Papa e per la buona riuscita di COP28http://www.fides.org/it/news/74461-ASIA_EMIRATI_ARABI_Il_Vescovo_Martinelli_dopo_la_visita_annullata_a_Dubai_nelle_nostre_chiese_continuiamo_a_pregare_per_il_Papa_e_per_la_buona_riuscita_di_COP28http://www.fides.org/it/news/74461-ASIA_EMIRATI_ARABI_Il_Vescovo_Martinelli_dopo_la_visita_annullata_a_Dubai_nelle_nostre_chiese_continuiamo_a_pregare_per_il_Papa_e_per_la_buona_riuscita_di_COP28di Paolo Martinelli*<br /><br />Dubai - Ci spiace molto che Papa Francesco non possa venire domani a Dubai. <br /><br />Lo stesso Papa Francesco mi aveva parlato della sua intenzione di partecipare alla Conferenza sui cambiamenti climatici, quando l'ho incontrato in occasione del Sinodo svoltosi a Roma a ottobre. Vedevo che ci teneva molto a questo viaggio. Lo sentiva come un impegno molto importante. <br />Noi sapevamo fin dall'inizio che non sarebbe stata una visita pastorale, e che lo scopo sarebbe stato quello di intervenire alla COP28. Ma come Chiesa locale abbiamo seguito con impegno per quanto ci veniva chiesto, con affetto e preghiera i preparativi del viaggio. <br />In effetti anche i tempi del viaggio erano molto ristretti, neanche 48 ore, con una richiesta di molti incontri bilaterali. 6 ore di viaggio e un fuso orario di 3 ore. Sarebbe stato sicuramente un viaggio molto impegnativo, anche dal punto di vista fisico.<br />Quando la notizia del viaggio del Papa era stata resa pubblica, avevo inviato una lettera alle nostre parrocchie per chiedere preghiere per il Papa e per il successo della sua partecipazione al COP28. <br />Adesso nelle nostre chiese si continua tutt'ora a pregare per la buona riuscita di questo incontro così importante, e adesso a queste orazioni si uniscono anche le preghiere per la salute del Papa. <br /><br />La nostra gente è molto affezionata a Papa Francesco. Tutti hanno bene in mente la sua visita nel 2019, la Messa celebrata nello Stadio e la sua visita alla cattedrale di Abu Dhabi. <br /><br />Noi, come Chiesa dell'Arabia Meridionale, continuiamo a sentire molto il tema del cambiamento climatico, e facciamo tesoro degli interventi del Papa su questo tema. Soprattutto i nostri giovani sentono molto queste tematiche. <br />Noi ormai da tempo inseriamo il tema della ecologia integrale nelle catechesi che facciamo per i giovani e gli adolescenti. Laudato si' e ora Laudate Deum sono testi molto apprezzati dai nostri ragazzi. E' una tematica legata al loro futuro, e riconoscono negli scritti e negli interventi di Papa Francesco anche un grande amore per le nuove generazioni, e la sollecitudine del Vescovo di Roma per il loro futuro.<br /><br />Sono convinto che anche se il Papa non può venire tra noi, il suo desiderio di partecipare al COP28 e l'averci comunque provato siano una grande testimonianza del suo impegno pastorale intorno al tema della cura della casa comune. <br />Penso che nessuno potrà rimanere indifferente a questa testimonianza, anche se fisicamente lui non potrà essere tra noi.<br /><br />Ad ogni modo la Santa Sede sarà presente al COP28 e anche la Chiesa locale sta facendo la sua parte. Faremo di tutto perché il messaggio del Santo Padre sia conosciuto ed accolto. <br /><br />*Vicario apostolico dell’Arabia meridionale<br />Thu, 30 Nov 2023 09:34:11 +0100VATICANO - Papa Francesco: la salvezza di Cristo si annuncia solo nell'oggi del mondo, così com'èhttp://www.fides.org/it/news/74459-VATICANO_Papa_Francesco_la_salvezza_di_Cristo_si_annuncia_solo_nell_oggi_del_mondo_cosi_com_ehttp://www.fides.org/it/news/74459-VATICANO_Papa_Francesco_la_salvezza_di_Cristo_si_annuncia_solo_nell_oggi_del_mondo_cosi_com_eRoma – Annunciare il Vangelo e la liberazione di Cristo non vuol dire “stare su un balcone a gridare il nome di Gesù, ma scendere per strada, andare nei luoghi dove si vive, frequentare gli spazi dove si soffre, si lavora, si studia e si riflette, abitare i crocevia in cui gli esseri umani condividono ciò che ha senso per la loro vita”. La salvezza portata da Cristo può essere testimoniata solo abitando “i crocevia dell’oggi”, mentre “uscire da essi significherebbe impoverire il Vangelo e ridurre la Chiesa a una setta”. Così Papa Francesco, seguendo i passi dell’Apostolo Paolo, ha ripetuto che il tempo di oggi è il “momento favorevole” per dare testimonianza a Cristo. E che tale testimonianza può avvenire solo nel mondo reale, così come è oggi, senza rinchiudersi in mondi a parte o vivere di nostalgie per ciò che è ormai passato. Lo ha fatto con l’Udienza papale di oggi, mercoledì 29 novembre, proseguendo il ciclo di catechesi dedicato alla passione di annunciare il Vangelo e allo zelo apostolico. All’inizio dell’Udienza, Papa Francesco ha comunicato alla moltitudine convenuta nell’Aula Paolo VI che a causa del suo stato di convalescenza, dopo problemi di salute attraversati negli ultimi giorni, il testo della catechesi sarebbe stato letto in sua vece damons. Filippo Ciampanelli Ufficiale in servizio presso la Segretaria di Stato.<br /><br />La parte iniziale della catechesi papale ha delineato uno scenario realistico del tempo presente e della cultura dominante che condiziona le vite dei singoli e dei popoli. Un tempo in cui “si sente quasi sempre parlare male dell’oggi”, segnato da “guerre, cambiamenti climatici, ingiustizie planetarie e migrazioni, crisi della famiglia”, dominato “da una cultura che mette l’individuo al di sopra di tutto e la tecnica al centro di tutto”. La nostra – ha insistito il Papa nella sua disamina – appare come la “prima civiltà della storia che globalmente prova a organizzare una società umana senza la presenza di Dio, concentrandosi in enormi città che restano orizzontali anche se hanno grattacieli vertiginosi”. Il presente del mondo – ha proseguito la catechesi di Papa Francesco ha molti tratti che sembrano riattualizzare il racconto della città di Babele e della sua torre, narrato nel Libro della genesi: anche in quel racconto biblico sembrava prefigurarsi “un progetto sociale che prevede di sacrificare ogni individualità all’efficienza della collettività”. Un disegno di costruzione sociale in cui “L’umanità parla una lingua sola, potremmo dire che ha un ‘pensiero unico’, ed è “come avvolta in una specie di incantesimo generale che assorbe l’unicità di ciascuno in una bolla di uniformità. Allora Dio confonde le lingue, cioè ristabilisce le differenze, ricrea le condizioni perché possano svilupparsi delle unicità, rianima il molteplice dove l’ideologia vorrebbe imporre l’unico. Il Signore distoglie l’umanità anche dal suo delirio di onnipotenza”.<br /><br />Anche oggi - ha riconosciuto il Papa nella sua catechesi odierna - “la coesione, anziché sulla fraternità e sulla pace, si fonda spesso sull’ambizione, sui nazionalismi, sull’omologazione, su strutture tecnico-economiche che inculcano la persuasione che Dio sia insignificante e inutile: non tanto perché si ricerca un di più di sapere, ma soprattutto per un di più di potere”. In tutto questo – ha proseguito Papa Francesco, citando anche riflessioni già esposte nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium - “si può annunciare Gesù solo abitando la cultura del proprio tempo; e sempre avendo nel cuore le parole dell’Apostolo Paolo sull’oggi: ‘Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!’ ”. Davanti alle urgenze e anche ai mali del tempo presente, non serve “contrapporre all’oggi visioni alternative provenienti dal passato. Nemmeno basta ribadire semplicemente delle convinzioni religiose acquisite che, per quanto vere, diventano astratte col passare del tempo. Una verità” ha proseguito la catechesi papale “non diventa più credibile perché si alza la voce nel dirla, ma perché viene testimoniata con la vita”. E “lo zelo apostolico non è mai semplice ripetizione di uno stile acquisito, ma testimonianza che il Vangelo è vivo oggi qui per noi”. Per questo, conviene guardare “alla nostra epoca e alla nostra cultura come a un dono”. E abitare il tempo presente aiuta anche “noi cristiani a comprendere in modo rinnovato le ragioni della nostra speranza, per estrarre e condividere dal tesoro della fede «cose nuove e cose antiche». Insomma, più che voler riconvertire il mondo d’oggi” ha sottolineato Papa Francesco nella sua catechesi, citando ancora una volta Evangelii gaudium “ci serve convertire la pastorale perché incarni meglio il Vangelo nell’oggi. Facciamo nostro il desiderio di Gesù: aiutare i compagni di viaggio a non smarrire il desiderio di Dio, per aprire il cuore a Lui e trovare il solo che, oggi e sempre, dona pace e gioia all’uomo”. <br />Wed, 29 Nov 2023 12:17:57 +0100EUROPA/RUSSIA - 800 anni della Regola e del Presepe celebrati dai Francescani in Russia e Kazakhstanhttp://www.fides.org/it/news/74458-EUROPA_RUSSIA_800_anni_della_Regola_e_del_Presepe_celebrati_dai_Francescani_in_Russia_e_Kazakhstanhttp://www.fides.org/it/news/74458-EUROPA_RUSSIA_800_anni_della_Regola_e_del_Presepe_celebrati_dai_Francescani_in_Russia_e_Kazakhstandi Chiara Dommarco<br />Mosca – Il 29 novembre 1223, esattamente 800 anni fa, Papa Onorio approvava, con la Bolla “Solet annuere”, la Regola definitiva dei Frati Minori, redatta da San Francesco, in seguito detta “Regola bollata”. Pochi giorni dopo, nel borgo di Greccio, sulla strada del rientro da Roma a Assisi, Francesco realizzò la prima rappresentazione della Natività. <br />La storia del primo Presepe è intimamente legata alla nascita dello stesso Ordine francescano. Nel 2023 gli 800 anni del ‘Natale di Greccio’ e della approvazione papale della Regola bollata vengono celebrate in tutto il mondo. E ciò accade anche in Russia. “Anche noi abbiamo pensato a diverse iniziative per festeggiare in Russia gli 800 anni dal Natale di Greccio e della Regola”, riferisce all’Agenzia Fides fra Dariusz Harasimowicz OFM Conv, Custode della Custodia Generale Russa di San Francesco d’Assisi .<br />In occasione della ricorrenza – si legge nella Lettera diramata il 4 ottobre dalla Conferenza della Famiglia francescana riunita ad Assisi - Papa Francesco ha concesso l’indulgenza plenaria, alle usuali condizioni, a tutti i fedeli che, dall’8 dicembre 2023 al 2 febbraio 2024 , sosteranno in preghiera davanti al presepe allestito all’interno di una delle chiese affidate alla cura dei francescani in tutto il mondo. Allo stesso modo, quanti fossero impossibilitati a recarsi in una di queste chiese potranno ugualmente fruire del dono dell’indulgenza plenaria “offrendo le loro sofferenze al Signore o compiendo pratiche di pietà”, come si legge nella Lettera. <br />I francescani della Custodia Generale Russa hanno pensato a come rendere partecipi i cattolici locali degli anniversari legati al Poverello di Assisi. “Non solo visitando una delle chiese francescane presenti nella Federazione Russa e in Kazakhstan si potrà ricevere il ‘regalo’ spirituale di Papa Francesco – continua fra Dariusz −, ma anche altri ‘regali’ pensati dai francescani di questa Custodia per vivere bene non solo le ricorrenze del 2023, ma anche quella altrettanto importante che ci attende nel 2024: gli 800 anni dal giorno in cui san Francesco ricevette le stimmate”. A partire dal mese di dicembre sarà possibile acquistare presso i conventi francescani uno speciale calendario annuale 2024, realizzato dalla loro casa editrice con sede a Mosca: all’interno saranno ricordati i santi e i beati che in vita avevano aderito alle diverse realtà ecclesiali scaturite dal carisma donato a san Francesco e, per ogni mese dell’anno, ci sarà una citazione tratta dalla Regola. Inoltre, a partire dall’8 dicembre, i fedeli di tutte le diocesi cattoliche della Federazione Russa potranno partecipare al concorso di presepi indetto dai francescani. “Non è un’iniziativa per ‘artisti professionisti’: la cosa importante –sottolinea fra Dariusz − è che sia realizzato con statuine e capanne non comprate in negozio, ma create insieme in famiglia e, se non si ha famiglia, anche da soli o con amici”. Una commissione di francescani, composta ad hoc per il concorso, valuterà le creazioni e assegnerà i premi. I primi tre classificati riceveranno in premio anche la traduzione in russo del libro “Fonti francescane”, mentre i realizzatori del presepe primo classificato si aggiudicheranno anche tutti e cinque i tomi dell’ “Enciclopedia Cattolica”, pubblicati dalla casa editrice francescana a Mosca tra il 2002 e il 2013. Non manca neanche una proposta a livello parrocchiale, questa volta solo per bambini: per l’inizio dell’Avvento, i francescani invieranno a tutte le diocesi cattoliche russe dei copioni per recite natalizie, come materiali da diffondere fra catechisti ed educatori. “Noi proponiamo dei testi, ma ciascuna parrocchia è libera di seguire i copioni che desidera: l’importante è che i bambini facciano una bella esperienza insieme, per prepararsi al Natale”, conclude fra Dariusz. <br />Oggi, i Frati minori conventuali in Russia e Kazakhstan che hanno pronunciato i voti definitivi sono in tutto sedici e provengono da Lituania, Slovenia, Polonia, Bielorussia e Italia. Le chiese francescane di questa Custodia, dove si potrà ottenere l’indulgenza secondo le modalità indicate, sono sei: cinque in Russia e una in Kazakhstan . <br />La storia recente dell’ordine in Russia e Kazakhstan ha inizio dopo la caduta dell’URSS, quando nel 1993 i frati conventuali minori furono chiamati in quelle terre da Tadeusz Kondrusiewicz, allora amministratore apostolico della Russia europea. All’inizio della loro missione, i frati dipendevano da diverse province polacche dell’ordine e nel 2001 è nata la Custodia Generale Russa di San Francesco d’Assisi, che include anche il Kazakhstan. <br />Wed, 29 Nov 2023 10:21:22 +0100ASIA/FILIPPINE - Libertà per gli ostaggi filippini nel Mar Rosso, nuovo fronte di guerra: l'appello di un Vescovohttp://www.fides.org/it/news/74457-ASIA_FILIPPINE_Liberta_per_gli_ostaggi_filippini_nel_Mar_Rosso_nuovo_fronte_di_guerra_l_appello_di_un_Vescovohttp://www.fides.org/it/news/74457-ASIA_FILIPPINE_Liberta_per_gli_ostaggi_filippini_nel_Mar_Rosso_nuovo_fronte_di_guerra_l_appello_di_un_VescovoManila - I riflessi della guerra in Medio Oriente toccano anche la nazione filippina, soprattutto perchè sono migliaia gli emigrati filippini impegnati per lavoro in vari paesi del Medio Oriente. Vi erano dei filippini ostaggi di Hamas a Gaza: nel corso della tregua degli ultimi giorni, Hamas ha liberato prima un filippino , mentre oggi, 29 novembre, il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. ha annunciato il rilascio di Noralyn Babadilla, donna filippina rapita da Hamas, confermando che non vi sono altri ostaggi filippini nelle mani del gruppo islamico.<br />Ma l'attenzione nazionale non è rivolta solo su Gaza: vi sono ora numerosi marittimi, tra i quali 17 filippini, tenuti in ostaggio su una nave mercantile di proprietà di un armatore israeliano, sequestrata dai ribelli yemeniti Houthi al largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso meridionale il 19 novembre scorso. I marittimi filippini sono a bordo della nave mercantile Galaxy Leader, dirottata dai ribelli. Il Dipartimento degli affari esteri filippino ha affermato che, sebbene la nave sia di proprietà israeliana, è gestita da una società non israeliana e batte bandiera delle Bahamas. Dall'inizio della guerra a Gaza, i ribelli Houthi hanno manifestato solidarietà con Hamas, cercando di colpire obiettivi israeliani.Riferendosi a questa situazione con preoccupazione, il Vescovo Ruperto Santos, dell'associazione marittima "Stella Maris-Filippine", ha esortato il governo a fare il possibile per la loro liberazione. "Preghiamo costantemente affinché i nostri funzionari governativi non si stanchino di esplorare tutti i modi e i mezzi possibili, cercando di aprire uno spiraglio per liberare i nostri marittimi sequestrati", ha detto Santos.<br />Santos, vescovo di Antipolo, ha assicurato le sue preghiere agli ostaggi e alle loro famiglie durante “questa situazione dolorosa e problematica”. "Siamo vicini alle loro famiglie e i loro cari, che sono in pena, questo ci provoca immensa tristezza: ma rimettiamo questa vicenda nelle mani di Dio", ha detto, informando che i cappellani della rete "Stella Maris" offriranno le intenzioni di preghiera durante la celebrazione della messa per la liberazione degli ostaggi. “Preghiamo con fervore Dio e confidiamo in Lui ancora di più affinché i nostri marittimi saranno salvati e tornino o sani e salvi a casa”, ha asserito.<br />Il sequestro della nave mercantile di proprietà israeliana da parte degli Houthi nel Mar Rosso porta all'attenzione delle cronache un altro fronte del conflitto in Medio Oriente e mostra come quella guerra possa produrre effetti di carattere regionale. Gli Houthi, che controllano il nord dello Yemen e la porzione di costa affacciata sul Mar Rosso, hanno dichiarato “obiettivi legittimi” tutte le navi riconducibili a Israele che passavano nel Mar Rosso. <br />La nave Galaxy Leader, con un equipaggio composto da 25 persone, navigava dalla Turchia all’India ed è associata alla "Ray Car Carriers", fondata da Abraham Ungar, imprenditore israeliano titolare della "Ungar Holdings Ltd", società leader nel campo delle costruzioni in Israele.<br />Gli Houthi sono tra i diversi gruppi che, nella regione mediorientale, hanno dichiarato la loro lotta a fianco dei palestinesi. "Il sequestro della nave è una risposta agli atti odiosi contro i nostri fratelli palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Se la comunità internazionale è interessata alla sicurezza e alla stabilità regionale, invece di espandere il conflitto, dovrebbe porre fine all’aggressione di Israele contro Gaza”, ha detto il portavoce militare degli Houthi. Le milizie Houthi hanno dichiarato di aver dirottato la nave per i suoi legami con Israele, avvertendo che continueranno a prendere di mira le navi in acque internazionali collegate o di proprietà israeliana fino alla fine della campagna israeliana contro Hamas a Gaza.<br />Il sequestro della nave cargo rivela, dunque, che il Mar Rosso rappresenta oggi già un nuovo fronte di guerra di rilevanza geopolitica, perchè tutte le grandi potenze regionali e mondiali hanno interesse alla libertà di navigazione e sono potenzialmente vulnerabili , soprattutto nel campo della navigazione mercantile e civile. In tale cornice Arabia Saudita, Emirati Arabi e Israele si ritrovano ormai a combattere, separatamente, gli stessi nemici come gli Houthi, che mirano a consolidare il controllo sulla parte Nordovest dello Yemen e sul tratto di mare prospiciente. Secondo gli analisti, gli Houthi potrebbero anche tornare ad attaccare Marib, una delle città contese nella guerra civile che dura dal 2015 e che vede una coalizione arabo-sunnita guidata dai sauditi fronteggiare i ribelli yemeniti.<br /> Wed, 29 Nov 2023 10:05:55 +0100AFRICA/NIGER - Agadez tornerà ad essere il perno del traffico di esseri umani dopo l’abrogazione della legge che lo criminalizzava?http://www.fides.org/it/news/74456-AFRICA_NIGER_Agadez_tornera_ad_essere_il_perno_del_traffico_di_esseri_umani_dopo_l_abrogazione_della_legge_che_lo_criminalizzavahttp://www.fides.org/it/news/74456-AFRICA_NIGER_Agadez_tornera_ad_essere_il_perno_del_traffico_di_esseri_umani_dopo_l_abrogazione_della_legge_che_lo_criminalizzavaNiamey – “Dopo la caduta di Gheddafi che disponeva di importanti mezzi finanziari per controllare situazione nel Sahel, il Niger era diventato il perno dell’azione occidentale nella regione, ma dopo la caduta del Presidente Mohamed Bazoum, il Paese è divenuto un “elettrone libero”” dice all’Agenzia Fides Rahmane Idrissa, ricercatore all’Università̀ di Leiden. <br />La giunta militare che ha preso il potere in Niger con il golpe del 26 luglio che ha deposto Bazoum , ha annunciato l’abrogazione della legge del 26 maggio 2015 che criminalizzava il traffico illecito di migranti in Niger. “Una legge che era stata approvata su pressione dell’Unione Europea” ricorda il ricercatore nigerino.<br />I flussi migratori passanti per il Niger sono incentrati sulla città di Agadez che pochi sanno era una meta turistica importante. “Agadez, il perno delle rotte dei traffici di esseri umani passanti per il Niger era fino a una ventina di anni una bellissima località turistica frequentata da una clientela europea” ricorda Idrissa. “C’erano dei bei gran hotel, tra cui uno italiano dove si mangiava un’ottima cucina italiana”. “Il ruolo della città come perno dei traffici di esseri umani si è però ridotto nel 2015-16 dopo che, a causa delle diverse tragedie per i migranti morti nel Mediterraneo, l’Unione Europea ha fatto pressioni sul Niger per fare adottare una legge che criminalizza il passaggio dei migranti nel territorio nigerino” sottolinea il ricercatore “Questa legge non ha bloccato del tutto i traffici di esseri umani passanti per il Niger ma li ha comunque fortemente ridotti rispetto al 2015” dice Idrissa.<br />“Io stesso –continua il ricercatore- ho potuto constare che rispetto al recente passato fa c’erano molti meno cittadini dei Paesi della costa dall’Africa occidentale a Niamey in attesa di partire per il viaggio che li avrebbe portati sulle coste del Mediterraneo passando per Agadez”. <br />Idrissa aggiunge però che il provvedimento aveva effetti non sempre positivi sui migranti: “C’è da dire che una volta arrivati ad Agadez ai migranti era impedito di proseguire il viaggio. E questo diventava ancora più pericoloso per loro. Venivano accantonati laggiù e dovevano imparare a cavarsela da soli. Si cercava allora di rimpatriarli e nell’attesa del rimpatrio erano presi in carico dall’IOM ”.<br />L’abrogazione della legge da parte della giunta militare è stata fortemente criticata dall’Unione Europea. La commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson ha detto di essere "molto preoccupata" per l'abrogazione della legge. "Mi rammarico profondamente di questa decisione", ha dichiarato. "Sono molto preoccupata per la situazione. C'è il grosso rischio che ciò causi ulteriori morti nel deserto, questo è il punto più preoccupante", ha continuato, aggiungendo che ciò spingerebbe anche "probabilmente" più migranti andare in Libia e “tentare di attraversare il Mediterraneo” per raggiungere l'Europa.<br /> L'UE ha condannato fermamente la presa del potere in Niger, avvenuta il 26 luglio, da parte dei militari, che da allora tengono prigioniero il presidente Mohamed Bazoum. In seguito al colpo di Stato, l’UE ha sospeso i suoi aiuti di bilancio al Niger e ha interrotto ogni cooperazione in materia di sicurezza. <br /><br /><br />Wed, 29 Nov 2023 09:52:38 +0100AFRICA/SIERRA LEONE - Fallito golpe o protesta violenta di una frangia estremista di militari?http://www.fides.org/it/news/74455-AFRICA_SIERRA_LEONE_Fallito_golpe_o_protesta_violenta_di_una_frangia_estremista_di_militarihttp://www.fides.org/it/news/74455-AFRICA_SIERRA_LEONE_Fallito_golpe_o_protesta_violenta_di_una_frangia_estremista_di_militariFreetown – Tentativo di golpe militare o semplice “pronunciamento” di una frangia militare? È quello che ci si chiede in Sierra Leone dopo gli scontri scoppiati all’alba di domenica 26 novembre nella capitale Freetown.<br />Uomini armati hanno prima assalito, nel tentativo forse parzialmente riuscito di impadronirsi di armi, l’armeria della caserma di Wilberforce, la più grande del Paese, situata vicino alla villa presidenziale in una zona altamente sorvegliata della città. Gli uomini armati hanno ingaggiato uno scontro a fuoco per diverse ore con le forze di sicurezza. Hanno anche preso di mira i principali centri di detenzione, inclusa la prigione centrale che ospita più di 2.000 detenuti, e hanno liberato o rapito un numero non confermato di persone. <br />Nei combattimenti sono morte almeno 20 persone 13 delle quali sono militari governativi. “Si è trattato probabilmente più di un avvertimento che di un vero e proprio tentativo di golpe militare” dicono all’Agenzia Fides fonti locali che hanno chiesto l’anonimato. “Elementi militari in servizio o in congedo insieme a frange dell’opposizione hanno voluto dire al Presidente “ci siamo anche noi”, forse per ottenere qualche cosa in cambio” dicono le fonti di Fides. “Occorre dire che questa volta il fatto è stato riportato dalla stampa internazionale ma incidenti minori si verificano di tanto in tanto dalla contestata rielezione Julius Maada Bio, il 24 giugno di quest’anno ”.<br />Lo scorso agosto le proteste antigovernative hanno provocato la morte di sei agenti di polizia e almeno 21 civili. In quel caso il Presidente aveva affermato si era trattato di un tentativo di rovesciare il governo. Nel suo discorso alla nazione di domenica invece Julius Maada Bio ha usato termini più pacati anche perché l’opposizione dopo mesi di proteste aveva accettato di rientrare in Parlamento e nei consigli comunali.<br />“Ora la situazione rimane calma, il coprifuoco decretato domenica è stato ridotto dalle 9 di sera alle 6 del mattino” riferiscono le nostre fonti. “I vescovi domenica hanno emesso un comunicato nel quale dispensavano i fedeli dal partecipare dalla messa domenicale e di rimanere a casa pregando per la pace. Una decisione per evitare incidenti durante gli spostamenti dei fedeli per recarsi nelle chiese”.<br />Gli scontri di domenica 26 novembre hanno fatto rievocare ai meno giovani quelli del 25 maggio 1997 che riattivò la guerra civile della Sierra Leone, scoppiata nel 1991 ma che fino a quel momento sembrava vivere una fase di quiete. <br />Tue, 28 Nov 2023 12:01:00 +0100ASIA/CINA - Attendere Gesù nel silenzio. Lettere pastorali dei Vescovi e ritiri spirituali per il tempo di Avventohttp://www.fides.org/it/news/74454-ASIA_CINA_Attendere_Gesu_nel_silenzio_Lettere_pastorali_dei_Vescovi_e_ritiri_spirituali_per_il_tempo_di_Avventohttp://www.fides.org/it/news/74454-ASIA_CINA_Attendere_Gesu_nel_silenzio_Lettere_pastorali_dei_Vescovi_e_ritiri_spirituali_per_il_tempo_di_Avvento Guangzhou - Le comunità cattoliche in Cina continentale iniziano il cammino di Avvento con iniziative e riflessioni ispirate spesso da Lettere pastorali indirizzate dai Vescovi al Popolo di Dio in vista del Natale. <br />“Meditazione” è titolo della Lettera pastorale appena diffusa da Giuseppe Gan Junqiu, Arcivescovo della metropoli meridionale cinese di Guangzhou all’inizio dell’Avvento, tempo che segna l’inizio dell’anno liturgico <br />L'Avvento è un tempo di attesa, di preparazione, di accoglienza della nascita di Gesù, e “l'attendere nella meditazione – scrive il Vescovo Gan - ci aiuta a trovare Dio”, perché “Senza silenzio interiore non possiamo incontrare Gesù e parlare con Lui”. Il Vescovo Giuseppe ha evidenziato l’importanza di questa meditazione silenziosa nel tempo presente, in cui Rnri vivono immersi in una modernità frenetica, “assordati da tanto clamore, tanto rumore, tanto frastuono che disturba”, e si rivela ancora più importante “custodire questo singolare e indispensabile momento di silenzio, il silenzio di Nazareth” ha aggiunto il Vescovo di Guangzhou, citando la frase del Vangelo di Luca . “Insegnaci ad essere silenziosi, contemplativi e fervidamente attenti ai veri insegnamenti dell'anima; e insegnaci anche ad aspettare, a prepararci, ad accogliere il Natale di Gesù nel silenzio” ha aggiunto il Vescovo Gan.<br />Secondo il Dipartimento per gli Affari Etnici e Religiosi di Guangzhou, la diocesi conta 15 sacerdoti e 25 suore fino all’ottobre 2022. Giuseppe Gan, eletto Arcivescovo nel novembre del 2006 è stato ordinato, in comunione con Papa Benedetto XVI, il 4 dicembre 2007. <br />Anche il ritiro spirituale dei sacerdoti della diocesi di Ningbo si è concentrato su meditazione “per liberare proprio cuore per potere incontrare il Signore”. Ventotto sacerdoti diocesani hanno partecipato al ritiro di fine anno dal 21 al 24 novembre prima del tempo di Avvento, svoltosi nel Centro di Formazione diocesano, e focalizzato su temi e aspetti connessi alla vita sacerdotale. Tra le questioni toccate c’è stata anche quella della crisi di orientamento e di identità attraversata da diversi sacerdoti dopo gli anni dello slancio iniziale, quando raggiungono la mezza età.<br /> <br />Tue, 28 Nov 2023 11:39:10 +0100