EUROPA/MALTA - Papa Francesco: la missione della Chiesa riparte sempre come “nuovo inizio” e “ritorno alle sorgenti”

lunedì, 4 aprile 2022 papa francesco   evangelizzazione   missione   chiesa cattolica   vangelo   accoglienza  

Vatican Media

Gozo (Agenzia Fides) – “La gioia della Chiesa è evangelizzare”. E la fede in Cristo e la stessa missione apostolica affidata alla Chiesa possono rinnovarsi e perseverare nel tempo solo se riaccade nelle vite dei battezzati e delle comunità ecclesiali l’esperienza del primo incontro con Gesù. Un rinnovarsi gratuito che si configura sempre come “nuovo Inizio” e “ritorno all’’origine”, e ha come paradigmi perenni gli incontri e i fatti della “Chiesa nascente” raccontati nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli. Sono queste le formule suggestive con cui Papa Francesco ha riproposto a tutta la Chiesa le sorgenti esclusive che possono alimentare ogni autentico dinamismo missionario, configurandone le forme proprie e rendendole imparagonabili a ogni progetto di mobilitazione politica, culturale e religiosa. Lo ha fatto nel pomeriggio di sabato 2 aprile, nel contesto dell’incontro di preghiera ospitato nell’isola di Gozo, presso il Santuario nazionale di Ta’ Pinu, durante il primo giorno della sua breve ma intenza visita apostolica a Malta.
Nella riflessione svolta all’esterno del piccolo Santuario maltese, davanti a più di tremila persone, il Vescovo di Roma ha preso spunto dal racconto della passione di Cristo, soffermandosi sul passaggio narrato nel Vangelo di Giovanni che descrive la Vergine Maria e l’Apostolo prediletto ai piedi della Croce a cui è appeso Gesù. L’ora della morte in croce di Gesù – ha rimarcato il Papa introducendo la sua riflessione – “non rappresenta la conclusione della storia, ma segna l’inizio di una vita nuova”. Ai piedi della Croce, quando Gesù affida vicendevolmente l’Apostolo Giovanni a Sua Madre, inizia “il tempo della Chiesa che nasce. Da quella cellula originaria il Signore radunerà un popolo, che continuerà ad attraversare le strade impervie della storia, portando nel cuore la consolazione dello Spirito, con la quale asciugare le lacrime dell’umanità”. E “per rinnovare la nostra fede e la missione della comunità” ha sottolineato il Papa “siamo chiamati a ritornare a quell’inizio, alla Chiesa nascente che vediamo presso la croce in Maria e Giovanni”.
Tornare alle sorgenti della Chiesa nascente – ha chiarito il Papa – vuol dire “riscoprire l’essenziale della fede”, e non ha niente a che vedere con archeologismi idealizzanti o pretese di ricostruire a tavolino il “il modello ecclesiale della prima comunità cristiana. Non possiamo ‘saltare la storia’, come se il Signore non avesse parlato e operato grandi cose anche nella vita della Chiesa dei secoli successivi”. Tornare alle sorgenti vuol dire piuttosto tornare alle origini significa ritornare al cuore e riscoprire il centro della fede: la relazione con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo al mondo intero”. Solo il rinnovarsi dell’incontro reale con Gesù Risorto può riaccendere la stessa attrattiva di grazia che animò i primi discepoli, come Maria Maddalena e Giovanni, i quali - ha ricordato il Successore di Pietro – dopo aver visto la tomba vuota, “senza perdere tempo, con il cuore trepidante, corrono per andare ad annunciare la buona notizia della Risurrezione”.
Solo l’attrattiva efficace dell’incontro con Cristo Risorto animava i primi discepoli a annunciare la sua Resurrezione ogni giorno, senza sosta, nel tempio e nelle case. “La gioia della Chiesa è evangelizzare”, ha ripetuto più volte il Papa, scandendo con tale formula i diversi passaggi dell’omelia. Solo tale attrattiva di gioia può liberare le dinamiche ecclesiali dalla tentazione dell’auto-referenzialità, sull’esempio degli Apostoli, che avevano come unica premura non quella di aumentare “il prestigio della comunità e dei suoi ministri, l’influenza sociale, la ricercatezza del culto. No. L’inquietudine che li muoveva era l’annuncio e la testimonianza del Vangelo di Cristo”.
La vita della Chiesa – ha proseguito Papa Francesco - non è mai solo “una storia passata da ricordare”. E non è chiamata a censurare nessun dato della realtà. Anche “La crisi della fede, l’apatia della pratica credente soprattutto nel dopo-pandemia e l’indifferenza di tanti giovani rispetto alla presenza di Dio – ha rimarcato il Pontefice non sono questioni che dobbiamo ‘addolcire’ ”. Davanti anche al venir meno della memoria cristiana, la fiducia non può essere riposta in progetti di rievangelizzazione o corsi di formazione. Anche il tempo presente – ha insistito il Vescovo di Roma – rappresenta l’ora in cui conviene piuttosto “tornare a quell’inizio, sotto la croce, guardando alla prima comunità cristiana. Per essere una Chiesa a cui stanno a cuore l’amicizia con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo, non la ricerca di spazi e attenzioni”. E in tale cammino – ha suggerito il Papa c’è una specie di “cartina tornasole” utile a verificare “quanto effettivamente la Chiesa è permeata dallo spirito del Vangelo”: si tratta della sollecitudine all’accoglienza reciproca, “non per pura formalità ma in nome di Cristo” modellata sull’immagine di Maria e dell’Apostolo Giovanni che si affidano lu’una all’altro ai piedi della croce, accogliendo le ultime parole loro rivolte da Cristo stesso. “Maria e Giovanni” ha fatto notare il Papa, guardando alla luce del Vangelo anche le tragedie umane collettive del momento presente “si accolgono non nel caldo rifugio del cenacolo, ma presso la croce, in quel luogo oscuro in cui si veniva condannati e crocifissi come malfattori. E anche noi, non possiamo accoglierci solo tra di noi, all’ombra delle nostre belle Chiese, mentre fuori tanti fratelli e sorelle soffrono e sono crocifissi dal dolore, dalla miseria, dalla povertà e dalla violenza”.
(GV) (Agenzia Fides 4/4/2022)


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