Radio Veritas Asia
di Gianni Valente
Penang (Agenzia Fides) – Un pellegrinaggio «consolante». È l’aggettivo della consolazione quello scelto dal Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, quando gli è stato chiesto di descrivere con una sola parola il «Grande Pellegrinaggio della Speranza», il raduno ecclesiale svoltosi a Penang, in Malaysia, dal 27 al 30 novembre. Una esperienza di preghiera, musica, catechesi e comunione che secondo il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha trasmesso conforto ai singoli e alle comunità, mostrando alle Chiese in Asia che Cristo cammina col suo popolo, in mezzo a incertezze, conflitti, tempi di cambiamento.
Più di 900 delegati, provenienti dalle comunità cattoliche di 32 Paesi, hanno condiviso le giornate di Penang, raduno che ha il suo precedente nel Congresso Missionario dell’Asia celebrato a Chiang Mai nel 2006.
Discorsi, omelie e conferenze stampa hanno scandito le giornate, sintetizzati negli accurati resoconti di Radio Veritas Asia: contributi disseminati di spunti suggestivi per illuminare il prossimo tratto di cammino delle Chiese in Asia, dal Giubileo della Speranza al prossimo Giubileo del 2033, che celebrerà i 2000 anni dall’evento pasquale della morte e resurrezione di Cristo.
“Ricordarsi del futuro”
La fiducia riguardo al cammino futuro delle comunità cattoliche asiatiche non è riposta in strategie umane o management ecclesiali. Conta il fatto che tutto il cammino della Chiesa nella storia del mondo avviene alla luce dell’evento della resurrezione di Cristo, richiamato anche dal prossimo Giubileo.
C’è sempre da sperimentare – ha detto il Pro-Prefetto del Dicastero missionario durante la concelebrazione eucaristica da lui presieduta il 29 novembre nella Basilica Minore di Sant’Anna - che la risurrezione di Cristo non è solo un evento passato, ma un destino promesso. Occorre sempre “ricordare il futuro” – ha aggiunto il Cardinale Tagle, riprendendo la suggestiva espressione del grande teologo ortodosso Ioannis Zizioulas, Metropolita di Pergamo. «Il 2033» ha aggiunto «è fissato come anno giubilare, ma la realtà è che stiamo camminando verso il futuro di Dio. E Gesù ci aspetta lì».
Il cammino è segnato da incertezze e limiti umani, perché «Formiamo una comunità di persone confuse e inconsapevoli». Ma come come il Profeta Daniele «chiediamo a Dio di farci luce. E Dio ha risposto. Gesù cammina con noi nella nostra confusione, apre le Scritture e spezza il pane per noi». E «Gesù non è solo il nostro compagno, ma è anche la nostra destinazione». Per questo, «Quando qualcuno vi chiede: “Dove stai andando?”, rispondete: “Sto andando da Dio Padre”. E se rimangono scioccati, invitateli a venire con voi».
Il Cardinale ha concluso quella omelia raccontando di una donna, il cui marito era in fin di vita, e che scelse di uscire dalla stanza nell’ultimo momento del consorte affinché, secondo le sue parole, «Gesù e mio marito potessero godersi quel momento intimo». «Questa – ha commentato il Cardinale Tagle – è la speranza cristiana: confidare in Gesù che aspetta di accogliere ciascuno di noi».
La missione delle Chiese asiatiche: raccontare l’umanità di Cristo
L’annuncio della speranza cristiana agli uomini e alle donne del tempo presente à affidato all’opera apostolica della Chiesa. E anche adesso – hanno ripetuto molti degli interventi ascoltati durante il “Grande Pellegrinaggio della Speranza” – le comunità cattoliche fiorite in Asia possono offrire al mondo come un dono prezioso la loro attitudine a “raccontare l’umanità di Cristo”.
«Nel professare la fede in Gesù, il Signore, il Cristo» ha detto il Cardinale Pablo Virgilio Siongco David, «a volte lo mettiamo su un piedistallo e lo allontaniamo da noi, quando in realtà è diventato uno di noi». E da allora «Non c'è altro modo per arrivare alla divinità di Gesù se non attraverso la sua umanità».
Così, «Raccontando le storie di come le comunità asiatiche incontrano Gesù, attraverso la vita familiare, la sofferenza, la solidarietà e la gioia, i credenti possono aiutare il mondo» a riscoprire Gesù, visto che l’Asia – ha ripetuto il Cardinale David il 29 novembre - comprende il potere della narrazione più profondamente della maggior parte delle culture. «In Asia» ha aggiunto il Cardinale filippino «la verità non ci arriva principalmente come concetto», ma «come storia in cui entriamo». E «Condividere la Buona Novella in Asia significa raccontare storie, non conquistare» Questo – ha proseguito - «è anche il nostro mandato per il 2033. Lasciare che Gesù riappaia nelle nostre parole, nei nostri gesti, nelle nostre comunità e nel nostro modo asiatico di raccontare la Buona Novella».
Anche il Cardinale Tagle, nella conferenza stampa di sabato 29 novembre, ha condiviso alcune sue esperienze personali per documentare come il semplice raccontare la storia di Gesù rimanga una via essenziale per annunciare il Vangelo e abbracciare l’opera apostolica affidata alla Chiesa. Lui stesso – ha raccontato il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione – nel suo intervento al Congresso missionario asiatico del 2006 aveva proposto la “narrazione” come metodo missionario, suscitando interesse anche negli accademici coinvolti negli studi di missiologia.
«All’epoca» ha ricordato il Cardinale «alcuni studiosi pensavano che la narrazione evitasse la proclamazione o riducesse l'elemento dottrinale». Ma è stato possibile mostrare che «questo era il modo di agire di Gesù stesso, il più grande missionario inviato dal Padre, e che la narrazione si adatta al contesto asiatico».
Quel passaggio - ha aggiunto il Cardinale Tagle - ha rivelato il modo silenzioso ma costante in cui l'esperienza missionaria dell'Asia può offrire il suo contributo e i suoi doni alla Chiesa universale, visto che da allora il ‘metodo narrativo’ «Si è diffuso dall'Asia ad altre aree».
Riconoscere i propri fallimenti, abbracciare le proprie fragilità
Le giornate di comunione ecclesiale condivise a Peniang non hanno nascosto o rimosso le fragilità delle comunità ecclesiali, e le zavorre che appesantiscono l’opera apostolica.
In una conferenza stampa organizzata il 29 novembre presso il Light Hotel Penang, il Cardinale Arcivescovo di Tokyo Tarcisius Isco Kikuchi e il Cardinale Sebastian Francis, Vescovo della diocesi ospitante, hanno trattato con franchezza delle vulnerabilità psicologiche mostrate da sacerdoti diocesani. «Molti di loro non hanno nessuno con cui parlare», anche perché «Se condividessero le loro difficoltà, gli altri sacerdoti potrebbero considerarli deboli o falliti».
Il Cardinale Kikuchi ha anche sottolineato che tanti sacerdoti sono spesso giudicati duramente dai laici e dagli estranei, specialmente in casi delicati come le accuse di molestie. Il Cardinale Sebastian Francis ha fatto riferimento a «diverse istituzioni, in particolare nelle Filippine e in India, create per aiutare il clero con problemi di salute mentale».
Il Cardinale filippino David, nella conferenza stampa di sabato 29 novembre, ha sottolineato che il cammino verso il Giubileo del 2033 può offrire l’occasione per «Riconoscere dove abbiamo fallito», e liberarsi dai residui di “trionfalismo” che ancora appesantiscono il cammino e la presenza della Chiesa cattolica in diversi contesti asiatici. «C’è ancora una forte tendenza da parte di molti gruppi cristiani ad essere molto trionfalistici», ha detto, «e questo non aiuta affatto». Inoltre, riferendosi alla sua Patria, il Cardinale filippino ha riconosciuto che «onestamente non sono molto orgoglioso di affermare che siamo una società prevalentemente cattolica», visti i livelli insostenibili di corruzione diffusa. «Ciò significa» ha dedotto David «che non abbiamo avuto un grande impatto».
Il 28 novembre, l’Arcivescovo malese Simon Peter Poh Hoon Seng ha ribadito che l’approccio dialogante e aperto verso tutti rappresenta una priorità per le comunità ecclesiali nel Continente asiatico, area di nascita di religioni mondiali, connotata da grandi diversità culturali e dalla condizione di ampie fasce della popolazione che vivono in povertà. L’Arcivescovo di Kuching ha valorizzato la proposta fatta dalla Federazione dei Vescovi cattolici dell’Asia (FABC) di utilizzare l’espressione “religioni vicine” al posto di formule come “i non cristiani” o “altre religioni”.
I chiaroscuri dell’Universo digitale
Il «Grande Pellegrinaggio della Speranza» condiviso dalle Chiese cattoliche asiatiche in terra malese ha preso in considerazione anche i possibili intrecci tra l’opera apostolica e la pervasiva mutazione digitale della comunicazione globale.
«Quello che stiamo vivendo ora nell'universo digitale è un dono. Ma come ogni dono, deve essere accolto in maniera appropriata» ha detto il Cardinale Tagle nella conferenza stampa di sabato 29 novembre. Il Pro-Prefetto del Dicastero missionario, seguendo la scia del Concilio Vaticano II, ha esortato a lodare Dio «per le manifestazioni della creatività, la creatività di Dio nell'ingegno umano». Ma ha anche richiamato con realismo i fenomeni perversi legati all’espansione degli strumenti di connessione e comunicazione tecnologici, dal furto di identità alla manipolazione dei cervelli e delle masse di “naviganti” digitali. Ha raccontato - con una vena di umorismo – di aver scoperto quattro account Facebook che utilizzavano il suo nome, e pubblicavano video-fake per pubblicizzare la vendita di creme per l'artrite, condizionatori portatili e persino “benedizioni papali”. Ma «I pericoli» ha aggiunto «non annullano le possibilità». Il Pro-Prefetto del Dicastero missionario ha riportato la testimonianza di un “Influencer” cattolico che nella sua piattaforma dice di aver ricevuto negli ultimi mesi due milioni di richieste di informazioni riguardanti in un modo o nell’altro la fede in Cristo e l’opera della Chiesa. «Il raccolto è ricco», e «Gesù continua a camminare con noi», ha commentato il Cardinale Tagle.
Giovani e poveri. I prediletti
Il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, al «Grande Pellegrinaggio della Speranza» ha presieduto la liturgia eucaristica celebrata nella sala di danza del Light Hotel di Penang il 28 novembre. In quell’occasione, durante l’omelia, ha espresso l’auspicio che possano trovare argine e contrasto quelle che ha definito come «tendenze emergenti all'autoritarismo sia nella società che nelle strutture ecclesiali». Per il Cardinale salesiano, la priorità da condividere nella Chiesa è quella di «andare dai giovani, non aspettare che siano loro a venire». Una Chiesa «che cammina con i giovani» ha insistito Bo «non invecchia mai». E nel tempo attuale il 60 % dei giovani del mondo si trovano in Asia.
Nel Continente asiatico sono tanti anche i poveri, i sofferenti, i rifugiati. «Quando camminiamo con gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i prigionieri» ha ricordato il Cardinale Tagle nell’omelia pronunciata nella Basilica di Sant’Anna «Gesù in loro ci sta già conducendo al regno del Padre. Gesù che è nato tra i poveri è lo stesso Gesù che ci accoglierà».
(Agenzia Fides 4/12/2025).