ASIA/FILIPPINE - I sacerdoti di Manila si oppongono alla legge antiterrorismo

venerdì, 3 luglio 2020 diritti umani   libertà di coscienza   libertà   politica   legalità   sacerdoti  

Manila (Agenzia Fides) - Il disegno di legge antiterrorismo contiene disposizioni "vaghe, amorfe e deleterie" che potrebbero nuocere più che altro. Esso limita e comprime alcune norme e pratiche che proteggono i diritti umani fondamentali. Con queste osservazioni i sacerdoti dell'Arcidiocesi di Manila condividono apertamente l'appello di diversi gruppi della società civile che, allarmati per le possibili conseguenze, hanno invitato il Presidente Rodrigo Duterte a non firmare la legge antiterrorismo, approvata all'inizio di giugno 2020.
In una dichiarazione congiunta del clero di Manila, inviata a Fides, si afferma: "La libertà di espressione, i diritti alla privacy, la proprietà, la libertà di movimento e di coscienza, non saranno più garantiti con il presente disegno di legge, che consente lo spionaggio, la confisca delle proprietà e la detenzione oltre il tempo legalmente consentito". "Questo disegno di legge - prosegue la nota - conferisce poteri draconiani agli agenti statali che, come ci dirà la storia, vengono quasi sempre abusati", anche perché il testo di legge contiene "disposizioni ambigue ed estensive" che lasciano aperte interpretazioni arbitrarie e stravaganti.
“Anche il dissenso legittimo o il diritto di critica, che sono segni di una democrazia sana e funzionante, possono essere interpretati erroneamente come un incitamento a commettere un atto terroristico. Usare questa misura per mettere a tacere critici e detrattori darà a questo governo via libera anche di fronte ad inefficienza, inettitudine e abusi", affermano i preti.
Il clero di Manila afferma dunque di essere contrario al disegno di legge che "pone gravi preoccupazioni in base all'ordine morale, ai diritti fondamentali dell'uomo e agli insegnamenti del Vangelo". Lo stato deve garantire la sicurezza "entro i limiti dei principi e dei processi democratici esistenti", si osserva. “Il governo non dovrebbe accampare il pretesto di sostenere la sicurezza nazionale, minando al contempo i diritti umani e le libertà civili. In tal modo si ottiene il terrorismo del governo contro il proprio popolo", si legge nel testo.
La dichiarazione dei sacerdoti dell'arcidiocesi ha fatto eco alle argomentazioni dell'ex giudice associato della Corte Suprema, Antonio Carpio, che ha promesso di contestare la costituzionalità della nuova legge antiterrorismo se il Presidente la firma, decretandone l'entrata in vigore. Nei giorni scorsi, anche il Vescovo Jose Colin Bagaforo, del Segretariato per l'azione sociale della Conferenza episcopale cattolica, ha invitato la Corte suprema a esaminare la "costituzionalità" della proposta di legge in quanto " essa mette in pericolo i diritti dei filippini", ha detto.
Le più grandi scuole e istituzioni cattoliche del Paese hanno esortato il presidente a non firmarla. La Famiglia Vincenziana, che riunisce 14 congregazioni religiose, maschili e femminili e organizzazioni laicali, che si riconoscono nel carisma di San Vincenzo de Paoli, si è detta pubblicamente critica.
Attivisti per i diritti umani, leader cattolici, avvocati, accademici, sacerdoti e religiosi si sono opposti alla controversa nuova legge antiterrorismo. Il Congresso delle Filippine ha approvato la legge antiterrorismo il 3 giugno del 2020, con 173 legislatori che hanno dato voto favorevole, 31 membri contrari e 29 astenuti. Ora serve solo la firma del presidente Duterte per farla diventare legge in vigore a tutti gli effetti: una apparente formalità, poiché il suo governo è stato il promotore del testo di legge.
(SD-PA) (Agenzia Fides 3/7/2020)


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