ASIA/INDIA - La Corte Suprema respinge il ricorso di un ufficiale cristiano. Dayal: "Libertà di coscienza calpestata"

sabato, 29 novembre 2025 libertà religiosa   libertà di coscienza   diritti umani  

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New Delhi (Agenzia Fides) - La Corte Suprema dell'India ha respinto il ricorso di un ufficiale dell’esercito, di fede cristiana, che contesta il suo licenziamento dalle forze armate. Il licenziamento era stato disposto dopo che l’uomo si era rifiutato di partecipare alle attività religiose del suo reggimento presso un tempio sikh. La Corte Suprema ha concordato con la decisione assunta dall'Alta Corte di Delhi che aveva confermato l'azione dell'esercito, definendo la condotta dell'ufficiale Samuel Kamalesan, cristiano protestante, "incompatibile con la disciplina militare".
L'uomo è stato dismesso dal servizio per un singolo atto di rifiuto di entrare nel luogo più sacro di un tempio sikh, affermando che ciò andava contro la sua fede cristiana. Kamalesan ha sostenuto di aver comunque partecipato rispettosamente a tutti gli altri eventi e frequentato gli spazi multireligiosi del reggimento. L’uomo si era però rifiutato di accompagnare i suoi soldati, tutti di religione sikh, in un luogo che essi considerano sacro.
L'avvocato dell'uomo ha affermato “che il diritto fondamentale dell'appellante di praticare una religione, ai sensi dell'articolo 25 della Costituzione, non può essere revocato solo perché ha indossato l'uniforme”. Ma, secondo la Corte, quel diritto non è violato se si entra nell’edificio di culto di una religione differente dalla propria, sottolineando che l'ufficiale aveva anche ignorato il consiglio di un Pastore cristiano locale, il quale lo aveva rassicurato sulla possibilità entrarvi.
Kamalesan ha affermato di aver sempre accompagnato le truppe per le parate religiose, ma di essersi astenuto dall'entrare nel santuario sikh nel tempo in cui erano previsti riti di culto e speciali celebrazioni o preghiere, adducendo “motivi di coscienza religiosa”.
Ne è seguito il provvedimento di licenziamento dall'esercito “per gravi motivi di indisciplina”, confermato dall'Alta Corte di Delhi e ora dalla Corte Suprema. “Si tratta di un grave atto che calpesta la libertà di coscienza e di religione prevista dalla Costituzione”, commenta a Fides il giornalista e scrittore cattolico indiano John Dayal. "Evitare un rito o gesto religioso per motivi di coscienza è un fatto che la legge tutela e che tocca la sfera intima dell'essere umano. Nessun cittadino dovrebbe essere costretto o penalizzato per questo motivo", osserva Dayal.
Il caso ha aperto un dibattito più ampio sulla possibilità di porre "limiti ragionevoli" alla libertà religiosa nell'ambito del servizio militare e su come la laicità dovrebbe funzionare all'interno delle tradizioni delle Forze armate.
(PA) (Agenzia Fides 29/11/2025)


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