AMERICA/VENEZUELA - La gratitudine per un’esperienza missionaria che cambia lo sguardo sulla vita

domenica, 23 novembre 2025 missione   chiese locali   indigeni   evangelizzazione   movimenti ecclesiali  

Canaima (Agenzia Fides) – Il 25 dicembre Carlos Bobillo (detto “Bobi”), missionario laico del movimento Hakuna, farà rientro a casa a Barcellona in Spagna, dopo tre mesi di esperienza missionaria nel vastissimo territorio di Canaima.
La vasta area fa parte del Vicariato Apostolico di Caronì, caratterizzato da un'immensa biodiversità e da un ricco patrimonio culturale. 

La musica, con la sua forza aggregativa, e l’adorazione eucaristica sono i due capisaldi attorno a cui si è sviluppato Hakuna, un movimento nato a seguito della Giornata Missionaria Mondiale di Rio de Janeiro a partire dlla intuizione di un sacerdote spagnolo, don Josè Pedro Manglano.

“Far conoscere Gesù in queste zone è un compito laborioso per la Chiesa diocesana, che conta solo su una mezza dozzina di sacerdoti” racconta Carlos, che dal 5 ottobre ha affiancato padre Xavier Serra, missionario spagnolo da 25 anni al servizio delle comunità Pemón, antico popolo indigeno rqe9cato nella parte sud-orientale del Venezuela, corrispondente alla Gran Sabana, a ridosso della foresta pluviale.  Paesaggi incontaminati e sconfinati, di rara bellezza, dove una difficoltà oggettiva negli spostamenti rende complicato raggiungere le comunità sparse in un territorio di 80.000 km². Un’area immensa in cui ci si può spostare perlopiù a piedi, via fiume o con piccoli aerei.

Nella regione evangelizzazione è iniziata con la missione della Gran Sabana dei Francescani cappuccini, coadiuvati anche dai Padri Domenicani, poco più di 100 anni fa. La missione si è conclusa da tempo, e ora la Chiesa diocesana è responsabile di questo territorio. “L'estrazione illegale di oro ha effetti gradi sulla vita dei minatori, molti dei quali sono ragazzi minorenni che soffrono di problemi di salute a causa del lavoro in miniera e anche di dipendenza, alimentata dal guadagno ‘facile’ "Carlos. “Anche l'altissimo costo della vita” aggiunge crea ostacoli al lavoro missionario”.

Nelle ultime settimane Carlos ha affiancato padre Sierra nella vita di tutti i giorni, tra celebrazioni, condivisione della Parola di Dio, catechismo, prove musicali, incontri con i giovani a scuola. E poi lavori di archivio, giardinaggio, raccolta del caffè, cucina, pulizie o anche momenti di svago come nuotate nel fiume o nella laguna, o passeggiate nella savana.

Ogni giorno la vita nella sua ordinarietà ha offerto elementi di novità e stupore su cui soffermarsi. “Questa missione non è facile, ma padre Xavier con la sua spontaneità, la sua vicinanza e amicizia con il popolo Pemón, basate sul rispetto per le usanze di queste comunità, è stato in grado di disimparare se stesso, di ridefinire le sue priorità, di evitare il rischio dell'autoreferenzialità e di tenere sempre presente che la missione può nascere solo dall'incontro con Cristo” spiega Carlos, che sceglie la parola ‘speranza’ per definire l’esperienza delle ultime settimane. “La speranza - conclude Carlos - è ciò che trattengo di quello che sto vivendo. E la speranza ora per me è anche aver incontrato padre Tirso Javier, giovane sacerdote Pemón con cui ho trascorso alcune settimane nella missione di Kamarata, sentendogli raccontare la sua vocazione”. (EG) (Agenzia Fides 23/11/2025)


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