ASIA/INDIA - Domenica per la liberazione dei dalit: il Giubileo inizia dai margini

giovedì, 6 novembre 2025 discriminazione   dalit   fede  

New Delhi (Agenzia Fides) - La Domenica per la liberazione dei dalit, i "fuoricasta", che tutta la Chiesa indiana celebra il 9 novembre, sotto l'egida della Conferenza Episcopale inter-rituale dell'lndia (CBCI) che include i Vescovi di rito latino, siro malabarese e siro malankarese "è un momento sacro di ricordo, pentimento e rinnovamento, che ci invita a ricordare che Dio è un Padre che ama tutti i suoi figli allo stesso modo, senza distinzione di casta, colore o classe. Chiamare Dio con l'appellativo di 'Padre' significa affermare che ogni essere umano è nostro fratello o sorella, prezioso, uguale con la stessa dignità": è quanto dice all'Agenzia Fides il sacerdote e frate cappuccino p. Nithiya Sagayam OFM Cap, segretario della Commissione per le caste e le tribù riconosciute nel Consiglio dei Vescovi del Tami Nadu, nonchè organizzatore nazionale della Domenica per i dalit. La Chiesa indiana ha scelto per la giornata il tema "Il Giubileo della speranza inizia dai margini" perchè "vogliamo ricordare che Dio inizia sempre la sua opera di salvezza dalle periferie, dagli oppressi", dice.
Il Segretario spiega a Fides le ragioni della celebrazione: "Il sistema delle caste in India, così profondamente radicato nelle nostre strutture sociali, continua a distorcere le nostre relazioni, il nostro culto e la nostra testimonianza cristiana. Divide il Corpo di Cristo e mette a tacere il grido dei poveri. È una contraddizione con il Vangelo e una negazione della nostra uguaglianza di battezzati e figli di Dio". Per questo, nota "i cattolici indiani, celebrando la Domenica della liberazione dei dalit, uniscono le mani e i cuori con tutti i nostri fratelli e sorelle dalit che hanno percorso generazioni di dolore, lotta e fede".
"La loro perseveranza - aggiunge - ci ricorda che Dio ascolta il grido degli oppressi. Ogni Eucarestia che si celebra in India, in ogni chiesa - prosegue - vorrà riaffermare che la Chiesa è una famiglia, non una gerarchia di privilegi; è una comunità di discepoli che camminano insieme nello Spirito di verità e amore". Il tema della liturgia è infatti "un invito alla conversione e al coraggio: per smantellare la discriminazione, sanare le divisioni e costruire una Chiesa che rispecchi veramente il Regno di Dio, dove «non c’è più Giudeo né Greco, né schiavo né libero, ma tutti sono uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28)".
"Se san Paolo fosse tra noi oggi - afferma il frate cappuccino - potrebbe aggiungere: 'Non c'è dalit o non dalit, perché siete tutti uno in Cristo'. Questa è la verità spirituale che la Chiesa deve vivere. Eppure la Commissione del giudice Renganath Misra nel 2007 ha documentato che i cristiani dalit continuano a subire discriminazioni non solo nella società, ma anche all'interno della Chiesa stessa".
Il Segretario porta alcuni esempi: "Vi sono episodi di segregazione dei dalit nel culto e nelle liturgie con posti a sedere separati per loro in alcune chiese, soprattutto nelle zone rurali del Tamil Nadu e dell'Andhra Pradesh. O, nei cimiteri, vi sono aree di sepoltura separati per i dalit. A volte scuole e università cattoliche favoriscono studenti e personale di caste superiori oppure gli studenti dalit sono vittime di bullismo, abbandono o esclusione dai ruoli di leadership. Anche l'assunzione insegnanti o amministratori dalit è rara".
Anche nella vita del clero, nota "vi sono pochissimi vescovi, provinciali o superiori dalit. Sacerdoti e religiosi dalit sono spesso assegnati a parrocchie remote o povere e i consigli pastorali o negli organi diocesani raramente includono le voci dei dalit". Inoltre " il matrimonio basato sulla casta è ancora praticato e persino incoraggiato in alcune famiglie cattoliche", e avviene che "fedeli cattolici di caste superiori possono rifiutarsi di condividere pasti, condomini o relazioni con i cattolici dalit".
P Sagayam ricorda "la chiamata profetica della Chiesa: i Vescovi indiani hanno promosso l'emancipazione dei dalit, definendo la discriminazione di casta 'un grave peccato sociale' e ricordano che il 65% dei cattolici indiani sono dalit. Celebrare la Domenica della Liberazione dei dalit senza agire sarebbe ipocrisia. La Chiesa non deve solo predicare la liberazione; deve praticarla. Ogni parrocchia, diocesi e congregazione religiosa deve chiedersi: "Chi è escluso qui? Di chi manca la voce? Di chi stiamo ignorando il dolore?"
Il cappuccino conclude citando la sua nuova esortazione "Dilexi Te" in cui Papa Leone XIV ricorda che "la fede non può essere separata dall'amore per i poveri". E così la traduce: "Ispirati dal monito del Papa, diciamo con coraggio: la fede non può essere separata dall'amore per i dalit". Pe questo il "Giubileo di Speranza, un tempo di uguaglianza e rinnovamento non inizia nei palazzi o nelle cattedrali, ma dai margini, tra i cristiani dalit e tutti gli oppressi".
Il sistema delle caste in India ebbe origine come divisione del lavoro nell'antica società indù e si è evoluto e in una rigida gerarchia sociale di bramini (sacerdoti), vshatriya (guerrieri), vaishya (commercianti), shudra (servi) e poi gli avarna o "fuoricasta, in seguito chiamati "dalit".
Attualmente, si ritiene che tra il 50-75% plesso dei cristiani indiani sia dalit, ma questa cifra non è ufficialmente riconosciuta nei dati governativi. Un rapporto del 2008 della Commissione nazionale per le minoranze stimava che i cristiani dalit fossero 2,4 milioni, ma molti esperti sostengono che il numero sia molto più alto.
(PA) (Agenzia Fides 6/11/2025)


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