ASIA/INDIA - I dalit cristiani e musulmani esclusi dai benefici concessi dallo Stato di Maharashtra

giovedì, 7 agosto 2025 dalit   chiese locali   minoranze religiose   discriminazione  

Mumbai (Agenzia Fides) - I dalit (i cosiddetti "fuori casta") che si convertono al cristianesimo o all'islam perdono i privilegi e le prerogative di legge concesse alle "caste riconosciute" (scheduled castes), definizione ufficiale di diversi gruppi sociali storicamente svantaggiati. Lo ha annunciato Devendra Fadnavis, Primo Ministro dello Stato indiano del Maharashtra, facendo riferimento a una sentenza della Corte Suprema del 26 novembre 2024. Quei riconoscimenti e benefici, ha detto , saranno concessi solo ai dalit buddisti, indù e sikh, escludendo quelli di fede cristiana e musulmana.

La sentenza della Corte, notano gli osservatori, avrà un impatto significativo sulle comunità dalit (un tempo noti come "intoccabili", ovvero i gruppi storicamente sottoposti a emarginazione sociale, economica e politica nel sistema castale indiano) che continuano a subire discriminazioni basate sulla casta e sulla religione, privandoli di benefici essenziali nel campo dell'istruzione (come borse di studio finanziate dal governo) o del lavoro, come le quote di impiego loro riservate nella pubblica amministrazione.
La misura fa riferimento all'Ordinanza Presidenziale del 1950 che individua specifiche categorie sociali (le scheduled castes) ammissibili ai benefici e contributi pubblici in materia di istruzione, occupazione e rappresentanza politica, al fine di colmare storici svantaggi sociali ed economici. L'Ordinanza in primis limitava tali benefici soltanto agli indù, ma successivamente venne modificata includendo anche i dalit buddisti e sikh, ma non i cristiani e musulmani.

Esponenti di queste comunità da decenni chiedono pari trattamento e pari opportunità per i dalit cristiani e musulmani nella legislazione indiana. Il Consiglio nazionale dei cristiani Dalit (NCDC) ha presentato ricorsi in diversi tribunali statali e anche alla Corte Suprema, chiedendo che - in base al principio di uguaglianza, sancito nella Costituzione - le quote riservate ai dalit siano rese "neutrali rispetto alla religione", e dunque i dalit cristiani e musulmani vengano inclusi nei benefici, indipendentemente dalla fede professata.

La giurisprudenza, però, finora non ha dato loro ragione. Una sentenza emessa nell'aprile 2025 dall'Alta Corte dello stato di Andhra Pradesh ha stabilito che i membri delle caste e delle tribù riconosciute che diventano cristiani non possono invocare le disposizioni previste poiché "il sistema delle caste è estraneo alla fede cristiana". Il tribunale ha stabilito che, secondo la legge in vigore, gli individui dalit che professano il cristianesimo o l'islam non possono rivendicare lo status di "casta riconosciuta", con i relativi benefici previsti. Anche questa sentenza ora è al vaglio della Corte Suprema.
Per studiare e approfondire la questione, anche il governo indiano sua ha istituto nel 2022 una apposita commissione di inchiesta, sotto l'egida del Ministero della Giustizia Sociale, al fine di valutare se lo status di "caste riconosciute" (SC) possa essere esteso - oltre gli indù, e poi sikh e buddisti - e concesso a cittadini convertiti anche ad altre fedi religiose. La Commissione, che inizialmente doveva concludere i suoi lavori nell'ottobre 2024, ha avuto una proroga e dovrà presentare una relazione dei suoi lavori entro ottobre 2025.
(PA) (Agenzia Fidesn7/8/2025)


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