AFRICA/CONGO - “Per avanzare nella scala sociale bisogna entrare nella massoneria” afferma il Presidente della Conferenza Episcopale

lunedì, 20 novembre 2023 chiese locali   massoneria   ambiente   povertà   vescovi  

Vatican Media

Brazzaville (Agenzia Fides) – “Siamo dei poveri che abitano Paesi ricchi” dichiara Mons. Bienvenu Manamika Bafouakouahou, Arcivescovo di Brazzaville, Presidente della Conferenza Episcopale del Congo, che ha concesso un’intervista all’Agenzia Fides.

Qual è la situazione della Chiesa nella Repubblica del Congo?

Posso dire che la situazione è stabile ma la stabilità non significa che tutto va bene. Abbiamo la presenza di quelle che sono chiamate “chiese del risveglio” ovvero comunità pentecostali che fanno una sorta di “guerriglia” sul terreno spirituale, nel senso che combattono aspramente la Chiesa cattolica.
Perturbano la fede dei cattolici offrendo delle soluzioni facili e rapide ai problemi del loro vissuto. Mentre noi che siamo nella verità, è quello che credo effettivamente, ma questa verità i cristiani che vivono nella povertà fanno fatica ad accettarla perché cercano soluzioni dirette, immediate ai loro pressanti problemi. Trovano quindi delle “soluzioni magiche” presso questi pastori anche se poi rimangono immersi nell’indigenza.
Ma in generale la Chiesa cattolica prosegue il suo cammino.

Le “chiese del risveglio” sono originarie del Congo o vengono da fuori?

Attualmente si sono costituite delle “antenne locali” di realtà che provengono dai Paesi vicini, ma che sono guidate da pastori formati negli Stati Uniti. In effetti queste realtà sono sostenute da pentecostali statunitensi.

Il 13 novembre il Dicastero per la Dottrina della Fede ha confermato il divieto per i cattolici ad aderire alla massoneria. Le élite congolesi ne sono attratte?

Penso che nell’Africa centrale le élite locali non sfuggono alla massoneria. Per avanzare nella scala sociale bisogna entrare nella massoneria. La Chiesa sconsiglia fortemente tutto questo perché è come un modo “magico” per ottenere successo. Anche quando qualcuno ha le capacità intellettuali per ottenere un posto di responsabilità, non può ottenerlo se non entra in massoneria. Quest’ultima non si nasconde più come una volta. Non è ufficiale ma si mostra ora pubblicamente. Molti giovani oggi sono reclutati in essa. La Chiesa resiste a questo modo di fare perché per noi è un meccanismo di tipo esoterico, che non è oggettivo e che non aiuta la società. Noi siamo sempre in dialogo con i nostri intellettuali che possono essere attratti da percorsi massonici. Ma noi diciamo loro che non è il cammino da seguire. L’unico cammino da seguire è quello regolare, non fatto di scorciatoie. Ma il problema è il seguente: quando un giovane cristiano ha completato i suoi studi e cerca un posto di lavoro, all’inizio resiste a questo genere di pressioni ma poi si rende conto che ha una famiglia da mantenere. E quando si presenta al concorso per un posto pubblico gli viene chiesto di aderire alla massoneria per ottenerlo. Questo diventa per lui un dilemma. Cosa fare? E io come pastore gli devo dire di restare fedele al tuo credo. Ma chi dà da mangiare a lui e alla sua famiglia? È un vero problema pastorale, come vescovi siamo sfidati da questa situazione.

Cosa può fare la Chiesa?
La prima cosa è che la Chiesa non cambia il suo modo di predicare il Vangelo. La Chiesa custodisce la Verità e forma le coscienze. Sarà la persone ha decidere in relazione con la sua fede. Non possiamo imporgli il cammino ma glielo mostriamo. Se questi sceglie un altro cammino è un peccato per lui; ma se questi opta per un cammino di fede è una gioia per la Chiesa e noi cerchiamo di consolidarla offrendo formazione. Per questo abbiamo creato l’Accabe, l’accademia di Brazzaville per l’etica per aiutare studenti, intellettuali e parlamentari cattolici a conservare una linea di condotta coerente. Purtroppo la povertà non ci aiuta. Alcuni ci dicono: “Monsignore vorrei tanto comportarmi in maniera retta ma la mia famiglia poi cosa mangia?” Viviamo dunque in un contesto ibrido.

Esiste dunque il problema dello sviluppo umano. Ma come conciliarlo con il rispetto ecologico?

Il Congo Brazzaville fa parte dei tre bacini forestali equatoriali comprendenti oltre al nostro quello dell’Amazzonia e quello del Borneo nel sud-est asiatico. A metà ottobre il nostro Paese ha ospitato un vertice dei tre bacini. Dal Presidente della Repubblica al semplice cittadino tutti noi congolesi siamo molto impegnati nel processo di protezione dell’ambiente. Tutto questo è vero ma siamo ancora alla teoria. Se il Papa attraverso la Laudate Deum denuncia che si fa molta teoria attraverso le diverse COP, lo fa perché sul terreno c’è una situazione contraddittoria. Per esempio grandi compagnie estrattive promettono lo sviluppo, la costruzione di scuole, ecc. ma questo non avviene. A Pointe-Noire si erano promesse scuole e sviluppo ma costatiamo che vi sono villaggi interi inquinati e questo porta piuttosto la miseria. Quello che dice il Papa è vero e spero che la sua voce verrà ascoltata alla prossima COP.
Si parla tanto di sviluppo nel rispetto dell’ambiente, ma sul terreno i grandi decisori fanno quello che vogliono. I nostri Paesi, così ricchi di risorse naturali, non fanno parte del gruppo dei decisori che hanno voce capitoli sul nostro petrolio, sul legname ecc. E anche il denaro è mal gestito. Quindi sembra che facciamo progressi ma questi in realtà non avvengono. Alla fine siamo dei poveri che abitano Paesi ricchi. (L.M.) (Agenzia Fides 20/11/2023)


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