ASIA/TERRA SANTA - Digiuno e preghiere per la pace a Gerusalemme. Padre Bouwen: «Ingiuste le critiche alla Santa Sede»

martedì, 17 ottobre 2023 aree di crisi   luoghi santi   gerusalemme   guerre   islam politico  

Gerusalemme (Agenzia Fides) – «Ci sentiamo completamente impotenti. Non ci resta che la preghiera». Così padre Frans Bouwen, missionario belga dei Padri Bianchi che vive a Gerusalemme da più di 50 anni, descrive all’Agenzia Fides l’animo con cui anche tanti cristiani della Città Santa stanno vivendo la giornata di preghiera e digiuno dopo che l’abisso di violenza e atrocità sembra inghiottire di nuovo la terra di Gesù. «L’appello del Patriarca e Cardinale Pierbattista Pizzaballa, fatto a nome di tutti gli ordinari cattolici di Terra Santa, che invitava a fare oggi, martedì 17 ottobre, un giorno d digiuno e preghiera per la pace, ha trovato una risposta molto ampia nelle parrocchie e nelle case religiose. Anche da altre Chiese» aggiunge il missionario, che ha diretto per 46 anni, dal1969 al 2015, ha diretto la prestigiosa rivista Proche Orient Chretien - «Si stanno svolgendo preghiere. È difficile per noi sapere come questo appello viene accolto nei Territori palestinesi. In molti luoghi, i movimenti dei fedeli palestinesi sono molto limitati a causa dei blocchi imposti dall'esercito israeliano ed è difficile per loro riunirsi in gran numero nella situazione attuale. Siamo stati incoraggiati nel vedere che questo appello è stato raccolto da Papa Francesco e da molte Chiese nel mondo».

Coinvolto da decenni nel dialogo ecumenico per promuovere l'unità dei cristiani, padre Bouwen ha sempre custodito con passione e capacità di analista le tribolazioni delle popolazioni del Medio Oriente. «Adesso» riferisce a Fides «viviamo in una attesa pesante e ansiosa di tutto ciò che potrebbe accadere nei prossimi giorni, soprattutto con l'offensiva di terra dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Le strade della Città Vecchia di Gerusalemme sono praticamente vuote, la gente esce solo quando è necessario. Da due o tre giorni, gli ultimi pellegrini sono scomparsi da Gerusalemme».
Riguardo ai passi compiuti da Chiese e comunità ecclesiali, padre Bouwen sottolinea che a Gerusalemme Patriarchi e Capi delle Chiese «hanno lanciato molti appelli a por fine alla violenza e al rispetto delle popolazioni civili.Lo ha fatto anche Papa Francesco, in termini molto chiari.Tutte le critiche contro la politica della Santa Sede ci appaiono ingiuste».
Riguardo alle stragi compiute dagli adepti di Hamas e di altre formazioni presenti a Gaza, e a quello che ne è seguito e che si sta preparando, padre Bouwen si dice sconvolto dalla maniera atroce in cui la violenza è tornata a riesplodere in Terra Santa : «E’ evidente» dice «che la brutale violenza dell'attacco di Hamas alla popolazione civile israeliana deve essere disapprovata e condannata. Ma la reazione di autodifesa di Israele, che è legittima, deve a sua volta rispettare la vita di persone innocenti, in particolare i 2,2 milioni di civili di Gaza, metà dei quali sono bambini. La maggior parte di loro non si identifica con Hamas. I piccoli e i poveri pagano sempre il prezzo più alto ».
Guardando i fatti idi oggi alla luce della storia passata e recente, padre Bouwen fa notare;
"Stiamo assistendo a un ciclo di violenza che si ripete periodicamente da quasi cinquant'anni, e che sta diventando sempre più forte e sanguinoso, secondo la mia esperienza di oltre 50 anni a Gerusalemme. Come ripete Papa Francesco, né la guerra né la violenza possono fornire una soluzione, non possono portare alla vera pace. Solo una soluzione politica al problema israelo-palestinese potrebbe porre fine a questa spirale di violenza. Ma sembra che siamo molto lontani da questo. Sembra non esserci il coraggio e la volontà politica necessari. Sembrano mancare leader in grado di parlare a nome dei propri popoli, dire ai propri popoli la verità e fare le concessioni necessarie per arrivare a un accordo. Israeliani e palestinesi - aggiunge - sembrano incapaci di raggiungere una soluzione da soli. C'è una differenza troppo grande tra la potenza dell'uno e la debolezza dell'altro. La comunità internazionale ha un fardello di responsabilità molto grande. In primo luogo, ha permesso che la situazione si deteriorasse fino al punto in cui si trova oggi. Ha anche la responsabilità di sostenere e aiutare entrambe le parti nella ricerca di una soluzione». (GV) (Agenzia Fides 17/10/2023)


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