ASIA/MYANMAR - I "missionari della misericordia " e la fila di gente alle confessioni. Pasqua in mezzo alla violenza

martedì, 4 aprile 2023 pasqua   misericordia   violenza  

Yangon (Agenzia Fides) - Sono cinque sacerdoti che già durante il Giubileo della Misericordia, nel 2015, avevano ricevuto dal Papa il mandato di dispensare il perdono di Dio nel sacramento della Confessione. Oggi il team dei cinque "missionari della misericordia" svolge un servizio itinerante per le parrocchie dell'arcidiocesi di Yangon, annunciando la gioia del perdono e accogliendo ogni giorno centinaia di fedeli in confessionali o all'aperto. Lunghe file di persone, che intendono avvicinarsi al Sacramento della Riconciliazione, si vedono in ogni chiesa dove i sacerdoti si recano, continuando lo speciale "servizio della misericordia" nel corso della Settimana Santa.
"In un periodo così difficile, di immane sofferenza, la nostra gente ha tanto bisogno della consolazione e della misericordia del Padre. In questi giorni che preparano alla Pasqua, i fedeli cercano e anelano al Suo abbraccio benedicente", racconta all’Agenzia Fides Joseph Kung, laico dell'arcidiocesi di Yangon, ricordando che in altre aree del paese si continua a combattere e a soffrire tremendamente.
In particolare, nei giorni scorsi è stata interessata da scontri e violenza la diocesi di Pekhon, nella parte orientale del Myanmar, che copre e un territorio prevalentemente collinare e montuoso, in parte dello Stato di Shan e in parte dello Stato di Kayah. Insieme con le diocesi di Loikaw, Hakha, Kalay e Mandalay, la diocesi di Pekhon è tra i territori più gravemente colpiti dal conflitto civile in corso.
Come conferma in un colloquio con l'Agenzia Fides padre Aniceto Dereh, Vicario generale di Pekhon, la domenica del Palme, il 2 aprile scorso, il villaggio di Shimlaw, nell'area di Pekhon, abitato prevalentemente da cattolici, è stato colpito da bombardamenti dei militari. Diverse case sono state danneggiate e un razzo è caduto nei pressi della chiesa cattolica del Bambino Gesù, uccidendo due persone.
Racconta padre Aniceto Dereh: “In città la situazione è calma, ma nel territorio circostante si combatte, vi sono scontri tra i militari, le forze di difesa popolare e le milizie etniche. Ci apprestiamo a vivere una Pasqua in mezzo alla violenza e la sola speranza per noi è confidare in Dio. La gente ha paura, tende a nascondersi, abbiamo nelle chiese meno fedeli rispetto al passato. Le nostre celebrazioni del Triduo pasquale si terranno, ma saranno certo più brevi, a causa della situazione in cui ci troviamo. Pregheremo intensamente per la pace. C'è sfollamento e precarietà, e ogni giorno ci chiediamo, come gli apostoli nel Vangelo: Signore, da chi andremo? Solo Lui è il nostro rifugio, nostra roccia, nostro liberatore”.
(PA) (Agenzia Fides 4/4/2023)


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