ASIA/INDIA - Festa di san Francesco Saverio: un messaggio di fede, semplicità, speranza

sabato, 3 dicembre 2022 evangelizzazione   missionari   pontificie opere missionarie   santi  

Goa (Agenzia Fides) - E' ancora impressa nella memoria collettiva dei fedeli indiani la figura del sant'uomo che gira per i villaggi con un campanellino e, richiamando l'attenzione di bambini e adulti, insegna le preghiera più semplici, il Padre nostro l'Ave Maria il Confiteor o i rudimenti delle fede come il segno della croce e i Dieci comandamenti. A Francesco Saverio (1506-1552), la cui festa si celebra oggi 3 dicembre, vengono date definizioni roboanti come "gigante dell'evangelizzazione", "il più grande missionario dell’epoca moderna", oltre ai titoli ufficiali conferitigli dalla Chiesa: Patrono dell’Oriente, dell’Opera della Propagazione della Fede e, con Santa Teresina di Lisieux, delle Missioni.
La Chiesa in India, con la festa del santo e la processione e la preghiera dei fedeli presso le sue spoglie mortali, che è in corso a Goa, intende ricordare a tutti proprio l'aspetto della semplicità e dell'essenzialità della fede, perchè "Dio si rivela ai piccoli e gli umili". Francesco Saverio venne inviato a evangelizzare in Oriente ma ebbe anche l'incarico ufficiale di "Legato pontificio" per le colonie portoghesi nelle Indie Orientali. Il suo servizio da "Nunzio apostolico" l'ha vissuto nel senso etimologico, da vero discepolo e missionario: nel donare la Buona novella a sofferenti, schiavi, malati, si occupò anche dei "pàravi", i pescatori di perle che, vessati dai musulmani, erano diventati cristiani, senza però un’adeguata istruzione, in quanto non si conosceva bene la loro lingua. Con fatica, tradusse le più importanti preghiere e le verità di fede, girando per i villaggi e battezzando, insegnando le preghiere, fondando chiese e scuole. Con commozione, poi, aveva incontrato genti che già conoscevano Gesù Cristo (erano i cosiddetti "cristiani di san Tommaso", l'apostolo di Gesù che era giunto in India): il Signore l'aveva "preceduto in Galilea".
E' questo il santo che oggi i pellegrini indiani, che si affollano alla Basilica di Bom Jesus a Goa, dove si conservano le sue spoglie mortali, venerano e amano. Il Cardinale Felipe Neri Ferrao, Arcivescovo di Goa e Daman, ha annunciato solennemente l'ostensione del corpo del cofondatore della Compagnia di Gesù, il santo apostolo dell’Oriente che, nato nel 1506 a Javier, in Spagna, evangelizzò l’India, la penisola di Malacca, l'Indonesia, il Giappone e morì il 3 dicembre 1552 nell'isola cinese di Sancian, all'età di 46 anni.
Il corpo di Francesco Saverio fu esposto per la prima volta alla pubblica venerazione nella Chiesa di S. Paolo a Goa, dal 16 al 18 marzo del 1554, poco dopo l'arrivo nella città dell'India occidentale. Venne poi traslato nell’attuale Basilica, costruita nel 1594 e posto in un sepolcro d'argento e vetro nel 1637. Da allora la teca argentea viene aperta ogni dieci anni per l’atteso evento dell'ostensione pubblica, della durata di sei settimane. L'ultima si è svolta nel 2014.
La Chiesa indiana, all'indomani della pandemia, vuole riportare l'attenzione sulle antiche pratiche di devozione popolare come il pellegrinaggio, la preghiera, la venerazione dei santi. Per oltre un mese il corpo di Saverio è messo su un podio per consentire ai pellegrini di avvicinarsi, invocare grazie, chiedere speciale protezione. “Il senso dell'evento di devozione è ricondurre ogni anima all'incontro personale con Cristo, riflettere sul cammino di fede di Francesco Saverio e imitare il suo zelo per l’annuncio del Vangelo”, ha scritto il Cardinale Ferrao, ricordando che circa 4 milioni di persone hanno visitato le reliquie durante l'ultima ostensione. L'ostensione, annunciata con due anni di anticipo rispetto al calendario consueto, serve per preparare l'evento fissato nel 2024, in modo da dare tempo ai fedeli di compiere “un proprio, profondo viaggio spirituale interiore: il pellegrinaggio è culmine di un cammino spirituale, un cammino di rinnovamento e di speranza che ogni persona, ogni famiglia, ogni parrocchia è chiamata a intraprendere”, afferma don Barry Cardoza, direttore del Centro diocesano per la comunicazione a Goa. Questo pellegrinaggio, nota, non è un atto meramente individuale, ma è pienamente sinodale, in quanto si vuole "camminare a fianco ai poveri e agli emarginati, insieme con persone di tutte le fedi e culture, e in armonia con il creato”.
Il pellegrinaggio per visitare le spoglie del santo è, infatti, anche un evento di carattere interreligioso: come negli anni precedenti, pellegrini cattolici, indù e musulmani marciano insieme per otto giorni dal Maharashtra e dal Karnataka per raggiungere Goa e avere “un incontro spirituale con il santo”. E' un'esperienza che, raccontano, coinvolge nel profondo uomini e donne, guariti da mali fisici e spirituali grazie all'intercessione del gesuita spagnolo, oppure che ripongono nelle sue mani una preghiera o una richiesta speciale.
Oggi, nella Old Goa, tra la mobilitazione generale anche delle autorità civili, abitanti di diversa cultura, tradizione, casta o religione, conoscono, venerano e amano la figura che chiamano amichevolmente “Goencho Saib”, cioè “protettore di Goa”. A lui, che spese tutte le sue energie per portare il messaggio di amore del Risorto, i battezzati indiani si ispirano per testimoniare la salvezza donata da Cristo Gesù, che riempie e trasforma la vita di ogni persona.
(PA) (Agenzia Fides 3/12/2022)



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