ASIA/INDONESIA - Violenza in Papua: appello dei sacerdoti cattolici per la riconciliazione

sabato, 12 dicembre 2020 diritti umani   dialogo   violenza   ecumenismo   sacerdoti  

Timika (Agenzia Fides) - Con un forte appello al dialogo e alla riconciliazione per risolvere il conflitto nella regione indonesiana di Papua, 147 tra preti cattolici indonesiani, operanti in Papua, hanno sottoscritto un “appello morale alla giustizia e alla verità nella constatazione che la violenza serve soltanto a far nascere nuovi problemi”. L’appello si è reso necessario in seguito ai ripetuti episodi di violenza e alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza indonesiane nella regione orientale di Papua e che hanno ucciso e ferito civili e gli stessi servitori delle Chiese cattoliche e protestanti in questa zona del Paese, a forte presenza cristiana.
L’appello, inviato all’Agenzia Fides, riassume un lungo elenco di queste violazioni, sostenuto da documenti e testimonianze che hanno spinto i sacerdoti a prendere una posizione articolata in dieci punti e rivolta alle autorità della Repubblica e alle forze di sicurezza ma anche al governo locali e ai diversi gruppi coinvolti nella violenze.
Il testo cita l’episodio del 26 ottobre scorso quando Rufinus Tigau, un catechista cattolico del distretto di Intan Jaya, è stato ucciso senza ragione della forze di sicurezza nazionali: è l’ennesimo caso e, in novembre, dopo che le indagini non hanno portato giustizia, i leader della Chiesa cattolica, tra i quali il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, Presidente della Conferenza episcopale dell'Indonesia (Kwi), hanno incontrato i principali responsabili della sicurezza indonesiani per sollecitare il governo ad allentare le tensioni attraverso il dialogo. In quell’occasione, i Vescovi hanno sollevato il problema della violenza che caratterizza la vita a Papua rilevando che, ricorda l’appello, l’attuale intervento militare sta soltanto inasprendo la tensione e chiedendo un intervento del governo per fermare “immediatamente la violenza a Papua”. Ma nonostante la richiesta dei Vescovi, le uccisioni, le violenze, gli arresti indiscriminati non sono cessati.
I 147 sacerdoti cosi concludono il loro appello: “Noi pastori di tutta Papua siamo fermamente concordi nella richiesta di un approccio che abbia il primato del dialogo: un approccio che deve diventare una nuova e dignitosa politica per costruire una Papua che sia un luogo stabile, giusto, pacifico e prospero. Allo stesso tempo esprimiamo il nostro rifiuto e condanniamo qualsiasi violenza in questa terra”. Il dialogo, sostengono i sacerdoti, che si rivolgono anche alla Conferenza episcopale cattolica dell'Indonesia e alla conferenza dei Vescovi della Papua, deve però essere un “dialogo completo” perché solo così si potrà risolvere il lungo conflitto che attanaglia Papua.
Il dialogo, chiariscono i firmatari dell’appello, “non ha lo scopo di scoprire chi ha torto e chi ha ragione, ma che vuole piuttosto trovare verità reali che conducano tutte le parti in causa alla giustizia e alla pace. In fede e speranza – aggiungono - crediamo fermamente che il dialogo non uccida, non faccia mai del male e che il dialogo non renda certo più stupidi. È proprio quando usiamo metodi sbagliati come atti di violenza che non hanno umanità, che allora lasceremo ferite marce fisiche e mentali. Qualunque sia la ragione, ogni violenza sotto forma di omicidio e massacro, così come l'abbandono degli esseri umani creati da Dio, è sbagliata è un peccato enormemente crudele”.
(MG-PA) (Agenzia Fides 12/12/2020)


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