AFRICA/NIGER - Appello al cessate-il-fuoco globale: non si arresta la violenza dei gruppi jihadisti

sabato, 18 aprile 2020 pace   cessate-il-fuoco   papa francesco   jihadisti   islam  

Fides

Appello al cessate-il-fuoco globale: non si arresta la violenza dei gruppi jihadisti

Niamey (Agenzia Fides) - “Il cessate il fuoco implorato da Papa Francesco qui in Niger giunge quasi del tutto inascoltato: il terrorismo di matrice jihadista continua a insanguinare questa terra e a mietere centinaia di vittime. Anche la situazione alle frontiere è problematica, basti pensare a quello che accade in Libia, Algeria, Nigeria e Mali: il Niger è circondato da focolai armati e da traffici di ogni tipo, da quello degli stupefacenti a quello degli esseri umani”. È lo scenario descritto all’Agenzia Fides da padre Mauro Armanino, missionario della Società per le Missioni Africane (SMA), che mostra come i conflitti e la violenza proseguono nel paese africano nonostante l’appello a un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”, lanciato dal Segretario Generale Onu Antonio Gutierres, e sostenuto ufficialmente il 29 marzo scorso, da Papa Francesco, mentre il mondo affronta la crisi della pandemia di Covid-19.
Il Niger attualmente vive diviso tra la presenza di truppe straniere – Stati Uniti, Francia Germania e anche Italia – e gli attacchi dell’integralismo islamico, sempre più aggressivo e raccolto attorno alla sigla dello Stato Islamico del Grande Sahara. Sulla frontiera Sud l’esercito combatte, assieme alle truppe nigeriane, ciadiane, camerunensi e beninesi, una guerra contro i miliziani di Boko Haram. Sono attivi, inoltre, anche gruppi legati ad al-Qaeda nel Maghreb islamico, collegati a quelli presenti nel vicino Mali. Queste formazioni sul territorio si finanziano grazie al contrabbando di varie merci, soprattutto droga e armi, che passano attraverso le piste del grande deserto del Nord. Anche il traffico di migranti finisce per finanziare le attività di questi gruppi: secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, solo nel 2019 si stima che le vie carovaniere tra Niger e Libia siano state attraversate da oltre 300mila migranti.
“Fortee preoccupazione riguarda la condizione dei molti sfollati nei campi profughi, possibili focolai di contagio, dove sono in atto scontri armati”, sottolinea padre Mauro. Bisogna considerare, oltretutto, la condizione generale cui versa il paese: il Niger è una delle nazioni più povere del mondo. “La situazione non è incoraggiante”, spiega padre Armanino, che dal 2011 opera nella capitale, a Niamey. Gli indicatori sociali di accesso all’istruzione e alla sanità, infatti, sono tra i più bassi dell’intero pianeta. L’analfabetismo è vicino all’80%; la mortalità infantile sotto i 5 anni è altissima (95,5/1.000) e la speranza di vita media è di poco più di 55 anni. L’accesso a servizi sanitari adeguati è pari al 10,9% e l’accesso all’acqua potabile è disponibile solo per sei abitanti su dieci. La Chiesa cattolica nigerina in questo periodo di pandemia esprime la sua vicinanza alla popolazione: “Le funzioni pubbliche e le attività pastorali sono sospese - racconta il missionario - anche se le chiese sono aperte. Si continua a celebrare soltanto nelle comunità di religiose e, in maniera informale, hanno seguito le attività caritative, legate soprattutto alla buona volontà e alla solidarietà dei fedeli. La radio e la televisione di stato hanno trasmesso la messa della Santa Pasqua, domenica scorsa. L’appello del Papa - conclude padre Mauro - qui arriva come un’eco lontana, ma tutta la popolazione, già stremata da miseria e malattie, invoca la pace, che è il cammino e la via di ogni convivenza civile”.
(ES) (Agenzia Fides 18/4/2020)





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