VATICANO - L’Istruzione “Dignitas personae”: un grande “sì” alla vita umana

venerdì, 12 dicembre 2008

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La “Dignitas personae”, l’Istruzione pubblicata oggi su alcune questioni di bioetica dalla Congregazione per la Dottrina della Fede – che aggiorna la “Donum Vitae” - esprime un grande “si” alla vita umana, dal concepimento alla morte naturale. La prima parte richiama aspetti antropologici, teologici ed etici, mentre la seconda e la terza parte riguardano la procreazione e i problemi che emergono dall’evolversi delle possibilità scientifiche.
Rispetto alla procreazione, vengono escluse le tecniche di fecondazione artificiale eterologa e omologa, sostitutive dell’atto coniugale; sono ritenuti leciti “gli interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale”, se si configurino come terapie; si auspica che siano incoraggiate, con misure legislative, la procedura dell’adozione, le ricerche e gli investimenti dedicati alla prevenzione della sterilità.
Sulla fecondazione in vitro e l’eliminazione volontaria di embrioni, si sottolinea, da un lato, l’altissimo numero di embrioni sacrificati (superiore all’80%), dall’altro la tecnica del trasferimento multiplo di embrioni. Tecnica che ha come fine assicurare, per quanto possibile, l’impianto di almeno un embrione, attraverso un numero maggiore di embrioni rispetto al figlio desiderato, prevedendo che alcuni vengano perduti e si eviti la gravidanza multipla: un “trattamento strumentale degli embrioni”. L’Istruzione ritiene eticamente inaccettabile “la dissociazione della procreazione dal contesto integralmente personale dell’atto coniugale” e definisce “intrinsecamente illecita” l’ICSI, la tecnica maggiormente usata nell’ottica della maggiore efficacia.
La crioconservazione – il congelamento di embrioni in previsione di un secondo ciclo di trattamento – è ritenuta “incompatibile con il rispetto dovuto agli embrioni umani”. Rispetto a questi embrioni cosiddetti “orfani”, l’Istruzione definisce inaccettabili le proposte di “usare tali embrioni per la ricerca o di destinarli ad usi terapeutici”; perché trattano gli embrioni come “materiale biologico” e comportano la loro distruzione; di scongelarli e, “senza riattivarli, usarli per la ricerca come se fossero dei normali cadaveri”; di adoperarli per la “terapia dell’infertilità” di coppie infertili. Anche la proposta di “adozione prenatale” di questi embrioni, presenta problemi di carattere etico.
“Moralmente inaccettabile” viene definito il congelamento di ovociti, proposta avanzata per evitare i gravi problemi etici posti dalla crioconservazione di embrioni umani. Viene definito “aborto intenzionale selettivo”, la riduzione embrionale, che intende ridurre il numero di embrioni o feti presenti nel senso materno mediate la loro diretta soppressione. “Pratica abortiva precoce” viene detta la diagnosi pre-impiantatoria - forma di diagnosi prenatale legata alle tecniche di fecondazione artificiale – “finalizzata ad una selezione qualitativa con la conseguente distruzione di embrioni”.
L’Istruzione fa rientrare l’uso dei mezzi di intercezione (tecniche che intercettano l’embrione prima dell’impianto nell’utero materno) e di contragestazione (provocano l’eliminazione dell’embrione appena impiantato), nel “peccato di aborto”.
Rispetto alle “Nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione o del patrimonio genetico umano”, vengono considerati leciti gli interventi attraverso le tecniche di ingegneria genetica sulle cellule somatiche (tessuti e organi del corpo) con finalità strettamente terapeutica; si afferma, invece, che nel caso di terapia genica apportata alle cellule germinali, allo stato attuale della ricerca “non è moralmente ammissibile agire in modo che i potenziali danni derivanti si diffondano nelle progenie”. Sull’ipotesi di finalità applicative dell’ingegneria genetica diverse da quella terapeutiche, per manipolare, migliorando e potenziando, la dotazione genetica degli individui, si sostiene che “nel tentativo di creare un nuovo tipo di uomo si ravvisa una dimensione ideologica, secondo cui l’uomo pretende di sostituirsi al Creatore”.
Intrinsecamente illecita è giudicata la clonazione, perché intende “dare origine ad un nuovo essere umano senza connessione con l’atto di reciproca donazione tra due coniugi e senza legame alcuno con la sessualità”. Sulla clonazione riproduttiva – quella che vuole arbitrariamente determinare le caratteristiche genetiche di un’altra persona – viene detto che rappresenta “una grave offesa alla dignità della persona e all’uguaglianza fondamentale tra gli uomini”. Più grave viene considerata la clonazione terapeutica (che vuole creare embrioni con il proposito di distruggerli, anche se con l’intenzione di curare i malati), ritenuta “incompatibile con la dignità umana”.
Viene incoraggiato il sostegno alla ricerca riguardante l’impiego delle cellule staminali adulte ed è da considerarsi lecito l’uso delle cellule staminali che derivano dal cordone ombelicale al momento del parto e dai tessuti di feti morti di morte naturale. Rappresenta “un’offesa alla dignità dell’essere umano, a causa della mescolanza di elementi genetici umani ed animali capaci di turbare l’identità specifica dell’uomo”, la cosiddetta clonazione ibrida, che si ha quando si utilizzano ovociti animali per la riprogrammazione di nuclei di cellule somatiche umane.
Viene giudicata fonte di disordine morale grave la sperimentazione sugli embrioni e forte è il richiamo per i ricercatori a non utilizzare “materiale biologico” di origine illecita, prodotto fuori dal loro centro di ricerca o che si trova in commercio. (D.Q.) (Agenzia Fides 12/12/2008)


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