AFRICA/SIERRA LEONE - “Il Paese è stanco di vuote promesse” dice a Fides un missionario alla vigilia del secondo turno delle elezioni presidenziali in Sierra Leone

venerdì, 7 settembre 2007

Freetown (Agenzia Fides)- Si tiene domani, 8 settembre, il secondo turno delle elezioni presidenziali in Sierra Leone. Il primo turno si è svolto l’11 agosto e ha visto l’affermazione del candidato dell’opposizione Ernest Bai Koroma (che ha ottenuto il 44% dei voti) e del Vicepresidente uscente Solomon Berewa, arrivato secondo con il 38% dei voti. Entrambi i candidati non avendo raggiunto il quorum (maggioranza assoluta) per vincere al primo turno, si affrontano ora nel secondo turno, dove basta la maggioranza semplice per vincere. Il partito di Koroma, l’All People’s Congress Party, ha conquistato 59 dei 112 seggi del Parlamento mentre il Sierra Leone People's Party di Berewa ha ottenuto 43 seggi.
Il Presidente uscente, Ahmed Tejan Kabbah, avendo già svolto due mandati, non può partecipare perché la Costituzione non prevede un terzo mandato presidenziale. Le elezioni di quest’anno sono le seconde elezioni dalla fine della guerra civile nel 2002. In quell’anno si sono tenute le elezioni sotto la supervisione della forza di pace dell’ONU che ha lasciato il Paese nel 2005.
Fides ha chiesto un commento sulla situazione a P. Gerardo Caglioni, saveriano, che conosce molto bene la realtà della Sierra Leone, essendovi stato a lungo come missionario e per aver scritto la storia dell’evangelizzazione del Paese.
“Dalla fine della guerra civile nel 2002 vi sono stati indubbiamente dei progressi e dei miglioramenti. Ma il Paese con queste elezioni dice di essere stanco di vuote promesse e dei soliti vecchi personaggi della storia e chiede, come del resto nelle precedenti elezioni, un cambio di amministrazione. Per cui il partito al potere, che ha favorito solo il più sviluppato sud-est, è stato totalmente rifiutato dal resto del paese: il nord e la maggior parte della popolazione della penisola di Freetown. La popolazione di queste aree rifiuta il Sierra Leone People’s Party’s, ma si trova di fronte alla scelta di tornare al passato e riportare al governo l’All People’s Congress Party, il partito al potere negli anni ’90, prima della guerra civile. Rimane però il dubbio che questo partito non possa governare da solo e dovrà cercare alleanze per varare un esecutivo.
Il futuro della Sierra Leone dipenderà quindi dalle alleanze tra i due candidati in testa e quelli che non hanno avuto voti per continuare nella corsa, con il rischio, secondo alcuni osservatori locali, che si arrivi ad assegnare la Presidenza della Repubblica ad un partito e il Parlamento all’altro.
Una cosa è chiara, nonostante la tradizionale pazienza dei sierraleonesi: sono stanchi delle promesse e vogliono un Paese nuovo, dove le promesse sono mantenute cioè: lavoro per i giovani, una scuola di qualità e un insegnamento migliore (libri, biblioteche, sussidi, insegnanti e soprattutto il pagamento dei salari agli insegnanti), infrastrutture nel campo delle comunicazioni (strade, telefoni, internet, radio e televisione...), elettricità (è l’unico Paese al mondo senza elettricità e tutto dipende dal capriccio di alcuni politici; una ditta italiana è impegnata nella costruzione di una diga da 35 anni e non si sa quando produrrà elettricità). Ma il tema più sentito, che è stato al centro della campagna elettorale, è la lotta alla corruzione, che pervade tutti i livelli dell’amministrazione e che risente ancora del sistema tribale. Non possono convivere due sistemi, quello democratico e quello tribale (monarchico), allo stesso tempo!
La gente si chiede dove va a finire tutta la ricchezza del Paese, come diamanti, rutilio (dal quale si ricava il titanio), bauxite ed altri minerali di cui è ricca la Sierra Leone, assieme al settore ittico, al legname, ed altri prodotti. Chi ne ricava vantaggio? Perché ci sono i troppo ricchi e i troppo poveri? Sembra che la guerra civile durata undici anni non abbia insegnato niente di nuovo e che le cose, in tanti settori continuino o siano perfino peggiorate”. (L.M.) (Agenzia Fides 7/9/2007 righe 48 parole 637)


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