Vincenzo Di Muro - "LA SOCIETÀ MODERNA TRA CULTURA DI VITA E CULTURA DI MORTE" - Cuzzolin editore

giovedì, 11 maggio 2006

Roma (Agenzia Fides) - Opporsi al dilagare della cultura di morte nella società moderna attraverso scelte basate su profonde convinzioni, individuare il seme della rinascita nella coscienza stessa dell'uomo. Questi i presupposti sui quali l'Autore edifica, in un'imponente metafora della società umana, il "tempio della vita", solido nella fermezza dei suoi sette pilastri: la vita, la famiglia, la politica, la sicurezza, la cultura, la giustizia, l'economia, convinto che "non ci sono uomini credenti o non credenti che possano rifiutare il rispetto della vita" (Giovanni Paolo II). L'invito pertanto è: ciascuno renda stabile con la propria operosità ed i propri sentimenti questa complessa struttura, dinanzi al conflitto generato dalle continue e gravi insidie della vita.
“La cultura della vita è lenta, ma progressiva e inarrestabile, non soltanto per la capacità di rivalsa dello spirito umano, ma ancor più perché Cristo, che ci ha assicurato di essere con noi ogni giorno fino alla fine del mondo, grida alla storia: “Io sono la risurrezione e la vita” e “O morte, io sarò la tua morte”. Nessuna forza al mondo, nessuno sforzo satanico potrà mai spegnere il Cristo. Non c’è dubbio quindi che la cultura della vita trionferà definitivamente sulla cultura di morte. Il cristiano vive di questa certezza. Ma deve impegnarsi a vincere nell’amore, ad agire per amore, a seminare l’amore, presupposto questo, per la costruzione del mondo nella collaborazione e nella pace” (dalla Prefazione). (S.L.) (Agenzia Fides 11/5/2006 - Righe 16; Parole 240)


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