AFRICA/CONGO RD - Repubblica Democratica del Congo - Scheda del Paese

venerdì, 20 gennaio 2006

Kinshasa (Agenzia Fides)- La Repubblica Democratica del Congo con una superficie di 2.345.410 km2, è il terzo Paese africano per estensione, dopo Sudan e Algeria. Confina con Repubblica del Congo (Congo Brazzaville), Repubblica Centrafricana, Sudan, Uganda, Rwanda, Burundi, Tanzania, Zambia e Angola.
La popolazione è di oltre 56 milioni di abitanti, suddivisi in oltre 200 gruppi etnici la maggioranza dei quali sono bantu. Le 4 tribù più vaste, Mongo, Luba, Kongo (di origine bantu) e Mangbetu-Azande (Hamitica) costituiscono il 45% della popolazione. La lingua ufficiale è il francese, al quale si aggiungono 4 lingue nazionali: lingala (lingua franca usata nei commerci), il Kingwana (un dialetto del Kiswahili o Swahili),il Kikongo e lo Tshiluba. Vi sono inoltre più di 250 lingue e dialetti comunitari. I cattolici sono il 50% della popolazione, i protestanti il 20%, i musulmani il 10%, i kimbanguisti (movimento religioso fondato nel 1921 da Simon Kimbangu) il 10% , gli aderenti alle religioni tradizionali e alle sette il 10%.
Storia. A seguito della Conferenza di Berlino (1885), il Congo fu assegnato al re del Belgio, Leopoldo II, che ne fece un proprio dominio personale, con il nome di Stato Indipendente del Congo. Nel 1908, una campagna d’opinione pubblica internazionale che denunciava le condizioni inumane di sfruttamento della popolazione locale nello Stato Indipendente del Congo, spinge il Parlamento Belga a dichiarare lo Stato non più una proprietà personale del re, ma soggetto al Regno. Il Paese cambia così il nome in Congo Belga. Nel 1960, il Paese diventa indipendente con il nome di Congo-Léopoldville. Dal 1961 al 1964 è sconvolto da una serie di guerre civili (in particolare il tentativo secessionista in Katanga, ricco di miniere, dove viene ucciso il Premier, Patrice Lumumba). Nel 1965, il Capo di Stato Maggiore, Joseph Désiré Mobutu attua un Colpo di Stato, assumendo la Presidenza. Mobutu attua una politica di affermazione dell’identità nazionale che lo porta a cambiare il nome del Paese in Zaire e quello di alcune città. Nel 1990 dopo decenni di partito unico, si hanno le prime aperture al multipartitismo, con lo svolgimento della Conferenza Nazionale Sovrana, presieduta da Mons. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kisangani. Nel 1996, scoppia la guerra civile nell’est del Paese: un gruppo di ribelli, appoggiati dagli eserciti dei Paesi vicini, guidati a Laurent Désiré Kabila, conduce una campagna militare che porta nella primavera del 1997 al rovesciamento del regime di Mobutu, che muore pochi mesi dopo in esilio in Marocco. Lo Zaire cambia nome in Repubblica Democratica del Congo (RDC). Nel 1998, scoppia una nuova guerra civile, quando nascono una serie di movimenti di guerriglia appoggiati da Uganda e Rwanda, che tentano di staccare l’est dal resto del Paese. Kabila riceve il sostegno di Angola, Zimbabwe e di altri Paesi africani che inviano truppe a combattere a fianco dell’esercito congolese. Per questo motivo diversi osservatori qualificano il conflitto congolese come “La prima guerra mondiale africana”. Il 6 gennaio 2001 Kabila viene ucciso nel Palazzo Presidenziale. Il suo posto viene preso dal figlio Joseph. A partire dal 2001-2002 si susseguono una serie di negoziati che portano nel 2003 alla formazione di un governo di unità nazionale, con la partecipazione di rappresentanti della guerriglia dell’est. Si avvia un lungo periodo di transizione che deve preparare il Paese a elezioni libere e democratiche. Il conflitto, se pure formalmente concluso, continua in maniera strisciante, soprattutto nell’Ituri, regione del nord-est, ricca di miniere e di legname. I “Caschi Blu” La Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC), incaricati di vigilare sul rispetto della tregua, si sono scontrati più volte con gruppi di guerriglia locali.
Il 18 dicembre 2005 si è svolto il referendum per l’approvazione della nuova Costituzione, che ha visto la netta vittoria dei “sì”. Le elezioni politiche generali previste per il giugno 2006 segneranno la fine del periodo di transizione. (L.M.) (Agenzia Fides 20/1/2006 righe 48 parole 646)


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