ASIA/INDIA - Le leggi anti-conversione "sono una ferita per la nazione", afferma l'associazione dei laici cattolici indiani

mercoledì, 24 settembre 2025 minoranze religiose   diritti umani   fede   libertà religiosa   religione   libertà di coscienza   laici  

AICU Kerala

Mangalore (Agenzia Fides) - Le cosiddette "leggi anti-conversione" in vigore in 12 stati indiani sono "un vulnus per la democrazia indiana, sono un'offesa all'etica nazionale, alla libertà di fede, di coscienza e di espressione". Per questo, in diversi stati, sono oggetto di ricorsi  alla Corte Suprema, perchè contestate come "anticostituzionali". E' quanto afferma l'organismo "All India Catholic Union" (AICU), il più grande movimento di laici cattolici in India nell'intera Asia (oltre 16 milioni di persone) che, nel corso della sua assemblea generale in corso a Mangalore,  esprime  preoccupazione per le difficoltà e l'ostilità che si registrano verso i cristiani in diversi stati indiani, basate essenzialmente sulle controverse leggi anti-conversione.  
Come osserva l'AICU, realtà fondata 106 anni fa e guidata oggi da Elias Vaz,  presidente nazionale, questi provvedimenti tendono a "ridurre gli spazi di libertà, coartare le coscienze, subordinando all'approvazione di un magistrato la scelta del proprio credo religioso, e vengono poi  sfruttati e manipolati da gruppi nazionalisti induisti per criminalizzare comunità non indù, soprattutto minoranze religiose cristiane e musulmane, i dalit (fuoricasta) e gli indigeni".
Respingendo le campagne di odio e di ostilità contro le minoranze religiose, l'assemblea generale dell'AICU  ha preso il via con il  "Bandhutva", una sessione di dialogo interreligioso incentrato sul tema della compassione in cui rappresentanti di diversi gruppi religiosi hanno ricordato e collegato lo spirito di Madre Teresa al Mahatma Gandhi. L'assemblea, cui hanno preso parte circa 150 rappresentanti da tutta la nazione, si è anche soffermata sulla "gestione della crisi" , ovvero su quali passi compiere quando ci si trova di fronte a un episodio critico come un'aggressione, una violenza, una controversia.
L'AICU ha ricordato che provvedimenti che limitano o impediscono la conversione religiosa sono attualmente in vigore nei seguti stati indiani: Rajasthan (dal 2025), Karnataka e Haryana (dal 2022); Madhya Pradesh, Uttar Pradesh e  Gujarat (dal 2021); Himachal Pradesh (dal 2019); Uttarakhand (dal 2018); Jharkhand (dal 2017); Chhattisgarh (dal 2006), Arunachal Pradesh (dal 1978); Odisha (dal 1967).
Spiega a Fides John Dayal, giornalista e analista,  membro dell'AICU: "Da quando il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) è salito al potere nel 2014, molti stati indiani hanno introdotto nuove leggi che criminalizzano le conversioni religiose o hanno notevolmente rafforzato la legislazione esistente in materia. Tali leggi si fondano sulla convinzione errata per cui le minoranze religiose rappresentano una minaccia all'identità e all'unità stessa della nazione".  
Va notato che tale posizione, ricorda Dayal, si collega anche un'altra questione spesso sollevata come uno spettro da gruppi nazionalisti  indù, quella della crescita demografica, per cui "il presunto, rapido aumento numerico delle comunità religiose non indù  potrebbe sostituire  gli indù nella maggioranza culturale, sociale, religiosa e politica del paese"
E se alcune legislazione in tema di conversione religiosa erano presenti in alcuni stati indiani già dalla fine degli anni '60, "esse si son sono moltiplicate e inasprite nell'ultimo decennio", nota Dayal, come è accaduto per gli stati di Gujarat, Haryana, Himachal Pradesh, Jharkhand, Karnataka, Madhya Pradesh, Uttar Pradesh e Uttarakhand. "Sono tutti stati in cui il nazionalismo indù è ben radicato, sia nel governo che nella società civile", rileva il giornalista.  
Secondo il disegno di legge approvato nel 2025 in Rajasthan dal governo del  BJP,  una conversione è considerata illegale e nulla se effettuata tramite "falsa dichiarazione, forza, indebita influenza, coercizione, lusinga o con qualsiasi mezzo fraudolento o tramite matrimonio". "L'uso di termini ambigui come 'lusinga' consente di interpretare quasi ogni conversione religiosa in qualche modo  come 'illegale', impedendo di fatto una libera scelta individuale", osserva Dayal.
Inoltre le leggi sono formulate secondo  il presupposto che le conversioni religiose siano intrinsecamente illegali fino a prova contraria: esse trasferiscono esplicitamente l'onere della prova sulla "persona che intende cambiare fede", per dimostrare che non vi è stata alcuna frode, coercizione o adescamento.
Inoltre la punizione per la conversione illegale di dalit, adivasi (indigeni), donne e bambini è molto più severa, perchè questi  sono i gruppi sociali da cui i nazionalisti indù dipendono per costruire l'auspicata "maggioranza indù" in India. Nell'ideologia nazionalista indù, costoro sono considerati persone "facilmente adescabili".
L'AICU ha ribadito l'impegno a tutelare il diritto e le libertà di fede e di coscienza di  ogni persona in India.
(PA) (Agenzia Fides 24/9/2025)

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