ASIA - Aids, Sars, malattie di origine alimentare: alcuni dati sulla situazione sanitaria in Laos, Malaysia, Myanmar (Birmania), Tailandia e Taiwan

lunedì, 17 ottobre 2005

Roma (Agenzia Fides) - Il virus dell’Hiv continua ad essere la principale causa di morte in Asia, con circa un milione di persone infette.
Il continente attualmente conta oltre sette milioni di sieropositivi. La maggior parte dei malati non riceve alcuna cura. La causa principale è l’uso della droga. L’epidemia è particolarmente diffusa nei paesi del sudest asiatico, Birmania, Tailandia e Cambogia, dove il 3% della popolazione è contagiata. In Tailandia ci sono 21 mila sieropositivi.
Protagonisti del sistema sanitario tailandese, per quanto riguarda le cure ai bambini malati di AIDS, sono i padri Camilliani che hanno in cura “pazienti” dai 4 ai 17 anni, quasi tutti in discreta salute e che frequentano le scuole esterne al paese. Il Laos è il paese asiatico con il tasso di infezione Hiv più basso.
Nell’Asia del Sud e in quella sudorientale le persone contagiate dall’Aids sono 6.1 milioni, mentre i nuovi casi sono 880.000. Nell’Asia Orientale e nel Pacifico risultano 1 milione di sieropositivi e 270.000 nuovi casi.
Alla penosa piaga dell’Aids, in questi paesi asiatici le principali malattie diffuse sono malaria, filariasi, epidemie di encefalite giapponese, di dengue e di dengue emorragica, oltre a casi di febbre fluviale del Giappone (tifo delle foreste).
Inoltre, sono molto diffuse le malattie generate dall’alimentazione e dall’acqua. Circa una persona su tre nel mondo soffre ogni anno di malattie di origine alimentare e 1.8 milioni muoiono a causa di diarrea cronica dovuta al cibo e all’acqua. In alcuni paesi asiatici in particolare, non si registrano solo diarree acquose, dissenterie amebiche e bacillari, febbre tifoide e epatite A, ma anche il colera. Casi di poliomielite (anch’essa malattia trasmessa dal cibo e dall’acqua contaminata) sono stati osservati nelle aree rurali a basso livello sociosanitario.
In Malesia, ad esempio, muoiono ogni anno oltre 700.000 persone e molte altre rimangono debilitate. Il pericolo delle malattie generate dall’alimentazione è molto forte a causa del contatto spesso diretto in cui vivono animali ed esseri umani oltre che per il modo in cui i generi alimentari vengono prodotti e distribuiti.
Oltre all’impegno dei governi locali continua ad essere in crescita anche l’impegno della Chiesa nel settore sanitario di questi paesi. L’Annuario statistico del Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria, che raccoglie le istituzioni sanitarie cattoliche nel mondo, riporta che in Tailandia ci sono 186 strutture sanitarie cattoliche: 10 ospedali; 9 dispensari; 3 lebbrosari; 22 strutture sanitarie per anziani, malati cronici e disabili; 43 orfanotrofi; 37 asili infantili; 26 consultori familiari; 34 centri per l’istruzione e la riabilitazione e altri 2 istituti di diversa natura. Gli ordini religiosi presenti nel paese sono in tutto 20; ordini religiosi diversi sono 8.
In Malesia, sono 54 le strutture sanitarie cattoliche: 3 ospedali, 1 casa di cura, 13 ricoveri per anziani e disabili, 20 orfanotrofi; 10 asili; 2 consultori familiari; 5 centri per l’istruzione e la riabilitazione e 1 altro istituto di diversa natura. Gli ordini religiosi presenti nel paese sono in tutto 11; ordini religiosi diversi sono 5.
A Taiwan ci sono 60 strutture sanitarie cattoliche in 44 città censite: 15 ospedali; 1 case di cura, 5 strutture sanitarie per anziani; 2 istituti per lungodegenti; 1 per disabili; 16 centri riabilitativi; 20 ambulatori. Gli ordini religiosi presenti nel paese sono in tutto 58; ordini religiosi diversi sono 31. In Birmania ci sono 411 strutture sanitarie cattoliche: 3 ospedali; 107 dispensari; 3 lebbrosari; 8 strutture sanitarie per anziani e disabili; 133 orfanotrofi; 146 asili; 1 consultorio; 9 centri riabilitativi e 1 istituto di diversa natura oltre ad un ricovero per anziani gestito dalle Suore Riparatrici. (AP) (17/10/2005 Agenzia Fides; Righe:49; Parole:604)


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