ASIA/FILIPPINE - Proseguono gli arresti di missionari, suore, preti, laici accusati di sostegno a gruppi armati comunisti

lunedì, 3 luglio 2023 diritti umani  

Rural Missionaries of Philippines

Isulan (Agenzia Fides) - La pratica del “red tagging”, ovvero etichettare una persona come 'comunista' o 'sostenitrice di gruppi comunisti o terroristi armati', continua a colpire religiosi, missionari, cooperanti, persone che si spendono per i gruppi vulnerabili, poveri o indigeni nel Centro e nel Sud delle filippine. Nei giorni scorsi la polizia della provincia di Sultan Kudarat (sull'isola di Mindanao) ha arrestato Aileen Manipol Villarosa, 41 anni, operatrice di una organizzazione affiliata ai "Missionari rurali delle Filippine", con l'accusa di finanziamento al terrorismo. I Missionari Rurali delle Filippine (RMP) sono un'organizzazione cattolica nazionale, a carattere inter-congregazionale e interdiocesano, di religiose e religiosi, sacerdoti e laici, che vivono accanto a contadini, agricoltori, pescatori, popolazioni indigene. L’organizzazione, istituita nel 1969, è partner della Associazione dei Superiori Religiosi Maggiori delle Filippine e oggi denuncia il proseguire della pratica del "red tagging": già ad agosto del 2022 il Dipartimento di Giustizia ha incriminato 16 persone legate all'organizzazione, tra cui cinque suore, per presunto finanziamento del terrorismo, con l'accusa di trasferire fondi al New People's Army, gruppo armato di ispirazione comunista, in conflitto con lo stato. Inoltre a novembre del 2022 il rev. Edwin Egar, sacerdote della "Chiesa Unita di Cristo nelle Filippine", insieme con sua moglie, Julieta Egar, sono stati accusati di sostegno al terrorismo, insieme con altri 71 persone, tra sindacalisti e cooperanti, che negano ogni addebito.
Come afferma il Consiglio nazionale delle Chiese nelle Filippine (NCCP) il "red-tagging" si verifica indipendentemente dalle convinzioni o affiliazioni politiche ed è “un incitamento alla repressione e alla persecuzione contro quanti sono critici nei confronti del governo”. Organizzazioni della società civile, missionari e personale delle Chiese hanno subito minacce e arresti, con l’accusa di “coprire gruppi terroristici comunisti locali". Leggi come l'Anti-Terrorism Act del 2020 e il Terrorism Financing Prevention and Suppression Act del 2012 aggravano la minaccia del "red-tagging".
Membri di comunità cristiane come la Chiesa cattolica, Chiesa unita di Cristo nelle Filippine, Iglesia Filipina Independiente, Chiesa metodista unita nelle Filippine, sono stati presi di mira da tali accuse. I beni dei Missionari rurali delle Filippine e della Chiesa unita di Cristo nelle Filippine meridionali e nelle Filippine centrali sono stati congelati ai sensi della legge per la prevenzione del finanziamento del terrorismo.
Il sistema di "etichettatura rossa" è stato usato da parte del governo filippino, nel contesto di una campagna di contro-insurrezione militarizzata, già sotto il governo dell'ex presidente filippino Rodrigo Duterte e continua sotto l'amministrazione dell’attuale presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. Il risultato è l’intensificata militarizzazione nelle aree rurali e una crescente costrizione dei cittadini, nota il Consiglio nazionale delle Chiese nelle Filippine.
"Quanti difendono la terra, spesso proprietà ancestrale delle popolazioni indigene, dallo sviluppo di miniere e dighe, si confrontano con i militari filippini che usano il loro potere per proteggere gli interessi delle compagnie multinazionali. Gli agricoltori, che cercano mezzi di sussistenza giusti, dignitosi e sostenibili per le loro famiglie e comunità, vengono spesso imprigionati o uccisi, mentre gli avvocati che cercano di rappresentarli vengono aggrediti o arrestati", rileva il Consiglio.
Il Consiglio ha portato tali istanze alla riunione del Comitato centrale del "Consiglio Ecumenico delle Chiese" (CEC), tenutasi nei giorni scorsi a Ginevra. Il CEC ha condannato le gravi violazioni dei diritti umani commesse nelle Filippine, invitando il governo delle Filippine ad adottare misure per porre fine a tali violazioni.
Il Consiglio nazionale delle Chiese nelle Filippine, che opera coraggiosamente con e per i poveri, chiede al governo e ai gruppi comunisti di riprendere i negoziati di pace e di affrontare le cause profonde del conflitto armato. L'organismo ecumenico invita le comunità cristiane, di tutte le confessioni, a pregare per quanti lottano e soffrono per difendere la dignità di ogni persona, specialmente dei gruppi più vulnerabili, chiedendo ai fedeli di accompagnare e sostenere il loro impegno evangelico.
(PA) (Agenzia Fides 3/7/2023)


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