AFRICA/SOMALIA - Mons. Bertin: “Bisogna lasciare da parte le discordie e agire insieme contro i veri nemici: il terrorismo e la siccità”

sabato, 19 febbraio 2022 siccità   terrorismo   politica   elezioni  

Mogadiscio (Agenzia Fides) - “La missione della Chiesa in Somalia è quella di essere sempre bene informata di quanto avviene e non dimenticare questa parte del mondo. Il mandato che vedo per me e la Chiesa qui, è continuare è tenere desta l’attenzione e aiutare la popolazione in ogni modo possibile”. Così Mons Giorgio Bertin, Amministratore Apostolico di Mogadiscio e Vescovo di Gibuti, descrive in un colloquio con l’Agenzi Fides il senso della presenza della Chiesa nel tormentato Paese del Corno d’Africa di. La Somalia, alle prese con gravissimi problemi, resta sospesa dal punto di vista politico e quindi esposta al caos, anche a causa dell’incerto processo elettorale. Un accordo aveva stabilito che le elezioni si dovessero tenere entro il 25 febbraio, ma il perdurare delle tensioni fa pensare a un ennesimo posticipo.
Prosegue Mons. Bertin: “Ci auguriamo che si svolgano al più presto queste elezioni. Ma qui non si può escludere nulla. Se il capo di una delle regioni o altri influenti politici, pongono veti, si ricomincia da capo. L’impressione è che si dovrebbe finalmente onorare questo impegno. Il problema è che l’elezione della Camera bassa (la Camera alta è già stata eletta a novembre, ndr) è molto più complessa: la spartizione dei 275 seggi è secondo le quattro maggiori etnie somale, mentre una esigua rappresentanza va ai clan minoritari. Trovare un accordo in questa intricata situazione non è semplice”.
Nel vuoto politico, si inseriscono i terroristi del gruppo islamista al-Shabaab che negli ultimi mesi sembrano aver rialzato la testa. al-Shabaab ha messo a segno un’ondata di attentati a cadenza impressionante. Un minibus all’interno del quale viaggiavano alcuni delegati delle elezioni parlamentari somale è stato fatto saltare in aria a Mogadiscio, il 10 febbraio, causando almeno 6 morti e una dozzina di feriti. La responsabilità dell’attacco è stata rivendicata dal gruppo al-Shabab. Il 16 gennaio scorso, a Mgodiscio, è stato ferito Mohamed Ibrahim Moalimuu, portavoce del primo ministro; il 18, invece, nello scoppio di un’autobomba, sono rimaste uccise quattro persone.
“È chiaro che al-Shabaab – nota Mons. Bertin - vedendo la litigiosità della classe politica livello statale e regionale, ha deciso di riprendere le attività. Si approfitta del vuoto per mandare un messaggio alla popolazione: questo governo federale non è capace di mantenere ordine e stabilità, siate al nostro fianco e sarete sicuri. Il messaggio è indirizzato soprattutto alla popolazione delle zone rurali, ma non si dimentica quella delle città. La risposta giusta a questi messaggi sarebbero le elezioni e l’avvio di un processo politico di governo stabile”.
Oltre agli attentati, la popolazione è minacciata da un altro gravissimo problema, la siccità. Le piogge sono scarsissime da tempo e se non si agirà in tempo, milioni di persone saranno a rischio. Rileva l‘Amministratore Apostolico di Mogadiscio: “Si dice che almeno 2 milioni di persone siano a rischio fame nel Paese. Bisogna tenere conto del fatto che questa situazione di carestia è ormai ricorrente. Mentre nel passato avveniva ogni 10-15 anni, ultimamente è diventata molto più frequente, ogni 2-3 anni, a volte anche meno. In alcuni casi ci sono fenomeni inversi, inondazioni e troppe acque, ma questo è il minore dei problemi, la questione più grave è la siccità. Ma anche la siccità, che è un problema della natura, può essere affrontata meglio con una autorità capace di governare e convogliare le forze contro un nemico comune. L’azione politica e governativa deve essere in grado di coordinare la popolazione anche nel prevenire e contrastare tali fenomeni. Bisogna lasciare da parte le discordie perché i nemici sono tanti e forti. La Chiesa ha un compito importantissimo, quello di mantenere una finestra aperta su questo Paese e un’attenzione costante. E avviare microprogetti di sostegno alla popolazione, come quello che abbiamo iniziato nella zona di Garowe, capitale del Puntland. Lì la Caritas ha un progetto di permacultura per il contrasto alla siccità”.
(LA) (Agenzia Fides 19/2/2022)


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