Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Per combattere il terrorismo in Indonesia è importante il contributo dato all’azione dello stato da parte delle comunità religiose. Abbiamo contatti diretti e supporto dalle maggiori organizzazioni islamiche indonesiane, come Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah, ma lavoriamo anche insieme ad altre comunità religiose come le Chiese cristiane”: lo afferma, in un colloquio con l'Agenzia Fides, il generale Suhardi Alius, capo della Agenzia nazionale antiterrorismo della Repubblica di Indonesia, a margine di un seminario organizzato alla Pontificia Università Urbaniana. “Vogliamo in primis enfatizzare – rileva Suhardi – che il terrorismo non può essere associato ad alcuna religione. In Indonesia negli ultimi anni abbiamo avuto atti terroristici a causa della influenza regionale dell’ISIS. Come nazione abbiamo promosso un approccio duplice: da un lato rafforzare le leggi antiterrorismo, le misure punitive e preventive, i controlli di intelligence e di sicurezza; dall'altro un avviare programmi di deradicalizzazione, che puntano a togliere lo stigma sulle famiglie o sulle comunità di origine dei terroristi, e favoriscono l’incontro e la riconciliazione tra ex terroristi e le vittime”.
Frutto di questo approccio è l’istituzione dei “Forum per la prevenzione del terrorismo” in 32 province e un Programma di riconciliazione nazionale che prevede l’incontro tra ex militanti e le vittime, basato sulla cultura del perdono. Risultato di questo programma, 124 ex terroristi sono divenuti “agenti di pace” e oltre 750 giovani agiscono da “ambasciatori di pace” soprattutto sul web e sui social media. La loro attività online serve a controllare e contrastare la propaganda e i messaggi diffusi dai network terroristici.
Questa educazione viene promossa anche grazie alle scuole islamiche, le cosiddette “pesantren”, collegi dove bambini e adolescenti musulmani sono accompagnati nello studio, nell’imparare una cultura di pace e di armonia sociale e religiosa, in un’opera di educazione che coinvolge soprattutto quelle famiglie che in passato hanno avuto membri implicati in attività terroristiche.
“Il segreto per sconfiggere il terrorismo – conclude il generale Suhardi – è coinvolgere il governo, la società civile, le scuole, le comunità religiose, il settore privato, i mass media in una comune lotta per sottrarre spazio a chi promuove violenza, odio e morte”. (PA) (Agenzia Fides 26/10/2018)
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