FIDES - Le Elezioni Legislative a Hong Kong 2004

sabato, 11 settembre 2004

In occasione delle elezioni del Consiglio Legislativo a Hong Kong, che si svolgeranno dopodomani, domenica 12 settembre 2004, l’Agenzia Fides traccia un quadro dello scenario politico ed economico dell’ex colonia e illustra la presenza della Chiesa cattolica, storicamente impegnata a Hong Kong, sin dai tempi dell’impero britannico, nella difesa della democrazia, della libertà e dei diritti umani.

ASIA/HONG KONG - Elezioni Legislative 2004: lo scenario

Hong Kong (Agenzia Fides) - Il 12 settembre 2004 circa 3,2 milioni di elettori di Hong Kong sono chiamati a eleggere il Consigli Legislativo, il Parlamento dell’ex colonia. Dalle ore 7.30 del mattino alle 22.30 dovranno recarsi nelle 501 urne sparse sul territorio per la terza tornata elettorale legislativa dopo l’handover del 1997, con cui Hong Kong tornò alla madrepatria cinese.
Secondo la Basic Law (la piccola Costituzione di Hong Kong) e il regolamento elettorale, il Consiglio Legislativo è composto da 60 parlamentari: 6 sono eletti da un comitato elettorale governativo; 24 sono eletti secondo circoscrizioni geografiche; altri 30 sono eletti secondo le corporazioni, in cui i settori finanziari, del turismo, del commercio, del lavoro, ecc. votano un loro rappresentante.
Dopo il primo esecutivo che è durato dal 1998 al 2000, il mandato ordinario è di 4 anni. Il mandato che è in scadenza è iniziato il1° ottobre 2000 e scade il 30 settembre. I nuovi eletti dovrebbero insediarsi entro il prossimo 12 ottobre.
Alla vigilia delle elezioni, mentre la campagna elettorale è arrivata al suo culmine, tutti i candidati e i partiti hanno cercato le strategie più efficaci per convincere gli elettori: promesse attraenti, presenza su tutti i programmi televisivi, ma anche accuse per screditare gli avversari politici, rivelazioni di scandali, etc.…
Nella campagna elettorale si è notato che i cittadini di Hong Kong hanno confermato il loro attaccamento ai princìpi che hanno fatto grande questa piccola realtà che fu dell’impero britannico, soprattutto dopo l’ondata di richiesta di democrazia e riforme politiche avvenute negli anni scorsi. Nonostante le risposte negative sull’elezione diretta e sul suffragio universale, la gente dell’isola ha capito che rinunciare al voto vuol dire rinunciare a disegnare il futuro di Hong Kong: l’astensione sarebbe un errore irreparabile. Quindi, ci si attende una massiccia di partecipazione al voto, soprattutto dei giovani.
Secondo gli osservatori, alle elezioni di Hong Kong guardano con interesse la Cina e gli Stati Uniti. Secondo ultime rivelazioni dell’organizzazione Human Rights Watch, il partito dei Democratici sarebbe stato minacciato per impedirne la vittoria. L’accusa è stata seccamente smentita sia da Pechino che dell’Amministrazione Speciale Regionale (così è definito il territori odi Hong Kong nell’accordo con la Cina dal 1997 in poi), e definita una grave “distorsione della verità”.
D’altro canto, come scrive The Standard (quotidiano in lingua inglese di Hong Kong), tre grandi istituti - creati dagli Stati Uniti a Hong Kong per promuovere la democrazia nel territorio - avrebbero sostenuto i partiti democratici e liberali nell’ex colonia. Gli istituti sono: il National Democratic Institute for International Affaire (NDI), il National Endowment for Democracy (NED) e l’American Centre for International Labor Solidarity. Essi hanno appoggiato il Democrat Party, la Democratic Alliance for Betterment of HongKong e il Liberal Party.
Hong Kong è ancora una delle città più libere del mondo. A Hong Kong tutti i diritti, la libertà di parola, di opinione, di stampa, di manifestazione sono garantite dalla Basic Law.
Ma, secondo alcuni osservatori, sarebbe in atto una strategia di “carote e bastone” con Hong Kong. Da una parte si coccolano i cittadini facendo leva su sentimenti patriottici e su una forte partnership economica. D’altra parte si lancia l’allarme affermando che una vittoria dei Democratici minaccerebbe la stabilità territoriale, oppure appoggiando lo scandalo di natura morale in cui è stato coinvolto un candidato democratico.
(Agenzia Fides 10/9/2004 lines 45 words 463)

Tabelle su:
Dati utili sulle Elezioni del Consiglio Legislativo 2004 / Circoscrizioni elettorali (vedi sotto)

Partiti che partecipano all’elezione del Consiglio Legislativo 2004

1. The Democrat Party
Slogan: Libertà di parola, imparzialità e speranza.
E’ nato nell’ottobre 1994 dall’iniziativa di circa 600 membri costitutivi fra avvocati, insegnanti, lavoratori dei servizio sociale. Grande promotore dello sviluppo della democrazia di Hong Kong, ha sostenuto diverse manifestazioni importante dopo l’handover nel 1997 chiedendo riforme, l’elezione diretta dell’Amministratore e il suffragio universale. E’ considerato dalla stampa come partito “filoamericano”. Durante manifestazione del 1° luglio di 2003, il partito ha avuto il culmine della sua crescita. Ma attualmente attraversa una fase si conflitto interno tra classe dirigente moderata e radicale. Alla vigilia delle elezioni, è scoppiato il caso del finanziamento elettorale americano e lo scandalo di un candidato che è stato preso della polizia mentre frequentava una prostituta a Macao.

2. Democratic Alliance for Betterment of HongKong
Slogan: Costruire una Regione Amministrativa Speciale prospera e ricca
Nato il 10 luglio 1992, attualmente conta circa 2.000 membri per la maggior parte insegnanti, leader di sindacati e organizzazioni civili, liberi professionisti. E’ il partito più numeroso di Hong Kong e vicino al governo centrale di Pechino. Presenta più numerosi candidati nelle elezioni.
A pochi giorni delle elezioni, è stato rivelato che il suo leader e candidato Ma Lik è malato di tumore. Ma egli ha dichiarato che non cambierà il programma e prosegue il suo impegno politico.

3. Liberal Party
Slogan: Fare grandi sforzi per lo sviluppo di Hong Kong in tutti i settori
Nato nel 18 luglio 1993, è composto in maggioranza da uomini d’affari che hanno forti legami con gruppi finanziari multinazionali. Nel momento di massima espansione è arrivato a 1.500 iscritti. Oggi conta alcune centinaia di membri.

4. Hong Kong Confederation of Trade Unions
Slogan: Solidarietà, impiego, giustizia e democrazia
Nato nell’agosto del 1990, associa ben 65 organizzazioni sindacali, studentesche, giovanili. Conta circa 160.000 iscritti.

5. The Frontier
Slogan: Suffragio universale, diritti umani, stato di diritto, partecipazione del popolo
Nato il 26 agosto 1996 dall’iniziativa di circa 60 membri, è composto da parlamentari e impiegati. Il suo leader è la Sig.ra Emily Lau, famosa per le sue iniziative estreme contro il governo centrale di Pechino. Ha intentato una causa verso l’ex direttore dell’Ufficio di Hong Kong dell’agenzia di stampa cinese governativa Xinhua. Ha chiesto l’elemosina per pagare le spese processuali e per protesta ha dormito per strada.

6. Neighbourhood and worker’s Service Centre
Slogan: Difendere i deboli e i poveri, i lavoratori, e combattere per la democrazia.
Nato nell’aprile di 1985, più che un partito politico, in realtà a è un’organizzazione popolare. La sua composizione è caratterizzata da gente comune, di quartiere. Inizialmente era un gruppo di giovani studenti che promuovevano la formazione permanente e corsi serale per i lavoratori negli anni ‘70. Oggi è concentrato sui diritti di formazione e assistenza della gente comune, e soprattutto delle fasce più povere.

7. New Century Forum
Slogan: Unire le forze della classe media, costruire il futuro di Hong Kong .
Nato nel luglio del 1999, si autodefinisce come “portavoce della classe media di HongKong”. E’ composto da circa 80 professionisti, piccoli e medi imprenditori, commercianti.

8. Association for Democratic and Progressive Livelihood of Hong Kong
Slogan:Combattere per la benessere di Hong Kong
Nato nel 26 ottobre del 1986. Dopo la “Dichiarazione Congiunta tra Cina e Gran Bretagna” nel 1984, l’associazione intendeva promuovere l’handover del 1997 e, dopo il passaggio alla Cina, sorvegliare l’applicazione della formula “un paese e due sistemi”.

9. The HongKong Progressive Alliance
Slogan: Ricercare la con ragione e moderazione
Nato nel luglio di 1994, conta circa un tessuto di 300 componenti provenienti dalla piccola e media imprenditoria, fra commercianti e professionisti. Promuove la collaborazione tra Hong Kong e la Cina continentale.

10. Union of Hong Kong Trade workers
Slogan: Camminare insieme con la gente comune.
Nato nell’aprile del 1948, possiede oltre 300,000 componenti ed è radicato nel territorio attraverso 186 sezioni.


11. Article 45 Concern Group
Slogan: Applicare la democrazia, garantire i diritti umani e il sistema legalea Hong Kong
Nato nel novembre 2003, su iniziativa di un gruppo indipendente di avvocati e persone che lavorano nel campo del giustizia. Il loro obiettivo è promuover lo sviluppo della democrazia di Hong Kong secondo principio di “Un paese e due sistemi” concentrandosi sulla difesa dell’articolo 45 della Basic Law.

Vi sono inoltre, diversi candidati indipendenti che partecipano alle elezioni legislative.


LA CHIESA CATTOLICA - Uno storico impegno nel sociale, per la libertà e la democrazia

Hong Kong (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica a Hong Kong è stata fondata nel 1841 ed è oggi sotto la guida di S. Ecc. Mons Joseph Zen Ze-kiun. La comunità cattolica, che conta 250mila fedeli, è assistita da oltre 300 preti e più di 500 suore diocesane, mentre vi sono circa 50 religiosi appartenenti a congregazioni missionarie. La comunità cattolica è molto viva e dinamica e compie circa 4.000 battesimi ogni anno. La maggioranza dei fedeli cattolici di Hong Kong sono cinesi, ma si contano minoranze anche di filippini, indiani, coreani, giapponesi, europei. La Messa Dominicale è celebra in ben 98 luoghi sul piccolo territori dell’ex colonia, mentre la Chiesa gestisce anche 320 scuole cattoliche e 63 centri di servizi sociali.
I cattolici sono scesi in piazza per partecipare alle tre ultime grandi manifestazioni che hanno coinvolto la comunità civile di Hong Kong nel 2004: il1° luglio per l’anniversario dell’handover; il 4 giugno per commemorare l’anniversario di piazza Tiananmen; a gennaio per manifestare contro la legge sulla Sicurezza all’interno del territorio, che limitava alcuni diritti civili.
In un intervento pubblicato a giugno scorso dal Sunday Examiner, giornale edito dalla Diocesi di Hong Kong, il Vescovo della città, Mons. Joseph Zen ha dichiarato che i fedeli “partecipano alle manifestazioni senza odio nei cuori”. Mons. Zen ha invitato i cattolici di Hong Kong a una mobilitazione pacifica, per difendere gli ideali di libertà, democrazia, giustizia e diritti umani, dicendosi fiducioso che “la verità su ciò che è accaduto il 4 giugno 1989 sarà portata alla luce”.
La Chiesa cattolica di Hong Kong storicamente ha un forte senso di responsabilità nella vita sociale. Il Vescovo di Hong Kong, S. E. Mons. Joseph Zen è sempre stato in prima linea per difender la democrazia e la libertà religiosa. Per questo è stato definito dalla stampa locale un “guerriero della democrazia”. Sotto la sua guida, tutte le istituzione ecclesiali di Hong Kong hanno moltiplicato il loro impegno nella vita sociale. Più distaccato invece l’atteggiamento dei responsabili della comunità buddista.
La diocesi ha sempre difeso i diritti del cittadini e della Chiesa, come è apparso in diverse occasioni: nella questione del diritto di soggiorno dei figli di cittadini di HK nati in Cina continentale; nella lotta contro la legge sulla Sicurezza territoriale; nella difesa della democrazia e delle riforme politiche. La Chiesa di Hong Kong è sempre stata portatrice delle istanze popolari.
Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), alle elezioni legislative 2004, la comunità cattolica ha preso diverse iniziative per sollecitare i cattolici a partecipare al voto, secondo gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa.
La Commissione “Giustizia e Pace” ha lanciato un sussidio a fumetti per promuovere una partecipazione ben preparata. Inoltre numerosi convegni, seminari e incontri hanno aiutato i cattolici a formarsi una conoscenza completa e obiettiva sulle elezioni e sul futuro di Hong Kong.
Alla vigilia delle elezioni, la Commissione per gli Affari del Lavoro ha pubblicato un comunicato in cui chiede di modificare il metodo dell’elezione richiedendo le elezioni dirette del capo dell’esecutivo e del Parlamento.
Inoltre alcuni “Piccoli Giornalisti di Quartiere” della Caritas seguiranno le elezioni costantemente. Infatti, per nutrire il senso di responsabilità sociale dei ragazzi, la Caritas di Hong Kong, fin dal 1998, ha cominciato a organizzare i ragazzi, facendoli partecipare ad attività di comunicazioni sociali. Durante la campagna elettorale, i piccoli giornalisti hanno incontrato i candidati rivolgendo loro domande molto competente su temi politici e sociali. Il 12 settembre, il giorno della votazione, essi andranno alle urne, e intervisteranno candidati ed elettore per poi lanciare, il 19 settembre un documentario sulle elezioni legislative 2004.
La Chiesa locale di Hong Kong organizza annualmente attività culturali nelle scuole per informare ed educare i giovani secondo i principi di democrazia e libertà. Di recente la Chiesa ha criticato la nuova legge adottata dal governo di Hong Kong sulle scuole. La Chiesa cattolica ha detto che la nuova legge servirà a ridurre la presenza della Chiesa nel sistema educativo.
(Agenzia Fides 10/9/2004 lines 54 words 587)


L’ECONOMIA - Hong Kong, porta di ingresso dell’economia internazionale verso la Cina

Hong Kong (Agenzia Fides) - Hong Kong e la Cina continentale sono due realtà che, sebbene diverse, restano legate a doppio filo soprattutto per motivi economici, imposti dal nuovo assetto dello scenario economico e finanziario internazionale.
L’ex colonia ha attraversato diverse trasformazioni economiche dal dopoguerra in poi: il territorio si è sviluppato da un semplice interporto ad un’area specializzata nell’industria leggera, ad un centro servizi internazionale dalla posizione strategica, nei giorni nostri.
L’evoluzione è stata collegata in larga misura al “fattore Cina”. Infatti, l’embargo commerciale contro la Cina all’inizio degli anni ’50 ha dato impulso all’industrializzazione di Hong Kong, che negli anni successivi è divenuta uno dei maggiori esportatori al mondo di beni di consumo. Mentre crescevano sempre più i costi dei fattori produttivi locali, l’apertura della Cina nel 1978 ha permesso alle imprese di Hong Kong di delocalizzare la produzione al di là del confine.
Inoltre, Hong Kong è riuscita a consolidare ed espandere il suo ruolo come porta d’accesso al continente, in particolare come investitore, partner commerciale e fonte di capitali. Attualmente, Hong Kong è al nono posto al mondo per volume degli scambi internazionali.
L’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), oltre a rappresentare un evento di importanza mondiale, ha profonde implicazioni per Hong Kong, il cui ruolo sarà di nuovo soggetto ad un’evoluzione. Negli ultimi anni la congiuntura economica è stata caratterizzata da un peggioramento di tutti i principali indicatori economici, tra cui spicca il tasso di crescita del PIL vicino allo zero per l’anno 2001.
La situazione interna è aggravata da una disoccupazione record che, a sua volta, deprime i consumi interni. Nel 2000 l’economia di Hong Kong era tornata a prosperare dopo la crisi finanziaria asiatica del 1997 e aveva registrato un lusinghiero +10,5%.
La Bank of China pone l’accento sui fattori che hanno determinato il brusco rallentamento della crescita del Paese: essendo un’economia fortemente orientata agli scambi internazionali, Hong Kong è estremamente vulnerabile alle conseguenze del deterioramento della situazione economica mondiale e la sua performance negativa è in gran parte legata alla crisi dei suoi principali partner commerciali, USA e Giappone.
Tuttavia, il quadro è mitigato dal positivo effetto del “fattore Cina”. Infatti, durante il 2001 la rapida crescita dell’economia cinese, l’incremento delle esportazioni e importazioni, associati alle misure di sostegno del Governo centrale ad Hong Kong, hanno limitato l’influenza del clima internazionale negativo.
L’aumento continuo delle esportazioni da Hong Kong verso la Cina ha compensato il declino nelle esportazioni totali; l’afflusso maggiore di turisti dal continente ha in una certa misura controbilanciato la diminuzione di turisti statunitensi ed europei.
Ma la crisi finanziaria asiatica ha rivelato la debolezza della struttura economica, troppo ristretta e dipendente dal settore dei servizi, che contribuisce per l’84,7% al PIL ed impiega circa l’85% della forza lavoro.
Oltre a ricoprire un ruolo fondamentale di intermediazione commerciale, Hong Kong ha sviluppato un ruolo rilevante a livello regionale e internazionale nei servizi riguardanti il capitale: i servizi bancari, assicurativi, di gestione degli investimenti e di analisi finanziaria. L’agricoltura invece contribuisce al PIL per appena lo 0,1%, e anche il peso dell’industria manifatturiera sta diminuendo, man mano che la produzione si sposta in Cina.
Hong Kong ha cercato di trarre il massimo vantaggio dall’ingresso della Cina nel WTO e ha proposto a tale scopo la creazione di un’area di libero scambio con Macao e la vicina provincia del Guangdong. Inoltre, le autorità hanno in progetto di aumentare le connessioni con la Cina continentale con le seguenti misure:
- estensione degli orari di apertura dei passaggi di confine tra il territorio e la provincia di Shenzhen da 16 a 24 ore;
- concessione di un visto multiplo agli imprenditori cinesi per l’accesso ad Hong Kong;
- apertura di un ufficio di collegamento del governo di Hong Kong a Canton allo scopo di favorire gli insediamenti produttivi e commerciali
Per rispondere alla crisi economica, il governo dell’ex colonia hapuntatao increntare il turismo e l’industria dell’IT e delle telecomunicazioni. Il dibattito sul futuro di Hong Kong verte soprattutto sul presunto antagonismo con la città cinese emergente di Shanghai. Su tale argomento, il Trade Development Council ha pubblicato un rapporto all’inizio del 2001. Si sta infatti diffondendo tra gli operatori locali il timore che Shanghai possa prendere il suo posto come hub di prima grandezza della regione asiatica. Il timore è motivato dal ritmo sbalorditivo con cui questa città sta rinnovando le proprie infrastrutture e dal fatto che molte imprese IT di Taiwan si sono reinsediate lì.
Ma va notato che attualmente più di un terzo delle multinazionali che operano nell’area Asia-Pacifico hanno il proprio quartiere generale regionale ad Hong Kong. Per questo c’è da aspettarsi che essa continuerà ad essere la sede preferita dagli investitori, grazie anche all’elevata offerta di voli che la collegano velocemente ai maggiori centri economici cinesi.
Nonostante le attuali difficoltà, Hong Kong resta attraente per gli investitori non solo come mercato in sé e per sé ma soprattutto come porta di ingresso verso il mercato cinese. Hong Kong gode di una serie di notevoli vantaggi rispetto alla Repubblica Popolare Cinese: un sistema legale completo e funzionante, un mercato ispirato al principio del laissez-faire con un grado minimo di interferenza nell’economia da parte dello Stato, una burocrazia trasparente ed efficiente, un’atmosfera di libertà; grazie ad essi potrà superare facilmente le attuali difficoltà economiche. Per tutti questi motivi si pone come base di lancio ideale per conquistare il vastissimo ma difficile mercato cinese. (Si ringraziano le Camere di Commercio Italiane all’Estero dell’area asiatica)
(Agenzia Fides 10/9/2004 lines 82 words 887)

HONG KONG - Scheda

Popolazione
6,8 milioni (dati 2003)

Densità
6.300 abitanti per Kmq. Il distretto più popoloso è Kwun Tong con una densità di 50.820 persone per Kmq

Età della popolazione
Sotto i 15 anni:15.7%;
Fra 15 e 65 anni: :38%
Oltre 65 anni: 11.7%

Tasso di natalità
6.8 per mille

Tasso di mortalità
5.4 per mille

Speranza di vita
Maschi 78.6
Femmine 84.3

Nazionalità
Cinesi: 95%, Altri 5%

Costituzione e Amministrazione
Dal 1997 Hong Kong è considerata Special Administrative Region della Cina, secondo la formula “Un paese, due sistemi”. Conserva un alto grado autonomia con l’implementazione della Basic Law, Costituzione del territorio

Religione
Larga maggioranza di Buddisti e Taoisti (98%). Cristiani 536.000; Musulmani 70.000; Indù 15.000; Sikh 8.000; Ebrei 1.500.

(Agenzia Fides 10/9/2004)


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