ASIA/PAKISTAN - Legge sulla blasfemia: alcuni casi recenti

venerdì, 23 luglio 2010

Islamabad (Agenzia Fides) – Una famiglia cristiana costretta a negoziare la conversione all’islam per ottenere pace e tranquillità; un cristiano anziano che, sulla base di false accuse, passerà probabilmente gli ultimi anni della sua vita in prigione: sono, questi, solo alcuni fra i casi più eclatanti, segnalati all’Agenzia Fides da avvocati pakistani del “Center for Legal Aid Assistence and Settlement” (CLAAS) che denuncia danni e sofferenze creati dalla “legge sulla blasfemia”.

- La famiglia di una donna di 26 anni del Punjab, Rubina Bibi, madre di tre figli, accusata e incarcerata con false accuse di blasfemia, sta pensando, per disperazione, di trovare un accordo con gli accusatori: il ritiro delle accuse, e dunque la libertà, in cambio della conversione all’islam. A marzo 2010 Rubina è stata accusata da una commerciante musulmana in seguito alla discussione sulla compravendita di un prodotto alimentare. Le udienze davanti al tribunale si sono svolte sotto le forti pressioni dei gruppi islamici estremisti. Nel tentativo di pervenire a un accordo estragiudiziale, alla famiglia di Rubina è stato detto che le accuse sarebbero decadute in caso di conversione all’islam.
- Rehmat Masih, 73 anni, del villaggio di Jhandewall, nella diocesi di Faisalabad, è stato accusato dal musulmano Sajid Hameed di aver insultato il Profeta Maometto. E’ stato arrestato e portato a Faisalabad. Fonti della comunità cattolica locale, che si è mobilitata per difendere l’uomo, hanno spiegato a Fides che si tratta di accuse evidentemente false, dovute a dispute interpersonali per la proprietà di alcuni terreni.
- A febbraio 2010 Qamar David, cristiano di Lahore, in carcere dal 2006, è stato condannato all’ergastolo per blasfemia. Da tre anni la sua famiglia e il suo avvocato sono oggetto di minacce e intimidazioni. “La condanna si basa solo su dichiarazioni e testimonianze create ad arte, frutto di odio e pregiudizi”, nota l’avvocato Parvez Choudry.
- A gennaio 2010, Imran Masih, 26enne di Faisalabad, è stato condannato all’ergastolo per blasfemia. Un suo vicino di casa l’ha accusato di aver bruciato una copia del Corano. Il giovane è stato vittima di un tranello: ripulendo il suo negozio, voleva infatti disfarsi di alcuni libri scritti in arabo (lingua che lui non comprende) e per questo ha chiesto consiglio a un suo vicino che prima lo ha autorizzato, poi lo ha accusato di blasfemia.
- Agli inizi di luglio 2010, il cristiano Zahid Masih a Model Town, nei pressi di Lahore, è stato costretti a fuggire e a nascondersi e la sua famiglia perché accusato di blasfemia all’inizi di luglio dal musulmano Manat Ali che ha richiamato una folla di fondamentalisti che hanno tentato di linciarli. Zahid è accusato di aver utilizzato un pannello riportanti alcuni versetti del Corano come copertura di una stanza da bagno.
- Continue minacce di morte giungono alla coppia di cristiani Nosheen e Leonard D’Souza, che hanno prodotto un documentario sulle violenze a Gojra dell’agosto 2009, intitolato “Bruciati vivi: il destino dei cristiani pakistani”. Il documentario spiega l’iniquità, la genesi, la storia e le conseguenze violente della legge sulla blasfemia.
(PA) (Agenzia Fides 23/7/2010)


Condividi: