ASIA/FILIPPINE - Due attivisti uccisi: il nuovo governo di fronte al problema delle esecuzioni extragiudiziali

giovedì, 8 luglio 2010

Manila (Agenzia Fides) – I primi reali grattacapi per il nuovo presidente Benigno Aquino, insediato da pochi giorni, non si sono fatta attendere: l’esecuzione di due attivisti e difensori dei diritti umani ha scosso l’opinione pubblica, ha provocato indignazione, ha generato spontanee manifestazioni di strada a Manila, al grido di “Fermate gli omicidi”.
Il 3 luglio scorso Jose Daguio, ex giornalista radiofonico, è stato ucciso a sangue freddo da un uomo non identificato a Tabuk, nella provincia di Kalinga, nel Nord dell’isola di Luzon. Due giorni dopo è stata la volta di Fernando Baldomero, ucciso nei pressi di Kalibo, nell’isola di Panay (Filippine centrali), dinanzi a suo figlio. Baldomero era consigliere municipale di Lezo e Coordinatore provinciale del movimento “Bayan Muna”, attivo sui temi sociali e per la difesa dei diritti umani.
Secondo i gruppi della società civile, la responsabilità di tali atti va addossata agli “squadroni della morte” che agiscono nel paese, composti da ex militari o da unità paramilitari, spesso manovrate dall’esercito e dalla polizia, responsabili della lunga scia di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali durante il governo di Gloria Macapagal Arroyo.
Edwin Lacierda, portavoce del presidente Aquino, ha dichiarato che “la famiglia del presidente è stata vittima di tali violazioni dei diritti umani, dunque egli non tollererà uccisioni extragiudiziarie sotto la sua amministrazione”. Secondo il portavoce, i due omicidi intendono proprio mettere in imbarazzo il nuovo governo, che ha reagito creando una apposita task-force per indagare sui delitti e iniziando un rinnovo dei vertici militari della nazione.
Nel giugno scorso altri due giornalisti sono stati uccisi da ignoti. Le organizzazioni per il rispetto dei diritti umani hanno rimarcato la grave situazione degli omicidi politici, la prassi della “giustizia sommaria” e il clima di impunità che regnavano nel paese durante il governo Arroyo: nel suo rapporto annuale 2010 l’organizzazione “Karapatan” (“Alleanza per il miglioramento dei diritti del popolo”) ha annotato, nel periodo dal 1° al 31 ottobre 2009, 77 esecuzioni extragiudiziali, soprattutto di avvocati, giudici, attivisti per i diritti umani e giornalisti (a cui vanno aggiunti i 57 morti del massacro di Maguindanao, avvenuto dopo la pubblicazione del rapporto); 1.421 casi di minacce e intimidazioni; 94 arresti illegali. Nel complesso, in otto anni di governo Arroyo, sono state accertate 1.118 vittime di esecuzioni sommarie, 1.026 casi di torture, 1.946 arresti arbitrari, oltre 30.000 aggressioni e 81.000 episodi di intimidazioni. (PA) (Agenzia Fides 8/7/2010)


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