AFRICA/UGANDA - Un medico per 16.200 rifugiati: c’è bisogno di personale medico per i profughi del II Refugee Camp di Kyaka

mercoledì, 17 marzo 2010

Kyaka (Agenzia Fides) – I servizi sanitari inadeguati sono solo una delle tante sfide che si trovano a dover affrontare i 16.200 rifugiati del II Refugee Camp di Kyaka nell’Uganda occidentale, dove lavora solo un medico. La mancanza di personale medico è solo la punta dell’iceberg delle lacune che riguardano l’assistenza umanitaria nel paese. I servizi di base sono disponibili solo presso due centri sanitari all’interno del campo profughi. Per le emergenze, come i parti cesarei, la chirurgia minore e trasfusioni di sangue, i pazienti devono andare al Kyegegwa Health Centre distante 15 km, mentre quelli con urgenze più gravi a Fort Portal, ospedale del Governo a circa 140 km. All’interno del campo, esteso per 209 metri quadri, c’è solo un’ambulanza. Nel reparto pediatrico, con nove posti letto, sono stati ricoverati 27 bambini, tre per ogni letto. Tra le altre numerose e gravi sfide che il popolo dei rifugiati si trova a dover fronteggiare, prevalgono la mancanza di cibo che non permette di assumere correttamente i farmaci antiretrovirali, la violenza in particolare tra i congolesi, la malaria e la dissenteria, che sono oltre il 50 per cento delle malattie comuni tra i pazienti del Kyaka II. Secondo una indagine condotta dall’Uganda Virus Research Institute nel 2008, il tasso di incidenza dell’ HIV a Kyaka era del 7.6%, rispetto alla media nazionale del 5.4% nel 2009. I rifugiati presenti nel campo profughi appartengono a nove nazionalità, e la maggior parte dei casi di HIV sono registrati tra i congolesi che sono oltre 45 mila dislocati nei campi di Nakivale e Kyaka II. Entrambi i servizi sanitari presenti al Kyaka II offrono consulenza ai pazienti sieropositivi, a quelli con disordini post-traumatici e psico-traumatici. C’è bisogno di un numero maggiore di medici che seguano seriamente e costantemente queste persone fortemente colpite dai disordini della guerra, della violenza e delle carenze sanitarie. (AP) (17/3/2010 Agenzia Fides)


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