AFRICA/UGANDA - “Non sono i poveri che hanno bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno dei poveri”

sabato, 14 ottobre 2023

LG

Arua (Agenzia Fides) - Il 10 ottobre 2023 ad Arua, nel nord Uganda, circa 25 membri che vivono della spiritualità di San Daniele Comboni si sono radunati per ringraziare Dio di aver donato alla Chiesa e al mondo il grande Vescovo missionario.
San Comboni, nato a Limone sul Garda il 15 marzo 1831, è morto a Khartum il 10 ottobre 1881. “Ha celebrato la messa padre Tonino Pasolini, in Uganda dal 1966, il missionario Comboniano fondatore e per molti anni direttore di Radio Pacis, un canale radiofonico ascoltato in quasi tutta l’Uganda” racconta all’Agenzia Fides suor Laura Gemignani, missionaria Comboniana che vive in Africa da circa 40 anni, tra Etiopia, sud Sudan e attualmente in Uganda. “Ci siamo ritrovati, ad Arua, per la celebrazione della Messa in ricordo del ‘Dies Natalis’ di San Daniele Comboni il 10 ottobre. Prima della Celebrazione Eucaristica padre Tonino ha letto testualmente la bellissima lettera di Papa Francesco ripresa dalla Catechesi del 20 settembre 2023 (vedi Agenzia Fides 20/9/2023), concentrandosi sulla Passione e lo Zelo Apostolico per l'evangelizzazione, due attitudini tutt’ora indispensabili per chi porta avanti l’opera apostolica in Africa. Daniele Comboni è stato un apostolo e un profeta dell'Africa con una unica missione nel cuore: l'amore spassionato per l'Africa come una relazione veramente tra te e il tuo amato”, spiega la Comboniana.
‘La passione della mia vita fu l'infelice Nigrizia, alla quale ho consacrato tutta la mia vita e il giorno più felice dei miei giorni sarà quello in cui mi verrà data la grazia di dare la vita per lei’ ripete suor Laura citando Comboni.
“Cosa fa un uomo innamorato di una donna? E’ disposto, non superficialmente, a dare la vita per l’Amore che ha per lei. E penso anche all’amore di tante mamme che arrivano dall’Africa su un barchino! Ho visto un film che mi ha congelata: una donna incinta che ha partorito da sola in un container e stava affogando. Ha partorito una creatura, l'ha fatta sopravvivere tirandosi fuori da questo container su una specie di zattera. A un certo punto lei è svenuta ma si è legata la mano e ha detto alla sua creatura: ‘ti ho dato tutto quello che avevo’. Le suore comboniane hanno un cuore appassionato così come Comboni aveva verso l’Africa. Questa è la prima cosa che le novizie, le postulanti e le suore desiderano abbracciare. Puoi andare a fare quello che vuoi, puoi fare l'insegnante e lavorare. Lavorare per smantellare la schiavitù dell'analfabetismo. Puoi fare l'infermiera e andare a togliere la schiavitù della malattia. Ma in entrambi i casi, se non hai un cuore caldo di amore puoi fare ben poco. E quando ci sentiamo un pò desolati, un pò scoraggiati e vediamo davanti a noi non una montagna da scalare ma una roccia ripida, allora il Signore ci dice ‘Vai, io sono la corda, io sarò sempre con te’. Ecco perché ci ha lasciato il Vangelo come bussola”.

Si può desiderare e dire di ‘Salvare l'Africa’ – prosegue suor Laura – “se abbiamo scoperto insieme la pepita del Vangelo, la pietra per la quale vale la spesa di vendere tutto il resto. Allora scaviamo insieme questo campo, cerchiamo insieme questa pietra che è quella che rende felici me e te. Una delle cose più difficili che ho trovato in Africa prosegue la missionaria - è aiutare i poveri. Già la parola ‘aiutare’ può essere confusa, fraintesa. Come dice Papa Francesco, toccare la carne dei poveri è toccare “la carne e il cuore di Gesù Cristo che è ancora lì crocifisso”. I poveri sono l'unica àncora di salvezza che ci può tenere a vivere e a lavorare vicino al Cuore di Gesù. Non sono i poveri che hanno bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno dei poveri.”

Sempre nel solco dell'avventura missionaria di Daniele Comboni, suor Laura racconta in quale modo si tiene vivo il carisma del loro Fondatore in ambienti nelle fatiche e nei problemi dei contesti in cui i Comboniani e le Comboniane si trovano a vivere. “Ci anima lo stesso amore che animava lui e che chiamava zelo apostolico, passione per l'Africa, ma è lo stesso amore. Se non c'è entusiasmo, passione, un continuo contatto con il Signore attraverso la sua Parola, attraverso l’eucarestia, attraverso la condivisione con le sorelle, non si può andare avanti. Ecco che dobbiamo cercare come diceva ancora Comboni “di essere pietra nascosta, di ridurre il protagonismo e presentarci sempre e in ogni modo come Comunità’.. Per certi versi è molto più difficile oggi che non ai tempi di Comboni. Siamo chiamati ad essere la pietra nascosta, che però è necessaria per il fondamento del futuro dell'Africa.”

Hosanna Badra, novizia congolese, orfana di padre, ha terminato l’Università nel 2019. “Conoscevo” racconta all’Agenzia Fides “le suore comboniane della mia parrocchia in Congo dove ero impegnata al servizio di altri giovani. Nel tempo, ho visto i padri e le suore comboniane che si occupavano dei poveri, soprattutto dei Pigmei presenti nella nostra zona. Nell’osservare il loro costante impegno mi domandavo come mai questi sacerdoti e suore si prendevano cura di queste persone che invece tutti gli altri isolavano trattandoli senza rispetto come uomini primitivi. Da lì ho iniziato a riconoscere che la mia strada poteva essere quella lì, Mi sono chiesta come potevo realizzare questo profondo desiderio, e così essere più vicina a chi è nel bisogno. Grazie ad un sacerdote con il quale stavo facerdo un cammino di discernimento, abbiamo capito che stava crescendo in me la Vocazione Missionaria. Una sorella comboniana centrafricana mi disse: ‘se hai la vocazione di diventare missionaria io ti darò solo un libro del nostro fondatore Comboni, leggilo’. Ho capito che volevo condividere l’amore di Dio con le altre persone, la passione che Comboni aveva per i poveri. E quando il Papa dice di uscire e di andare incontro ai poveri e agli scartati, sta parlando in lingua comboniana”, ha concluso Hosanna.

Atija Abel novizia arrivata in Uganda dal Mozambico, ricorda ancora lo shock di dover lasciare le consuetudini del proprio Paese e la famiglia. “Ma mia madre disse: ‘è la strada che Dio ha scelto per te. Se sei felice di andare, per noi va bene. Non pensare a noi. Ce la caveremo’. Quando sono arrivata in Uganda non sapevo l'inglese. Ciò che mi ha aiutato era la convinzione che non ero sola, la nostra formazione è sin dall’inizio internazionale e ci apre alla ricchezza dell’inculturalità.”

Daniele Comboni, fondatore dell’Istituto dei Missionari Comboniani nel 1867 e delle Missionarie Comboniane nel 1872, è stato proclamato Santo da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003 (AP) (Agenzia Fides 14/10/2023)

LG


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