AFRICA/EGITTO - “Forse, se il Signore avesse concretamente scelto di nascere in quest'epoca, dato lo stile che caratterizza gli interventi di Dio, non avrebbe disdegnato questo posto”: dice il missionario che opera nel quartiere dei raccoglitori di immondizia del Cairo

martedì, 23 dicembre 2008

Il Cairo (Agenzia Fides)- “All'interno della nostra modesta struttura cerchiamo comunque di far sì che le piccole aule in cui si raccolgono i nostri ragazzi siano tenute pulite. Continuiamo a spiegare la necessità dell'igiene e dell'ordine come sistema di vita, e speriamo vivamente che nel tempo incideremo un pochino nel rendere i nostri bambini, gli adulti di domani, capaci di poter meglio gestire gli spazi di vita” racconta all'Agenzia Fides p. Luciano Verdoscia, missionario comboniano che opera da anni al Cairo a contatto con i ragazzi che vivono a Mansheya, il quartiere dei raccoglitori d’immondizia (chiamati “Zabbaleen”). Da diverse settimane, la già forte situazione di disagio di chi vive e opera nel quartiere, è aggravata dai liquami che escono dalle fogne otturate.
“Una maestra mi suggerisce di sospendere il programma per qualche giorno, perché è diventato difficile accedere al Centro. Bisogna camminare su pietre messe appositamente, cercando di non scivolare nella melma. Dopo essermi consultato con alcuni responsabili, abbiamo pensato di continuare. E' un po' più difficile del solito, ma qui un problema in più o uno in meno non fa poi tanta differenza. Il disastro ambientale è tale che occorreranno lunghi anni prima di poter vedere delle incisive modifiche” dice p. Luciano.
Il missionario è aiutato da volontari locali e stranieri. “Qui, ai confini del mondo, non sono tante le persone che vengono a trovarci. Non è facile arrivare in quest'angolo della Terra e tanto meno pensare di poter svolgere un po' di volontariato, ma, nonostante tutto, sono sempre sorpreso da coloro che hanno il coraggio e la costanza di dedicare qualche ora la settimana ai bambini del nostro povero mondo”.
Forse grazie a queste difficoltà e disagi è proprio in situazioni come questa che si può cogliere in pienezza lo spirito del Natale, come dice p. Luciano: “Di tribolazioni e difficoltà, per essere franchi, ne abbiamo attraversate tante, ma non saremmo grati a Dio se non vi comunicassimo che quest'esperienza ci riempie di gioia. Nel pensare al Natale, mi sono chiesto cosa significa per me attendere il Signore o mettersi in cammino guidati dalle stelle, come i Magi, o ricevere l'annuncio degli angeli come i pastori. Ricordo con rinnovato stupore le scene del presepe, che da bambino con mio padre ed i miei fratelli, di anno in anno cercavamo di costruire: ecco qui i Magi, in marcia, lontani, in fondo la strada, per giungere da Gesù il 6 Gennaio. La realtà mi sollecita a guardare il nostro affollato e disastrato quartiere. D'improvviso, mi viene a mente che Gesù oggi, come ieri, nasce per noi, qui, in una stalla. Sapete....il nome dato al quartiere dei raccoglitori di immondizie è 'Zaraib' che significa 'stalle'? Beh è proprio così, a motivo degli asini, delle capre e dei maiali che nella zona in cui operiamo vengono allevati e che, insieme a cani, gatti e miriadi di topi, popolano in massa questo quartiere. Forse, se il Signore avesse concretamente scelto di nascere in quest'epoca, dato lo stile che caratterizza gli interventi di Dio, non avrebbe disdegnato questo posto. Chissà come sarebbe questa baraccopoli, stracolma di rifiuti, se la notte di Natale gli angeli la adornassero di luccichii dorati ed argentati e se cantassero le melodie del cielo:"...Adeste fideles.......Tu scendi dalle stelle…..Gloria a Dio nell'alto dei cieli...."Carissimi, Dio ha veramente posto la sua dimora tra i derelitti della terra!” (L.M.) (Agenzia Fides 23/12/2008 righe 37 parole 569)


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