EUROPA/ITALIA - Un laico chiede al Cristianesimo le ragioni della speranza

venerdì, 5 dicembre 2008

Roma (Agenzia Fides) - “La mia posizione è quella del laico e liberale che si rivolge al cristianesimo per chiedergli le ragioni della speranza”: questo afferma il Sen. Prof. Marcello Pera nell’introduzione di “Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa, l’etica” (Mondadori editore), il nuovo volume – che ricorda nel titolo il celebre saggio di Benedetto Croce - , in cui l’ex Presidente del Senato, da laico e liberale, riconosce e dimostra come la fede cristiana sia indissolubilmente e strettamente connessa con i principi costitutivi della civiltà europea, e sia parte di una tradizione senza la quale non saremmo, quasi, noi stessi. “Se si vuole essere liberali, si deve essere cristiani”, scrive il Prof. Pera nel suo libro, come ricorda Roberto Fontolan, giornalista e coordinatore dell’incontro organizzato dalla casa editrice e dal Centro Culturale di Roma.
Il volume, diviso in tre capitoli, si avvale di una perla preziosa, quanto inusuale: una lettera che il Santo Padre ha voluto scrivere al Senatore per ringraziarlo di aver messo chiaramente in luce come alla base del liberalismo ci sia il rapporto con Dio. Già nel 2004, l’allora Card. Joseph Ratzinger aveva scritto con il Prof. Pera il volume “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam”, i cui temi anticipano quelli del nuovo libro del senatore; un rapporto di stima che ha portato il Santo Padre alla lettura del libro, una lettura che il Papa stesso ha definito affascinante, e della quale ha lodato l’impegno ad analizzare “l'essenza del liberalismo a partire dai suoi fondamenti, mostrando che all'essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell'immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l'uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà".
La grande virtù dell’autore è, secondo il Santo Padre, mostrare “che il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi". Storicamente, in Europa, molti stati nazionali si sono formati in seguito ad una vera e propria lotta tra liberali e Chiesa cattolica, fino a far divenire l’aggettivo liberale sinonimo di non cristiano. In questo modo, afferma il Santo Padre nella lettera, “noi perdiamo le stesse qualità, le stesse virtù, gli stessi fondamenti di quelle libertà e di quei diritti su cui si fondano i nostri Stati liberali".
Come ha sottolineato il Card. Camillo Ruini, presente all’incontro di presentazione del libro, si può essere cristiani per fede o per cultura: la fede è una scelta personale, figlia del rapporto di ciascuno con Dio, ma non basta nemmeno essere cristiani per cultura. “È necessario essere aperti al salto della fede”, ha affermato il Cardinale. “In rapporto al problema del fondamentalismo religioso, e in particolare del fondamentalismo islamico – ha proseguito il Cardinale -, il libro entra anche nella tematica del dialogo interreligioso, al quale la Chiesa ha invitato i cattolici fin dalla Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II. Marcello Pera afferma nettamente che un tale dialogo, ‘in senso tecnico e stretto’ non può esistere, perché presuppone che gli interlocutori siano disponibili alla revisione e anche al rifiuto delle verità con cui iniziano lo scambio dialettico, mentre le religioni, e specialmente le religioni monoteiste e rivelate, hanno ciascuna la propria verità e i propri criteri per accertarla. Perciò, richiamandosi all’invito al ‘dialogo delle culture’ con cui Benedetto XVI concludeva la sua celebre lezione di Regensburg, propone che tra le religioni si instauri questa seconda forma di dialogo, che riguarda non il nucleo dogmatico ma le conseguenze culturali – in particolare di tipo etico – delle diverse religioni, ossia i diritti attribuiti o negati all’uomo, i costumi sociali consentiti o proibiti, le forme di relazioni interpersonali ammesse o censurate, gli istituti politici raccomandati o vietati. Questo dialogo interculturale tra le religioni può essere dialogo in senso stretto e può condurre gli interlocutori a rivedere le proprie posizioni iniziali, correggerle, integrarle e anche rifiutarle, senza che ciò implichi necessariamente una messa in discussione del proprio nucleo dogmatico.” (P.C.) (Agenzia Fides 5/12/2008)


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