ASIA/QATAR - Dalla Conferenza di Doha non arriva la svolta in favore dei Paesi poveri, ma si lavora a un nuovo appuntamento per il 2009. La Santa Sede solleva il problema di una “finanza sostenibile” in grado di preservare risorse per il futuro

mercoledì, 3 dicembre 2008

Doha (Agenzia Fides) - La Conferenza sul finanziamento alla sviluppo promossa dalle Nazioni Unite svoltasi a Doha, in Qatar, si è chiusa senza quella svolta complessiva sulle politiche in favore dei Paesi poveri auspicata da più parti. Sono stati comunque confermati gli impegni già assunti a Monterrey, in Messico, nella precedente occasione. Tuttavia la comunità internazionale non ha operato scelte specifiche e originali sul finanziamento diretto allo sviluppo e alla crescita delle nazioni più arretrate del pianeta, né sono stati previsti interventi in merito alla crisi finanziaria e dei mercati che ha sconvolto l’economia mondiale negli ultimi mesi.
Fra le decisioni di rilievo assunte dalla Conferenza c’è però quella di convocare un altro meeting di alto livello l’anno prossimo, 2009, sulle questioni connesse alla crisi finanziaria ed economica e sul suo impatto sullo sviluppo. Tale Conferenza dovrà essere organizzata dal Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e definita nelle sue modalità entro il mese di marzo. La convocazione di un nuovo appuntamento è in effetti la prova più concreta che molte questioni delicate – soprattutto a livello finanziario – hanno bisogno di nuovi approfondimenti e restano nodi non sciolti di un confronto serrato fra le diverse nazioni, fra nord e sud del mondo, fra Paesi ricchi e Paesi poveri.
L’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, Mons. Celestino Migliore, era stato chiaro, nel suo intervento, nel chiedere che la Conferenza mettesse mano ad alcuni dei grandi temi dell’agenda internazionale e fra questi aveva indicato “l’ansia per le conseguenze economiche e politiche di una crisi finanziaria senza precedenti e la persistente devastante presenza del terrorismo, come evidenziato dai tragici eventi di Munbai, in India”.
“Queste crisi – aveva aggiunto l’Arcivescovo Migliore - rappresentano un’enorme sfida” posta alla comunità internazionale per affrontare i problemi dei Paesi più poveri. “Alle sue radici – aveva spiegato l’Osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di vetro - la crisi finanziaria non è un fallimento d’ingegnosità umana, ma piuttosto di condotta morale”. “Gli effetti di tale cupidigia di breve termine e mancanza di prudenza” avranno come conseguenza che le nazioni da poco emerse “dall’estrema povertà probabilmente ora vi ricadranno”. Quindi l’Arcivescovo ha messo in relazione due concetti, quello di sviluppo sostenibile e di finanza sostenibile, entrambi alla base di una possibile svolta futura nel governo delle crisi globali del Pianeta.
“Noi spesso parliamo - ha affermato Mons. Migliore - di sviluppo sostenibile” con l’obiettivo di dare risposte alle “necessità del presente senza compromettere la capacità per le future generazioni di soddisfare le loro necessità. Allo stesso modo la finanza sostenibile dovrebbe soddisfare le necessità presenti del capitale, assicurando insieme la preservazione e l’incremento delle risorse a lungo termine”. Da qui l’auspicio della Santa Sede perché “il principio di uno sviluppo finanziario sostenibile sia applicato ai mercati finanziari”.
Quindi il rappresentante della Santa Sede ha chiesto anche un nuovo ruolo delle istituzioni finanziarie a livello globale: “La comunità internazionale deve anche nutrire un maggiore rispetto per le voci di quei Paesi e di quegli individui più bisognosi di assistenza finanziaria. Bisogna riorientare le istituzioni di Bretton Woods e i cosiddetti Paesi del g8 e del g20 devono garantire l'ascolto e il rispetto delle voci di quanti hanno maggiore bisogno di sviluppo”.
Un modello di sviluppo meramente verticistico , aveva spiegato ancora l’Arcivescovo Migliore, “resterà insufficiente a meno che non ci si preoccupi di più delle persone la cui vita e il cui Paese sono messi a repentaglio”. Nei giorni scorsi il Vaticano, attraverso il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, aveva inoltre messo l’accento sull’urgenza di intervenire sulla finanza offshore, che riveste un ruolo nascosta ma cruciale nell’attuale crisi economica mondiale (vedi Fides 28/11/2008). (Mtp) (Agenzia Fides 3/12/2008)


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