Lorenzo Piva - L'ACQUA DELLA SORGENTE "DI TE HA SETE L'ANIMA MIA..." - Ed. San Paolo

giovedì, 16 ottobre 2008

Roma (Agenzia Fides) – Dopo “Il respiro di Dio“ (commento alla Parola delle domeniche dell’anno A) per le Edizioni san Paolo, don Lorenzo Piva propone “L’acqua della sorgente“ (stessa casa editrice) per offrire un itinerario liturgico-domenicale al Vangelo di Marco dell’anno B. Nel volume (300 pagine) risuona il tema biblico dell'acqua: “O voi tutti, assetati, venite all'acqua” (Is 55,13); “chi confida nel Signore é come un albero piantato lungo corsi d’acqua” (Ger 17,8). Gesù è la sorgente d’acqua viva per eccellenza per quanti non si rassegnano ad attingere a cisterne screpolate. Al pozzo di Sicar Gesù svelerà ad una donna assetata di felicità di essere lui l’acqua sorgiva (Gv 4,7-14). Sulla croce, poi, l’acqua e il sangue che sgorgano dal suo costato aperto diventeranno fonte di salvezza. “La Samaritana è figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma sul punto di esserlo nel mistero della sua croce. I Samaritani non appartenevano al popolo giudeo: erano stranieri. Ed è significativo il fatto che questa donna, che diverrà icona della Chiesa, provenisse da un popolo nemico. La Chiesa, infatti, sarebbe venuta dai pagani, considerati stranieri dai Giudei. Riconosciamoci in lei, e in lei ringraziamo Dio per noi” (dai Trattati su Giovanni di sant'Agostino Vescovo).
Gesù non svilisce le gioie della strada, ma ne afferma l’insufficienza. «Chi beve di quest’acqua avrà ancora sete» (Gv 4,13), dirà alla Samaritana assetata d’amore. Parlerà con lei senza farla arrossire. Non le dirà: «quest’acqua non è buona», ma le ricorderà che l’acqua dei pozzi non toglie la sete. Gesù invita chi passa ramingo da un pozzo all’altro della vita ad attingere a lui, il Figlio di Dio, e l’acqua della sorgente. Colui che attinge all’acqua della Sorgente diviene egli stesso fontana d’acqua cristallina, pronto a dissetare l’arsura altrui. Il dono di Dio non è entrare in possesso di una brocca più grande, né di un pozzo più profondo. La sorgente fa passare dall’idea di possesso a quella di fecondità; dal dominio alla diaconia. “Io sono il tuo filo d’erba assetato, o Dio“ dirà sant’Agostino, subito dopo la conversione (Confessioni 11,2,3). Gesù è la sorgente d’acqua che disseta, pacifica, purifica e rinnova. Solo lui è in grado di far sgorgare da ogni cuore un’acqua di serenità e di appagante bontà. L’evangelista Marco, collaboratore di Paolo nella missio ad gentes, e redattore del “Vangelo di Pietro”, accompagna il viaggio alla sorgente.
Il suo Vangelo è stato definito un racconto della passione preceduto da una lunga introduzione. Il Calvario, infatti, rivelerà in modo definitivo l’identità di Gesù. Nel mistero della croce Marco troverà risposta alla domanda che percorre tutto il suo Vangelo: «Chi è Gesù?». Non basteranno i discorsi più espliciti per svelare la verità di Gesù. Sarà decisivo condividerne il dramma. Gesù, dunque, non è una dottrina da apprendere, ma una persona da riconoscere, seguire ed annunciare.
I commenti alla Parola sono accompagnati dalla rubrica “Scambio di doni – segni domenicali dal mondo”, che consentono di conoscere e, casomai, di adottare alcuni segni liturgici in uso presso Chiese sorelle di altri Continenti. Tali segni aiutano la liturgia a raccontare il mistero che la abita, e a rivivere nei pellegrini del tempo. (S.L.) (Agenzia Fides 16/10/2008)


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