AFRICA/SUDAFRICA - La compravendita di armi: una questione delicata nella vita politica sudafricana

martedì, 7 ottobre 2008

Johannesburg (Agenzia Fides)- L'esercito americano fa ricorso alla tecnologia sudafricana per proteggere le proprie truppe dalle mine e dagli ordigni esplosivi artigianali (IED, Improvised Explosive Device, in gergo tecnico) in Afghanistan e in Iraq. È quanto emerge da un rapporto ufficiale inviato dal governo sudafricano al registro delle Nazioni Unite sulla compravendita mondiale di armi e attrezzature militari.
Nel 2007 società sudafricane hanno venduto alle forze armate statunitensi 427 veicoli corazzati più altri 30 a società militari private che operano in Iraq. Il dato è stato reso noto da un'apposita commissione (South African National Conventional Arms Control Committee - NCACC) creata dal Parlamento sudafricano per assicurare la trasparenza nelle esportazioni militari sudafricane. Secondo la stampa sudafricana, però, il Parlamento locale non ha ricevuto nessuna notifica delle vendita dei veicoli agli Stati Uniti.
La compravendita di armamenti continua così a rimanere una questione delicata per la vita politica del Paese. Il Sudafrica democratico ha ereditato dal regime dell'apartheid un'industria bellica relativamente estesa e complessa, creata per supplire all'embargo sulla vendita di armi al governo razzista decretato dall'ONU. Il nuovo regime ha preferito non smantellare questo complesso ma ridurne le proporzioni e invitare le multinazionali europee degli armamenti ad acquistare, in tutto o in parte, i “gioielli di famiglia” dell'industria bellica locale. Il megacontratto per l'acquisto di armamenti in Europa, negoziato dal governo dell'African National Congress nel 1999 aveva lo scopo di attrarre investimenti stranieri nel complesso militare- industriale sudafricano e di ottenere delle compensazioni economiche, sotto forma di contratti di fornitura ai maggiori gruppi industriali europei. Questi ultimi erano interessati ad alcune tecnologie sviluppate dai sudafricani ai tempi dell'apartheid, tra cui i veicoli “a prova di mina” messi a punto negli anni '70 e '80 e sperimentati nei conflitti della Namibia e dell'Angola. Debitamente aggiornate, queste tecnologie sono apprezzate dagli eserciti di Stati Uniti e Gran Bretagna che le utilizzano per i loro veicoli protetti in Iraq e Afghanistan.
Il contratto del 1999 (che comprende l'acquisto di navi e sottomarini tedeschi, caccia svedesi, elicotteri italiani ed elettronica francese) ha dato però vita ad uno scandalo, per il pagamento di tangenti, che continua a condizionare la politica sudafricana. Le recenti dimissioni del Presidente Thabo Mbeki sono infatti legate a questa vicenda. Mbeki è accusato di aver fatto pressioni sulla magistratura per far incriminare il rivale nel suo stesso partito, Jacob Zuma, in relazione al pagamento di commissioni da parte di una multinazionale francese. Per questo motivo Zuma era stato costretto a dimettersi dalla carica di Vicepresidente. Come un camaleonte è riuscito a ribaltare le accuse ed è ora favorito nelle elezioni presidenziali del 2009. (L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2008 righe 33 parole 430)


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