AFRICA/UGANDA - Emendato il codice penale per permettere di perseguire i crimini della guerriglia attraverso il sistema di giustizia tradizionale

venerdì, 6 luglio 2007

Kampala (Agenzia Fides)- Il governo ugandese ha deciso di emendare il codice penale per permettere di perseguire i crimini commessi durante la guerra civile nel nord Uganda nell’ambito del sistema di giustizia tradizionale. Lo ha annunciato il Ministro dell’Interno Ruhakana Rugunda, che è anche il capo della delegazione governativa ai colloqui di pace con la guerriglia dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) che si tengono a Juba, in Sud Sudan.
Si tratta di uno sviluppo dell’accordo sulla giustizia firmato il 29 giugno dal governo e dai rappresentanti della guerriglia (vedi Fides 2 luglio 2007). “Le parti si sono impegnate ad assicurare la responsabilità e la riconciliazione per i crimini commessi, attraverso un meccanismo di giustizia trasparente” ha dichiarato il Ministro Rugunda. Il sistema di giustizia tradizionale usato dagli Acholi (l’etnia del nord Uganda alla quale appartengono anche i membri del LRA), chiamato “Mato Oput” consiste nell’obbligare il colpevole di un misfatto a fornire pubbliche scuse alla comunità danneggiata e a pagare un risarcimento alle vittime. Questo meccanismo sarà applicato nei confronti degli appartenenti allo LRA, mentre i militari governativi che hanno commesso dei crimini saranno sottoposti alla Corte Marziale.
Il Ministro dell’Interno ha osservato che, mentre il sistema penale ordinario è punitivo, il Mato Oput invece “mira alla ricostruzione e alla promozione della riconciliazione”. Egli ha aggiunto:“abbiamo concordato di elaborare e adottare un sistema di giustizia alternativo che trae il meglio dai 2 sistemi di giustizia e fa fronte alle reciproche debolezze. In questo modo si riuscirà ad affrontare la questione dell’impunità e allo stesso tempo a promuovere la riconciliazione”.
La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di cattura nei confronti di 5 alti esponenti dello LRA, tra cui il suo leader e fondatore, Joseph Kony, e il suo vice, Vincete Otti, con l’accusa di aver commesso gravi crimini contro la popolazione civile, tra cui il rapimento di decine di migliaia di bambini per arruolarli nelle fila della guerriglia. Il governo ugandese in un primo momento aveva appoggiato l’iniziativa della Corte Penale Internazionale, ha però in seguito espresso il desiderio di ricorrere al sistema di giustizia tradizionale per favorire la riconciliazione. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2007 righe 33 parole 372)


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