VATICANO - Le preghiere del cristiano in tutte le lingue: croato (Bosnia Erzegovina)

venerdì, 2 marzo 2007

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La Bosnia Erzegovina è un paese dell’Europa sud orientale, situato nei Balcani. È circondata dalla Croazia, dalla Serbia e dal Montenegro, ed ha una piccola apertura sul Mare Adriatico. La capitale è Sarajevo, le altre città importanti sono Banja Luka, Tuzla, Mostar (cf. Stari Most), Zenica, Bihać, Srebrenica, Goražde, Foča, Trebinje e Neum.
Cenni storici - Il cristianesimo è penetrato presto in Dalmazia e in Pannonia. Nuovi popoli si insediarono nella regione durante il VII secolo. L’evangelizzazione del territorio della Bosnia è stato compiuta partendo dalla Croazia. I primi Vescovi bosniaci non parlavano il latino: nell’XI secolo gli appartenenti alla Chiesa bosniaca venivano chiamati Bogomili o Parini dalle persone straniere. Nel 1203 Papa Innocenzo III fece tornare la maggior parte dei Bosniaci alla fede cristiana; gli Ungheresi intervennero subito con le armi per estirpare l’eresia dei Parini. Questo portò alla scissione della Chiesa bosniaca da Roma. All’inizio del XIV secolo i Francescani stabilirono una presenza in Bosnia-Erzegovina, e nel corso dei secoli il destino della fede cattolica in Bosnia fu legato a questa loro presenza. Tuttavia non riuscirono a convertire i “Vecchi Bosniaci o Bogomili”. Dopo l’occupazione ottomana della Bosnia (1463) e dell’Erzegovina (1482), i Bogomili passarono all’Islam.
Il più bel monumento di Sarajevo è la Moschea del Bey, costruita dai Turchi. La città di Mostar è fiera di mostrare ai turisti i suoi vecchi quartieri musulmani, restati intatti malgrado le guerre. I cattolici bosniaci vennero perseguitati dai Turchi; furono rimpiazzati dagli ortodossi serbi, che godevano di privilegi in cambio della loro difesa dall’impero ottomano. I Francescani resistettero durante l’occupazione turca. Leone XII ristabilì la gerarchia cattolica nel 1881. I Francescani sono i soli religiosi che continuano ad esercitare un’azione pastorale in profondità. Contano 430 preti religiosi e nelle tre circoscrizioni ecclesiastiche la metà o più della metà delle parrocchie sono affidate a loro. Dirigono una Scuola Teologica Superiore a Sarajevo e due licei nelle altre città. Pubblicano quattro riviste o settimanali. Anche a Medjugorje, località mariana conosciuta a livello mondiale per i numerosi pellegrinaggi, assicurano la loro assistenza spirituale. In seguito ad un trattato di pace, il paese è posto sotto l’autorità di un triumvirato di tre presidenti: uno rappresenta la comunità musulmana, il secondo la comunità dei Serbi ortodossi ed il terzo la comunità cattolica, costituita soprattutto da Croati.
Testimonianza evangelica - La Chiesa di Bosnia-Erzegovina percorre la sua “Via Crucis” dal XVI secolo, con l’arrivo dei Turchi. I cattolici vivono in mezzo ai cristiani ortodossi serbi ed ai musulmani. Durante il conflitto armato degli ultimi anni, alcuni cristiani d’occidente, spinti da un desiderio di ecumenismo e di zelo religioso, hanno cercato di radunare i cristiani delle altre religioni, ma hanno completamente dimenticato proprio i loro fratelli nella fede. I cattolici locali sono stati spesso accusati di proselitismo. Per evitare nuove divisioni, i cristiani devono vincere quelle che ci sono tra di loro. L’azione pastorale deve orientarsi verso obbiettivi veramente evangelici: la proclamazione della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti e l’aiuto ai poveri ed agli emarginati (Cardinal Vinko Puljic, Arcivescovo di Sarajevo, al Sinodo d’Europa). Papa Giovanni Paolo II si recò in Bosnia-Erzegovina domenica 22 giugno 2003, e beatificò il Servo di Dio Ivan Merz.
Statistiche - Cattolici: 12,01%, 454.116 cattolici su 3.781.149 abitanti; Sede metropolitana: 1 (Vrhbosna-Sarajevo); Circoscrizioni ecclesiastiche: 3; Centri pastorali: 284; Cattolici per centro pastorale: 1.599; Cattolici per prete: 812. Musulmani sunniti: 40%. Chiesa ortodossa serba: 31%. Protestanti: 4%. (J.M.) (Agenzia Fides 2/3/2007 - righe 43, parole 579)


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