ASIA - Nonostante le temperature miti di questo inverno abbiano ridotto il flusso migratorio degli uccelli, l’influenza aviaria sta tornando d’attualità in molti paesi asiatici

lunedì, 15 gennaio 2007

Roma (Agenzia Fides) - Finora le temperature miti hanno ridotto il flusso migratorio degli uccelli e di conseguenza i rischi d'influenza aviaria. Allo stesso tempo, questa particolare situazione rende più difficile il monitoraggio del virus che purtroppo si sta nuovamente affacciando.
Attualmente il numero di focolai nell’Europa occidentale è diminuito notevolmente ma è comunque importante continuare a proteggere il pollame limitando le importazioni, sorvegliando gli uccelli selvatici e continuando ad applicare le necessarie misure igieniche negli allevamenti avicoli.
Dal canto suo, la Banca asiatica per lo sviluppo continua a ritenere l'influenza aviaria un pericolo latente per il continente. Secondo gli esperti la crisi continua silenziosamente ad ingrandirsi.
Gli ultimi casi di contagio umano del virus H5N1 sono stati confermati proprio in questi giorni in Indonesia, dove sono morte altre due persone. E’ in questo paese che si registra il maggior numero di morti umane per influenza aviaria, con 61 casi confermati della malattia. L'Indonesia si era fissata un obiettivo di zero contagi umani nel 2007, puntando sulla sua strategia di vaccinazione del pollame e su una maggior presa di coscienza da parte della popolazione.
Anche la Thailandia ha registrato il primo focolaio di virus dell'influenza aviaria, l'H5N1, in sei mesi, secondo quanto riferito da un funzionario del ministero dell'Agricoltura. Nel paese, l'ultimo caso di virus riscontrato tra i volatili risale allo scorso luglio, mentre l'ultimo decesso che ha provocato la morte di un essere umano è dello scorso agosto, si tratta del 17esimo caso di morte da quando il virus è ricomparso in Asia alla fine del 2003.
L’allarme è alto anche a Pechino, dove nel novembre scorso, con l’inverno alle porte, il ministero della Salute ha chiesto ai governi provinciali di rafforzare le misure preventive contro la SARS e l'influenza aviaria. Dal 2003 si sono registrate in Cina dozzine di focolai di epidemia di influenza aviaria tra i volatili e 21 casi di contagio umano.
Ad Hong Kong, la settimana scorsa, su un uccello trovato morto sono state trovate tracce del virus H5N1, quello più pericoloso tra i ceppi dell'aviaria. Le autorità municipali hanno imposto agli allevatori e ai proprietari di uccelli domestici di adottare tutte le accortezze necessarie. Gli esperti hanno avvertito che non ci sono segni di una imminente epidemia di influenza aviaria, ma che tuttavia l'inverno è la stagione migratoria degli uccelli. Il rischio è che nelle rotte dalle regioni antartiche verso Sud entrino in contatto, infettandoli, con altri uccelli e pollame.
Il Vietnam, che non ha più registrato casi di H5N1 su uomini dal novembre del 2005, sta cercando di arginare un nuovo focolaio nella regione del delta del Mekong.
L'Organizzazione mondiale della Sanità ha fatto sapere che a causa del virus, sono morte 159 persone in tutto il mondo dal 12 gennaio del 2003. E ha sollecitato ad essere attenti perché il virus H5N1 continua a circolare tra gli animali.
L’influenza aviaria, chiamata anche peste aviaria classica o influenza dei polli, è un’epizoozia conosciuta da tempo dagli specialisti. Dal 1997, il nuovo ceppo aggressivo del virus H5N1 proveniente dall'Asia si è diffuso in molti Paesi. Il virus è altamente contagioso e mortale per il pollame. In caso di stretto contatto con il pollame malato anche l'uomo può contagiarsi, così come è accaduto in Asia e in Africa. (AP) (15/1/2007 Agenzia Fides; Righe:44; Parole:567)


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