Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Oggi ricordate una figura bellissima, la Beata Marie-Clémentine Anuarite Nengapeta, violentemente uccisa non prima di aver detto al suo carnefice, come Gesù: «Ti perdono, perché non sai quello che fai!». Chiediamo per sua intercessione che, in nome di Dio-Amore e con l’aiuto delle popolazioni vicine, si rinunci alle armi, per un futuro che non sia più gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri, e ci si converta da un’economia che si serve della guerra a un’economia che serva la pace”. Con queste parole pronunciate durante l’omelia della Messa celebrata per la comunità cattolica congolese di Roma e d’Italia, domenica 1 dicembre nella Basilica Vaticana, Papa Francesco ha ricordato la figura della prima martire congolese.
La Beata Clementine Anuarite Nengapeta nacque nel 1939 da genitori che seguivano la religione tradizionale africana, a Wamba, nell’allora Congo Belga. Venne battezzata in seguito, insieme alla madre, seguendo gli studi presso le Suore del Bambino Gesù di Nivelles, dove si diplomò.
Entrata nella Congregazione locale della Santa Famiglia, emise la sua prima professione religiosa il 5 agosto 1959. Nell’ambito della sua vita religiosa, suor Anuarite svolse con umiltà, diligenza e amore gli incarichi più diversi: sagrestana, aiuto cuoca e insegnante in una scuola elementare.
Nel 1961, a nemmeno un anno dall’indipendenza, il Paese si ritrovò nel caos della guerra civile provocata dal tentativo secessionista del Katanga. Dopo l’intervento delle truppe delle Nazioni Unite, la rivolta secessionista viene bloccata, ma permangono le tensioni che sfociano nella rivolta dei “Simba” nell’est del Congo. Il 29 novembre 1964, i “Simba” rapiscono suor Anuarite insieme ad un gruppo di consorelle e vengono trasportate a Isiro, nel nord-est del Paese. Il comandante del gruppo ribelle tenta più volte di violare l’impegno alla castità di suor Anuarite che si oppone energicamente, affermando di “preferire morire piuttosto che commettere peccato”.
Nella notte del 1° dicembre 1964, dopo selvaggi maltrattamenti, suor Anuarite venne uccisa, non prima però di trovare la forza di perdonare il proprio carnefice con queste parole: “Ti perdono, non ti rendi conto di quanto stai facendo, il Padre ti perdoni”. Il 15 agosto 1985, Papa Giovanni Paolo II ha beatificato la suora martire, durante il suo viaggio apostolico in Africa (vedi Fides 27/1/2006)
Un altro modello di santità africana, in particolare congolese, è dato da Isidore Bakanja, laico, catechista. Nato a Bokendela-Bekalaka, tra il 1880 ed il 1890, morto a Busira, il 15 agosto 1909, allora Zaire. Isidore era un giovane della tribù Boangi, convertito al cattolicesimo dai missionari Trappisti belgi, e ricevette il battesimo intorno ai 18 anni. Divenne membro della Confraternita dello Scapolare del Carmelo e istruiva nella fede i suoi giovani compagni di lavoro. Quando il suo padrone, ateo, gli ordinò di togliersi lo Scapolare, egli si rifiutò. Venne quindi selvaggiamento frustato, e sulla sua schiena si produssero ferite incurabili che lo fecero vivere nella sofferenza per sei mesi e mezzo. I missionari mentre stavano amministrandogli gli ultimi sacramenti, lo sollecitarono a perdonare l’uomo che lo aveva frustato, e Isidore rispose: “L’ho già perdonato, e quando sarò nel paradiso, ho intenzione di pregare anche per lui”. Morì abbracciando lo Scapolare e il Rosario l‟8 o il 15 agosto 1909.
Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 24 aprile 1994, in Piazza San Pietro a Roma, durante l’Assemblea speciale per l‟Africa del Sinodo dei Vescovi. Nell’omelia disse: “Sei stato un uomo dalla fede eroica, Isidoro Bakanja, giovane laico dello Zaire. In quanto battezzato, chiamato a diffondere la Buona Novella, hai saputo condividere la tua fede e hai testimoniato Cristo con tanta convinzione che, ai tuoi compagni, sei apparso come uno di quei valorosi fedeli laici che sono i catechisti. Sì, beato Isidoro, pienamente fedele alle promesse del tuo battesimo, sei stato realmente un catechista, hai operato generosamente per la Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice”. (S.L.) (Agenzia Fides 03/12/2019)