Khartoum (Agenzia Fides) – L’esercito sudanese ha dichiarato di aver respinto un attacco di droni contro la diga di Merowe e l’omonima città, compreso il suo aeroporto. La 19a divisione di fanteria delle SAF (Sudan Armed Forces) ha dichiarato in una nota di aver intercettato nelle prime ore di oggi, 13 novembre, uno sciame di droni suicidi lanciati dalle Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces RSF) che cercava di colpire il quartier generale della divisione, l'aeroporto di Merowe e l’omonima diga.
Merowe, una delle aree strategiche chiave del Sudan settentrionale, ospita un aeroporto utilizzato sia per scopi militari che civili, nonché l’omonima diga, una delle più grandi del Paese, la cui centrale elettrica è stata colpita più volte, causando interruzioni di corrente in diverse città.
Le SAF hanno inoltre affermato di aver respinto un assalto delle RSF contro la base militare di Babanusa, nello stato del Kordofan Occidentale. Le RSF si erano ritirate da Babanusa nei mesi precedenti, pur mantenendo l'assedio di terra imposto alla città dal gennaio 2024.
A seguito della presa da parte delle RSF di El-Fasher, la capitale del Nord Darfur (vedi Fides 27/10/20025) il conflitto si è spostato nel Kordofan e in altre aree del Sudan, con il coinvolgimento di attori esterni che appoggiano chi le SAF chi le RSF (vedi Fides 7/11/2025).
Marco Rubio, Segretario di Stato statunitense nonché Consigliere alla Sicurezza Nazionale facente funzione, ha fatto riferimento agli sponsor stranieri delle RSF parlando con i giornalisti dopo un incontro del G7 in Canada.
"Penso che sia necessario fare qualcosa per bloccare il flusso di armi e il sostegno che le RSF stanno ricevendo mentre continuano la loro avanzata", ha detto Rubio, che ha aggiunto che vi sono appoggi provenienti "chiaramente" dall'esterno del Sudan. Rubio ha distinto tra i Paesi che pagano le armi e quelli che "permettono che il loro territorio venga utilizzato per spedirle e trasportarle". Una chiara allusione, senza citarli, agli Emirati Arabi Uniti, che finanziano le RSF, al Puntland (regione autonoma della Somalia) e alla Libia di Haftar che permettono il transito di armi, mercenari e rifornimenti destinati ai miliziani sudanesi. Rubio inoltre ha affermato che le RSF si sono resi responsabili di crimini di guerra, compresi massacri e stupri di massa, ed ha lasciato intendere che Washington potrebbe inserirle nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Alla guerra in Sudan e a quella in Sud Sudan ha fatto riferimento il Cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla, Arcivescovo di Juba, nel discorso di apertura dell’Assemblea Plenaria della Sudan’s Catholic Bishops’ Conference (SCBC alla quale partecipano i Vescovi di Sudan e Sud Sudan) il 10 novembre a Malakal in Sud Sudan. "Il popolo del Sudan e del Sud Sudan sta sopportando sofferenze indicibili, sfollamenti, perdite di vite umane, distruzione di chiese e proprietà e una crisi umanitaria di portata senza precedenti", ha affermato il Cardinale che ha elogiato la comunità cattolica e le popolazioni nell’affrontare questo dramma. "In mezzo a queste prove, le diocesi hanno dimostrato resilienza, fornendo rifugi, cibo e assistenza spirituale attraverso enti di beneficenza e altre agenzie" ha sottolineato. (L.M.) (Agenzia Fides 13/11/2025)