ASIA/COREA DEL SUD - L’avventura “accompagnata dalle piccole preghiere” di Junho Chu, “missionario digitale”

mercoledì, 30 luglio 2025 missione   arte   musica   giovani   media   social network  



di Pascale Rizk
Seoul (Agenzia Fides) - «Ora lo so. In fondo anche i Padri della Chiesa, Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino ripetevano questa cosa semplice: per essere felice, ho bisogno di Dio, e se Dio è presente, sono felice quando gli sono vicino, e non sono felice quando sono lontano». Così il cantante coreano e “influencer cattolico” Junho Chu racconta il cuore palpitante che anima adesso la sua vita. E lascia trasparire quello che suggerisce ogni autentica testimonianza cristiana: la sorgente della salvezza portata da Cristo è misteriosa, ma il suo accedere è semplice, e può raggiungere tutti.

Anche Junho ha portato la sua storia e la sua esperienza al Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici svoltosi a Roma negli ultimi giorni.

Il Volto felice di Dio

Cresciuto fino a 22 anni senza particolari interessi per dottrine e pratiche religiose, racconta che anche da adolescente desiderava una felicità che potesse durare “più di 3 giorni o 2 settimane”. Qualcosa che non si trova nei corsi di formazione e nei curriculum scolastici, in una società competitiva dove sei e “vali” per ciò che realizzi. Credeva di raggiungere quella felicità attraverso il successo nel lavoro. Ma non funzionava così.
A quel tempo, due anni prima di iniziare il servizio militare, Junho sentiva parlare in tv del Cardinale Stephen Kim Sou-hwan, figura imponente in Corea anche per la sua passione per la giustizia sociale (vedi Fides 11/04/2025). “Mi colpiva la sua umiltà e la testimonianza della gente che piangeva dopo la sua morte, nel 2009”. Senza credere in Dio, Junho vedeva riflesso in quelle persone il volto felice di Dio. Non avevano da ostentare successi personali. Erano grate per l’amore gratuito che avevano ricevuto. “Così ho iniziato a frequentare la chiesa e ho chiesto di essere battezzato. Essere vicino a Dio: andare a messa, fare la comunione, pregare”. Junho racconta che un prete un giorno gli disse: “Vuoi qualcosa di speciale? Allora dovresti essere sincero. Se vivi costantemente e sinceramente, allora ogni giorno della vita potrà diventare speciale.”

Ringraziare il Signore (anche) per i Tteokbokki

La società coreana si basa sul rispetto dell’altro secondo una stratificazione sociale che risale ai tempi della dinastia Cheoson. Il rispetto gerarchico fa parte integrante del linguaggio e dell’operato quotidiano. Così quando Junho ha visto un militare di alto grado cattolico venire in chiesa e mangiare a mensa con gli altri, è rimasto colpito dalla sua umiltà. “Veniva a lavare i piatti con me in cucina. Per me era inconcepibile che uno come lui si mettesse a farlo. Un giorno, mangiavo i tteokbokki (gnocchi di riso coreano) lo invitai. Sedette con me e congiungendo le mani iniziò a pregare. Fui davvero colpito da questo gesto. Non immaginavo che i cattolici si fermassero anche a ringraziare Dio per una cosa piccola come i tteokbokki. Penso che la mia vita accompagnata dalle piccole preghiere sia iniziata lì”, racconta. “Succedeva anche che mi chiedessero di cantare, ma non conoscevo i canti cattolici. L’ho fatto qualche volta e un vescovo mi disse che dovevo continuare a cantare e questo fu per me come una benedizione per il resto della vita” aggiunge Chu, che insieme a altri cantanti ha animato il festival del Giubileo dei missionari digitali in piazza Risorgimento, la sera di martedì 29 luglio, cantando nella sua lingua madre.

Il talento è da Dio e per Dio

Durante il servizio militare, Chu inizia un percorso che lo porterà al battesimo nel 2011. Arriva anche la partecipazione alla vita della parrocchia: catechesi e coro. Ed è stato grazie ad un concorso sulla rete CPBC (Catholic Peace Broadcasting Corportation) che ha potuto iniziare a comporre musica e canti, e a cantare nelle chiese cattoliche. Era la sua passione sin da piccolo. Le storie dei missionari come Padre Giovanni Lee Tae-seok, missionario salesiano in Sud Sudan, e del Vescovo RenéDupont, missionario MEP arrivato in Corea nel 1954 (vedi Fides 11/04/2025) lo portavano a imitarli, condividendo con gli altri l’amore di dio ricevuto in dono, anche attraverso i propri talenti. “Ecco perché sono sempre felice di vivere da cattolico su Instagram e YouTube.” La sua avventura cristiana, intrecciata con la musica e il canto, ha poi condotto Junho ad accompagnare preti e suore in missione: Cambogia, Zambia e Mongolia. “L’amore che si riceve rispetto all’amore che si dà è incredibilmente più grande. È un miracolo completo e non può essere compreso con gli occhi del mondo” dice Chu, che oggi procede nella sua missione cantando in Brasile.
La missione digitale non dovrebbe essere un’esaltazione di sé. L’incontro di Gesù rimane il punto di partenza, ma anche di arrivo. La nostra fede può anche trovare conforto grazie all’utilizzo dei mezzi digitali, ma non dipende da essi. Il Mistero della predilezione di Gesù, assaporato nei giorni ordinari della propria vita, è molto più grande della forza accattivante di una voce dietro lo schermo, degli effetti speciali. E promette un godimento e una felicità imparagonabili all’eccitazione di avere 100 followers. O 500 mila. (Agenzia Fides) (30/7/2025)


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