AFRICA/SUDAN - Colera e altre epidemie, “effetti collaterali” della guerra senza fine

giovedì, 24 luglio 2025 epidemie   colera   guerre   aree di crisi  

© UNICEFUN/I707418/Rajab

di Cosimo Graziani

Khartoum (Agenzia Fides) - Oltre alla guerra il Sudan sta soffrendo la diffusione di malattie, con l’ultimo allarme sanitario che riguarda la diffusione del colera. Come riportato dall’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) dal luglio 2024 a fine maggio 2025 sono stati registrati ottantatremila casi di colera, trentaduemila nel solo 2025 con un picco proprio lo scorso maggio, e più di duemila morti.
Si tratta di un’emergenza nazionale che ha toccato sedici dei diciotto Stati del Paese, ma è concentrata in zone specifiche: il grosso dei contagi, circa il 70 percento, si trova nelle regioni di El Gezira, El Gedaref, Khartoum e White Nile. Tra le città la più colpita è la Capitale Khartoum, dove sono stati contati ventiduemila casi.
Queste regioni si trovano nella zona orientale del Paese, ma neanche le aree occidentali, compreso il Darfur, sono rimaste immuni alla diffusione della malattia: sempre secondo l’Ocha i casi sono in aumento in tutte le regioni occidentali, sebbene i dati al riguardo siano forniti da Medici Senza Frontiere (Msf): la regione si trova sotto il controllo delle Forze di Supporto Rapido e la situazione non consente un monitoraggio della diffusione della malattia. Quello che si sa è che Msf hanno aperto un centro per il trattamento della malattia nell’ospedale di Nyala, nel Darfur meridionale, dopo che sono state registrate 250 morti e che da fine maggio i casi registrati sono stati 279.

Gli effetti del conflitto sono alla radice dell’epidemia di colera.

I combattimenti lasciano ospedali e sistemi fognari distrutti e soprattutto cadaveri non sepolti, la cui decomposizione facilita la diffusione della malattia. Nella sola Capitale, il settantadue percento delle strutture sanitarie non è funzionante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who) e l’Unicef stanno mantenendo in funzione a fatica strutture in tutto il Paese. Con molta difficoltà va avanti anche la campagna di vaccinazione: delle tre milioni di dosi inviate nel Paese quasi la metà sono andate nella Capitale Khartoum, dove sono state vaccinate un milione e trecentomila persone. Nelle prossime settimane dovrebbero arrivare altre tre milioni di dosi, ma per evitare la diffusione della malattia serve consegnarle prontamente, aspetto assai complicato da raggiungere viste le difficoltà logistiche dovute al conflitto.
Il colera non è l’unica malattia che sta colpendo la popolazione dallo scoppio della guerra. Un altro allarme riguarda la malaria, ma in passato sono stati lanciati allarmi per la diffusione della dengue, del morbillo e della rosolia. Anche la malaria è tornata ad essere un’emergenza in quattordici Stati.
A rischio di epidemia ci sono in tutto il Paese ben tre milioni di bambini sotto i cinque anni di età. Il Ministero della Sanità sudanese, in collaborazione con Unicef e Global Fund ha lanciato nelle scorse settimane una campagna per la consegna di più di sedici milioni di zanzariere anti-malaria. L’obiettivo è quello di dare protezione a più di ventotto milioni di persone soprattutto in vista della stagione delle piogge, che rappresenta il periodo più temuto per la diffusione di malattie come il colera e la malaria.
La diffusione di queste malattie riguarda soprattutto coloro che hanno dovuto lasciare le loro case e trovare rifugio altrove, perché le loro condizioni di vita sono le più precarie. Più di otto milioni di sudanesi sono sfollati interni e più di tre milioni e mezzo di persone che hanno cercato riparo nei Paesi vicini: Egitto, Sud Sudan, Ciad, Libia, Repubblica Centrafricana e anche Uganda e Etiopia. Mentre coloro che hanno trovato rifugio all’interno dei confini del Sudan sono andati nelle quattro regioni orientali in cui il colera si è diffuso di più, e nel Darfur. (Agenzia Fides 24/7/2025)


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