EN
di Antonella Prenna
Kuwait City (Agenzia Fides) – “Sono arrivato in Kuwait in pieno periodo Covid, nel Febbraio del 2021, e ho presentato le Lettere credenziali nel mese di maggio dello stesso anno anche se persisteva l'obbligo di portare la mascherina e tutte le procedure di distanza”. L’Arcivescovo Eugene Martin Nugent è Nunzio Apostolico del Vicariato di Arabia del nord che comprende Bahrain, Qatar, Arabia Saudita e Kuwait. “In tutti gli incontri ufficiali che ho avuto al mio arrivo tutti hanno espresso ammirazione per il Santo Padre, per la Sua persona, per quello che sta facendo, soprattutto qui, nel contesto della fratellanza” ha raccontato il Nunzio in un incontro con l’Agenzia Fides.
“Quando sono arrivato l’Emiro già non stava tanto bene in salute, è morto a dicembre scorso. Pertanto lasciava fare ai suoi delegati di fiducia i compiti di governo e inizialmente mi è stato difficile toccare grandi temi. Ho parlato delle mie proposte di fare qualcosa per favorire il dialogo interreligioso dal momento che qui in Kuwait non esiste un forum ufficiale per il dialogo a differenza di quanto è in Bahrain e Qatar dove qualcosa già è in corso. Quando sono stato ricevuto dal Re del Bahrein, ho percepito il suo senso di fratellanza e accoglienza come pure da parte dell’Emiro del Qatar. Sono stato colpito dagli abbracci e dal rispetto manifestato nei miei confronti. Ognuno di questi paesi è diverso dall’altro, ha piccole sfumature, storie e tradizioni. Tutto quello che facciamo qui, si fa con una perspettiva missionaria della Chiesa locale.”
“In Madagascar (2010-2015) – racconta l’Arcivescovo Nugent in merito al Suo primo incarico da Nunzio - tutto era centrato sulla vita concreta della Chiesa e la missione della Chiesa. Anche qui, nei Paesi del Golfo, cerchiamo di favorire la presenza della Chiesa per quanto possibile in questi paesi di maggioranza musulmana. Ogni fine settimana celebro la Messa nella Co-cattedrale della Sacra Famiglia per mantenere un contatto con la gente, con la presenza viva della Chiesa. Il sabato mattina celebro dalle Suore indiane Carmelitane che gestiscono una scuola, e poi faccio visite pastorali alle parrocchie in tutti e tre i paesi del Vicariato. Al mio arrivo nel 2021, prima della nomina dell’attuale Vicario Apostolico d’Arabia del nord, vescovo Aldo Berardi, il vescovo Paul Hinder, che attualmente si trova ad Abu Dhabi, era l’Amministratore Apostolico ma a causa delle restrizioni per il Covid non poteva viaggiare facilmente. In quel periodo ho sostituito il Vescovo impartendo le Cresime. In tutti i paesi ho cercato sempre di avere il contatto con le diocesi e con le parrocchie. Continuo a fare le visite pastorali, partecipo alle feste e agli incontri anche perché così i fedeli si sentono gratificati della nostra presenza tra di loro. Tanti vivono qui per lavoro e sono soli, senza le famiglie ed è molto importante far sentire la presenza della Chiesa. La visita del Vescovo è un po' come il papà che va a trovare i suoi figli”.
“Sono trascorsi tre anni da quando sono arrivato e sono molto colpito dalla realtà del Kuwait. Gente semplice con una fede genuina e ben radicata, profonda devozione nonostante tutti i problemi e le difficoltà che incontrano quotidianamente. Nonostante la varietà di riti, lingue e culture c'è una certa armonia. Lo stare insieme, celebrare insieme, ogni comunità con le sue tradizioni e il rispetto reciproco, lascia percepire molto chiaramente che la Chiesa è grande. Forse in Europa non si ha la percezione di quanto la Chiesa cattolica sia realmente viva in questi paesi di maggioranza musulmana, o addirittura si pensi che quasi non esista. Ma quando si è sul posto uno scopre che è viva ed è molto vivace. Vedere migliaia e migliaia di persone che frequentano queste piccole chiese mi colpisce, mi incoraggia e rafforza la mia fede. Il documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza, del 4 febbraio 2019, è stato accolto molto bene soprattutto in Bahrain. Qui in Kuwait abbiamo distribuito i documenti, anche nelle università. Alcuni sono interessati, ma la grande maggioranza sa ben poco al riguardo. Non è ancora entrato nella conoscenza comune.”
“Nelle sedi diplomatiche dei paesi missionari dove ho prestato servizio, prima in Madagascar e poi in Haiti, le Nunziature, la figura del Nunzio, hanno caratteristiche diverse da quelli, per esempio, in Europa. E’ una presenza molto importante per la Chiesa locale. Quando ero in Madagascar visitavo le Diocesi nei posti più sperduti, spostandomi impiegandoci anche una settimana da un villaggio a un altro per conoscere da vicino le realtà locali. Come pure in Haiti ho visitato più volte tutte le Diocesi e le parrocchie. Arrivando nei paesi del Golfo, ho riscontrato inevitabilmente tante differenze soprattutto dovute al fatto che si tratta di tre Paesi in tre continenti diversi. Mentre in Haiti e in Madagascar tra i problemi prioritari c’era l'accessibilità, visto che spesso non ci sono strade percorribili ma piste sterrate e fiumi da attraversare in barca, qui nel Vicariato d’Arabia del nord ho avuto un impatto più facile a livello di struttura, ma diverso a livello di missione, di impegno personale. In Kuwait, con i mussulmani, cerco di mantenere o creare dei contatti. Siamo in amicizia con parecchie famiglie, ad esempio, ogni anno al termine del Ramadan, dopo la Iftar, c'è la tradizione delle visite alle famiglie. Ogni sera alcune di queste aprono le loro case per accogliere chiunque voglia andare a fare anche un saluto. Io vado molto spesso da chi mi invita e loro apprezzano tanto questa disponibilità, dimostrando grande rispetto per la Croce che indosso. C’è grande stima e accoglienza perchè colpisce che il Nunzio entri nelle loro case.”
“Il nostro lavoro è un po' questo, non possiamo cambiare il mondo ma possiamo creare rapporti, amicizie, fratellanza, e un'atmosfera di fiducia. Ed è quello che cerco di fare soprattutto qui in Kuwait. Siamo in contatto con un gruppo di giovani mussulmani, prendiamo il caffè insieme parliamo di tutto, anche di religione ma non primariamente. Sono molto aperti, si parla di politica, vita sociale, affrontiamo i problemi che hanno le famiglie le quali, come quasi dappertutto, si sfasciano. Condividiamo, insomma, gli stessi problemi che si riscontrano in Occidente. Imparo sempre tanto anche da loro. Con la Nunziatura vogliamo dimostrare che la Santa Sede, la Chiesa, è presente e siamo qui con la nostra Co-Cattedrale della Sacra Famiglia. La gente è molto fiera del fatto che il primo paese del Golfo ad avere rapporti con la Santa Sede sia stato il Kuwait dove c’è la sede della Nunziatura Apostolica.”
L’Arcivescovo Nugent parlando dell’Arabia Saudita ha accennato al grande cambiamento che sembra essere in atto almeno in certi ceti della società. “I giovani si stanno aprendo molto di più verso l'Occidente anche se qui la tradizione rimane molto radicata. Diciamo che questo è il più particolare dei paesi del Golfo. Il Qatar ormai è diventato un punto di riferimento per la politica estera ed è completamente diverso. La visita di Papa Francesco in Bahrain (vedi Agenzia Fides 3/11/2022) è stato un momento molto importante. Ricevere il Papa in un paese dell’area del Golfo è stato anche un auspicio a migliorare i rapporti in tutti i paesi musulmani ma dobbiamo sempre tenere conto della realtà concreta.”
(Agenzia Fides 15/5/2024)
EN