ASIA/INDIA - Nel Manipur sconvolto dal conflitto si prova a riannodare i fili del dialogo

mercoledì, 7 febbraio 2024 minoranze religiose   guerra civile   dialogo  

Bangalore (Agenzia Fides) - Gratitudine per l'assistenza umanitaria e spirituale fornita dalle comunità cattoliche indiane e dalle Ong al popolo del Manipur, dilaniato dal conflitto ; attesa e pazienza perchè "il processo di pace è graduale e richiederà tempo": è quanto ha detto Linus Neli, Arcivescovo di Imphal, capitale dello stato di Manipur, nell'India Nordorientale, parlando all'assemblea generale della Conferenza episcopale cattolica dell'India (CBCI), che unisce i vescovi della comunità di tre riti  presenti in India (latino, siro-malabarese, siro-malankarese). Ai vescovi - che nel corso dell'assemblea hanno rieletto l'Arcivescovo Andrew Thazhath come Presidente della CBCI -  l'Arcivescovo di Imphal ha rivolto un intervento facendo il punto sulla crisi che attraversa lo stato di Manipur, dove  i cristiani rappresentano circa il 40% della popolazione.
Mons. Neli ha voluto  evidenziare  gli aspetti demografici, storici ed etnici del Manipur, ripercorrendo le ragioni alla base del conflitto etnico tra comunità Kuki e Meitei,  ponendo in luce gli sforzi di soccorso e riabilitazione portata avanti dalle comunità cattoliche. Ha riferito che - secondo i dati ufficiali -  finora, circa 180 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise, e diverse case, attività commerciali e luoghi di culto sono stati dati alle fiamme: la distruzione di circa 300 chiese, la chiusura di numerose istituzioni educative e lo sfollamento di oltre 60mila di persone, sono tutti fenomeni che hanno ridotto ai minimi termini e causato grandi difficoltà all'azione pastorale e sociale della Chiesa locale.
Secondo  i rapporti delle Ong,  le ferite sono profonde: nel territorio si sono verificati scontri quasi ogni giorno nei tre mesi successivi allo scoppio della violenza etnica, a partire dal 3 maggio 2023. Tali incidenti, che inizialmente erano limitati al distretto collinare di Churachandpur, abitato dalla comunità Kuki-Zo, si sono successivamente diffusi ai distretti urbani della valle di Imphal occidentale  e orientale e al distretto rurale della valle di Bishnupur.  La violenza, che continua sporadicamente anche oggi, ha causato lo sfollamento di migliaia di persone e molti dei profughi hanno lasciato lo stato. I resoconti dei media locali sottolineano inoltre che centinaia di camion che trasportavano aiuti umanitari sono rimasti bloccati o attaccati.
Data la diffusa violenza, nel territorio statale imprese e imprenditori, sia piccoli che grandi, su entrambi i fronti  stanno soffrendo. La violenza ha quasi paralizzato l’economia statale, lasciando la comunità in grave difficoltà . Diversi imprenditori hanno affermato che le loro attività hanno subito perdite superiori al 70%  ed è diventato difficile persino sostenere le spese quotidiane, costringendoli a licenziare i propri dipendenti e ad adottare altre misure di riduzione dei costi. L’inflazione al dettaglio è alle stelle all’11,63% e Internet è stato chiuso per lunghi periodi, colpendo imprese e residenti.
Secondo Sominthang Doungel, tra i leader della comunità  Kuki in Manipur, ogni problema politico nello stato pur è in qualche modo legato alla questione della terra. "Il nocciolo della questione è la sovrapposizione delle rivendicazioni sui diritti fondiari da parte di Kuki, Meitei e Naga. La soluzione migliore - asserisce - sarebbe  istituire una apposita commissione  con pari rappresentanza di Kukis, Nagas e Meitei, per esaminare le varie questioni sul terreno", rileva.
I Meitei costituiscono il 51% della popolazione di Manipur, che conta 2,3 milioni di abitanti, ma sono concentrati nelle pianure, dove detengono solo il 10% del territorio. Kuki e Naga, che costituiscono il 40% della popolazione, ma occupano il 90% del territorio poiché si trovano principalmente sulle colline, che occupano la maggior parte del territorio. I Meitei hanno una quota maggiore di rappresentanza nella politica e nell'assemblea statale. Sebbene la tensione tra la comunità Meitei e le tribù Kuki fosse presente da tempo, è venuta alla ribalta nella prima settimana di maggio dopo che l’Alta Corte di Manipur ha ordinato al governo statale di inviare una raccomandazione al governo federale perchè si concedesse lo status di "Tribù riconosciuta" ai Meitei. Questo permetterebbe loro di accedere a terreni e facilitazioni specificamente previste dalla Costituzione indiana per la tutela dei gruppi indigeni. L'ordine della Corte è stato fortemente osteggiato dai Kuki che sostenevano che avrebbe ulteriormente rafforzato la già dominante comunità Meitei. Di qui l'insorgere della violenza
A nove da mesi dai primi scontri, i due gruppi sono completamente segregati, con il divieto di entrare gli uni nelle aree abitate dagli altri. La distanza garantisce, per ora, assenza di conflitto. Questo rappresenta il primo passo per provare a dirigersi verso una autentica riconciliazione,  nota  il Forum interreligioso guidato da Thomas Menamparampil, Arcivescovo emerito di Guwahati (nel confinante stato di Assam), persona nota per il suo impegno di pace nell'area dell'India Nordorientale. Il Forum sta cercando di tessere rapporti bilaterali per far ripartire il dialogo e avviare negoziati di pace, coinvolgendo  varie componenti della società civile come  gruppi di donne, intellettuali, capi religiosi, comunità di base.
(PA) (Agenzia Fides 7/2/2024)


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