VATICANO - Donati al Papa croce, rosario e libro di preghiere dei Redentoristi ucraini prigionieri in Russia

giovedì, 7 settembre 2023 chiese orientali   papa francesco   guerre   ordini religiosi  

Vatican Media

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Una croce missionaria, un libro di preghiere e un rosario. Sono gli oggetti che l’Arcivescovo Maggiore Sviatoslav Shevchuk ha donato a Papa Francesco al termine dell’incontro del Pontefice con il sinodo dei Vescovi della Chiesa greco- cattolica ucraina, avvenuto in Vaticano nella mattinata di mercoledì 6 settembre, Gli oggetti donati al Papa appartengono ai due sacerdoti redentoristi, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Heleta, arrestati lo scorso 16 novembre a Berdyansk dai servizi di sicurezza russi e ancora prigionieri in Russia. “Come tesoro inestimabile” ha detto l’Arcivescovo Shevchuk rivolto al Papa “ve li consegniamo con la speranza che presto giunga una pace giusta in Ucraina". Durante l’udienza – ha riferito l’ufficio stampa della Segreteria del Sinodo della Chiesa greco cattolica ucraina – i Vescovi “hanno chiesto al Pontefice e alla Santa Sede di continuare negli sforzi per la liberazione dei prigionieri di guerra, e in
particolare hanno menzionato i sacerdoti redentoristi”.

Fonti della Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi) riferiscono all’Agenzia Fides che da dopo Natale non si sono avute notizie certe sulla sorte e sulla condizione dei due sacerdoti missionari.

Al momento del loro arresto, padre Ivan e padre Bohdan erano il parroco e il vicario della chiesa greco-cattolica della Natività della Beata Vergine Maria a Berdyank, città portuale dell’Ucraina sud-orientale, nella regione di Zaporižžja, finita sotto controllo russo.
Il 23 e 24 novembre, il canale televisivo russo “Zviezda” aveva diffuso un estratto dell’interrogatorio di Ivan Levytskyy. Nelle immagini trasmesse, sul volto del sacerdote apparivano “segni visibili di stanchezza fisica e mentale”.
All’inizio della guerra su vasta scala (24 febbraio 2022) e successivamente, dal momento in cui Berdyank era passata sotto il controllo delle forze russe, i sacerdoti avevano deciso di rimanere in città per continuare a servire il popolo, fornendo anche sostegno spirituale e umanitario a rifugiati e persone in difficoltà a causa della guerra.
L’accusa rivolta contro i due sacerdoti al tempo dell’arresto, riferita su alcuni media russi, era quella di aver nascosto nei locali della chiesa e nel seminterrato della loro residenza esplosivi e armi. (AP) (Agenzia Fides 7/9/2023)


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