VATICANO - I catechisti, missionari “insostituibili”. “Antiquum ministerium” e l’opera apostolica del catechista negli orientamenti della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli

martedì, 23 maggio 2023 missione   catechisti   catechismo   congregazione per l'evangelizzazione dei popoli   dicastero per l'evangelizzazione  

Vatican Media


di Stefano Lodigiani

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (oggi Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari) ha sempre dimostrato “una speciale cura verso i catechisti, convinta che essi costituiscono, sotto la dipendenza dei Pastori, una forza di prim’ordine per l’Evangelizzazione” (Guida per i catechisti, CEP, 1993).

L’Assemblea Plenaria della Congregazione che si svolse dal 14 al 16 aprile 1970, ebbe per tema “I Catechisti, la situazione, i problemi e le prospettive per il futuro”, e si basò sui risultati di un questionario inviato ai Vescovi dei territori di missione. Nel saluto di apertura, il Cardinale Prefetto, Gregorio Pietro Agagianian, sottolineò l’importanza e l’attualità del tema, ricordando la particolare cura sempre avuta dal Dicastero Missionario per i catechisti. Citò a questo proposito l’Istruzione inviata ai Vicariati apostolici in Cina, il 18 dicembre 1883, nella quale si metteva in evidenza la necessità dei catechisti, i criteri da seguire per la loro selezione e formazione e per il loro sostegno materiale e spirituale. I tre relatori principali della Plenaria furono il Cardinale Stephen Kim, Arcivescovo di Seoul; il Cardinale Julius August Dopfner, Arcivescovo di Monaco e Frisinga; l’Arcivescovo di Yaoundè, Monsignor Jean Zoa.

Dai dibattiti in aula e dai lavori dei gruppi, scaturirono alcune indicazioni sui catechisti laici, che vennero diffuse, al termine dell’Assemblea, come una “Lettera” e non come una Istruzione vera e propria: 9 punti in 3 paragrafi e una conclusione. I primi 4 punti definivano il catechista: identità, vocazione, importanza e ruolo. Per quanto riguarda la formazione si toccavano l’aspetto spirituale e quello dottrinale, infine “le condizioni necessarie per un apostolato efficace”. L’ultimo paragrafo era dedicato al sostegno dei catechisti. L’Assemblea Plenaria della Congregazione chiedeva alle Pontificie Opere Missionarie “di continuare ad assicurare sussidi per i catechisti”. La priorità era la creazione ed il funzionamento dei Centri di formazione regionali, nazionali e internazionali. Nella conclusione si raccomandava inoltre che all’interno della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, venisse creata una “Commissione temporanea” per un esame più approfondito dell’argomento, consultando le Conferenze Episcopali locali, in vista delle direttive da dare per il lavoro delle Pontificie Opere Missionarie.

Più di venti anni dopo, nell’aprile 1992, la Congregazione Plenaria del Dicastero Missionario ebbe di nuovo come argomento centrale quello dei catechisti: il tema fu “Guida per i Catechisti nei territori dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli”. Parteciparono circa 50 membri, tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, Superiori generali di Istituti religiosi e missionari, riuniti sotto la Presidenza del Prefetto, il Cardinale Jozef Tomko.

Nello stesso anno, a distanza di pochi mesi, con la Costituzione apostolica “Fidei depositum” dell’11 ottobre 1992, il Santo Padre Giovanni Paolo II ordinava la pubblicazione del “Catechismo della Chiesa Cattolica”, redatto dietro richiesta dell'Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata nel dicembre 1985, che aveva avuto per tema il ventesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II e la sua attuazione. Dopo sei anni di intenso lavoro, vedeva quindi la luce questo “testo di riferimento” “per una catechesi rinnovata alle vive sorgenti della fede” (Fidei depositum, introduzione).

Come riporta l’Agenzia Fides dell’epoca, nel corso dei lavori dell’Assemblea Plenaria del Dicastero Missionario si susseguirono diverse relazioni intorno alla prima stesura della “Guida per i Catechisti”, elaborata dopo un lungo lavoro di consultazione e di confronti con le varie realtà missionarie cui era rivolta. Il gesuita padre Albert Vanhoye, Segretario della Pontificia Commissione Biblica, si soffermò ad illustrare come la vocazione e la missione del catechista siano radicate nel Nuovo Testamento. Padre Francesco Pavese, Missionario della Consolata, Rettore del Collegio Urbano, citò le risposte ad un questionario inviato a tutte le Chiese particolari dipendenti dal Dicastero Missionario per conoscere la realtà dei catechisti, individuare i loro problemi e ricercare le soluzioni. “Le 258 risposte provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America latina e dall’Oceania, rivelano che il ruolo dei catechisti è tuttora ritenuto indispensabile per la crescita delle Chiese giovani e per l’attività missionaria” sottolineò padre Pavese.

La necessità di precisare, nella Guida in fase di elaborazione, che quella del catechista è “una chiamata specifica dello Spirito Santo”, “riconosciuta dalla Chiesa”, “per una missione ecclesiale al servizio della Parola, del culto e della comunità”, venne espressa dal Vescovo di Bobo-Dioulasso, in Burkina Faso, Monsignor Anselme Sanon. Nelle realtà missionarie si tratta di “una vocazione specifica, dedicata alla catechesi”. Il catechista quindi è un laico fedele di Cristo, chiamato all’annuncio profetico della Parola presso i non-cristiani e a trasmettere questa Parola nella comunità cristiana per condurre i suoi fratelli e sorelle nel cammino della fede e dei sacramenti.

Nella sua analisi il gesuita Monsignor Paul Shan, Vescovo di Kaohsiung, rilevò la necessità primaria di “situare il catechista in seno alla comunità cristiana”, precisando bene le varie responsabilità della comunità stessa, dei Vescovi e dei presbiteri. Occorre poi usare chiari “criteri di selezione”, “guardando più alla qualità che al numero”. L’attività apostolica del catechista deve avere “un’ottica missionaria” sia nel dialogo con i non-cristiani che nel lavoro di inculturazione del Vangelo, nell’impegno di promozione umana e di opzione per i poveri, come anche nell’azione per affrontare il proselitismo delle sette, nella formazione di catechisti leader in ogni diocesi e parrocchia.

Dai lavori di gruppo e dai dibattiti nelle sessioni generali, emersero altri elementi per arricchire la stesura definitiva della Guida. Tra questi gli aspetti relativi all’identità, alla formazione e al sostentamento dei catechisti; ai rapporti con il sacerdote e con la propria comunità per i religiosi; ad un mandato per l’evangelizzazione, soprattutto missionaria, “ad tempus”; la posizione dei catechisti nella Chiesa locale e i rapporti con gli altri evangelizzatori. Un punto su cui tutti concordarono fu quello della formazione qualificata, integrale e permanente, sia dei catechisti, per una evangelizzazione attenta al dialogo e all’inculturazione, che per i formatori dei catechisti, sottolineando la necessaria maturità umana e spirituale. Per tutti questi aspetti si ritenne necessario il sostegno della Chiesa universale soprattutto attraverso le Pontificie Opere Missionarie.

Accogliendo in udienza i partecipanti alla Plenaria, il 30 aprile 1992, il Santo Padre Giovanni Paolo II, compiacendosi per l’argomento scelto, “un tema di grande attualità, per il quale costante è la sollecitudine della Chiesa”, evidenziò: “Durante i miei viaggi apostolici ho potuto constatare di persona che i catechisti offrono, soprattutto nei territori di missione, un contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa”. Nel suo discorso il Papa mise in rilievo che si tratta di “un servizio ricco e diversificato” e per questo è necessario puntare, “con tutte le energie, soprattutto alla qualità dei catechisti”, cioè su “un’adeguata formazione di base e un costante aggiornamento”. “È questo un impegno fondamentale, che tende ad assicurare alla missione della Chiesa personale qualificato, programmi completi e strutture adeguate, abbracciando tutte le dimensioni della formazione, da quella umana, a quelle spirituale, dottrinale, apostolica e professionale”.

Nella festa di San Francesco Saverio, 3 dicembre 1993, dopo un’ampia consultazione delle Chiese locali e dei centri catechistici dei territori di missione, e recependo le osservazioni scaturite dall’Assemblea Plenaria del Dicastero, venne pubblicata la “Guida per i Catechisti”, con l’auspicio che la sua applicazione nelle Chiese dipendenti dal Dicastero Missionario, “oltre a promuovere in modo rinnovato la figura del catechista, contribuirà a garantire una crescita unitaria in questo settore vitale per il futuro della missione nel mondo” (dalla presentazione deò Cardinale Jozef Tomko).

In 37 punti, articolati in 3 parti, 7 capitoli, una introduzione e una conclusione, la “Guida” traccia in primo luogo il profilo del catechista, sotto diversi aspetti. Tra questi vocazione, ruolo, spiritualità, ardore missionario, coerenza di vita, inculturazione, promozione umana, senso ecumenico, dialogo con le altre religioni, attenzione alla diffusione delle sette... La seconda parte è dedicata alla scelta e alla formazione del catechista, indicando i criteri di selezione e il cammino di formazione, che deve comprendere molteplici campi: umano, dottrinale, pastorale, missionario… L’ultima parte è dedicata alle “Responsabilità verso il catechista” del popolo di Dio, dei Vescovi, dei presbiteri, dei formatori.

Il Concilio Vaticano II, nel Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes (n.17), citava “la schiera, tanto benemerita dell'opera missionaria costituita dai catechisti, sia uomini che donne” e, riconoscendo che “il compito del catechista è della massima importanza”, sottolineava l’impegno necessario per la loro formazione, suggerendo l’apertura di scuole diocesane e regionali, l’organizzazione di convegni e corsi di aggiornamento. Auspicava poi che “alla formazione ed al sostentamento dei catechisti si provveda convenientemente con sussidi speciali della sacra Congregazione di Propaganda Fide”.
La Pontificia Opera della Propagazione della Fede assegna annualmente un contributo riservato alla formazione dei catechisti e al loro sostentamento nei territori di missione, per la maggior parte destinato in Africa e in Asia, e in misura minore in America latina e Oceania. Anche la Pontificia Opera della Santa Infanzia, che ha per obiettivo l’apertura missionaria di bambini e ragazzi, è impegnata costantemente nella formazione dei catechisti a livello locale, nella produzioni di guide e sussidi per catechisti e ragazzi, oltre che nella realizzazione di strutture dove si possano svolgere le attività catechistiche. (Agenzia Fides 23/5/2023)


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