ASIA/TERRA SANTA - Patriarcato latino di Gerusalemme: una “ideologia estremista” fa sanguinare l’anima della Città Santa

martedì, 11 maggio 2021 medio oriente   aree di crisi   gerusalemme   ramadan   rifugiati  

arabpress.eu

Gerusalemme (Agenzia Fides) – Lo sgombero forzato delle famiglie palestinesi di Gerusalemme dalle loro case nel quartiere gerosolimitano di Sheikh Jarrah da parte delle forze di sicurezza rappresenta una “inaccettabile violazione” di uno dei diritti umani fondamentali, quello di poter vivere in pace nella propria casa. E anche la violenza usata per impedire ai palestinesi musulmani di raggiungere la Moschea di al Aqsa a Gerusalemme “mina la loro sicurezza e il loro diritto di avere accesso ai Luoghi Santi e di pregare liberamente”. Sceglie toni vibranti e allarmati il Patriarcato latino di Gerusalemme per esprimere preoccupazione e scoraggiamento davanti all’escalation di scontri e tensioni che dalla Città Santa si stanno già propagando in tutta la Terra Santa, allungando la lista di sacrifici umani che accompagnano ogni nuova fase dell’interminabile conflitto israelo-palestinese. Nella giornata di lunedì 10 maggio, dopo i missili lanciati da Hamas e altri gruppi palestinesi dalla Striscia di Gaza contro il territorio d’Israele, la rappresaglia dell’aviazione israeliana ha già provocato nella Striscia decine di morti.
Per quanto riguarda la situazione di Sheikh Jarrah, il Patriarcato latino della Città Santa, attualmente guidato dal Patriarca Pierbattista Pizzaballa, rilancia le considerazioni dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, che ha definito “altamente discriminatorio” il modus operandi delle autorità israeliane in merito a quello che sta diventando “uno dei punti più critici delle crescenti tensioni a Gerusalemme in generale”. In quell’area di Gerusalemme Est, un chilometro a nord della Città Vecchia, da giorni dimostranti palestinesi si oppongono allo sfratto di otto famiglie arabe che secondo le disposizioni israeliane dovrebbero lasciare le proprie case a gruppi di coloni ebrei. A livello legale, le sentenze di sfratto chiamano in causa il “diritto al ritorno” delle famiglie ebraiche costrette a fuggire da quel quartiere – sempre abitato in maggioranza da arabi – durante le varie fasi del conflitto seguito alla nascita dello Stato d’Israele. Ma le autorità dello Stato Ebraico respingono con forza ogni tentativo di far riconoscere lo stesso “diritto al ritorno” per le moltitudini di ex sfollati palestinesi che vivono nei campi profughi da decenni, compresi quelli che dovettero lasciare le loro abitazioni nella parte di Gerusalemme controllata da Israele fin dal 1948. Nella contesa ha un ruolo primario l’organizzazione radicale religiosa di coloni Nahalat Shimon, che negli anni Novanta aveva acquistato la proprietà nominale di terreni del quartiere adiacenti alla tomba storica di Simone il Giusto (Shimon Hatzadik), un rabbino vissuto fra il terzo e il quarto secolo a.C. che secondo la Bibbia accolse Alessandro Magno al suo ingresso a Gerusalemme. L’organizzazione di coloni punta esplicitamente a ridurre la presenza araba a Gerusalemme Est. In una recente intervista rilasciata al New York Times, il vicesindaco di Gerusalemme Aryeh King ha riconosciuto che «certamente» la battaglia legale portata avanti da Nahalat Shimon fa parte di una più ampia campagna per «circondare di strati di ebraici» Gerusalemme Est.
Tenendo conto di tutta questa controversa situazione, il Patriarcato Latino di Gerusalemme, nel suo messaggio, sottolinea che l’episodio degli sfratti di Sheikh Jarrah “non riguarda una controversia immobiliare tra privati”, ma rappresenta “un tentativo ispirato da un'ideologia estremista che nega il diritto di esistere a chi abita nella propria casa”.
Riguardo alla questione dell’accesso ai Luoghi Santi, il Patriarcato latino di Gerusalemme deplora che “ai fedeli palestinesi è stato negato l'accesso alla moschea di Al Aqsa durante questo mese di Ramadan. Queste manifestazioni di forza” si legge nel pronunciamento patriarcale “feriscono lo spirito e l'anima della Città Santa, la cui vocazione è quella di essere aperta e accogliente; di essere una casa per tutti i credenti, con pari diritti, dignità e doveri”.Il Patriarcato Latino ribadisce quella che definisce “posizione storica delle Chiese di Gerusalemme” davanti a “ogni tentativo inteso a rendere Gerusalemme una città esclusiva per chiunque. Questa” prosegue il documento “è una città sacra alle tre religioni monoteiste e, sulla base del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, anche una città in cui il popolo palestinese, composto da cristiani e musulmani, ha lo stesso diritto di costruirsi un futuro basato sulla libertà, l'uguaglianza e la pace. Chiediamo pertanto un assoluto rispetto dello status quo di tutti i Luoghi Santi, compreso il complesso della moschea di Al-Aqsa”. Senza nominare esplicitamente alcun governo, il Patriarcato fa riferimento all'autorità “che controlla la città”, e che “dovrebbe proteggere il carattere speciale di Gerusalemme, chiamata ad essere il cuore delle fedi abramitiche, un luogo di preghiera e di incontro, aperto a tutti e dove tutti i credenti e i cittadini, di ogni fede e appartenenza, possono sentirsi a ‘casa’, protetti e sicuri”. La pace – prosegue il documento patriarcale – “richiede giustizia”, e finché “i diritti di tutti, israeliani e palestinesi, non saranno sostenuti e rispettati, non ci sarà giustizia e quindi nessuna pace nella città”. Nella sezione conclusiva del pronunciamento, il Patriarcato Latino di Gerusalemme chiede “alla Comunità Internazionale, alle Chiese e a tutte le persone di buona volontà di intervenire per porre fine a queste azioni provocatorie e di continuare a pregare per la pace di Gerusalemme”.
Prima del documento del Patriarcato Latino di Gerusalemme, i Capi delle Chiese della Città Santa avevano già espresso in un comunicato congiunto la condivisa preoccupazione e lo scoraggiamento “per i recenti episodi di violenza a Gerusalemme Est, sia alla Moschea di Al Aqsa che a Sheikh Jarrah, che violano la santità del popolo di Gerusalemme e quella di Gerusalemme come Città della Pace".
Giovedì 6 maggio Riyad al Maliki, Ministro degli Esteri dello Stato di Palestina, ha incontrato a Roma l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Nel corso del colloquio si è presa in considerazione anche la nuova escalation di tensione che ha come epicentro Gerusalemme. Nella Città Santa - – ha rimarcato lo stesso al Maliki in una intervista esclusiva all’Agenzia Fides (vedi Fides 7/5/2021) – c’è una crescita degli attacchi a moschee e chiese, e dei tentativi di impedire a musulmani e cristiani l’accesso ai propri luoghi di culto”. Con i rappresentanti vaticani al Maliki ha toccata anche altre questioni, compreso “il fenomeno della crescita mondiale delle sette evangelicali”, un fenomeno che “dovrebbe preoccupare anche la Chiesa cattolica, e che preoccupa noi come palestinesi, visto il loro orientamento anti-palestinese”.
La visita di Al Maliki a Roma è avvenuta nel contesto di un tour europeo svolto dal Ministro palestinese per incontrare, tra gli altri, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov e il Ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio. La trasferta di al Maliki puntava a verificare cosa possono fare istituzioni e Paesi europei “per spingere Israele a consentire che le prossime elezioni palestinesi possano tenersi anche a Gerusalemme, e non solo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”. L’Autorità Palestinese ha rimandato le elezioni politiche – che dovevano tenersi il prossimo 22 maggio – dopo che Israele ha respinto la richiesta di far aprire i seggi a Gerusalemme Est. Un diritto irrinunciabile per le autorità palestinesi, che rivendicano Gerusalemme come Capitale del proprio Stato. “Tutta la questione delle elezioni” ha sottolineato al Maliki nella conversazione con Fides “riguarda Gerusalemme, Fare le elezioni senza Gerusalemme, vuol dire accettare quello che ha detto Donald Trump, e che Gerusalemme è Capitale eterna e indivisa di Israele. Questa è una questione politica, non è una questione tecnica”. (GV) (Agenzia Fides 11/5/2021)


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