AFRICA/NIGER - I missionari: ridare speranza alla popolazione e chiedere la libertà per p. Maccalli, a cinque mesi dal rapimento

lunedì, 18 febbraio 2019

SMA

Bomoanga (Agenzia Fides) – Il 17 febbraio sono trascorsi 5 mesi da quando padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote della Società per le Missioni Africane, è stato prelevato dalla sua missione di Bomoanga, in Niger, e portato in una località ignota (vedi Agenzia Fides 18/9/2018). Da allora non si hanno più sue notizie. “Il rapimento ha cambiato l’organizzazione pastorale”, racconta a Fides p. Sylvestre Tchegbeou, sacerdote beninese della SMA, che da alcuni mesi si occupa della parrocchia di p. Gigi e di altre parrocchie di quella zona. In una nota inviata a Fides il missionario racconta come la diocesi ha riorganizzato la presenza dei missionari nella zona.
“Dopo il rapimento di p. Maccalli è stata costituita un’équipe mista di missionari, di cui faccio parte, e che si occupa delle 4 parrocchie del settore Gurmancé della nostra diocesi di Niamey: Bomoanga, Makalondi, Kankani e Torodi. Attualmente, con altri 4 preti, abitiamo a Makalondi. Da qui ci spostiamo per servire le altre parrocchie. È una missione soprattutto di presenza, perché oggi, con la forte insicurezza che regna nella zona, non possiamo più visitare le comunità dei villaggi. Siamo presenti nelle sedi delle parrocchie, per ridare coraggio, forza e speranza alla popolazione, con cui condividiamo la vita. Abbiamo bisogno delle vostre preghiere, affinché la pace ritorni nella nostra zona, e perché p. Pier Luigi sia presto liberato”, insiste p. Sylvestre.
“Le attività lanciate da p. Maccalli ora funzionano più lentamente, salvo qualcuna come il Centro Nutrizionale e la farmacia. Vi sono instabilità e della difficoltà negli spostamenti. La mancanza di p. Pier Luigi è sentita da tutti, cristiani e non cristiani, con molto dolore. Nella nostra zona vige sempre lo stato di emergenza, e siamo sotto il coprifuoco dalle 19 di sera alle 6 del mattino. I nostri cristiani vivono con un forte sentimento di paura. Basta un movimento sospetto, l’arrivo di qualcuno al villaggio, e subito si pensa il peggio, anche se poi si tratta di persone conosciute e familiari. Secondo le informazione che girano a Bomoanga, ci sarebbero molti fiancheggiatori dei terroristi. E poi c’è lo scoraggiamento per il fatto che non si sa dove sia ora p. Pier Luigi, e come sia trattato”.
“Nonostante queste difficoltà – spiega p. Sylvestre - la Chiesa è sempre qui, al suo posto, e vuole essere sempre più segno di fedeltà, di prossimità. Molte attività pastorali continuano, soprattutto a Niamey, e nella zone più tranquille. Ovunque la Chiesa vive la sua vocazioni ad essere un segno dell’amore di Dio per gli uomini. E’ cambiato il nostro stile di vita, di noi missionari e missionarie: siamo sempre più impegnati in quella che noi chiamiamo la ‘pastorale della stuoia’, e cioè a sederci accanto alla gente, a rispondere ai loro bisogni soprattutto per mezzo della nostra solidarietà e prossimità”.
Nessuno dimentica p. Pier Luigi, un uomo gentile e molto aperto, oggi privato della sua libertà. Cristiani e musulmani, soprattutto a Bomoanga, pregano incessantemente per la sua liberazione: “Per noi cristiani, non c’è un momento di riunione, di adorazione e di preghiera comunitaria in cui non si preghi per lui. La diocesi ha stampato e distribuito un’immagine, con la sua foto e una preghiera per la sua liberazione. Inoltre, ogni 17 del mese è un giorno speciale in Niger, e in tutte le chiese è organizzata una cerimonia per la sua liberazione, a cui tutti, cristiani e non, sono invitati. I nostri fratelli e sorelle musulmani sono solidali con noi, pregano con noi in quel giorno, perché, dicono, ‘p. Pier Luigi è un uomo di Dio”, prosegue.
Conclude p.Sylvestre: “Le istituzioni statali del Niger sono impegnate nello sforzo per la liberazione di p. Pier Luigi. Le autorità nigerine non cessano di rassicurarci che p. Pier Luigi sarà presto liberato, e che ci vuole pazienza. Ed è ciò che crediamo anche noi”.
(ST/AP) (18/2/2019 Agenzia Fides)


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