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Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Il dono della vita – sia il martirio in senso proprio, sia la testimonianza di un'esistenza spesa gratuitamente per Dio e per il prossimo – genera qualcosa di nuovo. Questo è il messaggio che donano i missionari martiri: non è vivendo per se stessi che si porta frutto, ma andando al di là di se stessi. Il chicco di grano porta frutto quando muore, ricorda l'immagine evangelica. Questa è la chiave dell'esistenza cristiana. Questa immagine condensa la chiamata di ogni cristiano, anche dei giovani”: è quanto dichiara in un colloquio con l'Agenzia Fides l'Arcivescovo Gian Pietro Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), introducendo la “Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri” che, prendendo ispirazione dal martirio di Mons. Oscar Arnulfo Romero, si celebra il 24 marzo di ogni anno.
Come specifica “Missio Italia” (le Pontificie Opere Missionarie d’Italia), la celebrazione intende “fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti”.
Mons. Dal Toso spiega che “il martirio ha una sua connotazione ben precisa: è l'uccisione di un battezzato in odium fidei, cioè in odio alla fede. Ma vi sono, d'altro canto, molti missionari, che tuttora offrono e donano la propria vita ogni giorno per testimoniare l'amore di Cristo all'umanità”.
La “Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri” è stata avviata nel 1993 dal “Movimento Giovanile Missionario”. Mentre oggi la Chiesa si avvicina al Sinodo dedicato giovani, mons. Dal Toso nota: “Nella Chiesa antica ci sono stati molti giovani martiri. Pensando a loro, possiamo dire che la testimonianza di fede, anche di sangue, non conosce limiti: la chiamata al dono della vita tocca ogni battezzato, e i giovani possono dare un prezioso esempio. Quando si è più giovani si ha una forte slancio e disponibilità a dare la propria vita. C'è tanta generosità nel cuore dei giovani”.
“Non credo che i giovani di oggi – prosegue il Presidente delle POM – siano meno generosi rispetto alle generazioni del passato. La gioventù, come le altre età della vita, ha delle debolezze endemiche, ma anche i millennials, i giovani di oggi, danno prova di generosità: basti pensare alle esperienze di ragazzi e volontari che si recano in paesi di missione”.
Le esperienze di giovani martiri, sacerdoti, religiosi e laici, secondo l'Arcivescovo potranno essere significative nel prossimo Sinodo sui giovani: “Le loro storie ci dicono che la misura del Vangelo non può essere ridotta a una semplice possibilità umana. C'è qualcosa di più grande a cui i giovani sono chiamati: e i giovani sono disposti a rispondere. L'esempio dei giovani martiri sottolinea che non possiamo ritenere i giovani di oggi meno disponibili a offrire se stessi per qualcosa di grande, come il Vangelo di Gesù Cristo”.
Sull'operato della Chiesa, mons. Dal Toso rileva: “La Chiesa è chiamata a prendere sul serio i giovani, cioè non a ridurre il Vangelo ai loro desideri, ma a offrire loro la possibilità di andare al di là dei loro schemi, nella prospettiva del dono supremo di sè, compiuto con Cristo. I giovani, inoltre, possono essere soggetti di evangelizzazione verso altri giovani: già lo vediamo in Europa e in altre parti del mondo. Come è avvenuto, ad esempio, nell'esperienza di martirio del 28enne Mario Borzaga, giovane missionario degli Oblati di Maria Immacolata che, negli anni '60 del secolo scorso, ha dato la vita in Laos, in una situazione complicata dal punto di vista geografico e politico. Vale sempre – conclude – quanto afferma Tertulliano: il sangue dei martiri è il seme di nuovi cristiani. La Chiesa lo sperimenta sempre e lo ricorda oggi”. (PA) (Agenzia Fides 23/3/2018)