ASIA/FILIPPINE - Un missionario: “Si vuole destabilizzare Mindanao”

giovedì, 19 febbraio 2015

Zamboanga City (Agenzia Fides) – Imparare dalle esperienze dolorose e dagli errori, per costruire un futuro di riconciliazione: così il missionario del Pime p. Sebastiano D’Ambra, fondatore del movimento per il dialogo “Silsilah”, attivo nelle Filippine del Sud, rilegge la situazione a Mindanao, all’indomani dell'incidente di Mamasapano dove, il 25 gennaio, in uno scontro a fuoco sono morti 44 militari, 18 guerriglieri e 3 civili.
In un nota inviata a Fides, p. D’Ambra nota: “Perché gruppi rivoluzionari come Moro National Liberation Front e Moro Islamic Liberation Front consentono a gruppi o individui terroristi di avere spazio e offrire protezione nelle loro aree? Perché sono divisi se tutti i musulmani hanno lo stesso obiettivo?”. E, tornando al passato: “Perché l'assedio a Zamboanga? Perché Abu Sayyaf ancora presente in diverse aree?”.
Secondo il missionario, “le ragioni principali sono fattori interni, come forme irrisolte di ingiustizia e corruzione, e fattori esterni come il radicalismo religioso e strategie geo-politiche che rendono il processo di pace a Mindanao più difficile”.
In questa situazione, alcuni sono pronti ad aggiungere ulteriori problemi cercando di destabilizzare il governo, di dividere i gruppi ribelli, di coprire la corruzione con altre forme di corruzione, di intimidire le persone che desiderano vivere in pace a Mindanao.
Il movimento “Silsilah” offre dei suggerimenti per tornare sul cammino della pace: in primis sostenere il governo e i suoi sforzi di conciliazione; poi bisogna “iniziare a riconoscere gli errori e trovare soluzioni appropriate in spirito di umiltà e di riconciliazione”, in particolare “da parte di coloro che hanno il potere di decidere il futuro di pace a Mindanao e tra i principali gruppi islamici”.
“C’è ancora molta strada da fare per costruire un dialogo sincero e un’autentica riconciliazione” dice p. D’Ambra stigmatizzando “una certa ideologia della pace, che mira a ottenerla con la violenza”, e riproponendo, invece, il cammino di “dialogo come via alla pace”, esperienza del movimento islamo-cristiano “Silsilah”. (PA) (Agenzia Fides 19/2/2015)


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