ASIA/INDONESIA - “Ma perché le parti in lotta ad Aceh non si accorgono della sofferenza della gente?”: a Fides la testimonianza del responsabile del “Servizio di Crisi e riconciliazione” presso la Conferenza Episcopale

martedì, 22 febbraio 2005

Banda Aceh (Agenzia Fides) - “La pace è possibile se entrambi gli schieramenti (il governo e i ribelli) s accorgono della sofferenza della gente”: lo ha detto in colloquio con l’Agenzia Fides il Gesuita p. Ignazio Ismartono, responsabile del “Servizio di Crisi e Riconciliazione” presso la Conferenza Episcopale Indonesiana. P. Ismartono è stato per anni responsabile della Commissione per il Dialogo Interreligioso ed è persona di grandi capacità di mediazione e dialogo. Con i leader musulmani indonesiani ha incontrato negli anni scorsi il Santo Padre, dando una testimonianza di apertura e amicizia con l’islam moderato. Attualmente, la sua opera è concentrata nella provincia di Aceh, dove da mesi cerca di operare per la riconciliazione fra i ribelli e il governo di Giacarta e si trova ad affrontare la situazione sociale del post-tsunami.
P. Ismartono racconta in esclusiva a Fides la situazione nella travagliata provincia. “Dopo lo tsunami, distinguiamo la situazione in tre fasi: emergenza, riabilitazione e ricostruzione. Ora ci stiamo avviando nella seconda fase, quella della graduale riabilitazione. Ma sulla ricostruzione, c’è tensione latente. Da un lato la società civile, gli intellettuali, i gruppi per i diritti umani desiderano costruire una nuova Aceh, in cui siano rispettati i diritti umani, vi siano pace, libertà e democrazia. D’altro canto vi sono altri poteri che hanno interesse a perpetrare ad Aceh lo stato di emergenza civile, come era prima dello tsunami. Con il dilagare della violenza e grande sofferenza per la popolazione”.
P. Ismartono spiega a Fides i maggiori ostacoli affrontati dalle organizzazioni internazionali cattoliche in questa fase: “Quello che manca è un coordinamento generale per l’azione comune. A volte le organizzazioni si concentrano più sulla burocrazia che sulle funzioni. Così facendo, tutto procede molto più lentamente. Occorre invece conoscere e comprendere bene la situazione locale, evitando di dare aiuti attraverso i canali sbagliati, quelli che non sono bene accetti dalla gente. Alcune organizzazioni caritative a Aceh sono state etichettate come ‘strumenti nelle mani dell’esercito’ o sono accusate di fare opera di proselitismo. Il nostro “Servizio di crisi e riconciliazione”, istituito dalla Conferenza Episcopale, utilizza donazioni dei cattolici e opera in sintonia con i musulmani locali”.
L’opera di assistenza, nota p. Ismartono, investe i rapporti interreligiosi: “Per quanti riguarda le relazioni interreligiose, quello che accade sul campo e che ho sperimentato è diverso dalle voci allarmistiche che talvolta vedo sui giornali, riguardo alle minacce di gruppi fondamentalisti islamici. Qui i leader religiosi cattolici e musulmani stanno preparando un progetto comune ricostruire le abitazioni danneggiate dallo tsunami. Musulmani e cristiani stanno lavorando fianco a fianco, molti sono studenti universitari sopravvissuti. Sto cercando per loro delle borse di studio: spero di trovare sostenitori in Europa e in tutto il mondo per permettere a questi giovani di buona volontà di continuare a studiare e proseguire nel cammino della loro formazione, all’insegna dei valori di libertà, giustizia, tolleranza, rispetto dell’altro”.
(PA) (Agenzia Fides 22/2/2005 righe 34 parole 335)


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